venerdì 20 dicembre 2013

COLTI IN CASTAGNA

Dal Cilento
COLTI IN CASTAGNA

La castagna, nell’antica civiltà contadina del Cilento veniva ampiamente degustata nelle più svariate maniere. “Le castagnelle”  sono i dolci più noti. Ma castagne si mangiavano anche bollite, ottime per i nonni che non avevano i denti…e nemmeno la dentiera, in casi estremi addirittura schiacciate con la forchetta. I bambini invece si divertivano a tagliare la bucce. Con le castagne si faceva anche un gioco tra i bambini. Ognuno lanciava la castagna di solito arrostita, con la buccia,  vicino al muro. Chi andava più vicino alla parete vinceva le altre, ma il gioco occupava intere ore ed i ragazzi si divertivano e talvolta si bisticciavano perché i conti non tornavano. Anche la torta di castagne è squisita. Molte  massaie di oggi, ancora  legate alla tradizione, per fare prima comperano la farina di castagna. Ma non è la stessa cosa. Ma una buona notizia per gli amanti della castagna è che un artigiano di Palinuro ha lanciato la birra di castagna. Una bevanda favolosa da un gusto eccezionale. Ma anche il miele di castagna del Cilento, che è più scuro degli altri, è una prelibatezza straordinaria. Uno veramente particolare per gusto  si produce in un’azienda agrituristica di Cicerale. Sarà ipercalorico e non consigliato ai diabetici, m provarlo almeno una volta nella vita non succede niente. La birra di castagna va bevuta ad un certa temperatura ed alla spina per gustarla in tutta la sua genuina fragranza. Costerà qualche euro in più ma, credetemi, ne vale la pena. Non farà la concorrenza ai vini del Cilento, tra i migliori del mondo, ma sarà una  prelibatezza quasi unica al mondo. E vi pare poco!!!

Catello Nastro


domenica 15 dicembre 2013

INCONTRI INFORMATICI SENILI

INCONTRI INFORMATICI SENILI


Il bello di internet non è solo quello di occupare il tempo libero – mi riferisco ad una grossa fetta di fruitori ultrasettantenni, come lo scrivente – ma anche quello di incontrare persone e luoghi che non si vedevano da decenni. Un mio alunno di una Scuola Media Statale in provincia di Torino, dopo alcuni decenni, si è ricordato del suo professore di lettere e mi ha spedito i saluti a mezzo e mail. Qualcun altro a mezzo  blog o Facebook. Alcuni addirittura tramite una telefonata, inaspettata, che mi riportava indietro di alcuni decenni. Si tratta di una cosa stupenda incontrare i propri ex alunni a distanza di trenta o quarant’anni fa. Unico merito è stato quello di aver dialogato apertamente con i propri discepoli. Non solo grammatica ma anche preparazione alla vita. Già allora, infatti, avevo capito che era più importante un inserimento sereno nella vita, che non una poesia imparata  memoria, spesso senza aver capito il suo contenuto. Sto parlando di ex alunni over quaranta che adesso hanno l’età dei miei figli. Affrontare la vita con serenità, il mondo dello studio o del lavoro, non come imposizione sociale coatta, ma come dovere di cittadino che aspira a mettere su famiglia e portare a casa un salario meritato col sudore della propria fronte. Vi posso assicurare, comunque, che ricevere una siffatta visita nel mio studio nel centro storico di Agropoli, nel Cilento, tra Paestum e Castellabate è una grossa soddisfazione, un immenso riconoscimento ad un vecchio professore.

Catello Nastro


giovedì 28 novembre 2013

BUONI E CATTIVI

BUONI  E CATTIVI

Si più essere belli dentro e fuori e buoni e cattivi dentro e fuori. In questo doppio dualismo si comprende la morale, la religione, la solidarietà, la tendenza verso il bene o verso il male, la lode a Dio e la bestemmia. Un grosso guazzabuglio dovuto ad una cattiva informazione dei mass media e, lasciatemelo dire, molto spesso alla famiglia, alla scuola, alla comunità nella quale si vive. “ “Chi pecura se face lu lupo se la magna.” Ed il lupo, cioè il cattivo, ha aguzzato la sua voracità approfittando dei recenti mezzi di comunicazione, come la TV, internet e similari ancora più sofisticati. Prendiamo ad esempio internet. Troviamo scritti che inneggiano alla pace cosmica, incluso la casa nostra, ed altri che non solo inneggiano alla violenza, ma trovano strade ripide e tortuose per evidenziare tutta lo loro cattiveria e malvagità anche verso esseri indifesi: minori, disabili, malati, anziani extracomunitari ed emarginati. Si sono creati due opposti eserciti, schierati uno di fronte all’altro e per di più muniti di armi e mezzi tecnologicamente avanzati che usano senza discriminazione. Quando l’oggetto di questa violenza è un bambino, un disabile, un degente, un anziano, un invalido, il reato subìto da queste categorie deboli, indifese ed a rischio, diventa di una gravità maggiore. L’essere cosiddetto “umano” forse perché lo tiene nel DNA, o forse perché cattive frequentazioni lo hanno spinto ad una metamorfosi morale, spesso diventa cattivo. Il fatto curioso che tale individuo faccia parte di una comunità di esseri cosiddetti umani, che non conoscono la morale e quando la conoscono si rifiutano di accettarla e praticarla  ci deve far riflettere. Molti programmi televisivi propinano programmi non solo non educativi, ma immorali. Non parliamo poi di internet…Ci sta gente che ne fa un ottimo uso e gente, in particolare modo giovani, che ne fa cattivo uso. Le leggi in merito ci sono…ma chi le applica…chi le fa applicare??? Molto spesso il buono diventa più buono ed il cattivo più cattivo. E qui non si tratta dell’assalto al forno di manzoniana reminiscenza. Si tratta di esternazioni di menti cattive o quanto meno malate. In una società civile come la nostra esistono della associazioni di solidarietà umana, come la Caritas, ad esempio, dove un tozzo di pane per sfamare qualcuno non manca mai. Ma esiste anche una società di un livello superiore (secondo loro) che si crede padrona della dignità dell’altro, dell’esercizio di funzioni statali, regionali, comunali, imprenditoriali e, raggruppando la cerchia, anche morale ed operando al di sopra della legge in vigore e della comune morale civile. Ritorniamo al binomio, già ampiamente dallo scrivente trattato, di diritti e doveri, impegno sociale e morale, appartenenza politica come impegno per diritti umani collettivi legali per pochi ed illegali per molti  che vivono ai margini di una socità umana che spesso umana non è.  A questo punto potrei fare un lungo elenco di attività produttive etiche, altre illecite, altre addirittura ai margini della legalità. Atte solo ad arricchire i ricchi e sfruttare i poveri. Unico contrappeso leggi eque, solidarietà. Oculata e controllata amministrazione della cosa pubblica. Il libro della parità dei diritti sempre aperto e consultabile, una coscienza bella uno spirito non brutto. I cicli ed i ricicli di Vichiana  reminiscenza, a distanza di anni ritornano.

