mercoledì 29 dicembre 2010

GLICEMIA PARTY AL CSP DI AGROPOLI

GLICEMIA PARTY AD AGROPOLI
Successo della terza edizione al CSP

Questo ill titolo originale di questa manifestazione organizzata dalle signore frequentatrici del Centro Sociale polivalente,che si è tenuta nel Salone d’ingresso della struttura martedì 28 gennaio 2010 nel tardo pomeriggio. Questo è l’ultimo appuntamento dell’anno, mentre il primo del 2011 si terrà il 4 gennaio del nuovo anno e sarà dedicato a “I REGALI DELLA BEFANA”uno scambio di doni simbolici per rievocare un poco i ricordi della fanciullezza quando erano veramente pochi e poveri. Quest’anno i dolci presentati sono stati quindici, uno in più dello scorso anno. Inutile dire che la degustazione ha avuto un enorme successo con vari bis a danno del diabete con un notevole aumento della glicemia. Ma una volta l’anno…Tra le specialità: gli “scauratielli”, che richiedono molto tempo la la preparazione, gli struffoli, per la prima volta gli struffoli scuri, ricoperti di cioccolata, zeppole senza zucchero di forma allungata come un sigaro toscano, zeppole tradizionali e ciambelle varie, torte, ed ancora struffoli di vari tipi fatti con varie ricette antiche, la tradizionale torta di mele, castagnelle di vario genere, torte di vari tipi ed infine, fuori tema, i dolci della sposa, dei quali oramai si è perso l’uso. I panettoni ed i pandori, che con la nostra tradizione non c’entrano proprio, non sono stati nemmeno aperti. Il vino cilentano è stato degustato dagli uomini in abbondanza ed i brindisi al nuovo anno sono stati…parecchi. All’inizio della manifestazione l’assessore alla Solidarietà Sociale Angelo Coccaro ha portato il saluto dell’amministrazione comunale, poi hanno preso la parola l’ex presidente Dora Capaldo, l’attuale presidente Lorenzo Barone, Il vice presidente ed ex Presideente Catello Nastro. I veri pilastri dell’organizzazione è stato il segretario Francesco Spinelli, coadiuvato dal membro del direttivo Angelo Astone. Alla fine un grosso applauso di ringraziamento per le “autrici” che hanno avuto il merito di riportare alla luce antiche e laboriose ricette cilentane ed un saluto per il prossimo appuntamento al quattro di gennaio del nuovo anno.

Comunicato stampa del CSP di Agropoli

IL CONVEGNO SU MADRE TERESA DI CALCUTTA ANNULLATO

Ad Agropoli un convegno su Madre Teresa di Calcutta
NEI SALONI DEL CENTRO SOCIALE POLIVALENTE

