domenica 27 giugno 2010

DA TORRECUSO AD AGROPOLI

Da Torrecuso ad Agropoli
VISITA DEL CENTRO SOCIALE BENEVENTANO
AI COETANEI DEL GRANDE CENTRO CILENTANO


Sabato 26 giugno 2010, un gruppo di circa cinquanta anziani del Centro Sociale Polivalente di Torrecuso, in provincia di Benevento, dopo aver visitato la vicina Paestum, si sono recati al Centro Sociale di Agropoli, invitati alcuni mesi fa dall’allora presidente Catello Nastro, accolti cordialmente da tutto il direttivo e dai soci mentre era in corso la mostra delle signore partecipanti al laboratorio di ricamo e cucito che hanno esposto nel salone d’ingresso della più grande struttura cilentana tutti i lavori di ricamo, cucito e moda creativa eseguiti nel corso dell’anno scolastico per anziani 2009 – 2010. Dopo la visita alla mostra ed il saluto dei tre presidenti del triennio, Dora Capaldo, Catello Nastro e Lorenzo Barone,attuale, un ricco buffet di dolci tradizionali cilentani preparati dalla attive signore del corso. Il vice presidente del centro ospite, prof. Alfredo Pontoniero, ha ringraziato a nome di tutti offrendo un pacco di riviste del centro beneventano e ricevendo, a sua volta, un pacco di libri scritti dal presidente uscente e vicepresidente in carica prof. Catello Nastro. Alla fine della manifestazione gli ospiti si sono recati nell’aula consiliare della Città di Agropoli, per la presentazione dell’ultimo lavoro discografico di Mico Argirò, dove sono stati ricevuti dal dott. Franco Crispino, assessore alla Identità Culturale e di poi dal sopraggiunto assessore alla Solidarietà Sociale dottor Angelo Coccaro. Pochi minuti per salutare tutti e poi la partenza per il ritorno. Al loro paese, Montecuso li attendeva una manifestazione canora di bambini. Da scommetterci che loro erano i nonni. Naturalmente hanno richiesto di contraccambiare la visita. Cosa che verrà fatta volentieri.

Comunicato stampa a cura di Renato Volpi

DONNE AL CENTRO SOCIALE DI AGROPOLI

Donne al Centro Sociale di Agropoli
ESPOSIZIONE DI RICAMO,
CUCITO E MODA CREATIVA


Una dozzina di anziane signore, socie del Centro Sociale Polivalente “Città di Agropoli”, dopo aver frequentato nell’anno scolastico per anziani, giugno 2009 – giugno 2010, un corso laboratorio di ricamo, cucito e moda creativa, hanno allestito, sabato 26 giugno, presso il salone d’ingresso della grossa struttura sociale cilentana, una mostra dei lavori eseguiti nel corso dell’anno. De veri e propri capolavori che hanno richiesto molto tempo per l’esecuzione ed una attenzione veramente certosina. Un bancone di cinque metri ed una bella esposizione sulla parete hanno ospitato delle vere e proprie d’arte nelle quali si evidenziava una grossa preparazione, un amore costante per la tradizione e la voglia di tramandare ai posteri un mestiere che sta oramai scomparendo tra le giovani generazioni di fanciulle. La mostra è stata visitata da oltre cento persone, tra le quali un gruppo del Centro Sociale di Torrecuso in provincia di Benevento che si sono congratulati con le autrici dei bellissimi lavori eseguiti. Il corso laboratorio ha avuto come istruttrice la signora Gioia Irene ed è stato coordinato dalla signora Dora Capaldo, primo presidente del triennio, cui ha succeduto Catello Nastro e solo pochi giorni fa Lorenzo Barone, prima di procedere al rinnovo delle cariche con nuove elezioni l’anno prossimo. Oltre a questo corso laboratorio, sono stati tenuti, con notevole interesse, un corso di ginnastica dolce, computer, inglese, chitarra, fisarmonica, musiterapia attiva per anziani. Per il prossimo anno scolastico 2020 – 2011 si prevede l’istituzione di nuovi corsi, in considerazione della crescita della popolazione della terza età e dell’interesse avuto con questi corsi laboratorio non solo come istruzione, ma anche, e principalmente, come socializzazione.

Comunicato stampa a cura di Renato Volpi

SUCCESSO DI MICO ARGIRO'

Successo di Mico Argirò
ENTUSIASMO PER LA PRESENTAZIONE DELL’ULTIMO CD DEL GIOVANE CANTAUTORE CILENTANO E DEL SUO COMPLESSO

Sabato 26 giugno 2010, alle ore 18, nell’Aula Consiliare della Città di Agropoli, relatori il dottor Franco Crispino, assessore alla Identità Culturale, il professore Catello Nastro, scrittore e critico d’arte, moderatore Ernesto Rocco di Infoagropoli, presente l’assessore alla Solidarietà Sociale dottor Angelo Coccaro, un gruppo di fans, ed una rappresentanza del Centro Sociale di Montecuso in provincia di Benevento, è stato presentato l’ultimo cd di Mico Argirò e del suo complesso. I molti giovani presenti in sala hanno applaudito, oltre che la presentazione dei relatori, l’esecuzione di alcuni brani contenuti nel disco che appunto si intitola “Canzoni”. Molte le parole di elogio per questo giovane artista cilentano che certamente farà parlare molto di se e della sua musica, come ha ribadito il professore Catello Nastro che già aveva ampiamente recensito il disco in internet, trovandolo innovativo, di grande interesse e di ottima interpretazione corale tra il cantante e gli orchestrali. Catello Nastro ha anche ribadito l’importanza della cultura, sotto le varie forme, ad Agropoli, avendo egli stesso presenziato a tre manifestazione nello spazio di meno di tre ore. Un record che va sicuramente sottolineato.