Catello Nastro
(28 novembre 2013)


mercoledì 27 novembre 2013

SCRIVERE OGGI

SCRIVERE OGGI

Tralasciamo i vecchi detti che la scrittura è comunicazione, cultura, istruzione, propaganda, comunicazione, costruzioni di alti ed altri edifici virtuali. Tralasciamo il vecchio motto che la lettura, del quotidiano, della rivista specializzata o dei testi in libreria, se escludiamo, in parte quelli scolastici, e consideriamo la lettura come informazione (non sempre obiettiva) di eventi sportivi, politici, sociali o di vita mondana ( il cosiddetto gossip). Tralasciamo anche di parlare della scrittura in genere. A partire dagli ideogramma egizi, i geroglifici, il greco, il latino e poi l’italiano, per condurre e concludere l’itinerario col computer, internet, palmari ed altri figli della moderna tecnologia. Quando incominciai a scrivere ( le lettere dell’alfabeto di nostra lingua), usavo il pennino Cavallotti che mi è rimasto, nel tempo, il più simpatico proprio per il suo nome. Allora usavo la penna composta da un cilindretto di legno “lu’ spruocculo) colorato in rosa per le femmine ed in azzurro per i maschietti. Col tempo non si capiva più il colore. Sto parlando di circa settant’anni fa, quando imperversava il Secondo Conflitto mondiale. La stilografica ebbe diffusione solo dopo il 1950 ed era riservata ai figli di papà perché costava molto. Adesso si parla di banco da scuola provvisto di computer, con tastiera, video ed internet per spedire alla maestra, distante tre o quattro metri) il compito scritto su supporto informatico Arial 16 perché la maestra, pur essendo giovane non ci vede tanto bene. La scuola, a mio avviso (non perché nel secolo scorso ho fatto il professore) è il secondo istituto educativo dopo la famiglia. La vita e la coscienza completano l’opera. Scrivere, con qualsiasi tecnica, importante per far girare le proprie idee. In periodo elettorale fanno girare altre cose facilmente intuibili. Scrivere, ma anche leggere. Dall’articolo sportivo alla poesia. Il libro fa riflettere la TV nò. E forse è così. Qualche pessimista ( o ottimista) ha detto che ci sono più scrittori che lettori. E questo, a mio avviso, è un fatto molto positivo per una società in rapida evoluzione ( o involuzione per i pessimisti). Forse un giorno le librerie scompariranno. Come il vecchio, romantico pennino Cavallotti che la prima volta, con mano tremante, scrisse alla compagna di classe, seduta al secondo banco a sinistra il messaggio “Ti amo”.


Catello Nastro

giovedì 21 novembre 2013

UNA ITALIA MIGLIORE

UN’ ITALIA MIGLIORE


Vulimme fa’ un’Italia migliore,
simme tutte d’accordo, sissignore.
Ma ‘a primma cosa che s’ha da fa’
è ca cchiù nisciuno adda arrubba.
Acca’ se fotteno ‘e sorde acchiù belle
cumme si fossero caramelle
e nuje ‘e tasse hamma pajà
pure quanno jammo a cacà.
Accà ce sta ggente ca viaggia
cu’ ‘na putente Maserati
e puverielli ca’ nun ponno viaggià
manco ‘ngopp’à ‘na bicicletta scassata.
Nunn’arrubbate assaje milioni,
ca po’ è purtate nell’aute nazzione.
Accà ‘nge sta ggente ca’ po’ magnà
ogne jurno ‘o prezzioso caviale
e chi s’adda accuntentà e ‘na cora ‘e maiale.
Penzatece bbuono: l’Italia è ‘na nazzione
ca’ ‘e civiltà ha dato lezzione.
E mo’ nunn’è ditto
ca’ pe’ ‘na massa e fetienti
‘nge sta chi è ricco
e chi nun tene niente.


Catello Nastro




LU' TURZO RE CORA

LU’ TURZO RE’ CORA

E’ quella parte del corpo umano che conclude al spina dorsale, nella parte più bassa, situata proprio al di sopra del normale ano. Un apparato di ossa che inizia dal collo e termine proprio sopra l’ano, volgarmente chiamato culo. Oggi viene usato nella terminologia contadina per indicare, in alcuni paesi del Cilento l’osso sacro. Sacro forse perchè relegato nell’ombra e quindi non esponibile alla visione collettiva a meno che uno non si trova su una spiaggia di nudisti o di giovani in costume da bagno succinto. Sia nella parte superiore che inferiore. Nell’antica civiltà contadina del Cilento il bifolco sollecitava il povero animale con due sacchi di grano sulla “sarma” bastonandolo proprio in questo modo per far aumentare l’andatura del somaro. Finita la macina del grano, una bevuta d’acqua per il somaro e di vino per il padrone, conducente e capo della famiglia. E menomale che al mulino andava un paio di volte al mese, mentre il grano e il granoturco giacevano in luogo asciutto, in casse di duro castagno, ben protetto da roditori che a quei tempi te li potevi trovare anche nel letto, naturalmente una volta sfuggiti alla caccia dell’onnipresente gatto che se voleva mangiare doveva prima prendere il roditore. A quei tempi la tavola calda ed i ristoranti non esistevano e se nei centri maggiori si poteva trovare una bettola era solo per i viandanti di passaggio. Quando un ragazzo combinava una marachella veniva così redarguito… “ Si lu’ ffaje n’ata vota te fotto ‘nu caucio ‘nzimma a lu’ turzo re cora…” Tenga conto il lettore giovane che poiché si trovava proprio al di sopra dell’ano dell’animale era costretto eternamente a stare a contatto col deretano asinino sperando che piovesse unica forma di bidet per il povero quadrupede.