Martedì 14 dicembre 2010, nel salone d’ingresso del Centro Sociale Polivalente “Città di Agropoli”, in piazza Mons. Merola, con inizio alle ore 18, si terrà un convegno sulla Solidarietà Sociale di Madre Teresa di Calcutta, in occasione del primo centenario della nascita. Ella nasce da una famiglia albanese a Scopje, in Juguslavia col nome di Agnes Gonxha Bojaxhia. Fin da giovinetta fu attratta da ciò che si raccontava sulle opere di missione cattolica nel Bengala, in India. All’età di 18 anni entra nell’ordine delle Suore della Beata Vergine di Loreto in Irlanda. L’anno seguente decide di recarsi a Calcutta. Dopo due anni di permanenza in India assume il nome di Santa Teresa di Lisieux. L’anno seguente, siamo nel 1937, pronuncia i voti di castità, povertà e obbedienza. Insegnante, vive la vita turbolenta di quel periodo. Nel 1946 abbandona tutto e va a vivere nella povertà più completa, ma l’anno seguente ottiene una prima donazione.. L’anno in seguito , siamo nel 1948, per ordine dall’alto, lascia l’ordine e rimane religiosa sotto l’ordine dell’Arcivescovo di Calcutta. Segue un corso come infermiera ed incomincia, con tutte le sue forze, a dedicarsi ai poveri. Fonda anche una scuola. A metà del secolo scorso nasce la Congregazione delle Missionarie di Carità. Nel 1969 il papa Paolo VI la riconosce tra i Missionari di Carità. Nel 1985 si offre per portare la sua solidarietà in Cina, ma viene respinta. Nel 1986 il papa Giovanni Paolo II visita “la casa del morente a Calcutta”. Negli anni seguenti porta sue sorelle in Russia, in Siberia e nella sua terra natìa: l’Albania. Nel 1991 si ammala, ma l’anno seguente si contano cinquecento case di carità in novantasei paesi. La sua opera è cresciuta a livello mondiale. Il 5 di settembre del 1997, nella città di Calcutta, madre Teresa, per una crisi cardiaca muore. Nel 2003 papa Giovanni Paolo II iscrive madre Teresa di Calcutta nell’albo dei beati. Il resto è storia recente. Il convegno su “ La solidarietà sociale di Madre Teresa di Calcutta” è stato voluto dai membri del Direttivo del Centro sociale di Agropoli, volontari e senza stipendio: Dora Capaldo, Anna Pizza, Angelo Astone, Lorenzo Barone, Catello Nastro, Francesco Spinelli, Carmine Tarantino, Vincenzo Abeti e Benito Colucci. Che. da oltre due anni collaborano con l’assessore alla Solidarietà Sociale, Angelo Coccaro e con l’amministrazione comunale, a gestire questa struttura, aperta a tutti gli anziani, di qualsiasi razza e qualsiasi religione, affinché possano socializzare, vivere parte della giornata in compagnia, dare una mano a quelli che ne hanno bisogno. Durante il convegno dedicato alla figura ed all’opera di solidarietà sociale di Madre Teresa di Calcutta, soci del Centro leggeranno brani sulla figura straordinaria di questa umile quanto preziosa benefattrice.

Comunicato stampa del CSP di Agropoli


N.B.
Il convegno è stato annullato per indisponibilità del promotore e di alcuni relatori. Ci scusiamo per l’inconveniente
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COGITO ERGO SUM...

Cogito ergo sum
L’UOMO CHE PENSA… SEMPRE PENSA,
L’UOMO CHE NON PENSA DIO CI PENSA!

