martedì 31 maggio 2011

Li dduje patri

18 – LI DDUJE PATRI



‘Nzimm’à la chiazza re lu pajese,

capitavano spisso surprese:

scriarramienti, pirucculate,

pe’ chiri ca’ sfuttiano

li mugghiere re l’autri.

Giuvannino, pi ddari l’allarmi,

jette a chiamari a li ggintarmi,

c’accurrereno subbito a la chiazza,

ca’ succeria ‘na cosa ra pazzi.

“ Accurriti, faciti all’ambressa,

ca’ ‘nge staci patimo rint’à la ressa!”

Quann’arrivaro ammienzo a la ggente,

ddui uommini cu’ mali ‘ntinzioni,

se li futtiano re santa raggioni.

“Ma chi è patito, oi Giacumino?”

“Nun se sape ancora: hanna decide.

Hanno accummenzato ra lu matino!!!”



Catello Nastro





TRADUZIONE



Nella piazza principale del paese due uomini si stanno picchiando da ore e se le stanno dando di santa ragione. Giacomino va a chiamare i gendarmi per farli smettere dicendo che stanno picchiando suo padre. Arrivati nella piazza sedano la rissa e poi domandano a Giacomino quale dei due era suo padre. Il ragazzo candidamente risponde che quelli proprio per questo motivo si stavano picchiando!!!





domenica 29 maggio 2011

Anziani su Facebook

Anziani su Facebook

CHATTARE O SCHIATTARE



Ci sta un mio amico, ultraottantenne, iscritto e naturalmente condiviso, su Facebook. Ma sono venuto a conoscenza che su questo interessante mezzo di comunicazione a livello informatico mondiale, ci stanno anche degli ultranovantenni e chissà anche, forse, qualche centenario. E’ un modo come un altro per occupare il tempo libero. E l’anziano, volgarmente chiamato “vecchio”, di tempo libero ne ha molto. Prima perché figli e nuore non hanno più fiducia nel loro operato, secondo perché la maggior parte sono renitenti all’ubbidienza domestica, terzo perché non si ha fiducia nemmeno di affidare loro i nipotini, quarto perché hanno già combinato qualche guaio, quinto perché sono troppo permissivi verso i nipoti ed altre corbellerie varie. A settanta anni non mi ritengo vecchio. Navigo facilmente su internet, ho la pagina su Facebook, cinque o sei blog, circa trentamila risultati sui motori di ricerca con migliaia di articoli e poesie in italiano, dialetto napoletano e dialetto cilentano. Vedere i miei versi riprodotti da vari siti letterari è per me una grande gioia. Anche perché i lettori hanno anche la possibilità di commentare. E vi posso assicurare che i commenti positivi sono circa il novanta per cento del totale dei miei lettori. Pubblicare in internet non costa niente, per cui l’integrità della pensione statale viene intaccata sola quando uno dei quattro computer che possiedo (tre fissi ed uno portatile, che non uso quasi mai perché è mezzo scemo e molto lento) si scassa e bisogna chiamare il tecnico che rilascia pure la ricevuta fiscale come la visita privata di un medico a domicilio. Ma ritorniamo alla chat ( chiatta in italiano potrebbe indicare donna piuttosto in carne e quindi abbastanza cicciotella). Ora vi racconto la terribile esperienza avvenuta dopo circa dieci anni di navigazione in un mare informatico piuttosto tranquillo. Apro la mia pagina su Facebook, dove ho mille e cento amici, e si apre la finestra della chat. Si apre la finestrella e nel quadratino appare una signorina mezza ignuda che mi scrive:” Sei bello. Voglio fare sesso sfrenato con te!!!”. Mi verrebbe voglia di dirle che dovrei chiedere il permesso a mia moglie che di informatica non ne vuole sapere. Ma in compenso è bravissima con pentole e fornelli che pur sono utensili da non sottovalutare. Ma poi mi faccio coraggio, ricordandomi che sono si anziano, ma pur sempre di sesso maschile, anche se pensionato. Devo rispondere al messaggio di questa gentile ragazza, mezzo svestita, che ha intenzione di offrire un conforto fisico e spirituale ad un anziano. “ Gentile signorina, non so come lei sia capitata tra i miei amici. Ho apprezzato il suo apporto cul-turale al mio sito, i suoi se…senza ma e le sue co…se che afferma, ma non posso addivenire alla sua gentile richiesta per i seguenti motivi: 1) perché ho settanta anni; 2) perché sono sposato da oltre quaranta anni e più dieci di fidanzamento, fanno mezzo secolo che conosco mia moglie;3) perché ho avuto due infarti e tre by pass; 4) perché sono pensionato; 5) perché non penso di poter soddisfare il suo sesso sfrenato; 6) perché il mio nipotino di cinque anni mi ha consigliato di guardare su internet solamente i Gormiti; 7) perché non mi chiamo Silvio; 8) perché sono cattolico e sta scritto “non desiderare la donna d’altri”; 9) perché penso che gli “altri” sono parecchi; 10) Perché ho paura che potrei anche fare una brutta figura!”. La risposta non tarda:” Non sai cosa ti perdi…per soli cinquecento euro!!! Buona notte, taccagno!!!”. L’ho cancellata dalla lista dei miei amici. Avesse almeno detto:” Ho letto con piacere le tue poesie!!!”