Catello Nastro



lunedì 18 novembre 2013

SENI COSENI E TANGENTI

SENI COSENI E TANGENTI


Non parliamo di geometria e matematica in genere per i seguenti motivi:
1)   Al Liceo classico, situato proprio sul porto di Agropoli, dove adesso sorge un importante Museo del mare  ed una sala convegni ed eventi culturali che il paese sognava da anni, lo scrivente  conseguiva,” illo tempore”,frequentando il Liceo Classico, discreti risultati nelle materie letterarie.
2)   In matematica, al contrario, i risultati erano del tutto negativi. Ma sommando i risultati delle varie materie, conseguì la maturità classica a stento, ma senza raccomandazioni.
3)   Imparò, comunque, a distinguere un cerchio da un quadrato, ma un quiz importante, a oltre mezzo secolo di distanza è rimasto ed è ancora  insoluto. Che cacchio sono seni, coseni e tangenti.
4)   All’età di tre quarti di secolo, sforzandosi con la memoria  defraudata non da Gennarino ‘o mariuolo”, ma da un nobile inglese, Mister Parkinson, che con Napoli non c’entra proprio e…poi non è stato nemmeno invitato, è giunto alla seguente conclusioni:
5)   I seni, sono le zizze normali che tutte le donne hanno ( chi più grande chi più piccole, le tangenti sono quelle che bisogna pagare per conseguire un  illecito guadagno a danno di tutta la collettività civile.
6)   I coseni sono i seni al silicone.
Seni, coseni e tangenti trovano ampio spazio televisivo. Non ci sta programma televisivo  che non faccia vedere donne scollacciate con seni artificiali ( al silicone, da cui co-seni),che non parli di tangenti presi di questo o da quello, creando una confusione di carattere matematico come quella che avevo io quasi sessanta anni fa. A questo punto il solito lettore pignolo potrà chiedersi “ Ma questo dove vuole arrivare???” Ebbene una volta capito cosa sono i seni, una volta capito cosa sono le tangenti, rimane da approfondire sui coseni. Anche essi sono gonfiati come certi appalti, anche essi sono soggetti a tangenti, anche essi succhiano il sangue del popolo che lavora e che produce, nelle piccole e medie imprese, che ancora riescono a mantenersi a galla in un mare inquinato  da liquami politici e pesticidi da sottobosco…


Catello Nastro  

domenica 17 novembre 2013

AL CSP DI AGROPOLI

16 NOVEMBRE 2013

FESTA DELL’ AUTUNNO AL CSP DI AGROPOLI



Sabato sera alle ore 18 , nel salone d’ingresso del Centro Sociale Polivalente “Città di Agropoli”, serata dedicata all’autunno con fiori, frutta e piante della stagione che precede l’inverno. Hanno preso la parola il prof.Antonio Infante, scrittore e storico del Cilento, il Presidente Lorenzo Barone, il vice presidente Dora Capaldo, la prof.ssa Marilena Tiso, il professore Catello Nastro. Hanno presenziato Francesco Spinelli, Angelo Astone, Benito Colucci. Interessante e pittoresco l’intervento di Infante che ha parlato dell’autunno nel Cilento antico e della signora Tiso che ha evidenziato fiori e frutta del territorio, nati in un terreno fertile e nello stesso tempo ben lontano dalle zone della Campania inquinate addirittura a tal punto da richiedere l’intervento dello stato in materia di protezione del territorio. Dopo che alcuni soci presenti hanno declamato versi sull’autunno, si è passati alla degustazione di prodotti genuini del Cilento, come si facevano cento anni fa: senza conservanti e diserbanti. Una damigiana di vino rosso del Cilento comparsa sul tavolo, brindisi e libagioni hanno concluso l’originale serata. La serata è stata ripresa dalle telecamere di Cilento Channel sempre in prima linea alle manifestazioni degli amici anziani del Centro Sociale cittadino. Appuntamento all’anno prossimo.



Renato Volpi

Da “agropolicultura.blogspot.com

venerdì 15 novembre 2013

IL MESTIERE DI VIVERE

IL MESTIERE DI VIVERE

Imparare a vivere lo si fa in un contesto sociale, collettivo, nel quale ognuno mette la sua porzione positiva o negativa. Quelle che noi volgarmente chiamiamo “brutte esperienze”, sono, per la nostra esistenza umana , utili proprio perché ci aiutano a discernere il bene dal male, il positivo dal negativo, il contributo al progresso o al regresso sociale. Per non parlare poi di quello politico , inteso alla maniera del “cives romanus” di antica memoria storica che va, comunque, giudicato secondo la cronologia storica. Sono passati più di due millenni e la visualizzazione deve essere fatta con dati recenti. I “clientes” erano gente che si vendeva per un tozzo di pane ad una parte politica o all’altra. Oggi, a distanza di due millenni, il tozzo di panne si è trasformato in tangente, pizzo, mazzetta, corruzione che non è un fatto recente ma risale addirittura alla “Roma caput mundi”. Non lo so se questo titolo si può ancora esternare, ma fatto sta che i tempi sono cambiati ma, purtroppo, non è cambiata la gestione della cosa pubblica. . Progresso storico??? Ma quale…Quello degli attori o quello degli spettatori? L’Italia, come molti altri stati non solo europei sta affrontando una crisi profonda. Gli addetti ai lavori, senza distinzione di classe o di partito, fanno fatica a portare avanti il dialogo politico inquinato da programmi televisivi o mass media in genere che non conoscono cosa significhi obiettività, anche se, ai nostri giorni il problema è diventato più difficile. In conclusione: non votare il candidato che vi ha fatto un piacere facendo un dispiacere ad un altro. Domani potrebbe avvenire il contrario con grave danno sia per le vostre convinzioni politiche sia per la vostra coscienza. Ma alle prossime votazione chi votare. Non posso rispondervi. Perché non lo so nemmeno io.


Catello Nastro

venerdì 8 novembre 2013

' A VAVOSA

‘A VAVOSA

A vavosa è cumm’a
‘na maruzza senza guscio
e sulo a vedè ‘ngppa ‘nzalata
st’animale curnuto e muscio
ca’ quanno cammina
va crianno ca’ bava ‘nu struscio,
 te passa ‘a voglia ‘e cundì ‘a ‘nzalata
e te circhi n’ata purtata.
Ma ‘na cosa ara sape’.
‘A  vavosa è nata dint’à n’ uorto
senza cose chimiche o diossina,
o  scareche ‘e munnezza
chiene ‘e sustanze velenose
cu’ tutt’e diserbanti ogne  matina.
Pirciò nun fa ‘a schizzinosa
quanno vaje ‘o mercato.
addò’  ‘nge sta a vavosa
vuol dire sulamente ca è genuina
e t’ha può  magnà sera e matino.

Catello Nastro


giovedì 7 novembre 2013

'A MORTE

‘A MORTE

Quanno si arriventato viecchio
e primma o poi ara schiattà,
t’addummanne spisso
si è meglio ‘na morte e subbetto
o pure ca’ sofferenza
‘nu poco ‘e tiempo
e’ sta’ aspettà.