Il pensiero, per me, è talmente protagonista, che il mio amico fraterno, Antonio Infante, ne ha scritto addirittura un volumetto ( Antonio Infante – “CATELLO NASTRO – IL PENSIERO –Edizioni “Il Cilento nuovo”, Agropoli, 2003, coi tipi della Stampa Grafica FRAFRANO, Via Madonna del Carmine, Agropoli, nel quale, dopo la presentazione, affronto i seguenti temi: 2 - Il pensiero:cogito ergo sum; 3 – Fantasia numero due; 4 – Gli eroi del Duemila; 5 - L’ amore; 6 – La libertà; 7 - La giustizia; 8 – Globalizzazione e Cilento; 9 – La morale; 10 – Educare all’arte ed allo sport; 11 – Il sesso; 12 – Microcosmo e macrocosmo; 13 – Arrendetevi: siete circondati; 14 – Riflessioni:scusate il disturbo; 15 – Il diritto di chi non ha diritto; 16 – Un figlio mai nato. Varie tematiche, alcune delle quali scottanti, che affrontavo più per provocare o innovare la discussione, che per fare opera letteraria vera e propria. Come il lettore attento ed oculato potrà notare sfogliando i titoli dei vari capitoli, si trattava di temi attualissimi trattati in maniera del tutto personale senza andare a consultare gli archivi di stato o il Manuale delle Giovani Marmotte. Sulla copertina del libretto la riproduzione di un dipinto del pittore capaccese Mario Napoli, dal titolo “Catello Nastro: Il pensiero”, un olio su tela di cm. 50 x 70, che mi riprende in un atteggiamento di meditazione adatto al titolo del libretto e che fa bella figura, assieme ad altri miei ventisei ritratti di autori diversi, italiani e stranieri, nel negozio di antiquariato sito in Via Flavio Gioia di Agropoli. Questo libretto, a suo tempo, pubblicato a capitoli su alcuni siti internet, destò un interesse enorme. Non un successo enorme – sia ben chiaro – perché le critiche negative furono pari o forse superiori a quelle positive. Quando un libro viene letto attentamente significa che interessa, anche se il lettore è di parere contrario e non condivide, in maniera relativa, quanto in esso asserito. Delle recensioni furono addirittura aspre con considerazioni abbastanza pesanti. Già tempo addietro scrissi che un libro, fino a quando non è pubblicato, appartiene all’autore, ma dopo la pubblicazione diventa proprietà del lettore, che lo può condividere o meno, lo può giudicare in maniera positiva o negativa, lo può anche buttare nel cestino della raccolta differenziata della carta. Fatto questo preambolo ( tralasciamo la libertà di stampa e di pensiero) ci riportiamo al vecchio detto di cui al titolo, mentre, nella considerazione del sottotitolo – forse anche a scopo provocatorio – ci rivolgiamo agli “astenuti”, quelli, cioè, che vivono nel mondo fatuo del “vivere e lascia vivere”. Un mondo che io, pur essendo cattolico, non condivido. Ognuno di noi non solo ha il diritto, ma ha anche il dovere di agire secondo la propria coscienza, pensare secondo le proprie convinzioni morali, civili, religiose e…politiche. Senza dubbio è meglio un avversario onesto che un alleato disonesto. Ed oggi nel mondo della politica, o per meglio dire della politicizzazione della politica, è difficile districarsi, capire a fondo, esprimere un giudizio, saper distinguere l’informazione dal gossip, la propaganda tendenziosa da quella civile, la sincerità o l’ipocrisia dell’oratore, discernere la verità o le bugie del suo enunciato. Ci sta un vecchio detto cilentano “ Chiro se ne scrutullea la sciammereca!” proprio per indicare chi si disinteressa dei problemi primari e essenziali della collettività sociale, civile e culturale del paese nel quale vive ed anche degli altri. Tutto questo in un discorso cosmico di ampio respiro. Per il benessere non solo materiale, di quelli che ci sono e di quelli che verranno.

Catello Nastro

LA DIGNITA'....CHI E' COSTEI'???

LA DIGNITA’ : CHI E’ COSTEI???