Catello Nastro



Da “UNICO SETTIMANALE” di Paestum del 28 maggio 2011

mercoledì 25 maggio 2011

Per il libro "Versi avversi"

Per il libro “VERSI AVVERSI”

Premiato a Bellizzi il poeta agropolese Catello Nastro



Nel mese di maggio 2011, al Premio Internazionale di arte, letteratura e poesia, in quest’ultima sezione, è stata assegnata al poeta agropolese Catello Nastro un’artistica pergamena ed un targa per il libro edito “VERSI AVVERSI”, edito dalla Libera Università Internazionale di Arte, Lettere, Musica e Storia onlus di Agropoli, che ha come Presidente Antonio Infante. Il libro, in veste editoriale economica, è l’undicesimo volume della collana letteraria “Il Cilento nuovo” del Cilento e del Vallo di Diano e diretta da Mario De Pascale, Antonio Infante e Catello Nastro. Si tratta di un libretto di meno di sessanta pagine in cui l’ autore, presentandosi di solo, evidenzia la piena libertà della scrittura. Per meglio capire il concetto di Catello Nastro, riportiamo questa singolare presentazione, che lascia qualche dubbio, ma fa anche riflettere.

“Scrivere poesie oggi, è mantenere la propria libertà. Certo che anche il poeta, quello mercenario, naturalmente, può essere asservito a questa o quella parte politica o, peggio ancora, politicizzata. Ma siccome del poeta nessuno se ne frega, i casi sono sporadici. VERSI AVVERSI…Perché? Contro chi? Per quale motivo? Per cogliere quali risultati? Niente di tutto questo. Solo per dimostrare la libertà di chi scrive versi per comunicare pensieri, idee, emozioni, stati d’animo, progetti virtuali talvolta realizzabili, talvolta irrealizzabili. Ma sempre frutto del pensiero del poeta che vuole esternare agli altri le proprie idee in versi. Quando questi versi non sono in rima può anche significare che il poeta vuole liberarsi anche degli schemi tradizionali per comunicare. Quello che ne viene fuori certamente non tocca al poeta giudicare, ma al lettore. Mi spiego meglio. Nel momento in cui il poeta costruisce il suo progetto poetico, naturalmente, ha intenzione anche di liberarsi della metrica e dell’alternanza dei versi tradizionali e, oserei dire, quasi classica. In altre parole: libertà totale. Sia ben chiaro che i confini della poesia sono imperscrutabili,cioè non si sa quale è il limite dell’orizzonte e dove incomincia o finisce l’universo poetico. Un risultato del tutto insignificante e banale? Forse! Fatti della propria vita, del proprio percorso umano di essere singolo ed unico, possono anche identificarsi col percorso collettivo di tutta l’umanità. Di qualsiasi popolo, di qualsiasi razza, di qualsiasi religione. Certamente i componimenti poetici ( o quanto meno presunti tali) contenuti in “VERSI AVVERSI” sono di epoca varia, di fattura varia, provenienti da stati d’animo vari, composti in momenti vari, assemblati in altrettanti momenti vari, raffiguranti stati d’animo vari con una progettualità varia. Certo, per cogliere un risultato positivo o quanto meno soddisfacente, si dovrebbe ripercorrere un itinerario poetico di quasi una vita. Ma il compito potrebbe risultare arduo. Molte raccolte sono state pubblicate su supporto cartaceo, molte su siti internet, molte su blog vari, molte su giornali e riviste, molte sono andate perdute irrimediabilmente. Per il disordine dell’autore, molte sono state cancellate perché ritenute – ad una prima ed approssimativa lettura – non idonee alla diffusione. Un quadro poliedrico, come poliedrico è l’autore, oramai settantenne, che scrive poesie da oltre mezzo secolo e che ama sovente riportare in caratteri cubitali il motto:” Meglio un poeta senza lettori, che un popolo senza poeti!”. (Catello Nastro)