Certamnte ‘e ccose ca può affa’
songo veramente poche,
,tanto tutt’è deciso
 e niente se po’ modificà,
pirciò è propeto inutilo
ca’ staje a ‘nge penza’.
Ma quanno t’appresiente
annanz’isso, ‘o Pataterno,
è stato aggia’ diciso si ara j’
‘mparaviso oppure all’imberno.
E propeto inutilo
c’allucchi e te rispieri,
 ca chesta è ‘na corta  giusta
 c’à ggente onesta o fiera
è giudicata  in buona maniera,
mentre chilli ch’hanno campato
disonestamente, hanna j’ tra e malamente,
anime chiaviche e fetente,
ch’ hanno campato co’ ‘o surore ell’ati
e certi vvote hanno pure arrubbato.
Pirciò, cari lettori ‘o prublema  nunn’è murì.
Nonostante la scienza,
ma è  sulamente  ‘e mmurì cu’ na pulita  cuscienza.


Catello Nastro

domenica 27 ottobre 2013

RELIGIONE TRA SPRECO E SOLIDARIETA'

RELIGIONE: 
TRA SPRECO E SOLIDARIETA’

Sono – e lo sono sempre stato – un cattolico. Credo in Dio e spesso le mie preghiere e le mie riflessioni sulla Fede sono in dialetto napoletano. La Fede è universale come universale è – o meglio dovrebbe essere, - la Fede nelle sue varie sfaccettature. In un paese che ospita e da lavoro a migliaia di stranieri ( che brutta parola!!!) che hanno trovato rifugio, politico o sociale, o solamente economico, nella nostra penisola. Parlo di entità geografica e non certamente politica altrimenti bisognerebbe iniziare una diatriba di ordine partitistico , razziale e massimamente religioso. Quattro ottobre 2013, festa di San Francesco, il Santo dei poveri, nel paese nel quale vivo, Agropoli, in provincia di Salerno, tra Paestum e Palinuro,  da oltre mezzo secolo e dove nella stupenda baia di Trentova si ospita lo scoglio dal quale San Francesco predicò ai pesci perché la popolazione del posto non volle ascoltarlo. Storia o leggenda? Chi lo sa…Un evento drammatico si verifica in mare di Sicilia. Una barca di emigranti in Italia. Muoiono centinaia di persone: giovani, donne e bambini. Il Papa Francesco indice il lutto nazionale. Ma alla processione del Santo dei poveri per il paese ci sta tanto di banda musicale per rallegrare la processione . Ma non  basta. A mezzanotte i fuochi artificiali, costati migliaia di euro. per rallegrare gli abitanti del posto, inquinare il mare, terrorizzare cani ed altri animali, svegliare i bambini dal sonno. Nei fondi-offerte dei fedeli si trovavano anche i miei miserabili cinque euro erogati e sottratti alla mia pensione di ex impiegato statale.  Sia ben chiaro che, al momento del modesto contributo non prevedevo un dramma umano di tali proporzioni. Anche Sua Santità, Papa Francesco, aveva sottolineato più volte il dramma e la possibilità di alleviare le pene di quei poveri disgraziati riusciti a sopravvivere ad un “incidente” casuale, ma non troppo. Un grosso pasticcio da coinvolgere emigranti in cerca di fortuna, disperati del mare alla ricerca di un lavoro anche umiliante, pur di garantire il sostentamento o almeno la sopravvivenza del nucleo familiare. Sia ben chiaro che non c’è l’ho contro il comitato festa, che non ha fatto altro che seguire una prassi, un rito che già da anni non condivido. Quando insegnavo a San Francesco al Campo, in provincia di Torino, dopo la processione, non si sparavano i botti anche perché ci trovavamo sotto la pista di decollo dell’aeroporto di Caselle, ed i fuochi artificiali potevano ostacolare il traffico aereo o addirittura danneggiarlo. Una balera sulla piazza, il liscio, ed infine panini con salsiccia e vino “ad libidum” per tutti i partecipanti. Sparare i fuochi artificiali sulla spiaggia della marina, non è salutare per i pesci (specialmente i fuochi al fosforo)e i pipedi esseri umani. Significa solo inquinare l’aria, il mare, terrorizzare cani, non far dormire i bambini e svegliare gli anziani che vogliono dormire. Inoltre i fondi potrebbero essere destinati per altri scopi nel mondo della solidarietà umana. E ce ne sono, ve lo posso garantire. Aiutare il prossimo significa anche questo. Ed aiutare il prossimo è un’opera cristiana voluta da Cristo, da San Francesco e da Papa Francesco. Meditate, gente. Meditate!!!

Catello Nastro

domenica 20 ottobre 2013

LA SCMPARSA DI UN AMICO

LA SCOMPARSA DI UN AMICO

BENEDETTO PEDUTO



Avevo conosciuto Benedetto Peduto una diecina di anni fa, agli albori del Centro Sociale Polivalente per anziani e disabili, dove si svolgeva un corso di musica e canzoni con l’ausilio del Karaoke e dove si poteva prendere un buon caffè, fatto dalla macchinetta, al costo di 30 centesimi. Benedetto aspettava il giovedì pomeriggio con ansia per partecipare alle prove di uno spettacolo che riscosse anche unanimi consensi ed applausi, nonostante qualche “stecca” degli attempati cantanti. Poi una malattia e la fine della vita terrena di questo grande amico, sempre sorridente, disponibile, altruista, amante della famiglia e del suo lavoro di dirigente dell’Ufficio delle Entrate della città, sempre pronto ad aiutare chi ne aveva bisogno. Era un uomo modesto, altruista e coerente. Durante una delle ultime frugali cene nella “soffitta artistica” si divertì, come pure facevano tutti gli altri. Ora Benedetto non c’è più. Il coro degli Angeli avrà un cantante in più, quelli che lo frequentavano un amico in meno: Addio Benedetto vivrai per sempre nel cuore della famiglia e di chi ebbe il privilegio di ottenere la tua disinteressata amicizia.