Sono convinto che anche alcuni animali, come il cane, ad esempio, hanno una loro dignità. Forse gli è data dall’istinto, forse dalla fedeltà, forse dalla riconoscenza verso chi da loro da mangiare e da bere, lo porta a passeggio per fare la pipì, gli fa ogni tanto una carezza e cerca in tutti i modi di fargli capire qualcosa che gli esseri umani, pur riuscendo meglio di loro, non riescono a capire. Nella maggior parte, a mio avviso, si rifiutano di capire. Oramai siamo arrivati al secondo decennio del terzo millennio e persistono ancora, su questo pianeta, eventi e atteggiamenti certamente non dignitosi per l’uomo in genere. I campi in cui l’essere umano sembra quasi aver cestinato questa parola, apportatrice sicuramente di una migliore qualità della vita e di una tranquillità sociale di cui il mondo globalizzato ha tanto bisogno. L’interpretazione della politica, della religione, del lavoro, dell’ecologia, della fratellanza tra i popoli, del rispetto cosmico, della società allargata, della tolleranza anche per i diversi, della solidarietà intesa come riparazione ad un torto sociale sovente piovuto dall’alto dei vertici dirigenti i paesi cosiddetti industrializzati o quanto meno evoluti, la lotta ai fondamentalismi, all’odio razziale ed alla intolleranza religiosa, ci portano sovente a conflitti, più o meno allargati, che sanno di medioevo. Quando un essere umano ti porge la mano e tu la rifiuti sol perché ti ritieni superiore a lui, non hai capito niente della vita e del contesto sociale nel quale vivi ed operi. Come sarebbe bello, alla fine di ogni partita di calcio, che i tifosi della squadra vincitrice offrissero da bere agli sconfitti, Come sarebbe bello se i partiti politici, con uomini eletti da altri uomini, in una simbiosi di elettorato attivo ed elettorato passivo, brindassero tutti assieme al benessere del popolo e collaborassero mettendo da parte pregiudizi e le tessere del partito. Come sarebbe bello se i protagonisti dei programmi televisivi, prima di parlare, o sparlare, filtrassero i discorsi non alla ricerca di un errore grammaticale, ma alla ricerca di un errore di coscienza e conoscenza, di utilità sociale o di danno alla collettività, di convinzione etica di quello che stanno dicendo sovente per favorire, con veemenza prezzolata, il preferito di turno, pur conoscendo il grado di corruzione del lestofante sul palco. Dignità è guardare in faccia i propri figliuoli, non fare false promesse all’elettore, non procedere come gli untori di manzoniana reminiscenza licenziando in tronco i Bravi di Don Rodrigo, mandare in pensione Don Abbondio e non rompere le scatole a Renzo e Lucia. Certamente bisogna avere fiducia nella bontà dell’uomo che può sbagliare in buona fede, ma non in mala fede sapendo che un suo intervento sociale può danneggiare una collettività che credeva ciecamente della sua validità, nel suo operato, nelle sue azioni a livello nazionale tali di migliorare o peggiorare una società già di per se stessa precaria per una crisi quasi internazionale. Tutte le epoche della storia hanno avuto alti e bassi, problematiche diverse che hanno travagliato intere generazioni con calamità naturali, alle quali è difficile porre rimedio, ma le calamità causate alla società da uomini che si sono paragonati all’Onnipotente, o in suo nome hanno compiuto stragi di uomini, vecchi, donne e bambini, con la velleità di salvaguardare una razza, un territorio, una risorsa, una ricchezza. E non parliamo poi dei trafficanti di morte sotto le sporche spoglie di spacciatori di droga, di camorristi, di truffatori, di politici corrotti, i falsi idoli televisivi e di tanti e tanti altri esseri umani che umani non sono e che forse anche gli animali si riterrebbero offesi se li chiamassimo tali. Dignità innanzitutto…Io credo nella bontà dell’uomo ed ho subito la mia parte di mortificazioni. Certamente anch’io ho sbagliato nelle valutazioni. Ma senza alcun danno irreparabile. L’augurio che faccio per il nuovo anno e per il nuovo decennio è quello che ognuno si riappropri della propria dignità e la metta in pratica quotidianamente nel procacciare lavoro per se e per gli altri, per migliorare la qualità della vita, per incrementare il pacifico e non retribuito esercito della solidarietà, che non propini cattivi esempi approfittando del suo ruolo di “star” del mondo dello spettacolo, dello sport, della politica, del potere in genere. Mai più schiavi né padroni, ma libertà e dignità intesa come conseguimento di secoli di lotta per la civiltà e per il benessere morale e materiale, non solo di pochi, ma di tutti. Di qualsiasi colore della pelle, credo religioso, fede politica e perché no, anche calcistica. Buon 2011 a tutti nel segno della dignità umana.

Catello Nastro

ARTE A NAPOLI

Arte a Napoli
MOSTRA COLLETTIVA DI PITTURA CON
LEONORA VELASQUEZ DI DOMENICO

Il 5 gennaio 2011 chiude i battenti la mostra collettiva di pittura “ARTE A NAPOLI” nella quale espone anche l’artista colombiana LEONORA VELASQUEZ DI DOMENICO,ospite nel centro storico di Agropoli l’estate appena trascorsa. Tra gli altri artisti presenti: LIDIA ALTERA – ALDA BOSCARO – FRANCO GIROLAMO CASELLA - LUMINITA IRIMIA – ANDREA PANNELLA - GIORGIO STANJEVIC - ENNA VILLANI.. L’interessante collettiva, inaugurata il 27 dicembre 2010 si è tenuta nella sala Tommaso Campanella ( ex Santa Chiara), a piazza del Gesù a Napoli. La mostra ha ottenuto un rilevante successo di pubblico e di critica per la qualità e la validità degli artisti partecipanti. La crisi economica degli ultimi anni, ha limitato di molto gli investimenti in opere d’arte in particolare modo degli artisti emergenti. Ma d’altro canto il pittore non dipinge solo per vendere la propria arte, ma sente il bisogno, appena avuta la giusta ispirazione, di riportare sulla tela i suoi sentimenti, le sue suggestioni interpretate e trascritte come gli detta il suo stato d’animo. Quando ci troviamo di fronte ad una mostra personale, leggendo a fondo l’opera d’arte, possiamo cogliere momenti tristi e momenti lieti dalle forme, dai colori e dl soggetto della tela. Questa mostra può a ragione considerarsi un evento a livello internazionale per la partecipazione di artisti di più nazioni. Il valore dell’arte è anche questo: l’affratellamento universale degli artisti e dei fruitori dell’opera d’arte in genere. Le più vive congratulazioni agli organizzatori ed ai validi artisti partecipanti.