agropolicultura.blogspot.com

mercoledì 23 giugno 2010

Mico Argirò - Nota Stampa

Mico Argirò – Nota Stampa




Biografia:

Mico Argirò nasce ad Agropoli nel 1988, è un Cantautore che, dopo l'esperienza della Musica Popolare con i Taranta Rock, ha iniziato a sperimentare nuovi Stili espressivi. Compone secondo lo stile tipico della Musica d’Autore, con riferimenti a De Andrè, ma con un’evoluzione del tutto personale: parte dalla Musica Popolare del Sud Italia, attraversa l’esperienza dei grandi Cantautori e Sperimenta nuove strade espressive per far risaltare l’importanza del Contenuto dei Brani. Con un primo disco, "Tra le Rose e il Cielo", Mico Argirò punta l'attenzione su figure semplici, di poveri, di umili; il titolo,“Tra le rose e il cielo”, è la giusta sintesi dell’essenza del disco: le Rose simbolo di tutti questi personaggi umili e semplici e Il cielo la componente dell’assoluto, di Dio, il mistero della Vita e della Morte. Nel Giugno 2010 esce il nuovo lavoro "Canzoni", frutto di costante impegno (da parte di Mico e di tutti i musicisti) e di una Creatività aperta su più fronti sia Musicali che Testuali; un Insieme di Canzoni dai temi importanti quali la Diversità, la Poesia, La Pittura, la Protesta…ricche di Sentimenti, Nuove esperienze e Sperimentazioni musicali.
“Canzoni”:
Canzoni è un Album ricco di temi forti in cui lo Stile di Mico Argirò vede un’importante crescita, sia sotto il profilo dei testi, maturi e impegnati, che sotto il profilo Musicale, più elaborato e sperimentale.
Il Disco è un insieme di Brani in cui la personalità Artistica di Argirò affronta i temi con entusiasmo e sensibilità, temi importanti quali la Diversità in “Tutti i diversi del Mondo”, la libera ispirazione dalla Poesia con “Questo Amore” (liberamente ispirato a Cet Amour di J.Prevert) e “Lentamente Muore” (Liberamente tratto da Ode Alla Vita di M.Medeiros), la Protesta in “Permettete”, l’intimità delle esperienze personali in “Ultima notte a Capo Vaticano” e “La Chanson de le Maudit”, la Pittura in “Caravaggio” che sta riscontrando ottime critiche nel settore.
Un disco con Musiche emozionanti, frutto di ottimi arrangiamenti volti a sottolineare i testi, con sperimentazioni interessanti come “Bella da Sognare” una tammurriata con innestato un ritornello in Greco Antico (da Saffo), “Tutti i diversi del Mondo” più rock, “Permettete” richiamante il Funky-Blues italiano, tutte sempre con, alla base, la tradizione della Musica d’autore italiana.
Canzoni è un disco nato dall’impegno di giovani del Sud e si sente nelle canzoni questa voglia di fare, con impegno ed entusiasmo, una musica seria, importante, distante dai grandi circuiti che ormai trasmettono solo immondizia, “una Musica che è Arte e di Arte si nutre”.
Per Info:
MicoArgiro@tele2.it micoargiro@hotmail.it 3487489521 Profilo Facebook www.myspace.com/micoargiro

Sabato 26 giugno 2010 Aula Consiliare di Agropoli

PRESENTAZIONE CD DI MICO ARGIRO’