Comunicato stampa cura di Renato Volpi

martedì 24 maggio 2011

L'uomo di Uta

L’uomo di Uta ad Agropoli

LO SCULTORE GELSOMINO CASULA

NEL CILENTO



L’artista Gelsomino Casula, nato a Uta, in provincia di Cagliari, nel 1953, vive ed opera ad Altavilla Silentina ed è conosciuto in molti paesi della Campania, nel Cilento in particolare modo. La personalizzazione della pietra è il suo fiore all’occhiello. Individuata una pietra, naturale supporto per la sua base ideale, egli la modella con perizia, amore certosino e capacità artistica quasi a volergli dare un’anima. Ed a studiare a fondo le sue opere tridimensionali, si capisce subito quale lavoro minuzioso egli abbia portato avanti per ricavarne un’immagine scolpita che diventa vera e propria opera d’arte. Sulla sua arte è stato scritto:” …Rievoca dal profondo dell’anima l’essenza delle cose,” quel sacrale che non potrà mai morire”, creando sculture, monumentalità di inestimabile valore per questo nuovo millennio. …Città attente alla sua opera arredano e valorizzano gli spazi urbani con pietre appartenenti alla natura di quei luoghi in una maniera unica al mondo.” In una recente visita ad Agropoli ha ricevuto le congratulazioni e segni di stima ed ammirazione dal critico d’arte prof. Catello Nastro, che ha riscontrato nelle sue figure su pietra un felice connubio tra il materiale, dato dal supporto, cioè la pietra naturale, e la chiara impronta artistica data dai suoi scalpellini per cavarne una vera e propria opera d’arte, palpitante di vita, antica e nello stesso tempo moderna. Le sue opere si possono ammirare in molti paesi del territorio. Il negozio caratteristico cilentano “Le dolcezze Indea”de i piccoli Campi, s.r.l. in via Petrarca n.6 e la sala presidenza del Centro Sociale di Agropoli, in piazza mons. Merola n. 7, ad Agropoli, ospitano due opere di inestimabile valore artistico del M° Gelsomino Casula. L’uomo artista di Uta.



Lorenzo Barone

lunedì 23 maggio 2011

UNA DONNA CHE PREGA

UNA DONNA CHE PREGA



Una donna che prega,

quando cala la sera,

è una dolce canzone,

innalzata al cielo

per comunicare

sentimenti sopiti,

sospiri di speranza,

riconoscenza al cielo

per sorrisi di bimbi,

sguardi stanchi

di gente che torna dal lavoro,

siede a tavola sorridendo

per un piatto di pasta

ancora caldo e fumante.

Una donna che prega,

perché si ripeta il rito

quotidiano di un uomo

che torna dal lavoro

e che spera di trovarlo

anche per il giorno seguente.



Catello Nastro



domenica 22 maggio 2011

Le ficarole

16 - LE FICAROLE




Fini a lu’ tiempo

re’ mienzu seculo fa,

‘ngè stiano a lu Celiento,

fimmene ca’ jano a fatiare

pi’ appriparà li fiche

rnt’à nu’ cistini

re strisce re lignammo

‘nturciniate ra auti fimmene

ca’ veniano ra li montagne.

Li ficarole purtaano

la unnedda longa e lu cursetto.

L’unico ‘mbelletto ca’ ‘nge stia

a lu tiempo re la fina re la guerra.

La vocca rossa comm’à ‘na cerasa,

li gguancie rose cumm’à ddoje percoche,

li cosse ritte e fuse cumm’à ‘nù pino,

li menne toste ca spertusavano la cammisa,

l’uocchie ca’ rireano sulo a vuardari

e lu sorriso gginuino re ‘na vota.

Primma re trase pe’ jre a ‘ngullettari,

na’ chiorma re giuvinotte

se fermavano ‘ncantati.