Catello Nastro

martedì 21 dicembre 2010

UN FELICE NATALE CILENTANO

UN FELICE NATALE CILENTANO!!!

Naturalmente non un Felice Natale locale, ma addirittura cosmico. A tutto il mondo, a tutte le genti di buona volontà, a tutti quelli che lavorano per il benessere proprio ed altrui, agli industriali ed agli operai, a quelli di sesso maschile, femminile o diverso, a quelli di tutte le religioni, di tutti i partiti politici, a quelli belli e quelli brutti, a quelli alti e quelli bassi, a quelli che leggono i miei articoli ed a quelli che non li leggono. Insomma Buon Natale a tutti. Un Buon Natale cilentano, come quello che si festeggiava fino a quaranta o cinquanta anni fa nelle nostre case, quando si rispettavano ancora le tradizioni degli antichi padri. “Lu fucone”, il camino acceso con grossi ceppi che ardevano, con la famiglia patriarcale riunita attorno non solo per sentire il calore della legna che ardeva, ma anche quello della famiglia. “Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi!” recita un vecchio adagio. Il Natale dovrebbe essere la festa nazionale, anzi internazionale, della famiglia, anche se al posto del ”fucone” si trova il televisore. In clima di globalizzazione si possono godere le scene natalizie degli altri paesi anche in diretta, anche lontani dal nostro territorio e dalla nostra cultura. Ed i regali? Basta con la plastica inquinante, con fucili e pistole, con giocattoli surreali certamente non educativi, con mostri orribili usciti dalla fantasia, forse malata, dei loro inventori stranieri e quindi lontani dalla nostra cultura e dalle nostre tradizioni. Anche il pranzo di Natale, a mio avviso, dovrebbe mantenere le usanze degli avi. Non pietanze esotiche, ma “Vroro re jaddina vecchia, cu’ li maccaruni re casa jinta, sausicchie e carne re puorco arrestuta ‘nzimma a li ggrauni, vruocculi scuppettiati, cu’ lu cerasieddo rinta ( sulo per li gruossi ca’ a lli zichi pote venire la cacaredda), caso re crapa, sciosciule e vino tuosto, lu cchiù tuosto re la cantina, e struffule e castagnedde e pe’ fenisce, lu meglio peretto re lammiccato.” Forse pochi faranno questo menù, perché oggi ci sono i surgelati, i precotti, le pasticcerie e le rosticcerie. E per chi non vuole sporcare la cucina, ci sono pure i ristoranti. Io, personalmente, non assaggio pandoro, panforte e panettone, che fanno ingrassare, ma solo “struffole e castagnedde” e se ci sono pure “li scauratieddi” faccio piazza pulita. Anche questi ultimi rappresentano una grave minaccia per la dieta di un settantenne, ma…Una volta l’anno…Buon Natale, cari lettori, a voi ed alle vostre famiglie. Le radici cilentane sono forti e resistenti. Cerchiamo di mantenerle vive. E se vi invitano a mangiare il cus cus, che è buono, anzi ottimo, tra l’altro, rimandate a dopo Natale.

Un Natale felice e bello,
cu’ vino tuosto,
struffole e castagnelle
è l’augurio più sincero
che vi fa Nastro Catello.