Nella mia carriera di critico d’arte ed altro, mi è capitato di presentare un poco di tutto. La prima presentazione avvenne nel 1958 a cento metri da qui. Erano i tempi del Musichiere e del compianto Mario Riva, e coi compagni di Liceo organizzammo “Il pettegoliere”, una parodia, appunto, del Musichiere. Con due vallette presentai lo spettacolo che durò circa due ore e questo fu il mio esordio. Nel 1963 presentai una collettiva di arte figurativa in via Piave, ma la maggior parte delle presentazioni di opere d’arte figurativa avvenne nel Piemonte dove insegnavo, dal 1970 al 1983. A Torino ho presentato anche l’apertura di due supermercati e di un locale notturno. A settanta anni, nel 2010, mi tocca di presentare un cd. E’ la prima volta nella mia vita. Anche perché ai miei tempi di gioventù si andava avanti ancora col 78 giri oramai storico. Fatta questa breve premessa con sommo piacere ho accettato di dire due parole sul recente lavoro di Mico, prima perché sono un suo ammiratore, secondo perché ho già ascoltato le canzoni contenute nel cd una diecina di volte, terzo perché credo nelle possibilità di questo giovane artista agropolese, sia come cantante, sia come poeta, sia come coordinatore di un gruppo di strumentisti che in verità sono bravissimi. La figura del cantante autore è simile a quella di qualsiasi altro compositore di arte, sia essa una poesia, un racconto, un disegno, un dipinto, una scultura, una realizzazione di architettura. L’artista in genere, a mio avviso, deve creare senza tener conto delle esigenze e le richieste di mercato. Solo in questa maniera può produrre un’opera d’arte. Se lo fa, sollecitato da un certo guadagno materiale immediato, da luogo ad una produzione artigianale che con l’arte e la creazione artistica non ha niente a che vedere. Quando ho ascoltato la canzone dedicata a Caravaggio, nelle note e nelle varie tonalità, mi passavano davanti agli occhi i volti illuminati da una luce misteriosa che ne metteva in risalto le caratteristiche somatiche in una alternanza di luci ed ombre che ritrovavo nella musica di Mico Argirò. Un’altra canzone dedicata ai diversi mostra come il giovane artista agropolese abbia anche il coraggio di affrontare tematiche di ardua trattazione. Ma egli lo fa quasi con semplicità, con spontaneità, come fa per tutti gli altri argomenti che tratta, sia come paroliere che come musicista, un argomento è un capitolo a se stante che va trattato e trascritto sul pentagramma in una maniera singolare si’ da differire da qualsiasi altro pezzo. Anche l’amore, quello tradizionale, viene trattato con enorme semplicità e genuinità. Già il primo brano della “compilation”, che si intitola “Quest’amore” è stato liberamente ispirato dalla poesia “Cet amour” di Jaques Prevert. Il secondo brano, addirittura, si ispira al Caravaggio. Il terzo brano “ La chançon de le Maudit” è di chiara ispirazione alla filosofia francese di fine 800 inizi 900. “Bella da sognare” si rifà alla tradizione greca. “Ultima notte a Capo Vaticano” e “Tutti i diversi del mondo” narrano dell’amore secondo una concezione del tutto personale. Conclude il cd “Lentamente muore” che è liberamente ispirata alla poesia “Ode alla vita” di Martha Madeiros. Fare raffronti… Per principio odio fare raffronti. Avvicinarlo a De Andrè, a Tenco, ai melodici o ai romantici, non significherebbe proprio nulla. Ma la passione, l’amore per la musica e per la creazione artistica, il coordinare tanti strumenti, tanti tempi e tante voci, mantenere fede a tanti impegni, lo si può fare solamente se si crede fermamente in quello che si fa. L’amore è la forza motrice che spinge Mico a produrre e ad intraprendere sempre nuovi percorsi musicali. La sua musa ispiratrice è quasi una ragazzina che lo ama e lo sorregge. Come mia moglie, Rosanna, che vidi per la prima volta quasi mezzo secolo fa davanti al bar Nazionale e dopo dieci anni la sposai. Sono passati quarant’anni e continua ancora ad essere le musa ispiratrice. Questo è l’augurio che faccio a Mico. L’arte può procedere speditamente solo con un sorriso. E tu già lo hai trovato. Auguri Mirco. Continua a deliziarci con le tue storie bellissime.

Catello Nastro

venerdì 18 giugno 2010

Al Centro Sociale di Agropoli

Il Presidente del CSP di Agropoli Catello Nastro
conclude il suo mandato con una simpatica cerimonia

Venerdì 18 giugno 2010, alle ore 18, nell’Aula Consiliare della città di Agropoli, recentemente intitolata al compianto avvocato e giurista Alfonso De Filippo, si è tenuta la cerimonia conclusiva dell’anno scolastico per anziani 2009 – 2010 del “Centro Sociale Polivalente” della cittadina capoluogo del Cilento. Oltre cento gli anziani che hanno frequentato i corsi di istruzione a loro riservati nella struttura agropolese, con l’incoraggiamento dell’amministrazione comunale ed in particolare modo dell’assessore alla Solidarietà Sociale dottor Angelo Coccaro che ha presieduto la manifestazione con al fianco, oltre al Presidente uscente Catello Nastro, il Presidente subentrante Lorenzo Barone ed il primo presidente del triennio signora Dora Capaldo. Presenti anche il segretario Franco Spinelli ed i membri del direttivo Angelo Astone e Carmine Tarantino. Dopo che l’assessore Coccaro ha illustrato l’importanza dei corsi di istruzione per anziani non solo come momenti di cultura ma anche come momenti di aggregazione, il direttivo del CSP ha fatto rilevare l’importanza della gestione democratica di un centro sociale, come appunto quello di Agropoli, nel quale le cariche di Presidente si alternano annualmente, fino alle nuove elezioni, con un esempio di democrazia veramente notevole. I corsi organizzati nell’anno scolastico 2009 – 2010, che vedeva Catello Nastro presidente, sono stati: ricamo, cucito e moda creativa – chitarra – inglese – ginnastica dolce – informatica – musicoterapica attiva per anziani – fisarmonica. Naturalmente tutti gli istruttori, o coordinatori, o docenti, hanno prestato la loro opera a titolo completamente gratuito. Finita la cerimonia, tra riprese dell’emittente Infoagropoli, sempre sensibile ai problemi sociali della cittadina, e foto ricordo, un ricco rinfresco offerto dall’assessore Coccaro. Inutile aggiungere che l’attestato di partecipazione rilasciato è stato molto gradito. Hanno preso la parola alcuni frequentatori che hanno ancora una volta ribadito l’importanza del Centro Sociale nella lotta alla solitudine ed alla incomunicabilità tra gli anziani del paese e di quelli che soggiornano nella bella cittadina cilentana.