L’amico Catello Nastro a nome anche di tutti gli altri





mercoledì 16 ottobre 2013

DIVOrZIO POLITICO ITALIANO

DIVORZIO POLITICO ITALIANO
Se ne parla da un bel po’ di tempo…  In clima di globalizzazione , di secessione, o, se vi piace chiamarla così, gestione politica differenziata ( come la raccolta dell’immondizia). Dopo l’Unità d’Italia, secessione o divisione tra nord e sud dello stivale. Ma l’unità di un paese è un processo irreversibile nel tempo. Si potrebbero ritrovare motivi e cause di reversibilità solo in caso di forti scompensi, di ordine politico, sociale o razziale. Ma questo problema, fortunatamente, non ci colpisce benché minimamente. Certamente molti lettori non saranno d’accordo con quanto sopra da me enunciato. E forse hanno ragione pure essi. Dopo secoli per unire, quattro giornate per dividere? Certamente nò. L’Italia è fatta: ora bisogna fare gli italiani. Essere riusciti a fare italiani provenienti dalle Americhe, dall’Asia e dall’Africa è un grosso merito. Nella scuola elementare di Agropoli non solo è stata eliminata la barriera di ordine sessuale ( i maschi a destra le femmine a sinistra) per non parlare addirittura di classi maschili e clessi femminile ed infine scuole per maschietti e scuola per femminucce. La mia classe delle elementari era composta da ben quarantadue alunni tutto maschietti. Solo la vecchia maestra, residuata dalla Prima Guerra Mondiale era donna, peraltro bigotta e zitella. Le classi femminile si trovavano in un altro edificio. Erano i primi passi dell’Italia, libera e repubblicana. Le devastazioni belliche risaltavano come monito per le generazioni future. La ripresa fu lenta. Nella scuola ci sono vissuto prima come alunno, poi come professore, poi come docente dei corsi abilitanti. Il rapporto alunni-docente era più di carattere sociale che culturale. Il processo educativo coinvolgeva la parte nozionistica solo in parte. Il ruolo rilevante lo aveva la preparazione alla vita. Proprio per questo, nella mia permanenza in Piemonte, insegnando, mi occupavo più di formazione ed inserimento in una società onesta e produttiva, che non della parte nozionistica vera e propria. Fatta questa lunga premessa passiamo all’argomento principe del tema. L’Italia del nord e l’Italia del sud potevano trovare ragion d’essere prima del discutibile incontro di Teano. Una federazione del nord Italia ed una del Sud avrebbero potuto favorire sia gli uni che gli altri. In una piena d autonoma gestione della cosa pubblica. Il nord non era la terra dei Marziani ed il Sud la terra degli Zompi. Non sto ad elencare le referenze socio-artistiche-culturali-imprenditoriali-creative e sociali  del meridione e del settentrione della Penisola, ma conoscenze storiche mettono in luce una società artistica, culturale, imprenditorial, tale da competere a livello europeo. In parole povere Napoli già nel 1600 dettava legge nell’industria, nel commercio, nell’arte, nella cultura, nella cantieristica navale, nell’istruzione, nell’architettura e nel livello di vita medio. Tutto questo, con l’incontro a Teano è stato non annullato, ma negativamente modificato. Un’analisi storica, procedendo al 700 ed all’ 800 potrebbe dimostrare che non raccontiamo frottole, ma eventi storici. Ritornare, in epoca di globalizzazione,  ai vecchi schemi regionalistici sarebbe assurdo. Oggi anche la camorra, la ‘nfìdrangheta e la mafia, hanno cambiato fisionomia. Il vecchio boss, venerato dal popolo e stimato dagli imprenditori, coordinava, in certo senso, le attività umane traendone un vntaggio finanziario forse minimo, ma con grande stima e grande dignità. Oggi una pistola nelle mani di un minorenne non ne fa un boss, ma solo un capo balordo. Il  gioco clandestino ed il traffico di stupefacenti hanno aperto nuove frontiere. Il vantaggio per la comunità cosiddetta civile non ci sta. Come pure non ci sta per l’economia del paese nel quali si applica tale sistema di gestione della cosa pubblica. Una scissione oggi sarebbe  dannosa per la comunità nazionale ed internazionale, L’Italia del Nord, del centro e del sud, hanno fatto una scelta: unificare. Dividere sarebbe un grosso dramma non solo per l’economia, ma anche per la storia. Gli eventi internazionali, infine, non consentono più tali assurde decisioni. L’Italia cammina in Europa e nel mondo. Pur non ritornando agli atavici sprechi a causa di una recessione quasi mondiale, bisogna ritornare ad una equa ripartizione del reddito pubblico, premiando chi lavora e produce di più, cercando di redimere i renitenti. Eutto questo per un mondo migliore per i nostri figli e per quelli che verranno: di qualsiasi razza, di qualsiasi credo politico o religioso, di qualsiasi provenienza  geografica.


Catello Nastro

lunedì 14 ottobre 2013

Mister Parkinson

MISTER PARKINSON

Nella mia vita ho incontrato barriere insormontabili rappresentate da persone o cose che stavano in netta contraddizione con la mia teoria dell’esistenza umana. Le battaglie  combattute sono state molte: contro nemici inesistenti, come  Don Chisciotte  contro i mulini a vento, come il bambino vittima delle favole del terrore che gli venivano propinate da avi ignoranti ed un poco stronzi. Avvicinandoci ai tre quarti di secolo tutti questi mostri passano in secondo piano. Vengono a lasciare ai nuovi mostri della cosiddetta terza età. Pinocchio, Cenerentola ed il Principe Azzurro se ne vanno  in pensione, mentre arrivano dalle nazioni straniere i nuovi mostri. Ultimo arrivato un nuovo mostro, forse preveniente dalla Britannia, che si chiama Parkinson. Certamente non è un nobile. Ci mancasse pure… Esso si impadronisce, come un immondo virus informatico, dei dati del nostro cervello, acquisiti in oltre settanta anni di ricerca, studio e conoscenze e li cancella a tal punto da farci dimenticare di comperare il pane quotidiano come ordinato dalla consorte, numeri di telefono, indirizzi di amici e parenti, portare nel portafogli i dieci euro per fare la spesa. Quando vedi un amico rivisto magari dopo venti anni e non lo riconosci, magari è giustificabile, ma quando questo amico il giorno dopo ti saluta e tu magari rispondi senza averlo riconosciuto, il problema diventa serio. Sia ben chiaro che ognuno di noi, arrivato ai tre quarti di secolo, di vicissitudini  ne ha passate parecchie, ma il nemico sopracitato diventa così subdolo da ferirti, cioè da farti fare delle magre figure con gli amici. Non si tratta di essere diventato uno smemorato di Collegno, oppure un diversamente abile nella conoscenza, specialmente quando ti trovi di fronte a delle persone, magari di storica antipatia che più volte ti annotano:” Possibile mai che non ti ricordi di me???”. Magari fosse una  bella donna sarebbe stata memorizzata anche con antivirus. Ma il tizio conosciuto magari alla sagra della porchetta di dieci anni fa, in un paese interno e collinare del Cilento, nel frastuono della banda musicale ed in mezzo a duemila persone affamate prima del pasto o ubriache di vino primitivo dopo, non può pretendere di essere riconosciuto, proprio perché Mr Parkinson consente la conoscenza solo entro certi limiti. L’essere umano è imprevedibile, come il suo futuro e la gestione delle sue azioni anche nella terza età. Sorretto dalla Fede e dalla Ragione deve combattere contro questo subdolo nemico. Per riconoscere la propria presenza cristiana, la sofferenza sia fisica che morale, il coraggio di continuare a lottare dalla parte del giusto anche se ha poche forze da schierare in campo. Anche gli esiti della battaglia sono in dubbio. Ma la dignità umana spinge a lottare fino alla fine.