E mo’ se rice ca li ficarole re ‘na vota,

nunn ghiano solamente a ‘ngullettari,

ma pure ‘nu marito a se trovari.



Catello Nastro





TRADUZIONE



Fino ad alcuni decenni fa, il famoso fico bianco del Cilento era esportato in tutto il mondo. Le ficarole erano donne, per la maggior parte giovinette, che per aiutare la famiglia a fare il corredo per quando si dovevano sposare andavano a “’ngullettari”, cioè a confezionare i fichi secchi in cesti e cestini di varie dimensioni. Era un modo come un altro per incontrare l’anima gemella. Giovani scapoli che facevano loro la corte e ragazze che andavano a lavorare anche per trovare il fidanzato. Il fico bianco del Cilento rappresenta uno dei prodotti più importanti della “Dieta Mediterranea” nata proprio nel Cilento.

sabato 21 maggio 2011

MONARCHIA O REPUBBLICA???

Monarchia o Repubblica?


ELEZIONI 2011 NEL CILENTO



Andando avanti con l’età, ed avendo superato anche i 70, sono rimasto un poco arretrato in fatto di politica. Arretrato perché disinteressato per non usare la parola disgustato. Sia ben chiaro, per il lettore che non mi conosce tanto bene che sono stato candidato al Consiglio Comunale di Torino nel 1982 ed in quello di Agropoli nel 1983. Per la cronaca notifico che presi più voti a Torino che nella cittadina capoluogo del Cilento,molto più piccola della città capoluogo del Piemonte, quasi mia seconda patria che mi ospitò per quasi tre lustri. Allora mi accorsi che nel Sud le cose erano cambiate. Il modo di fare politica era diventato diverso. Oggigiorno la politica ha cambiato addirittura fisionomia per cui anche il più preparato fatica ad esercitare l’elettorato attivo e con progettazioni diverse, programmi e promesse diverse e tecniche di procacciare voti diversi, quelli che esercitano l’elettorato passivo si trovano, all’indomani delle elezioni, di fronte a risultati impensabili ed addirittura paradossali da non dormirci sopra per alcune notti insonni. Radio e TV private, satellitari o informatiche, telefonini di ultima generazioni, giornali pieni zeppi di pubblicità senza lettura alcuna, cene in ristoranti alla moda con conto a più zeri sono diventati i nuovi modi di fare politica. Anche il vecchio comizio nella piazza principale del paese è passato di moda. Oggi si tiene in teatri, cinema, associazioni, locali notturni, strutture sportive e sale da ballo. Le elezioni metropolitane differiscono da quelle paesane, ruspanti, nella quantità ed anche nella qualità dei partecipanti o invitati. Le donne, candidate o semplici elettrici, sfoggiano il vestito nuovo e le più ricche anche gioielli di ultima generazione. Nei paesi il comizio assume l’aspetto di una sagra. Con salsicciata paesana comperata al supermercato e vino offerto dai sponsor o supporter del candidato. La politica di oggi, per merito ( o colpa) dei mass media è cambiata radicalmente. Negli anni sessanta circolava il pacco di cinque chili di pasta di Gragnano, il chilo di zucchero ed i due etti di caffè ancora a chicchi e quindi non macinato. Oggi si parla di “cambio di destinazione d’uso”, aggiornamento dell’indice di costruzione, lottizzazioni, contributi ed opere pubbliche, gestioni, consorzi, non profit, onlus, comunità e tante altre innovazioni che coinvolgono il privato ed il collettivo, con innovazioni non sempre percepibili all’essere umano o animale politico di filosofica reminiscenza che non capisce più niente. Giunti a questo punto tiriamo le somme con le sentenze. 1) Chi poco capisce, poco patisce. 2) La peggiore delle democrazie è preferibile alla migliore delle dittature. 3) Tanti galli a cantà nun schiara mai juorno. 4) Meglio te la faje e meglio e pe’ tia. 5) Nun capisco cchiù niente!...Voto a destra, voto a sinistra: ma non trovo nessun cartello stradale che mi indichi la via giusta. E che ancora una volta Iddio ce la mandi buona!!! Mondo della monarchia o della repubblica. Il principe ha scelto, con notevole successo, quello dello spettacolo!!!