Renato Volpi

lunedì 14 giugno 2010

IL RECUPERO DELL'ARCHITETTURA RURALE NEL CILENTO

Turismo alternativo nel Cilento
IL RECUPERO DELL'ARCHITETTURA RURALE
Turismo alternativo nel CilentoRECUPERO E RESTAURO DELL’ARCHITETTURA RURALEA livello di competizione turistica nell’Italia meridionale o in genere, bisogna rinvenire delle vie alternative che possano soddisfare anche delle esigenze di cui vuole uscire dai soliti schemi vacanzieri per immergersi, anima e corpo, in strutture diverse dalle solite. Certamente esistono nel territorio interno del Cilento, per la maggior parte collinare, ma col mare facilmente raggiungibile in meno di un’ora, attività ricettive che hanno dato luogo ad aziende agrituristiche che, in alcuni casi, hanno assorbito una fetta di clientela dei paesi costieri. In questa ottica vanno fatte delle considerazioni tenendo conto di un’altra regione italiana, la Toscana, il cui territorio interno ha subito negli ultimi decenni un recupero di edifici contadini e patronali. Certamente non può essere fatto un raffronto totale per la qualità delle strutture esistenti in Toscana, ma certamente questa regione, con la sua politica di recupero, restauro e fruizione a scopi turistici di dette strutture architettoniche, anche del ‘700 o ‘800, o addirittura di epoca Liberty e perché no, anche Decò, a scopo ricettivo, o anche privato, ma sempre atto alla valorizzazione del territorio, ha contribuito notevolmente al proprio sviluppo ed all’occupazione nel settore agricolo ed in quello turistico. Anche la Campania, ma per una certa forma di campanilismo affettivo ci limitiamo solo al Cilento, può molto apprendere dal territorio dantesco. Aziende specializzate, dal recupero di altri edifici già dismessi o irrecuperabili, o comunque di minore importanza, possono rinvenire materiale autentico ed originale per il conseguente restauro abitativo. Anche il mobilio, ne consegue, deve essere autentico cilentano. Stiponi, casse e cassettoni, madie, tavoli e panche sono ancora recuperabili nei vari negozi di restauro ed antiquariato del Cilento. Artigiani qualificati, ad Agropoli, Paestum, Castellabate, Vallo della Lucania si dedicano con perizia estrema ed amore per riportare agli antichi splendori, usando tecniche e prodotti originali, spirito e gomma lacca e cera questi arredi che potrebbero dare il giusto tono alle grosse stanze di un tempo quando erano abitate dall’intera famiglia che poteva andare dai nonni ai nipoti. Oggi esistono delle aziende che si dedicano al recupero persino dei “cuoppi”, le antiche tegole in terracotta, dei camini in pietra costruiti a mano dai maestri scalpellini del tempo, oppure mangiatoie ed abbeveratoi per gli animali della casa di campagna. Questa ricostruzione dell’ambiente abitativo originale, con arredo originale, abbinata ad una ristorazione originale e quindi genuina senza uso di conservanti se non sale, pepe e peperoncino, con vini genuini del posto, potrebbe costituire un polo di attrazione turistica di una certa qualità. La visita al solito museo della civiltà contadina del Cilento rimarrebbe ancora utile, come elemento di contorno, non come alternativa a tutto quanto il problema turistico. I prodotti del Cilento e nel Cilento, genuini, anche costando molto di più di quelli esteri, industrializzati e pieni di conservanti sovente ignoti, farebbero lievitare i prezzi ma migliorerebbero l’offerta e la richiesta turistica. Il conseguente sviluppo nel settore edilizio, agricolo-pastorale, enologico, dei trasporti e vario in genere, risolverebbe in parte il problema occupazionale nel nostro territorio nel quale oramai il “posto pubblico” e il “posto fisso” scarseggiano proprio a causa di una politica clientelare, dagli anni ’50 in poi che non solo non ha creato una economia stabile e duratura, ma ha dato luogo a devianze sociali ( caporalato, lavoro in nero, tangentopoli, ecc.) facendo aumentare la disoccupazione e svilendo l’occupazione. Il tempo del gratta e vinci è finito!!! Rimbocchiamoci le maniche e rimettiamoci sulla retta via: quella del lavoro produttivo e dell’economia onesta.Catello Nastro
Catello Nastro
29.04.2010

domenica 13 giugno 2010

RECENSIONE LETTERARIA

L’attualità del libro di Elisa Sala Borin
“ MARIA VOLEVA LE ALI”
Quando la prosa diventa poesia

Edito da Piazza, di Silea, in provincia di Treviso, sedicesimo volume della Collana “I Noni”, in elegante veste editoriale, autrice Elisa Sala Borin, una mia coetanea del nord – est della penisola, si appropria, per alcuni giorni e lunghe serate, della mia scrivania. Premetto di non essere un grande scrittore e…nemmeno un grande lettore. Negli ultimi anni sono passati al vaglio oltre cento volumi, ma dopo appena una diecina di pagine l’abbandono. L’oblio completo atto solo ad aumentare l’enorme pila di volumi e volumetti nei quali la banalità faceva da sovrana. Le letture che ho portato a termine, quindi, meno di dieci. Tra questi, l’ultimo in ordine di tempo, divorato attentamente fino a pagina 172, l’ultima, “Maria voleva le ali” di Elisa Sala Borin, di Treviso. I protagonisti, anzi i personaggi, non sono eroi, ma gente comune, che vive un periodo triste ( il primo ventennio del secolo scorso) in un paese di frontiera a tu per tu coi nemici austriaci. Le vicende si intrecciano, durante la narrazione, e si intersecano alimentandosi a vicenda, pur mantenendo una propria personalità descrittiva ben definita. Il narrare dell’autrice è scorrevole, fluido, esente da fronzoli riempitivi, pur intrattenendosi nella descrizione dei luoghi a lei noti, vissuti in vari decenni e quindi partecipando alla vita attiva ed all’evoluzione del pensiero e della gestione della routine quotidiana. Le vicende oggetto di richiami frequenti, sono quelle familiari, dei ricordi, delle “radici”, come si ama definirle oggi. Una descrizione di una o due generazioni precedenti, delle quali si evidenziano, nella descrizione minuziosa ed attenta, non solo aspetti fisici, ma stati d’animo, contatti sociali ed affettivi ognuno dei quali vive la sua storia in maniera autonoma ed indipendente proiettata in una società diversa, evoluta o involuta che dir si voglia. Ma quello che più colpisce il lettore, non solo è la descrizione del paesaggio e degli eventi, luttuosi essendo in periodo e zona bellica di confine, ma gli stati d’animo della gente comune, nella maggior parte analfabeta. E proprio a questo punto viene fuori la validità della penna di Elisa Sala Borin nel descrivere passioni gestite in maniera normale, ma descritte in maniera così delicata da assurgere a poesia. Storia, geografia, economia, psicologia, sociologia si ingigantiscono in un discorso più ampio di carattere interdisciplinare e pluridisciplinare in maniera da consigliare il libro come testo di narrativa nelle scuole medie, al nord come al sud dell’Italia, a dimostrazione di differenze che, attraverso la conoscenza, si integrano e si arricchiscono. La donna, in questo libro, a mio modesto avviso, non è la protagonista del cambiamento, ma l’interprete semplice e genuina di una evoluzione sociale femminile che porterà la lunga gonna radente il suolo ad essere sostituita dalla “bisnonna” della minigonna tanto cara agli anni ’30. Un libro da leggere attentamente, da analizzare e da consigliare anche ai giovanissimi proprio perché non sfocia mai nella volgarità, nella banalità, nella descrizione avulsa dal contenuto, nella mistificazione della storia.

