giovedì 27 maggio 2010

VERSI AVVERSI - senza rima nè poesia

VERSI AVVERSI

SENZA RIMA NE’ POESIA





Io…

Chi sono io?

Penso storto,

ma penso.

Nessuno tocchi

la mia libertà di pensare

e di esternare i pensieri.

A tratti la poesia non conta:

conta solo il pensiero libero.

Non sono un servo della gleba,

politica o sociale che sia.

Sono vecchio e valgo poco:

ma non sono in vendita

nemmeno in offerta speciale.

Catello Nastro



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12 FEBBRAIO 1941



Salve, sono arrivato!

Cos’è questo rumore?

Sono le bombe alleate!

Perché è venuta tanta gente?

Stiamo nel ricovero!

Quando si mangia?

Forse domani!

Ma che fanno fuori?

Una terribile guerra!

E cos’è la guerra?

Lo ignoro: è cosa di potenti!

E perché si ammazzano lì fuori?

Perché non hanno capito un cacchio…

Catello Nastro



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ASCOLTANDO LA MUSICA CLASSICA





Sono tre ore che ascolto

in silenzio religioso,

interi brani di musica classica.



E le note salgono al cielo

lentamente e inesorabilmente

sfottendosene degli attenti uditori.



Sono tre ore che ascolto:

ma il concerto non finisce mai.

Molti già dormono sonni profondi.



Il maestro – insigne musicista internazionale –

dirige una orchestra di esimi luminari

selezionati da Conservatori di grido.



Alla mia amica la musica classica attizza:

a me non piace e preferisco Celentano.

Ma lei comanda ed io ascolto.



Che rottura di palle…

Catello Nastro



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AUGURI AD UN AVVOCATO DISONESTO





Auguro ai tuoi figli

di trovare sempre

il tipo di giustizia

che non hai applicato tu.



Quando hai fatto condannare

un povero diavolo innocente,

reo solamente di non avere i soldi

per pagare la parcella.



Quando hai fatto assolvere,

sconvolgendo la giustizia,

un bruto incallito colpevole

di molteplici crimini atroci.



Quando solo per bieco interesse,

hai complicato istanze semplici,

di rapida soluzione,

accumulando disonesti milioni.



Infine auguro ai tuoi figli,

un mondo senza false promesse,

senza ipocriti paglietta,

senza burocrati o indifesi.

Catello Nastro



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BUON NATALE



Buon Natale, passero solitario

alla ricerca affannosa ed insoluta

di un nido protetto

da maestosi rami di quercia.



Buon Natale a te, cane randagio

disperso sull’autostrada

da un superbo padrone che non sa più

propinare coccole ai derelitti.



Buon Natale a te, candido agnello,

immolato per deliziare il palato

alla ricca tavola imbandita a festa

del miliardario speculatore indifferente.



Buon Natale a te,esotico canarino,

musicale appendice ad una nobile sala,

ingabbiato come un popolo una volta libero,

vessato, sfruttato, affamato, denigrato.



Buon Natale a te, miserabile pidocchio,

immondo nella maestosità della sua ignoranza,

incattivito dalla sua cosmica pochezza culturale,

che succhi il sangue anche ad un bimbo che ha fame.



Buon Natale a te, nobile Sole, astro del cielo nascente,

che riscaldi ritmicamente anche i cuori dei viventi,

che hanno compreso, con la sofferenza ed il sacrificio,

l’incommensurabile, infinito, insostituibile dono di Dio.



La vita…

Catello Nastro






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CHE NE SARA’ DI NOI



Che ne sarà di noi,

nati sotto le bombe,

cresciuti con la farina alleata,

svezzati col latte condensato,

col pane nero di fave e piselli.



Che ne sarà di noi,

alimentati dalla corruzione

degli anni ’60,

sezionati da ideologie trasversali,

terrorizzati dagli anni del terrore,

convinti di convinzioni fallaci.



Che ne sarà di noi,

guerrieri sconfitti sul campo

dagli eventi del ’68,

eroi di cartone stropicciato

alimentati da false promesse.



Che ne sarà di noi,

oramai settantenni

vittime della politicizzazione

anche dei Centri Sociali.



Combatteremo la nostra guerra,

brandendo un bastone da passeggio,

chiedendo il permesso all’artrosi,

pensando al futuro dei giovani.



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CHI SARA’



Chi sarà che verrà,

a ficcarci la zolletta di zucchero in bocca,

a guardarci con ipocrito sorriso,

a blandirci con false promesse.

E i giorni verranno,

verranno i mesi verranno gli anni,

ed il circolo vichiano

ritornerà imperterrito

a mostrare la forza incontaminata

del libero arbitrio rafforzato.