Catello Nastro

sabato 12 ottobre 2013

DON PEPPO ‘O PIZZAIUOLO

Don Peppo, ‘o pizzaiuolo arreta ‘o vico,
ha perze tutte ‘e cliente
e nun tene manco cchiù n’amico.
‘E  sere all’inverno appiccia ‘o furno,
ma sulamente per se scarfà.
Cerca ‘e sparagnà pure ‘ngoppa
‘o lignammo c’arde dint’ò furno.
‘E maligne vanno ricenno
ca’ usa pure ‘e cascie ‘e muorte
pe’ fa ‘o furno allummà.
Pure pe’ sparagnà accatta
‘a robba fracete da ra’ ‘a magnà.
Oramaie s’è sparza ‘a voce
dint’ò rione e pe’ tutto ‘o quartiere,
c’à pizza e don Peppo ‘o pizzaiulo
è arroventata overamente pazza.
Nun se sente cchiù addore bello
‘e mare r’alice fresca ‘e paranzella,
o addora ra’ pummarola fresca
appena coveta e ‘a muzzarella
ma ‘nu fetore e saraca fraceta
scurdate nu’ mese intero dint’à tiella.
Pure ‘a farina pe’ affà ‘a pasta,
meza ‘mbagliucculata e fraceta,
fete a tale punto che t’ara appilà ‘o naso.
Nun parlammo poi d’ò magazzino,
ca’ nun canosce ‘a pulizzia ogne matina.
Fete ogne cose dint’à  sta pizzaria,
 ca’ l’autr’iere,  ‘e notte, tre guagliuncielle,
hanno curretto  l’inzegna ca’ steva
‘ngoppa ‘a porta ammiezz’a via.
Hanno cagnato sulamente ‘a “i” ca’ “ u”:
e ‘o posto ‘e leggere “pizzaria”
chiaramente se leggeva “puzzaria”.

Catello Nastro
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mercoledì 9 ottobre 2013

'O SCARRAFONE

 SCARRAFONE
Quanno passo annanz’a munnezza
e te veco ‘o scarrafone,
me fa’ tanta ribrezzo
ca me vene ‘a voglia r’ò schiattà.
Quase, quase mo’ aizo ‘o pero,
e cu’ forza ho voglio scarpisà,
tanto quann’arrivo a casa
‘ngopp’à ll’evere ro’ ciardino,
‘a meza sola me l’aggia ‘mbruscinà.
Chillo appizz’antenne e pare ‘e ricere:
“Ammiezz’à tutta sta’ munnezza,
proprio cu’ mme t’ha vuo’ piglià.
Sient’à mme, vattenne a casa
e ‘a munnezza lassala sta’.
Rint’à munnezza ‘nge stammo
‘nu pucurille tutte quante.
Chisto pe’ me è ‘nu ristorante:
si ho chiureno addò vaco a magnà?”

Catello Nastro

mercoledì 2 ottobre 2013

2 OTTOBRE FESTA DEI NONNO

2 OTTOBRE 2013
FESTA DEI NONNI

Oramai sono quasi tre quarti di secolo  che faccio parte degli esseri umani viventi, essendo nato il 12 febbraio del 1941, come oramai sanno la quasi totalità dei miei lettori, sia su supporto carteceo che su quello informatico. In parole povere sono un pensionato dello stato, nato in tempo di guerra nel lontano 1941. Innanzitutto ringrazio Iddio Onnipotente di essere giunto quasi ai tre quarti di secolo. Oggi due ottobre 2013 è quindi anche la mia festa. Nella maggior parte dei casi essere nonni significa anche essere pensionati...e fortunati. Fortunati doppiamente: per la pensione, ma massimamente per i nipoti che ti danno man forte per consumarla. Il regalo più grande che ti possono fare i nipoti è la loro presenza, la loro compagnia. Anche se alla fine delle festa casereccia il regalo lo fai tu a loro e non loro a te. Ma la loro presenza, il loro affetto, la loro gioventù, la vivacità e la gioia di passare qualche ora coi nonni, rappresenta uno dei valori umani più indiscussi. In tutta questa vicenda è la nonna la più interessata ed impegnata alla gestione della situazione. Pranzo o cena, parco perché in tempo di recessione, si protraggono per ore. Acqua minerale per la nonna, Coca Cola per i nipoti e Sangiovese per il nonno, figli e generi compresi. La festa dei nonni, di recente invenzione, si aggiunge alla festa degli innamorati, a quella dei papà, a quella della mamma. Tutte sono importanti e si raggruppano nell’ultima invenzione globale: la festa della famiglia. E’ organizzata dalle parrocchie che raccolgono centinaia di fedeli. E qui si raccolgono interi gruppi familiari attorno ad un tavolo, all’aperto, per mangiare assieme ma anche per ringraziare il Signore per questa festa della famiglia. Sebbene in crisi, fortunatamente in non molti casi, la famiglia ha ancora la forza di riunirsi e festeggiare. Proprio come avveniva nella vecchia civiltà contadina del Cilento, e di altre naturalmente,nelle occasioni di grandi feste. Al pranzo o cena “fai da te” si passa alla pizzeria, alla tavola calda, al ristorante, all’azienda agrituristica, magari con pernottamento: I tempi sono cambiati ed i nonni, in tale occasioni sono portati a fare esperienze che ai loro tempi certamente non sognavano nemmeno. Molti, in tali occasioni, contano gli anni. Ma non è la quantità della vita ch conta, ma la qualità. Abbiamo parlato di valori, geneticamente modificati ma certamente non cambiati nella loro essenza primordiale. L’amore per la famiglia è alla base di tutto. L’amore dei nonni per la famiglia è gratificante per gli stessi nonni ed altamente educativo per la società dei giovani. Evviva i nonni!!!


Catello Nastro

martedì 1 ottobre 2013

'O SEMAFERO SCASSATO

‘O SEMAFERO SCASSATO

‘Nge’ sta troppa cunfusione
‘ngoppa ‘e ggiurnale
e dint’a ‘a dilivisione.
Aggiri ‘accà e aggiri allà
ma nun saje addo’ vaje,
pecchè chilli ca’ stanna a cummannà
songo overamente assaje.
Tutte parlano ‘e progresso
cu’ tanti raggiunamente
aa’ so’ bbuoni sulo dint’ò cesso.
E mentre ognuaruno espone la situazione,
nuje ci accurgimme ch’hanno ‘nguaiata sta’ nazzione.
Tutte teneno raggione e ponno fa’ ‘a culazzione.
Ma accà ‘nge sta ggente ca’ d’o magnà
se so so’ scurdate veramente a mente.
Nun v’arrubbate tutta ‘ pagnotta,
ch’accà ‘nge sta ggente ca’pa’ famma
nun pote  adddorme manco ‘a notta.