Catello Nastro

venerdì 11 giugno 2010

Inportante evento culturale

Nel salone dell’Istituto Alberghiero di Prignano Cilento
PRESENTAZIONE DEL LIBRO
DI SIGISMONDO ESPOSITO

Sabato 19 giugno 2010, l’Università della Magna Graecia ed il Comune di Prignano Cilento presentano il libro di Sigismondo Esposito “Viaggio verso la serenità della vita” edito dalla LER editrice di Marigliano. L’autore, già docente di sistemi elettrici automatici presso un istituto professionale per l’industria e l’artigianato, risiede a Marigliano, in provincia di Napoli, al corso Umberto I n. 731, tel. e fax 081 8854179 indirizzo elettronico mointblanc@libero.it. Dal 1999 ha collaborato al “Risveglio” rivista mensile con articoli di politica locale nella rubrica “Le opinioni”. Nel 2009 ha pubblicato il libro: “ Monsignor Nicola Esposito, profilo di un sacerdote…memoria di una comunità” con la Casa Editrice LER. Relatori illustri dell’interessante appuntamento culturale saranno Mons. Prof. Guglielmo Manna, Vicario Generale della Diocesi di Vallo della Lucania e lo storico meridionalista dottor Domenico Chieffallo. Interessante l’inizio della prima parte del libro quando l’autore così esordisce:” E’ difficile stabilire se è l’uomo a caratterizzare la propria esistenza o se vale il viceversa; si propende per la seconda ipotesi. L’uomo non si conosce. Tutto ciò che lo caratterizza agli occhi degli altri, a lui è sconosciuto. L’uomo non è importante per quello che è, ma perché è. All’altro non interessa ciò che l’uomo pensa, interessa la sua presenza. Tutto succede, perché non esiste uno specchio che rifletta il comportamento dell’uomo.” Dopo questa introduzione invitiamo alla lettura del libro che si dimostra interessante ed innovativo. Il lettore capirà subito che si trova di fronte ad un saggio vero e proprio, ma che ha il sapore di un racconto semplice ma profondo. Ci congratuliamo col Presidente dell’Università della Magna Graecia, giornalista Lorenzo Barone e col Sindaco di Prignano Cilento, dottoressa Antonella Cataneo per l’interessante iniziativa.

Catello Nastro

martedì 8 giugno 2010

AGROPOLI 1917

Agropoli anno 1917
UNA SFOLLATA NEL NOSTRO PAESE OSPITE DELLA FAMIGLIA ANGRISANI SCRIVE AL NOSTRO GIORNALE
Una lettera commovente inviata al nostro redattore capo Catello Nastro