Ed allora grideremo,

urleremo ai potenti

la nostra rabbia infinita,

mostreremo i denti,

difenderemo la nostra libertà.

Catello Nastro



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FILASTROCCA ALLA VITA



Continua tu la nostra filastrocca,

perché io sono stanco

ed a tratti fortemente annoiato.

Il fuoco sembra spegnersi,

dopo ogni rossa lingua

che si erge minacciosa

dalla base del camino.



Eppure tu gioisci

nel vagliare certe situazioni

che sanno di ridicolo,

che non hanno senso comune

nemmeno nel discorso tra sordomuti,

nemmeno tra esseri che condividono

languide o infuocate passioni.



Continua tu la nostra filastrocca.

Io sono stanco e torno a dormire,

abbracciato al cuscino consunto

di finti abbracci, di ritorte passioni

di liquide lagrime invano versate.

Catello Nastro



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DERIDI LA POESIA



Tu deridi la poesia,

l’origine del mondo,

ora potente ora succube,

di marosi sconvolgenti

un’anima sensibile

e pronta ad immergersi

alla prima ondata d’autunno.





Cosa risponderanno

gli abitatori del mare,

intervistati da Pippo Baudo,

in un programma fatuo,

ma con notevole “audience”

quando leggeranno

versi incontaminati e genuini.



Sorgeranno dalle onde,

alzeranno il capo dal liquido azzurro

minacciato dalla speculazione edilizia,

dai liquami della città consumista

e rideranno, rideranno, rideranno…



E solo allora l’uomo contabile

prenderà visione di un conto in passivo,

fatto di cifre, ma non di parole,

fatto di soldi meschini

avulsi dalla pura poesia.



E il novello San Francesco

ripeterà la sua predica ai pesci…

Catello Nastro



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DOMANI E’ AUTUNNO



Mi affaccerò al balcone

della casa di campagna,

ringrazierò Dio

per il nuovo sole,

saluterò gli alberi

spogli d’autunno inoltrato,

coi rami che osservano

le ultime foglie

intercalate nel verde del prato,

scruterò il cielo,

sia terso che cosparso

di eteree nuvole ovattate,

o grigie e turgide

di pioggia imminente,

ascolterò il valzer silenzioso

del volo delle tortore

e continuerò imperterrito

a comporre versi

trascritti sul pentagramma

dei miei pensieri.



Domani è autunno…

Catello Nastro



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ELUCUBRAZIONI



Revivals notturni,

con attori assenti

spettatori indegni,

scena cadente,

produttore perdente,

regista indignato,

protagonista stralunato.



Ma che te ne fotte:

qua tutto è finto.

Anche il bacio finale

della protagonista

fortemente arrapata.

Anche la scena artistica

è di duttile cartapesta.



Questo è un mondo

ritenuto a te indegno

perchè non rispetta

gli inflessibili canoni

di una commedia lieta

esclusivamente alla fine:

quasi come una tragedia greca.



Non resta da fare altro,

che staccare la spina

al roboante cervello,

che macina pensieri,

scruta orizzonti grigiastri,

all’affannosa ricerca

di un punto esclamativo.



Le elucubrazioni notturne

sono prive di luce,

proiettate nelle tenebre,

con insoluti enigmi amletici,

punti interrogativi

saettanti nella cervice,

assillanti, feroci, insoluti.



Solo allora, frammisto

alle onde magnetiche

del cosmo infuocato,

ravvisi, a milioni di anni luce,

una fioca lampadina

che ti invita a percorrere

l’insidioso cammino

dell’essere raziocinante.

Catello Nastro



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HOMO SAPIENS



Ritto sulle gambe

procede con la civiltà.

Un percorso obbligato,

con stragi programmate,

guerre computerizzate,

stermini giustificati,

popoli mortificati,

ricchi sempre più sfondati,

donne rifatte e siliconate.

Ipocriti viandanti

di un percorso zigzagante,

delimitato da strisce gialle

che nessuno rispetta

ed usa come legale pattumiera

di una società produttrice di merda,

che nemmeno la raccolta differenziata,

capillarmente selezionando,

raccoglie e trasporta in discariche.

E l’homo sapiens

procede ancora una volta

a quattro zampe

nel resto del viaggio.

Catello Nastro



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I SOGNI



I sogni hanno le ali

di una tortora candida

quando si libra nel cielo

che si spalanca al suo volo.



Una piccola virgola

nell’immensa pagina del Creato,

a significare il passaggio

dello stacco creativo.