HO FATTO UN SOGNO

HO FATTO UN SOGNO

Pareva tutto così vero!
Un vecchio canuto camminava in mezzo alla gente e, nell’andare, invitava tutti a confessare al mondo, senza paura e senza ritrosie, i peccati di invidia, di falsità, di ruberie, di malvagità ed anche di tutte quelle negatività più grandi di cui si può macchiare l’animo umano.
E la gente lo stava ad ascoltare, così che, man mano, si alzava verso il cielo un coro di parole che si confondevano nell’aria, scontrandosi e sovrapponendosi in un clamore crescente e indistinto. Poi, un poco alla volta, questo fragore di suoni si ingrandiva e si trasformava in una specie di rombo, simile a quello dei tuoni di un temporale. Intanto, il cielo si rannuvolava e cominciava a venir giù una pioggia prima leggera, poi sempre più fitta, sotto la quale la gente scappava a cercare riparo.
Stranamente, però, ognuno non correva più poggiando i piedi a terra, ma tutti avevano preso a volare, senza accorgersene. Si guardavano l’un l’altro, stupefatti e increduli.
Tra quelli che erano in grado di andare più in alto si notavano coloro che erano noti al popolo come più incalliti peccatori.
A sovrastare il rumore si udì una voce potente, di cui non si distingueva la provenienza: “Ma non lo avete capito? Adesso siete tanto leggeri perché non portate più addosso il peso dei peccati. Coloro che volano più in alto erano quelli che erano abituati a trascinare su di sè un carico più oneroso e per loro il beneficio è maggiore, ma la festa è per tutti. I giusti, poi, avrebbero potuto già volare, ma non lo avevano ancora capito. Questo dono vi è stato fatto oggi, sapete bene perché. Oggi è necessario che i cuori di tutti gli uomini di buona volontà volino in alto per scorgere chi laggiù ha bisogno di aiuto e si aprano a soccorrere quelli che sono in difficoltà. Solo così potrà esserci per tutti davvero un buon Natale”.