La lettera mi è pervenuta il 30 novembre scorso. E’ stata inviata dalla signora Mary Cassetti Francescatto da Tolmezzo, in provincia di Udine. Riferisce un episodio, molto triste per la nostra storia, avvenuto circa 90 anni fa, per la precisione nel 1917, ma che, pur capitato in un momento storico terribile (la Prima Guerra Mondiale), fa onore non solo alla cittadina di Agropoli, ma, in particolare modo, ad una delle famiglie più generose e più nobili che la nostra cittadina abbia mai avuto: la famiglia Angrisani. Un anno cruento per il nostro pianeta !!! Ma ripercorriamo le varie tappe ed i vari avvenimenti di questo infausto anno che, fortunatamente, fu il penultimo della PRIMA GUERRA MONDIALE.
1 9 1 7 (penultimo anno di conflitto)
8 marzo – Scoppia la rivoluzione in Russia.
6 aprile – Gli Stati Uniti dichiarano guerra alla Germania
12 maggio – Decima offensiva dell’Isonzo
18 agosto – Undicesima battaglia dell’Isonzo. I soldati Italiani conquistano l’altopiano di Basovizza. Ma resteranno a terra 165.000 persone, tra morti e feriti.
22 agosto – Manifestazioni a Torino per la carenza di pane.
24 ottobre – Il fronte italiano crolla a Caporetto. Gli Austriaci avanzeranno per 150 kilometri.
27 ottobre – Le truppe austriache sfondano la linea del Tagliamento. Gli Italiani si attestano sul fiume Piave.
La popolazione civile viene sfollata. Donne, vecchi e bambini vengono a forza messi su un treno e spediti per una destinazione che nemmeno loro conoscono. Carri merci, puzzolenti locomotive a vapore, binari spesso sconnessi, carrozze traballanti, senza i minimi servizi e l’essenziale assistenza, portano verso zone più sicure questi civili per sottrarli alla barbarie di una guerra che costò, e non solo all’Italia, un numero spaventoso di morti e mutilati. Senza tanti complimenti questi sfollati vengono fatti scendere in varie stazioni ferroviarie del sud. Alla stazione di Agropoli, proveniente da oltre mille kilometri, per la precisione da Caneva di Tolmezzo, in provincia di Udine, scende anche una bambina di cinque anni, Mary Francescatto, nata per l’esattezza l’8 di aprile del 1902, assieme a quattro fratelli ed alla maestrina del paese che li accompagnava. Quasi un secolo fa questa quattro bambini e la loro maestrina furono accolti fraternamente nello stesso stabile dal quale sto scrivendo questo articolo, Via Patella n. 48, dalla signora Annina Angrisani, che li accudì con amorevole cura per tutto il tempo che restarono ospiti di Agropoli. Ma sentiamo come la signora Mary Francescatto, che oggi ha la veneranda età di circa novantadue anni, ricorda quei tempi. “In quel paese (di allora) che si chiama Agropoli ( perché mai non Acropoli, visto che Paestun è a pochi kilometri?) io ho dei cari amici che considero fratelli. Lo sono dal 1917 quando noi, poveri profughi ed ancora bambini, separati nel caotico viaggio dai nostri genitori, ci ritrovammo soli con una parente, una giovane maestrina. Così, dal nostro Friuli, dopo un travagliato viaggio, arrivammo in quel paese del Sud, e qui vidi per la prima volta il mare, ne aspirai il profumo assieme a quello dei fiori d’arancio, dei mandorli, delle violacciocche che in quell’inverno fiorivano,, mentre al Nord, dove erano rimasti i nostri genitori, cadeva la neve. Ad Agropoli era difficile trovare alloggio, ma ci fu una cara persona che ebbe di noi, quattro fratelli e della maestrina, compassione, e ci ospitò a casa sua, che non era molto vasta, perché sei figli aveva già lei: la cara signora Annina. Quando la maestrina ebbe posto di insegnante, fummo affidati quasi totalmente alle cure della buona signora ed il suo cuore era tanto grande da riuscire a farci da mamma. I miei viaggi, fattami adulta, sono stati frequenti ad Agropoli e con me sono venuti marito e figli. Da tempo la signora Annina non c’è più, ma i figli ci sono ancora e ad ogni incontro c’è tanto da ricordare. Per me Agropoli è il paese più bello del mondo, ma queste mie povere righe vogliono soprattutto rendere omaggio alla signora Annina.” Alla fine di questa pagina l’autrice così annota:”Cresciuta in paese (Caneva di Tolmezzo, in provincia di Udine, dove attualmente vive) fino a 23 anni, poi sposata ad un ragazzo di bottega che, divenuto proprietario, mi ha dato la possibilità – pur essendo casalinga e madre – di coltivare interessi in campo letterario ed archeologico. Grado di studio? Scuola complementare.”
Ricordo di Pierino Angrisani
Quasi coetanea di Pierino Angrisani, che nacque nel 1911, mentre lei era nata nel 1912, la signora Francescatto così ricorda il grande poeta e scrittore nostro conterraneo. “…Ora il mio pensiero va a Pierino, uno dei suoi figliuoli, nell’anniversario della sua scomparsa. Nel mio ricordo è il più incisivo, poiché egli divenne il mio compagno di giochi quando a cinque anni approdai in quel paese quale profuga, nel 1917. Pierino mi era maggiore di qualche anno e, fra i tanti giochi, m’industriava anche a costruire statuine e palline di creta; in sua compagnia salivo la lieve pendenza dell’orto profumato dalla siepe di rosmarino a cogliere le albicocche, frutto sconosciuto a me, cresciuta fra le montagne, ma di cui conservo ancora il sapore, così come non ho mai dimenticato quello dei fichi imbottiti di mandorle, che con tanto amore ci preparava la signora Annina. Ora che sono ritornata, anche se Pierino ci ha lasciati, lo sento ugualmente vicino e idealmente ripercorro la storia di quel passato: scendo alla spiaggia di fine arena, mi rivedo bambina a giocare fra le capanne costruite su palafitte e buttarmi in acqua dalla pedana sospesa sul mare che girava attorno a quelle semplici costruzioni. Risalgo il sentiero che porta alla selva che non è più quella di un tempo: le villette hanno preso il posto ai carrubi ed agli ulivi che rivestivano la collina col loro argenteo fogliame. Vado a ritroso nel tempo, sogno ad occhi aperti: per me nulla è cambiato, questo è il mio bosco incantato. Siedo ai piedi del carrubo della mia infanzia, dall’enorme tronco contorto nelle cui cavità noi bambini amavamo guardare i ragni tessere la tela. La sera scende dolcemente, le lunghe ombre creano un’atmosfera irreale, nel mondo di pace nei suoi profondi silenzi. Sotto, l’ampio respiro del mare che infrange le sue onde sugli scogli ove la leggenda vuole approdasse San Francesco. La brezza della sera agita le fronde, lontano si accendono le prime luci che disegnano l’ampia curva del mare. S’intravedono il faro, la torre di San Marco, il turrito castello che domina il borgo antico arroccato sulla rupe con le case così strette l’una all’altra che pare si aiutino vicevolmente a reggersi e, più lontano, la piana di Paestum ed i templi. Qui mi piace ricordare l’ultima visita che feci a Pierino. Era l’ora del tramonto, il sole color di fiamma stava scomparendo nel mare, mentre gli ultimi raggi indoravano i templi rendendoli irreali tra luci ed ombre, fondendoli in modo perfetto con la natura, creando emozioni, incanti. Appoggiato ai piedi di una colonna del tempio di Poseidone, con gli argentei capelli al vento, Pierino parlava del suo Cilento ( che sento anche mio) ed i mobilissimi occhi riflettevano la sua nobile indole, ricca di una interiore bellezza. Pierino era un poeta, anche se ai più sconosciuto, che cantava la sua terra, ed è per merito suo che pittori, archeologi e uomini di lettere hanno coscosciuto Agropoli ed il Cilento. Non sono in grado di valutare quando fosse grande la sua poesia che rappresenta ed incarna la sua terra, ciò che mi rimane è la consolazione di essergli rimasta per lunghi anni più che amica, quasi sorella, poiché ci univa un grande affetto ed amore per la storia, per l’arte del passato che rivivono oggi nel silenzio del presente in questo mio ritorno alla sua terra.”
Al margine di questo scritto Rosy Francescatto così annota: “ Con lo sguardo rivolto al passato, e il fluire degli stati d’animo, è mio desiderio ricordare Pierino ai miei amici agropolesi.” Verso la fine di agosto una signora ,fine ed elegante, entra nel mio negozio-studio e si intrattiene cordialmente a parlare con me. Mi racconta una storia lontana nel tempo che sa quasi di fantastico. Ci mettiamo in contatto con la madre, oggi ultranovantenne che mi regala questo prezioso scritto che voglio, con amore per il passato, per rispetto alla nobile famiglia Angrisani, ammirazione per la signora Francescatto che è rimasta riconoscente alla famiglia agropolese che l’ha ospitata in un momento tanto triste della nostra storia, fraternamente ed umanamente, ma anche come omaggio alla nostra città. Ma, cari lettori, credetemi, è questo un episodio del passato così bello non solo da leggere e ricordare ma anche da esternare agli altri Agropolesi, che mi viene la pelle d’oca. Agropoli è il più bel paese del mondo. Lo è sempre stato. Forse oggi un po’ meno. Ma episodi di questo genere, benche riferiti quasi ad un secolo fa, ci fanno ben sperare per le generazioni future. Ancora oggi Agropoli – e gli Agropolesi – mostrano grande fratellanza, altruismo e spirito di abnegazione nei confronti di tutti gli ospiti della cittadina ove nacque e visse Pierino Angrisani, senza alcuna distinzione di classe, di razza, di religione, di lingua, di cultura. Continuiamo a vivere in amore ed in pace. Amare Agropoli significa, innanzitutto, amare e rispettare tutti quelli che vi abitano, a qualsiasi titolo, per qualsiasi motivo. Buon Anno a tutti!