I sogni sono la realtà

dei poeti viandanti

nelle strade affollate

della metropoli materialista.



Eterei pensieri non prezzati

che mai un registratore di cassa

porterà in scontrino

al supermercato della poesia.



I sogni fanno infinite crociere

sulle navi della fantasia

e ad ogni attracco svaniscono

avvinghiati dalla realtà.



I sogni sono l’hotel dei poeti,

la Ferrari in pole position

della rima baciata,

i versi sciolti della libertà.

Catello Nastro



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IL CUORE DI UN VECCHIO



Il cuore di un vecchio pulsa forte,

come quello di un bambino,

come quello di un gabbiano

che si libra nell’aria

sfruttando correnti favorevoli.

Ora volteggiando da un lato,

ora lievemente dall’altro.



E’ una danza antica,

che si ripete nei secoli,

abbarbicata ad ataviche convinzioni,

consapevole dei limiti imposti,

dalle impossibilità, dalle dighe

erette matematicamente

a proteggere dalla siccità dell’anima.

Il vecchio arranca nelle tenebre:

il tramonto è più scuro.





Solo un raggio di sole cocente,

filtrato da nubi scoscese nel tempo,

con ricordi lontani nel firmamento,

quando il fuoco ardeva nel camino

e riscaldava gli animi protesi

verso nuovi illimitati orizzonti

appare ora cosparso di cenere.



Ed il cuore del vecchio

continua forte a pulsare…

Catello Nastro



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IL SORRISO DELL’IGNORANZA



Gioiosi eventi rischiarano il volto,

dilatano la bocca, rattrappiscono le guance,

illuminano gli occhi, rallegrano il cuore,

trasmettono emozioni vergini e spesso fatue.



E il sorriso dei bimbi si colora d’azzurro,

quello delle fanciulle di rosa delicato,

quello degli amanti di rosso porporino,

quello delle spose di candido bianco.



Il sorriso dei vecchi al tramonto,

tristemente si tinge di grigio

e con passi lenti si avvia al traguardo.

Solo il sorriso dell’ignoranza resta immobile…

Catello Nastro



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IL TESTENE



Osservo per attimi interi,

dal ponte recentemente restaurato,

le acque del Testene

che fra poco confluiranno nel mare.

Ricordo gli anni ’50,

ancora bambini,

congiunte le mani a coppo

attingevamo il puro liquido

che integro scendeva a valle

percorrendo immense distese

verdeggianti di secolari querce

di fertile erbetta gradita ai caprini

naturali concimatori della valle.



Il Testene scorre ora come allora,

dalla verde collina al mare

affollato di palazzoni

stracolmi di abitatori strafottenti,

di inquinatori del pianeta,

di gente che sversa nel fiume

inquinanti liquami morali.



E accanto al giocattolo di plastica,

scende al mare una barchetta di carta

di un bambino futuro poeta.

Catello Nastro



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L’ALBERO DI LIMONE E’ SECCATO





Che te ne fotte

se nel mio giardino

l’albero di limone è seccato.



Sarà stato il gelo tremendo,

o la grandine copiosa,

o il vento caldo di scirocco,

o l’ignoranza di chi l’ha piantato,

o di chi non l’ha annaffiato,

o forse di chi l’ha potato.



Ma l’albero di limone

del mio giardino

è irrimediabilmente seccato.

Le foglie dismesse e staccate

giacciono al suolo

sbiadite, fra poco ingiallite.



Domani ne pianterò un altro

e rispetterò la sua poesia.

Catello Nastro



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LA CORNACCHIA



T’affacci al balcone

e sguaiatamente sorridi.

Non c’è musica nel tuo sguardo,

non c’è luce sul tuo volto,

non c’è poesia sulle tue guance,

non c’è pudore nei tuoi occhi.

La tua ostentazione

non merita nemmeno

fugaci interventi visivi

che offenderebbero le palpebre

che si rinchiudono per la vergogna.

Rintana.

Priva il sole

del grigiore delle visioni

peccaminose ed improprie

che propini agli innocenti viandanti.

Ed a guisa di cornacchia

ritorna sul tuo notturno ramo.

Catello Nastro



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IL BALLO LISCIO DEI RICORDI



Il tango appassionato

ripescato nel verde

mondo dei ricordi del liceo,

il lento ballo del mattone

consumato nelle notti d’estate

sulle mitiche spiagge

di Paestum e Palinuro,

lo sconvolgente rok

nell’immenso, mitico

“’U Saracino” di Agropoli.



Sabato sera un liscio di gruppo

al Centro Sociale

mentre la fisarmonica

ripercorre antichi motivi.