Mario De Pascale

domenica 19 dicembre 2010

CILENTO A CONFRONTO

Cilento a confronto
BENESSERE E TRANQUILLITA’ SOCIALE

Quando si parla di benessere bisogna fare un grossa distinzione tra il benessere morale e quello materiale. Penso che ssia inutile spiegare la differenza proprio perché nota già alla totalità dei miei lettori. Quello che voglio dimostrare in questo scritto è che non sempre il benerrere materiale corrisponde a quello morale e viceversa. Certamente qualcuno potrà affermare che è una considerazione personale, un poco azzardata ed infine non motivata.Nel mio articolo “Antichi valori cilentani” mettevo in risalto gli antichi valori della civiltà contadina del Cilento. Quando le condizioni di vita del territorio erano precarie e lacunose. Ma la famiglia, allora, non era ancora sfaldata ed i falsi valori erano ancora mantenuti. Nella stessa casa di campagna, affermavo, sovente vivevano tre o anche quattro generazioni ed il vecchio veniva considerato come il saggio ed il consigliere. Naturalmente i moti cilentani non portarono tenesse, unitamente alle nuove idee, ma servirono per migliorare la qualità della vita degli abitanti. I ricchi signorotti ed i baroni faceva il bello ed il cattivo tempo ed approfittavano dei lavoratori dei campi. “La nuova Rivolta del Cilento”, scritta alcuni anni fa in simbiosi con l’amico Antonio Infante, nel mentre egli rappresentava la parte storico vera e propria, lo scrivente si limitava solamente alla parte sociale. La nuova rivolta del Cilento continua per mantenere i diritti acquisiti e nello stesso tempo per gestire meglio i nuovi diritti. La solidarietà, le pari opportunità, l’equa ripartizione del reddito pubblico, i diritti ed i doveri sanciti dalla Costituzione Repubblicana, le pari opportunità, l’allargamento degli orizzonti culturali e sociali, come il contatto diretto con popolazioni di altri continenti e di altre religioni, e quindi la tolleranza verso i diversi: per lingua, per colore della pelle ,per credo religioso, per scelte sessuali che non ostacolino la libertà altrui, per scelte politiche democratiche, per convinzioni sportive, per libertà di pensiero.
Tutto questo visto in un progetto più ampio della tranquillità sociale. Col benessere si sono affacciate alla finestra della storia contemporanea ed attuale nuove problematiche le quali, pur avendo dei meriti, hanno apportato anche molti demeriti. La nuova delinquenza, sovente tecnologicamente meglio organizzata delle forze preposte all’ordine, la troppa libertà di offendere, il gossip, il cattivo uso dei mass media, la camorra, il bullismo, la droga, i morti del sabato sera, lo stupro, la violenza carnale, l’intolleranza razziale e religiosa, atti di autolesionismo e lesionismo (suicidio ed omicidio), programmi televisivi atti solo a fare “audience” con scene e personaggi certamente non educativi e chi più ne ha più ne metta. Non vorrei cadere nella lungaggine per cui passerò a citare alcuni esempi a livello mondiale. La conquista dell’America latina, il feroce Cortez e la convinzione (cattolica) che gli Indios non avevano un’anima e quindi dovevano essere considerati come le bestie. Lo sterminio di masse di indios abitatori tranquilli della foresta dell’Amazzonia distrutti da un lancio aereo di zucchero avvelenato, per toglierli di mezzo e procedere alla speculazione edilizia e ad investimenti immobiliari non sempre leciti, con un disastro ecologico per la distruzione indiscriminata del verde. Nell’America del nord la distruzione dei bisonti, unica fonte di sostentamente per gli indiani, che in tale maniera venivano privati non solo della carne, ma anche delle pelli che servivano per costruire le loro caratteristiche coniche capanne. Passando alla storia recente, un esempio lampante lo possiamo rinvenire tra gli Esquimesi. Abituati a vivere a temperature bassissime nei loro igloo, a vivere di caccia e di pesca in condizioni estreme lottando contro una natura certamente non favorevole, ad un certo punto si sono ritrovati catapultati in grosse strutture a mangiare hamburger e patatine ed a tracannare birra e superalcolici. Il passo verso la droga è stato brevissimo. Una giornata intera passata davanti alle slot machine in locali caldi, notturni e diurni, di fronte ad un sesso prezzolato e corrotto, ha modificato radicalmente il modo di vivere di queste popolazioni destinate a scomparire dalla faccia della terra. I più fortunati, ed anche i più forti di carattere, hanno la possibilità di inserirsi nel mondo cosiddetto civile, trovando magari un impiego certamente a loro consono. Il benessere, insomma, non ha certamente giovato a queste popolazioni danneggiando gravemente la loro tranquillità sociale fatta si, di lotta per la sopravvivenza, ma una lotta impregnata di morale, di fiducia, di spirito di fratellanza, di solidarietà, anche se primordiale. Ma passiamo ora alla geografia del vicino: il nostro beneamato Cilento. Negli ultimi tempi gli scossoni non sono stati notevoli né pertanto negativi ( nella maggior parte dei casi, naturalmente). Qualche piccola scaramuccia interrazziale è stata risolta nel migliore dei modi proprio perché gli immigrati nel nostro territorio, avendo trovato terreno fertile, dovuto anche ad una tranquillità sociale non certamente latitante, si sono integrati nel migliore dei modi. Mi risulta inoltre, per conoscenza diretta, che alcuni spacciatori, di origine nordafricana, sono stati allontanati dal territorio cilentano, addirittura con minaccia, proprio per una forma di riconoscenza verso chi aveva dato loro umana ospitalità, per salvaguardare il proprio posto di lavoro, onesto, per non essere tacciati di cattiva condotta di vita solo per l’esempio di pochi lestofanti che certamente non avevano voglia di lavorare. Facendo volontariato al CSP di Agropoli, ho conosciuto molte signore dell’Europa dell’Est, venute nel Cilento per cercare un posto come badante, assistenza agli anziani ed ai diversamente abili. Molte di queste donne erano laureate, ma al loro paese lo stipendio era talmente misero da costringerle ad abbandonare le proprie radici per emigrare e cercare un lavoro, anche umile, per poter accumulare a fine mese una sommetta da spedire ai cari. Magari ai figli che studiavano ancora, ai genitori che stentavano a vivere. Certamente tra gli immigrati nella nostra nazione non mancano quelli che delinquono. Ma ad Acropoli e nel Cilento tutto la percentuale è molto bassa. Significa che essi hanno trovato un ambiente favorevole, una tranquillità sociale che permette loro di operare bene per il benessere loro ed anche nostro. Un benessere conquistato col sudore della fronte. Pulito. Condito col sale della fratellanza e del rispetto. E se qualche volta ci scappa anche un matrimonio, penso sia un buon segno. Di integrazione, di amore, di rispetto, di attuazione ddi principi cristiani. E giacchè stiamo parlando di gente umile e semplice, voglio arrivare alla conclusione dello scritto. Il benessere di un popolo non si deve identificare a forza con la ricchezza materiale, con il grosso gruzzolo in banca, coi vestiti alla moda, magari firmati, con l’auto di grossa cilindrata, con la villa a più piani, con la casa al mare e quella in montagna, con la crociera per miliardari magari intercontinentale. Il benessere di un popolo si deve quantificare dalla solidarietà verso gli altri, dalla capacità di ascoltare ed essere ascoltati, dalla forza di amare senza distinzione di razza, lingua, provenienza, reddito, credo politico o religioso. Le pari opportunità sono alla base della tranquillità sociale. La tolleranza è alla base della vita cristiana. Non più schiavi né padroni, non più sfruttati o parassiti, ma ricchezza onesta che rispetti i canoni del vivere civile. Ricordo ancora la fine degli anni ’60, quando giunsi a Torino e cercavo casa, trovavo i cartelli “non si fitta ai meridionali”. Un nodo alla gola mi prendeva e mi teneva triste per giorni, fino a quando non trovai un’anima buona...come tante. Come quelle che vivono nel Cilento, che hanno vissuto il dramma dell’emigrazione e che ora porgono la mano a quelli che vengono da fuori. Mai più baroni, mai più sfruttatori, mai più caporali. Il lavoro e un dovere ma è anche un diritto. Pari opportunità e tranquillità sociale viaggiano su due binari paralleli come quelli della linea ferroviaria.