Catello Nastro





PUBBLICATO SU “UNICO SETTIMANALE”

DI PAESTUM DEL 21 MAGGIO 2011

sabato 7 maggio 2011

Google

GoogleORGANIZZATO DAL PIANO SOCIALE DI ZONA SALERNO 7
SOGGIORNO DI 400 ANZIANI
DEL CILENTO IN PUGLIA

Penso sia giusto presentare brevemente “Il Piano di Zona Salerno Ambito 7”, con comune capofila a Castellabate, uffici di segretariato sociale ad Agropoli, Vallo della Lucania, Futani e Camerota, che comprende ben 41 comuni del Cilento e viciniori. Da nord li elenchiamo: Ogliastro Cilento, Prignano Cilento, Agropoli, Torchiara, Cicerale, Laureana Cilento, Rutino, Perito, Lustra, Orria, Stio, Campora, Gioi Cilento, Perdifumo, Sessa Cilento, Moio della Civitella, Montecorice, Serramezzana, Cannalonga, San Mauro Cilento, Novi Velia, Castelnuovo Cilento, Vallo della Lucania, Pollica, Casalvelino, Salento, Ascea, Cuccaro Vetere, Ceraso, Laurito, Pisciotta, Futani, Montano Antilia, S.Mauro La Bruca, Roccagloriosa, Centola, Celle di Bulgheria, Camerota. Penso sia inutile parlare di questa utilissima struttura sociale a favore dei meno abbienti e la sua opera, in particolare, a favore degli anziani. L’ultima opera, appunto, è stata un soggiorno climatico presso il RIVA RESORT MARINA,in via della Pineta, in comune di Carovigno in provincia di Brindisi. Per maggiori informazioni: www.rivamarinaresort.it, info@rivamarinaresort.it. Situata nel Salento, a pochi passi dall’oasi naturalistica di Torre Guaceto, tra incantevoli baie e insenature lambite da un mare cristallino, immerso nel paesaggio di ulivi secolari, mandorli e carrubi, il Resort, di nuovissima costruzione, si estende per circa 18 ettari tra muretti a secco e costruzioni tipicamente mediterranee. L’entroterra, dalla città bianca di Ostuni ai trulli di Alberobello, è ricco di storia millenaria che si riflette ancora oggi nelle tradizioni e nei sapori antichi della prelibata cucina. L’atmosfera elegante e discreta ed il confort rendono il modernissimo hotel il luogo ideale per ritrovare l’armonia e la serenità della mente attraverso il benessere del corpo. La bellissima struttura è dotata di circa 400 camere eleganti ed accoglienti, tutte con aria condizionata, telefono, TV LCD, frigobar (attrezzato su richiesta), cassetta di sicurezza, balcone o veranda attrezzata, servizio con doccia idromassaggio ed asciugacapelli. Si distinguono in: camere Confort con possibilità di letti aggiunti, Family Suite, con due camere ed un unico servizio con antibagno, diversamente abili con doppi servizi. Il fiore all’occhiello, per i partecipanti al soggiorno climatico organizzato dalla struttura sociale cilentana è la ristorazione. Piatti tipici naturali, tutti fatti con prodotti freschi, della cucina pugliese, nazionale ed internazionale, acqua e vino inclusi sempre a disposizioni al banco con quattro comodissimi rubinetti. E’ ovvio che gli anziani del Cilento hanno particolarmente gradito la cucina pugliese, con innumerevoli e variopinti antipasti, tra cui spiccavano le focaccine, caratteristica del territorio, in tutte le maniere possibili ed immaginabili. Inutile dire che gli anziani hanno fatto onore alla cucina ed ai vini, ritornando magari alle loro case con qualche chilo in più ed il colesterolo un poco più alto. Inoltre il RIVA MARINA RESORT di Carovigno, è dotato di Centro Benessere, Centro Congressi, Piscine, Ristorante, biberoneria, risto-baby, tre bar, animazione, discoteca, piano bar, baby park, campi da tennis, calcetto, pallavolo, basket, bocce, street ball, ping pong, tiro con l’arco, sala fitness, percorso ginnico in pineta, lavanderia, store, edicola, tabacchi, parcheggio recintato ed illuminato. E per finire una bella spiaggia di sabbia fine. Otto pullman, quattrocento anziani del Cilento, una ventina di guide turistiche o accompagnatrici, una rappresentanza del comune di Agropoli, un rappresentante del Centro Sociale Polivalente “Città di Agropoli, dei Piani di Zona, un medico e quattrocento anziani che hanno trascorso una settimana da sogno che, forse, col loro reddito, non avrebbero mai potuti trascorrere. Ma, penso, molti ritorneranno, almeno nella bassa stagione, in questa stupenda struttura che onora l’imprenditoria turistica del sud, offrendo ad un prezzo non elevato la possibilità di stare insieme, di godere di cibo, bevande, strutture, percorsi, ballo, verde e, cosa che mi ha colpito di più, la professionalità e la gentilezza del personale. Come vice Presidente del Centro Sociale di Agropoli, che rappresentava oltre il venti per cento del totale dei partecipanti, sento il dovere di ringraziare tutti i componenti della bellissima struttura, che hanno contribuito a rendere questa (breve!!!) vacanza talmente piacevole da essere incorniciata artisticamente alle pareti della memoria di quattrocento anziani che per sei giorni sono diventati giovani e…benestanti. Un esempio di evoluzione del sud che non aspetta più la manna dal cielo, ma si rimbocca le maniche per offrire un prodotto migliore, a costi non elevati, di qualità e tanta, tanta gentilezza.