Catello Nastro

venerdì 20 settembre 2013

LIBRO DI SILVIA DEL GALDO - errata corrige

Nel libro di Silvia Del Galdo "SENTIMENTI", nella poesia dedicata ai mesi dell'anno,(Girotondo dei mesi)  è stato omesso il mese di novembre, coi seguenti versi:

...Novembre arriva 
coi crisantemi
e si fa visita ai cimiteri.

Chiediamo scusa ai lettori su supporto cartaceo pregando di prendere nota.
agropolicultura.blogspot.com.

mercoledì 4 settembre 2013

Sentimenti di Silvia del Galdo

Recensione
“SENTIMENTI” – di SILVIA DEL GALDO

Ventiquattresimo volume della collana “Il Cilento nuovo”, diretta da Mario De Pascale, Antonio Infante e Catello Nastro, è stato pubblicato il libro “SENTIMENTI”, una antologia poetica di una cinquantina di pagine, vive e toccanti, come il precedente volume. Quattordicesimo della collana dal titolo “POESIE SEMPLICI “ DI Silvia Del Galdo pubblicato tempo addietro nella stessa collana, per la precisione il quattordicesimo della serie in stampa. Una poesia che presenta, con cristiana serenità, i propri sentimenti. Situazioni affettive vissute e narrate in poesia, in versi a volta ritmati, a volte sciolti, proprio per mettere in evidenza gli stati d’animo. Un libro fatto più per esternare i propri sentimenti e stati d’animo che con intenzione di creare poesia. Ma la poesia viene fuori dalla lettura delle liriche che affrontano i problemi spirituali della vita contemporanea. Antonio Infante, Presidente della Libera Università di arte e cultura del Cilento e Vallo di Diano nella presentazione ha scritto:”  E’ il secondo volumetto di poesie che Silvia De Galdo, originaria del Cilento, ma che vive ed opera da anni in Lombardia, affida alla collana letteraria  “IL CILENTO NUOVO” , sotto il patrocinio della Libera Università Letteraria del Cilento, della quale mi onoro di essere Presidente, con la fattiva collaborazione dell’amico Catello Nastro e di Mario De Pascale.  Una collana che ha pubblicato poeti e scrittori emergenti che si presentano ai lettori in veste tipografica economica proprio per permettere a tutti di attingere dalla cultura popolare i lati ed i dati salienti. La tematica di questa seconda pubblicazione nella nostra collana, non si dissocia di molto dalla prima.  “SENTIMENTI” è il titolo sintetico e schematico di questo volumetto  nel quale l’autrice si presenta, ancora una volta, nella semplicità descrittiva pur rappresentando temi ed argomenti di notevole interesse.  Essi sono stati analizzati e trasportati in progetto grafico, in tutta la loro purezza e la loro semplicità. Da annotare che il primo volumetto di poesie dalla medesima pubblicato dalla nostra collana, si intitolava “Poesie semplici”. Proprio ad indicare l’onestà descrittiva e la purezza dei temi trattati. Questa seconda raccolta sembra quasi il prosieguo della prima, sebbene i temi, di carattere spirituale, continuano ad essere i protagonisti dell’opera. Essere al servizio della cultura – non solo nostra ma anche degli emergenti, ci onora e ci incoraggia a proseguire su questa strada. (Antonio Infante). Catello Nastro che ha curato la stampa e le bozze ha scritto:”Commentare i classici,  grandi poeti del passato è molto facile. Talvolta basta fare una sintesi delle varie valutazioni per arrivare ad un giudizio cosiddetto personale. Ma personale non è proprio perché attinto a varie fonti letterarie sul tema, o anche tema ed autore diverso, per parlare di recensione critica personale. Assieme ad Antonio Infante, sto portando avanti un progetto di nuovi poeti. Validi o meno. Questa sta ai lettori giudicare. Un certo barocchismo, ripescato ed assemblato ad arte, figura spesso nelle altrui presentazioni ai tanti libri di poesie che cercano di inserirsi nel contesto culturale locale, per non dire regionale o addirittura nazionale. Di questo argomento ne abbiamo già discusso in alcune  pagine di libri della nostra collana che, almeno sembra, sia la più prolifica del territorio. Dare voce agli umili è anche un messaggio cristiano. E questa volta è proprio il libro in oggetto ch presenta queste caratteristiche. Innovazione nella poesia? Non è questo il nostro problema. Antonio Infante e Catello Nastro vogliono solo presentare ai lettori gli autori. Al resto deve provvedere il lettore attento ed oculato che si accinge alla lettura del volumetto. In questa ottica abbiamo iniziato, assieme a Mario De Pascale, la stesura dei testi, in questa stessa maniera è nostra intenzione continuare.   Catello Nastro. Grande merito all’autrice del libro, Silvia De Galdo, ma anche agli amici Antonio Infante e Catello Nastro che operano disinteressatamente in un contesto culturale atto solo a presentare valori in via di estinzione attraverso nomi nuovo dell’arte, della letteratura e della cultura in genere del territorio.


Renato Volpi

venerdì 9 agosto 2013

UN SORRISO

UN SORRISO
Un sorriso come amore,
come simpatia o attrazione
fisica o morale che sia.
Un sorriso come comunicazione sociale,
preludio di sentimenti  piacevoli,
comunicazione di pensieri
intriganti, nascosti e provocanti.
Un sorriso come saluto
al giorno che finisce
o alla notte che comincia.
Un sorriso di ricambio
a chi teneramente ti sorride.
Un bimbo, un giovane,
 un anziano solo nella sua solitudine,
un diverso che aspira ad una dignità
che gli è stata ingiustamente sottratta.
Un sorriso al mondo…
Catello Nastro


lunedì 29 luglio 2013

Pensiero n. 11

11 – Tutti abbiamo il diritto di sognare ed eventualmente realizzare i nostri progetti. Colui che li ostacola non solo non crede nei nostri progetti, dopo averli vagliati sapientemente ed obiettivamente analizzati.
Non crede nemmeno nei suoi anche se mostrano un minimo di realizzazione.
Catello Nastro