Catello Nastro

venerdì 10 dicembre 2010

PERSONAGGI E PAESAGGI DEL CILENTO CHE FU

“Personaggi e paesaggi del Cilento che fu”
NEL SALONE D’INGRESSO DEL
CENTRO SOCIALE DI AGROPOLI

Giovedì 9 dicembre 2010, , nel salone d’ingresso del Centro Sociale Polivalente “Città di Agropoli”, in piazza Mons. Merola n.7, alle ore 18, verrà inaugurata la mostra “ PERSONAGGI E PAESAGGI DEL CILENTO CHE FU”. Circa quaranta pannelli riproducenti alcuni paesi del Cilento agli inizi del ‘900, ricavati da antiche cartoline e foto della collezione del prof. Catello Nastro ed alcuni ritratti di patrioti e martiri cilentani offerti dalla collezione del prof. Antonio Infante, storico del Cilento. Nella mostra faranno spicco anche dei pannelli riproducenti i simboli della Carboneria cilentana. La mostra rientra nel programma delle festività natalizie per il 2010. Interessante un ritratto dell’eroe garibaldino Filippo Patella, che seguì l’Eroe dei due mondi col grado di colonnello, nella Spedizione dei Mille in Sicilia. La mostra ha avuto il patrocinio della città di Agropoli, sindaco avv.Franco Alfieri, dell’Assessore alla Solidarietà Sociale dott. Angelo Coccaro, della Libera Università Internazionale di Arte, Lettere, Musica e Storia, onlus, di Agropoli, che ha come Presidente lo storico e studioso del Cilento Antonio Infante dello Studio d’arte e cultura del prof. Catello Nastro, e dello scrivente, giornalista Lorenzo Barone in qualità di Presidente del Centro Sociale della cittadina capoluogo del Cilento. La mostra, con ingresso libero, si potrà visitare dalle ore 9 alle ore 12 e dalle ore 15 alle ore 18 di tutti i giorni. Chiuderà i battenti il 6 gennaio 2011, anno in cui si programmerà per i festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia.

Lorenzo Barone