martedì 21 dicembre 2010

UN FELICE NATALE CILENTANO

UN FELICE NATALE CILENTANO!!!

Naturalmente non un Felice Natale locale, ma addirittura cosmico. A tutto il mondo, a tutte le genti di buona volontà, a tutti quelli che lavorano per il benessere proprio ed altrui, agli industriali ed agli operai, a quelli di sesso maschile, femminile o diverso, a quelli di tutte le religioni, di tutti i partiti politici, a quelli belli e quelli brutti, a quelli alti e quelli bassi, a quelli che leggono i miei articoli ed a quelli che non li leggono. Insomma Buon Natale a tutti. Un Buon Natale cilentano, come quello che si festeggiava fino a quaranta o cinquanta anni fa nelle nostre case, quando si rispettavano ancora le tradizioni degli antichi padri. “Lu fucone”, il camino acceso con grossi ceppi che ardevano, con la famiglia patriarcale riunita attorno non solo per sentire il calore della legna che ardeva, ma anche quello della famiglia. “Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi!” recita un vecchio adagio. Il Natale dovrebbe essere la festa nazionale, anzi internazionale, della famiglia, anche se al posto del ”fucone” si trova il televisore. In clima di globalizzazione si possono godere le scene natalizie degli altri paesi anche in diretta, anche lontani dal nostro territorio e dalla nostra cultura. Ed i regali? Basta con la plastica inquinante, con fucili e pistole, con giocattoli surreali certamente non educativi, con mostri orribili usciti dalla fantasia, forse malata, dei loro inventori stranieri e quindi lontani dalla nostra cultura e dalle nostre tradizioni. Anche il pranzo di Natale, a mio avviso, dovrebbe mantenere le usanze degli avi. Non pietanze esotiche, ma “Vroro re jaddina vecchia, cu’ li maccaruni re casa jinta, sausicchie e carne re puorco arrestuta ‘nzimma a li ggrauni, vruocculi scuppettiati, cu’ lu cerasieddo rinta ( sulo per li gruossi ca’ a lli zichi pote venire la cacaredda), caso re crapa, sciosciule e vino tuosto, lu cchiù tuosto re la cantina, e struffule e castagnedde e pe’ fenisce, lu meglio peretto re lammiccato.” Forse pochi faranno questo menù, perché oggi ci sono i surgelati, i precotti, le pasticcerie e le rosticcerie. E per chi non vuole sporcare la cucina, ci sono pure i ristoranti. Io, personalmente, non assaggio pandoro, panforte e panettone, che fanno ingrassare, ma solo “struffole e castagnedde” e se ci sono pure “li scauratieddi” faccio piazza pulita. Anche questi ultimi rappresentano una grave minaccia per la dieta di un settantenne, ma…Una volta l’anno…Buon Natale, cari lettori, a voi ed alle vostre famiglie. Le radici cilentane sono forti e resistenti. Cerchiamo di mantenerle vive. E se vi invitano a mangiare il cus cus, che è buono, anzi ottimo, tra l’altro, rimandate a dopo Natale.

Un Natale felice e bello,
cu’ vino tuosto,
struffole e castagnelle
è l’augurio più sincero
che vi fa Nastro Catello.

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