giovedì 25 luglio 2013

L''OSPEDALE DI AGROPOLI

 - Un quiz da un milione di euro…
L’OSPEDALE DI AGROPOLI
A dire la verità, non mi sento di affermare che l’ospedale di Agropoli sia stata la solita cattedrale nel deserto. Anche perché, personalmente sono stato più volte fruitore di questa struttura in qualità di malato o paziente come suol dirsi. E’ stato deciso in alto loco di chiudere la struttura, certamente con grave danno della società ed in particolare modo degli anziani, dei quali mi onoro e ringrazio Iddio di far parte. Ma ad ogni male ci sta un rimedio e… ad ogni ospedale ci sta una alternativa. Premessa importante è che l’ospedale serve alla società civile e degli utenti in genere. Discutere sull’importanza dell’ospedale  ad Agropoli coinvolge varie tematiche o settori che semplicemente sintetizzeremo:
1 – assistenza ospedaliera.
2 – Pronto soccorso.
3 _ Visite ambulatoriali.
4 - degenza temporanea
5 – laboratorio di analisi
6 – Chirurgia d’urgenza
7 – Chirurgia programmata
8 – Unità specializzate
9 – Apparato burocratico
10 . Deviazione in altre strutture di pazienti con patologie specifiche.
Seconda tematica è la salvaguardia del posto di lavoro che con la medicina e assistenza ospedaliera c’entra come i cavoli a merenda. In parole povere non si può mantenere in piedi una struttura di pubblica utilità con costi sproporzionati quando si potrebbero studiare e varare emendamenti o variazioni radicali, come la struttura stessa, trovando naturalmente delle strade alternative. Mi spiego meglio.
La Valle d’Aosta, regione all’avanguardia ha pochi ospedali, mentre il Piemonte ne ha molti. Sembra un paradosso. Ma seguite questo iter solo formalmente tortuoso. Uno sciatore o un tizio qualsiasi ha un incidente. Si chiama il 118 e dopo pochi minuti arriva l’eliambulanza che cala la barella e dopo pochi minuti arriva al “CTO”( Centro traumatologico ortopedico) di Torino), all’eliporto sistemato sul tetto dell’ospedale. Dopo meno di mezz’ora il malato si trova  in sala operatoria con l’equipe medico chirurgica già allertata per l’evento, con conseguenze positive sia per il paziente che per l’equipe medico chirurgica abituata a tale tipo di urgenza. Se tale pratica si usasse anche nel Cilento. Con destinazione Vallo della Lucania o Salerno, o anche Battipaglia, molte vite potrebbero essere salvate. Inoltre col dissesto stradale del Cilento anche un’ambulanza troverebbe difficoltà ad arrivare in tempo  Questo intervento di ordine logistico dovrebbe, a mio avviso, essere discusso, avulso, però, dalla salvaguardia di posto di lavoro ( o di non lavoro che certamente merita una casistica a parte). Salvaguardare il posto di lavoro o, meglio, di non lavoro è un grave danno non solo per la moralità  pubblica, ma anche per la crisi fra vari enti pubblici. Una struttura parassitaria o comunque inattiva è dannosa per l’economia di enti pubblici e privati, per la casse dello stato, per la moralità di un popolo. In conclusione sostituire strutture megagalattiche, con esborso notevole di danaro pubblico, con sistemi alternativi di assistenza sanitaria, è una cosa fattibile. Naturalmente non su due piedi, ma dopo un consulto medico politico, ma senza tener conto dello stipendio di non lavoro che, comunque, grava su tutta la comunità lavorativa. L’ospedale di Agropoli è un struttura utile, ma…costosa. Proprio per questo il problema va affrontato su due diversi piani. Quello dell’assistenza medico chirurgica e quella dell’occupazione. Unità di Pronto soccorso, elitrasporto, prima assistenza, scelta della destinazione. Immaginate una unità di pronto soccorso con tre turni di otto ore di infermieri, tre turni d di otto ore di medici, tre turni di otto ore di  piloti di eliambulanza. Il malato arriva al Pronto Soccorso con l’ambulanza dei volontari del 118. Viene visitato, portato nella eliambulanza in lettiga e dopo meno di mezz’ora si trova in ospedale. Vallo della Lucania, Salerno, Roccadaspide o altrove. Tenga conto il lettore che per il prelievo dai paesi piccoli del Cilento, il campo sportivo potrebbe fungere da ottimale collegamento. L’eliambulanza, a mio avviso, (parlo come malato e non come tecnico è una situazione da non sottovalutare.. Una pista di decollo e atterraggio, tre medici di turno, tre infermieri di turno, tre piloti di turno al giorno, per 8 ore lavorative, risolverebbero, a mio avviso, una delle piaghe infette della nostra società clientelare, approssimativa e nullafacente. La salute viene al primo posto. Oggi si parla di incidenti stradali, incidenti in mare, incidenti in fabbrica, incidenti sul cantiere di lavoro. Tre medici, tre piloti di elicotteri, tre infermieri, con turni rigidi e puntuali, potrebbero risolvere un problema annoso: anche a danno dell’occupazione. Evoluzione significa prendere esempi da altri, studiarli ed eventualmente applicarli. Chi scrive non è iscritto a nessun partito politico e non serve nessuno. Solo la propria coscienza che lo spinge ad intervenire non con la sua intelligenza, ma con la sua esperienza di  settuagenario, nato nel 1941, quando l’assistenza medica era impossibile anche al fronte.  E  per l’occupazione dei dissoccupati??? Non è un problEma sanitario, ma solo politico amministrativo.


Catello Nastro

martedì 16 luglio 2013

PENSIERO N. 10

10 - Vivere in moderazione, col corpo e con l’anima, significa rispettare il sistema, non solo cristiano. L’amore cosmico è l’unico mezzo per portare ad un mondo di pace universale.

Catello Nastro

PENSIERO N. 9

9 - Il corpo muore, ma l’anima non muore mai. Ricordiamolo in ogni azione che  compiano. Sia quando compiano un’azione materiale, sia quando compiamo un’azione spirituale. La Fede, la morale ed il libero arbitrio ci devono sempre aiutare secondo le norme Evangeliche.

Catello Nastro

PENSIERO N. 8

8 - Il colore della pelle è come il colore del vestito. Quello che conta è l’anima disposta verso il bene o verso il male.

Catello Nastro

PENSIERO N. 7

7 - Al mattino, quando vi alzate dal letto, ringraziate il Signore che vi ha concesso un’altra giornata da vivere, ma cercate di ricambiare con una buona azione. Magari con un sorriso.

Catello Nastro

PENSIERO N. 6

6 - Buona giornata a tutti.  Ma solo se anche i propositi sono buoni.
Catello Nastro


PENSIERO N. 5

5 - Se pochi rubassero di meno, molti vivrebbero meglio.
Catello Nastro


PENSIERO N. 4

4 - Se Giuseppe Garibaldi si faceva i fatti suoi, forse, stavamo meglio … o peggio!!!

Catello Nastro