IL DRAMMA DELLA SOLITUDINE

Lettera aperta a Carmine Manzi
A PROPOSITO DEL DRAMMA DELLA SOLITUDINE
L’IMPORTANZA DEI CENTRI SOCIALI

Ho letto con enorme interesse il tuo articolo sulla terza età e sull’evoluzione – o involuzione che dir si voglia – del ruolo che l’anziano assumeva nella vecchia civiltà contadina del Salernitano, e del ruolo cui è costretto oggigiorno nei paesi “evoluti” del territorio. Per citare Agropoli, che da centro marinaro e contadino in meno di mezzo secolo è passata a città con spiccata vocazione turistica ed ha visto, in questo ultimo decennio la pacifica invasione di “badanti” Russe, Ucraine, Moldave, Polacche, Rumene e di altre parti del mondo extracomunitario. Una comunità pacifica ed altamente utile che si è inserita benissimo nel contesto sociale e lavorativo della cittadina. Spesso si fanno anche dei matrimoni ed anche questo, a mio avviso, è un fatto positivo.
La sfera di assistenza di queste donne, per la maggior parte dei casi, investe gli anziani non più autosufficienti, che, fortunatamente, sono una piccola percentuale. Per gli altri “over sessantacinque” invece, si è prospettato, già dal 1987, la possibilità di un centro sociale polivalente per anziani. Il progetto presentato al comune di Agropoli, dallo scrivente, è stato realizzato solo cinque anni dopo, nel 1992. Da un paio d’anni, invece, il Centro Sociale di Agropoli è balzato non solo alla cronaca, positiva, naturalmente, ma ha anche avuto il merito di avere tra gli iscritti circa mille anziani del territorio. Grande merito, nella lotta alla solitudine della terza età, spetta anche all’AUSER, mirabilmente presieduto dalla Preside professoressa Elvira Lo Bascio Milano, che raccoglie parecchi anziani con una intensa attività socio-culturale. Anche l’Associazione “VITA NUOVA”, presieduta dal signor Gerardo Tafuri, che si occupa prevalentemente del ballo liscio e di gruppi di ballo folcloristici, è di grande validità sociale. Il “Centro Sociale Polivalente città di Agropoli” che ha come Presidente il cavaliere Aniello Rizzo, si occupa di manifestazioni culturali, cinema, teatro, musica, corsi scolastici di lingue straniere, convegni, dibattiti, conferenze, gite, attività del tempo libero. Non ultimo, agli inizi del mese di febbraio, ha patrocinato il primo incontro dei venerdì letterari con la presentazione e cena sociale presso il Ristorante Carola di Agropoli, del mio libro “Cilento: i nonni a tavola”, edito dal Centro di Promozione culturale per il Cilento. In questi centri gli anziani non sono mai soli. Vivono in compagnia, fanno la partitina a carte, partecipano a gite, anche fuori regione, organizzata gratuitamente per quelli a reddito basso, da “Piani sociali di zona Ambito Salerno 7” con comune capofila Castellabate. Inutile dire che questi centri sono affollatissimi e la partecipazione alla vita sociale è assidua e costante. In tale maniera, a mio avviso, pur tolto dal nucleo familiare, l’anziano rivive una seconda giovinezza, proprio perché si sente ancora attivo, autosufficiente, vivo, inserito in un contesto sociale nel quale non è di peso. Anche Salerno ha un centro sociale importante ed attivo allo stesso tempo. Due parole anche per la casa di riposo di Copersito Cilento, mirabilmente gestita da Padre Sinfoniano. E’ una struttura all’avanguardia per l’assistenza agli anziani ed è, senza dubbio, una delle più valide ed efficienti dell’Italia Meridionale. Caro Carmine, purtroppo la solitudine è un male che affligge non solo gli anziani, ma anche molti giovani che non sanno – o non riescono – a spendere bene il loro tempo libero. La solitudine è, secondo me, una delle malattie più brutte. Si può essere soli anche vivendo in casa quando non si è sopportati o si viene considerati di peso. A tal punto unico palliativo può essere anche la badante extracomunitaria. Condivido tutto quanto il resto dell’articolo che richiama il problema dell’assistenza alla terza età. Oggi gli antichi valori cilentani sono tramontati. In una città grande come Salerno, forse, sono quasi del tutto scomparsi. Concludo dicendo che sull’esempio di Agropoli stanno sorgendo, in molte parti del territorio cilentano, molti altri centro sociali che, se non risolvono il problema della terza età, lo attenuano comunque. Cordialmente.