Catello Nastro



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LE FOGLIE



Calpesto le foglie ingiallite

delle centenarie querce

del lungo viale affianco

alla paterna casa di campagna.

Una musica preistorica,

leggera e monotona,

sale lungo i polpacci

ed arriva fino ai sentimenti

evocando antiche emozioni,

fanciulleschi ricordi

quando si giocava senza giocattoli

e s’illudeva la fame

mangiando more e mirtilli

asportati agli incontaminati cespugli,

incautamente incespicando

in spine nascoste dalle foglie.

Ritorneranno gli alberi,

in primavera,

a ricoprirsi di verde novello.

Forse calpesterò ancora

le foglie ingiallite d’autunno…

Catello Nastro



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LE FOGLIE DELLE QUERCE CENTENARIE



Sorrideranno al tuo passare

i rami delle querce centenarie

quando calpesti

le foglie ingiallite d’autunno

e crei musica celestiale

con lo scricchiolio del tuo incedere.

Sorrideranno i rami spogli

di umido umore inoltrato

mentre si intravedono

i cespugliosi nidi

ricolmi di vita cinguettante

per l’incipiente primavera.



E il tuo sguardo ora si posa

sul finocchietto selvatico

sulle autonome cicorie

in attesa di essere raccolte

dalla tua delicata mano

protesa verso il manto erboso

a godere dei prodotti spontanei

della terra dei padri.



Ti sorrideranno gli uccelli

svolazzanti alla ricerca di cibo,

le ipovedenti talpe

impellicciate in nostalgico frak,

i verdi ramarri usciti dalle fessure

per portare il loro contributo

alle quattro stagioni dell’anno.



E solo allora mi accorgerò

del tuo partecipare al mondo

alla vita della campagna

che tanto amavi vivendo in città

e che ora godi ampiamente

respirando il suo respiro.

Catello Nastro



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LE RADICI



E le radici continueranno a produrre propaggini

apportatrici di succulenti frutti, foglie, rami, fiori,

in un concerto di forme e colori, proporzioni

incommensurabili in un musicale concerto.



E tutti ascolteranno le note diffuse da impianti hi-fi,

ad alta risoluzione sonora, in perfetta stereofonia,

riproducenti antiche sinfonie di ataviche melodie,

come protagonisti altisonanti personaggi del Creato.



Gli assoli dei notturni usignoli, quasi scomparsi,

dall’atavico conservatorio dei protagonisti della natura,

rinnovelleranno un sindacale cachet, - chicchi di grano –

per tenere concerti sempre più radi e più rari.



E le associazione ecologiste predicheranno bene,

ma razzoleranno in maniera imperfetta,

ordinando cacciagione minuscola alla sagra del paese,

rinnegando principi all’origine dei tempi giustificate.



Anche i passeri, renitenti ai diserbanti assassini,

frotte insignificanti per la civiltà del progresso,

per la corsa affannosa a sempre maggiori capitali,

soccomberanno ai nuovi tiranni dell’economia.



E i cardellini con canteranno più,

le stesse civette, simbolo di un territorio ingrato,

non arrecheranno più tristi presagi,

ululando in notturni lugubri concerti.



Ed il cemento coprirà i boschi, le case, le aiuole,

i condomini sostituiranno i parchi del paese natìo,

i grattacieli le spiagge assolate per frotte di bambini festanti

per la calura dell’incipiente stagione balneare.



Ed i vecchi, soffocati dall’afa, sotto l’ombrellone

forgiato da mani artigianali con debole cartapesta,

arrancheranno sulla sabbia infuocata

alla ricerca di una momentanea frescura.



E fameliche donne, sconce indossatrici in provocanti costumi,

attireranno sguardi peccaminosi, fautori di insane passioni

all’ombra della sera dietro ai bagni dello stabilimento

o all’interno del minuscolo camerino con un solo attaccapanni.



Solo le meduse, danzatrici melodiche in un marino concerto,

annunceranno un mare non inquinato, ancora libero

da intromissioni di speculatori strafottenti

miseramente riversi in lidi già contaminati in prossima rovina.



Nettuno, col suo tridente, stretto nella viscida mano destra,

uscirà dai marosi, riluttante alle telecamere mercenarie

delle TV di partito o di parte, miseramente salariate,

e minaccerà i mortali in un tremendo monito di strage.



Aumenteranno i convegni di ecologia, di difesa della natura,

lo stato sborserà milioni di euro per stupidi studi e ricerche,

che non approderanno mai in un porto quiete e sicuro,

insano frutto di novelli e moderni pirati informatici.



Solo le radici, imperterriti, continueranno a produrre

rami, foglie, fiori e frutta di una stagione oramai al tramonto.