Catello Nastro

Google

GoogleParlami d’amore Mariù…
EVOLUZIONE DEL VOCABOLARIO DELL’AMORE

Ai tempi della mia giovinezza, non quella della canzone tanto in voga in epoca di “quando c’era lui, caro lei”, parlare d’amore era una cosa seria che seguiva una certa logica e che vietava di usare un linguaggio grasso o da carrettiere. Oggi i carrettieri, dopo l’invenzione e la diffusione di auto e furgoni vari, non esistono più. Gli automobilisti hanno moderato il frasario piuttosto forbito e talvolta da tu per tu (per la par condicio) con l’asino, il mulo o il cavallo e se trattavasi di quadrupede bovino cornuto, nella sezione di carro agricolo, con epiteti che mettevano in risalto le protuberanze ossee ai due lati superiori della testa, nella fattispecie corna, magari alludendo anche al fatto che la legittima consorte del bovino era una vacca, qualche residuo di volgarità stradale si riscontra ancora nei sorpassi azzardati magari suonando le trombe dell’auto come in un atto eroico oppure sporgendo dal finestrino aperto il braccio mostrando solo l’indice ed il mignolo della mano, con chiaro riferimento all’onestà della consorte del guidatore. Questo fenomeno, oramai rarefatto a causa dei telefonini che non consentono agli automobilisti di avere tre braccia e tre mani, è in netto calo. Abitando nel centro storico della cittadina capoluogo del Cilento, al primo piano di una casa costruita nel 1882, col balcone che si affaccia sulla strada proprio dove è sistemata la panchina che può ospitare le chiappe di tre o anche quattro persone, ascolto, involontariamente, i dialoghi amorosi, sovente con dissertazioni di carattere erotico, con un vocabolario forbito e pieno di volgarità, anche pesanti. Colpa della televisione? Forse si! Altro che carrettieri…La parola meno pesante e il famoso “vaffa,,,”. Seguono poi i riferimenti agli organi genitali maschili ed anche femminili, al fondoschiena, alla trasformazione del pasto quotidiano che di solito si tiene nel bagno. Anche i riferimenti zoologici sono frequenti che se li sentissero quelli della “Protezione animali” allibirebbero addirittura. I riferimenti alla mamma di lui, nella fattispecie aspirante suocera, sono tali da far pensare, all’ignaro ascoltatore, che, nella malaugurata ipotesi o lontana minaccia di eventuale matrimonio, la convivenza, dovrebbero dare i numeri. I più frequenti sarebbero quelli del 112, del 113 o del 118. Ipotesi scongiurabile ai nostri giorni quando si sente parlare tanto di convivenza, senza coinvolgimento giuridico ed anche religioso. Quando la coppia scoppia possono accadere eventi altrimenti imprevisti. L’amore, diceva il filosofo cinese Ho Cin Ming, è come un minestrone:più ci metti e più ci trovi. In parole povere, dal punto di vista qualitativo e non quantitativa, se ci metti delle verdure fresche ne ottieni un ottimo minestrone, se ci metti delle verdure marce ottieni solo un bidone di immondizia.

Catello Nastro

Pubblicato su “UNICO SETTIMANALE” di Paestum del 7 maggio 2011