(da NUOVO SUD – 2007)

Catello Nastro

CAMORRA

LA POESIA DELLA SETTIMANA 24 DEL 2010
CAMORRA

Pascolano nei verdi prati
pecore e lanuti agnelli,
alimentatori di una società
di famelici lupi affamati di lusso
che rintanati nei boschi,
a branchi, meditano misfatti.
Un giovane pastore, coraggioso,
armato di schioppo caricato
a pallettoni di giustizia sociale,
irrompe nella tana dei lupi
e fa fuggire gli assassini.
I teneri agnelli tornano a brucare
la verde erba dei prati.
Il giovane pastore coraggioso
verrà trovato precipitato
in un burrone ripido e scosceso.
Incidente. Non luogo a procedere…

Catello Nastro

giovedì 3 giugno 2010

VISITA ALL'AZIENDA IMPROSTA DI EBOLI

Oltre cento anziani di Agropoli ad Eboli
VISITA D’ISTRUZIONE ALL’AZIENDA IMPROSTA

I due turni diversi, provenienti da varie associazioni di Agropoli, oltre cento anziani hanno visitato, l’1 ed il 2 di giugno, l’azienda agricola sperimentale IMPROSTA per intercessione ed interessamento di Antonio Domini sempre sentibile ai problemi sociali non solo di Agropoli, ma del Cilento tutto. Studiare il comportamento degli alberi e delle bufale, per giungere a dei prodotti naturali e di prima qualità non solo in Italia ma nel mondo intero è lo scopo principale di quanti operano nella struttura. L’informazione, alle scuole ed alle associazioni del territorio ed oltre è oltremodo utile per far capire ai visitatori quanto ci sia di positivo nel territorio. Una vecchia azienda agricola ristrutturata, fornita delle più moderne tecnologie, è il fiore all’occhiello del territorio. I due pullman che sono partiti da Agropoli, erano composti per la maggior parte da soci del “Centro Sociale Polivalente”, che ha come Presidente Catello Nastro, l’Associazione “Vita nuova” che ha come presidente il signor Gerardo Tafuri e l’AUSER locale che ha come presidente la signora Elvira Lo Bascio. Queste tre associazioni, per la maggior parte di anziani, operano già da alcuni anni nella cittadina capoluogo del Cilento nel settore della socializzazione e della solidarietà, occupandosi di arte, cultura, istruzione, musica, ballo, enogastronomia. Ad Agropoli nessun anziano è solo, ma, a seconda delle proprie scelte, può frequentare gruppi affiatati ed affratellati, che operano affinché ognuno dei frequentatori occupi il proprio tempo libero nel modo preferito. Un vivo ringraziamento, come cronisti, ad Antonio Domini, consigliere comunale e responsabile dell’Azienda Improsta che, alla fine della visita, ha offerto come pranzo, mozzarelle ed altro a tutti. Una gita ben riuscita tra la gioia di tutti i partecipanti.

Renato Volpi

mercoledì 2 giugno 2010

SOLIDARIETA'...

Poesia della settimana 23 del 2010

SOLIDARIETA’

Rispondere ad un sorriso,
compartecipare al dolore
di un vittima dell’ingiustizia,
capire chi soffre per fame,
per odio o per amore profondo,
aiutare a capire chi ancora
non riesce a concepire la fratellanza,
condividere il pensiero del diverso,
penetrare a fondo nell’animo
di chi non riesce a comunicare,
fare l’elemosina al povero miliardario
e gioire della gioia del poeta
che gode per la nascita policroma
di un umile fiore di campo,
ascoltare la musicalità di un bimbo
che piange per un giocattolo
a forza asportato da un coetaneo,
gioire col mondo al sorgere del sole…
Questa è la nuova solidarietà!

Catello Nastro