Catello Nastro



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METAFORE



Mi propini solo metafore sbiadite,

logorate dal tempo e dall’usura,

ipocrite immagini fatue, retoriche,

alternanti pensieri dubbi ed inquieti,

trappole linguistiche per imprigionare

sentimenti alternanti, nebbiose passioni,

stati d’animo volutamente sospinti nel baratro.



Non noti nei miei occhi il rosso del fuoco,

ardenti passioni mai sopite,

sofferenze oramai lastricate,

barcollanti pensieri emarginati,

speranze appiattite ed appassite,

sentimenti partoriti dalla poesia

ingannata e delusa dalle tue metafore.

Catello Nastro



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SORRIDO A STENTO





Sorrido a stento,

guardando il mondo che arranca,

alla ricerca di un euro in più,

ad una situazione più favorevole

atta solo a soddisfare

brame materiali,

sovente miserabile frutto

di un iniquo confronto.



Sorrido a stento,

nel vedere miei simili,

brancolare nel buio

di misteri irrisolti,

compiacenti complici

di misfatti perpetrati

allontanando la coscienza

dalla poetica interpretazione.



Ed allora che fare???

Si domanderà il saggio

in un attimo di lucidità mentale…



Forse sorridere,

oppure criticare,

o anche verosimilmente piangere

lagrime sincere cosparse di rimmel,

bagnando le innocenti guance

inorridite a tale misfatto,

insulso, inutile, cosmico.



E solo allora arriverà all’orizzonte,

vestita di bianco antico, Lei,

la regina della fantasia.

Colei che ci invita a sorridere,

anche al tramonto della nostra esistenza,

al ritmo brioso, ma quasi lento,

della poesia degli anni fuggenti.

Catello Nastro



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SPEGNI LA TV





Per piacere, spegni la TV.

Donne rifatte che sanno di antiquariato,

uomini incravattati che sanno di falso,

giovani acefali ma esteticamente in forma,

presentatori politicizzati che attizzano il fuoco.



Si sta mescolando la politica col cabaret,

di quello pesante che profuma di merda

ogni qualvolta gli astanti esprimono pareri

avulsi da una realtà sociale non inquadrata

nemmeno per sogno dalle telecamere.



Tanto il normale ragionare non fa “audience”,

la gente è abituata a sentire volgarissimi

battibecchi con parolacce conditi.

Con questo nuovo tipo di spettacolo

hanno distrutto anche la vecchia sceneggiata.

Catello Nastro



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SVEGLIA!





Sulle orme degli antichi padri,

che scacciarono i Borboni,

che costrinsero illusi guerrafondai

a sedere al tavolo della pace,

che si diedero la Costituzione,

che crearono posti di lavoro,

che li protessero con sindacati onesti,

che gestirono il benessere

affinché tutti avessero un tozzo di pane.



Sveglia, alza il culo dalla poltrona

davanti alla prezzolata TV,

partecipa al coro per una nuova classe

che segua le orme degli avi.

Qui la voce del poeta è labile:

quella del salariato sempre roboante!

Abbandona la fatua ricchezza

della falsa illusione del gratta e vinci!

Condiamo di sudore la pagnotta…

Catello Nastro



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VIA !!!



Via! Vai via di qui!

Lascia stare questo essere indifeso

colpevole solo di essere un poeta.

Che sorride al mondo

ed al mondo piange,

che guarda l’infinito

e cerca di risolvere l’enigma,

che soffre col soffrire del cosmo,

che ama come chi ha sofferto d’amore.



Via! Virus immondo!

Abbandona, sconfitto,

il mondo della poesia e

su una collina di merda

continua a sciare.

Ricevi pure gli applausi

di una platea prezzolata,

di gente incravattata e precaria,

pronta a salire sul carro del vincitore,

a condividere, strisciante, il premio

insignificante di una giurìa corrotta.

Catello Nastro



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L’ULTIMO FILO D’ERBA



L’orrida calura, rinsecchendo,

indora le verdeggianti creature

del prato all’inglese davanti casa.

Si arrendono gli steli dell’erbetta

e, chinando il capo, issano bandiera bianca.

Una resa incondizionata,

stilata dai vincitori del consumismo,

dai produttori dei diserbanti,

dai nuovi untori di antiche pestilenze,

dai folli scienziati di cosmiche catastrofi.

Sopravvissuto unico, nel prato all’inglese,

ritto, a guisa di guerriero superstite,

ignorato persino dalla strage,

l’ultimo filo d’erba sopravvive

e respira aria di fede convinta.

Catello Nastro



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