lunedì 28 marzo 2011

LU VOIO CURNUTO

LU’ VOIO CURNUTO

Rint’à ‘na stadda re campagna
re ‘nu pajese zico
re lu Celiento antico
nge’ stìa ‘nu voio
ca’ tenìa ‘nu ciuccio cumm’amico.

Mentre magnavano,
cittu cittu, ra la magnatora,
ogneruno re li dduje
se futtìa lu ffieno ra l’auto.

Lu voio ca’ se sentia
ra’ lu ciuccio arrubbato
le ricette mugghinanno:
“ Tu si’ ‘nu ciuccio curnuto!!!

Lu ciuccio nun le rette importanza,
a aroppa ca’ s’era incuto la panza,
r’arracquao cu’ ‘na bedda piscia
e lle ricette, cumm’à uno ch’alliscia:

“ E mo’ ca lu ffieno è fernuto,
lu voio chiama l’asino cornuto!!!”

Catello Nastro

In una stalla di campagna, naturalmente, convivono un asino ed un bue che servivano per i lavori nei campi. Il bue per tirare l’aratro e l’asino come mezzo di trasporto di persone e cose. Ad un certo punto l’asino va a mangiare la paglia nella mangiatoia attigua del bue il quale chiama l’asino cornuto. Il ciuco gli risponde che forse sarà pure ladro, ma il cornuto è lui!!!

domenica 27 marzo 2011

LU UATTO RE LA CASA RE CAMPAGNA

(tRADIZIONE DAL DIALETTTO CILENTANO "AD SENSUM"


LU UATTO RE LA CASA RE CAMPAGNA

Cittu cittu, chiano chiano,
rint’à la casa re lu vualano
e re tutta la ggente re la campagna,
s’accuglia ‘nu uatto cumm’a
uno re casa, o megghio ancora,
nu’ cristiano ca facìa lu’ guardiano.

E iddo uatto uatto, chianu chianu,
arreta a la cascia re lu’ ggrano assettato
aspettava ca’ int’à ‘nu pertuso,
ascìa ‘nu soricio rignuso
ca’ ra tre jiuoinu nun magnava.

Iddo avia fari rint’à la cascia
chianu chianu ‘nu’ pertuso,
ra parte re ‘ngoppa,
sott’a lu cupierchio,
ca si lu facìa ra sotti,
scennia ra vascio
tutto lu’ grano supierchio.

Ma lu sorice ‘ntilligente e furbo,
ch’era nato ra na mamma zoccula,
nunn’avia privista la presenza astuta
re nu’ uatto maimone ca’ già spìava
le sue latrocinie ‘ntinzioni.

Cu’ la zampa re ‘nnanti
lu sorecio agguanta,
lu puverieddo trema
ma iddo già frema,
è chiara assale la sua ‘ntinzione
ch’adda fare calazzione.

Lu sorecio chiangìa.
ma lu uatto nun se ne futtìa,
picchè si lu’ Patrone trovava la cascia rusecata,
iddo, lu uatto, acchiappao ‘na cauciata,
e picché allora nun ‘ngera su sindacato,
putìa esse pure licenziato.

Tomo tomo, uattu uatto,
arape la vocca all’intrasatta,
e mentre lu puverieddo
le vole fa’ cangià ‘ntinzione,
lu uatto già s’è magnato
ddoje cosse, lu fegato e lu purmone.

E che n’ha fatti re li ‘ntistini?
Se le magna rimani a matini:
chesto lu’ fface in tutta fretta
picchè a chiri tiempi
nun ‘ngera ancora la scatuletta…

Catello Nastro


TRADUZIONE

Facendo il restauro di antiche casse di castagno, il legno caratteristico del Cilento, molto duro e resistente, almeno nell’ottanta per cento dei casi, nel bordo superiore, sotto il coperchio, trovavo un buco quasi circolare di cinque o sei centimetri che portava ai bordi i segni dei denti aguzzi del terribile roditore.
In un precedente argomento abbiamo parlato anche del cane. Oggi sono diventati animali da compagnia e mangiano scatolette di carne confezionate e fabbricate apposta per loro ed in vendita oramai i n tutti i supermercati. Allora erano animali da guardia ed il cibo se lo dovevano guadagnare. Gli avanzi di cucina sfamavano anche loro. Il gatto allora, difendeva la casa dai topi. Non esistevano pesticidi e l’unico rimedio, nelle case di campagna, per combattere i roditori erano i gatti, astuti e furbi che li aggredivano silenziosamente e poi li divoravano. L’altro giorno ho visto un gatto scappare alla vista di un topolino. I tempi sono cambiati. La civiltà dei consumi ha cambiato l’uomo, ma anche alcuni animali…

sabato 26 marzo 2011

ODORE O PUZZA DI RIVOLTA?

ODORE O PUZZA DI RIVOLTA
LA DEMOCRAZIA NON SI ACQUISTA AL SUPERMERCATO (secondo tempo)

La cronaca si aggiorna di minuto in minuto. La lotta tra la dittatura e la democrazia è oramai all’ordine del giorno. Ma la cosa terribile è il ricorso alle armi. Quando il supermercato si trova chiuso, bisogna ricorrere ad altri sistemi per “acquistare la democrazia”. Democrazia intesa non come accesso al supermercato per comperare il salmone, il caviale, o il filetto di vitello. Ma per comperare un chilo di pane in offerta speciale. Se delle persone umane, non importa di quale razza o di quale religione, sono disposte a pagare gli ultimi soldi che gli rimangono per tentare l’avventura in un paese straniero, di lingua diversa, di religione diversa, di costumi e leggi diverse, significa che al loro paese sentono la mancanza non solo della libertà e della democrazia, ma anche del lavoro e del frutto onesto del lavoro: il pane quotidiano sancito nella preghiera più bella dei cristiani il “Pater Noster”: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. La dittatura è in netto contrasto con la democrazia. Il governo di uno solo, peraltro assolutista, non può confondersi col governo democratico, del popolo, in piena libertà di stampa, di parola, di opinione, di scelta politica. Non sono un politico e nemmeno un politicante, non mi sono mai venduto a questo o quel partito. Sono proprietario e redattore capo di un giornale che non esce da circa cinque anni perché non ho mai voluto accettare “contributi” da questo o quel partito. Il giornale o esce libero o non esce proprio. Se tutti facessero così ci sarebbe meno politicizzazione della politica. Perché io credo ancora nella politica ed ho sempre affermato, come i lettori potranno leggere nei miei scritti, che “ la peggiore delle democrazia è preferibile alla migliore delle dittatura”. Quando ci sta il dialogo politico i problemi si possono risolvere, anche se i mezzi di comunicazione alimentano il gossip quotidiano con programmi insulsi o deficienti. Gli avvenimenti recenti hanno dimostrato che gli organismi di controllo internazionali, hanno sancito interventi contro un regime che ha poca dimestichezza della democrazia, la libertà, il diritto ai beni di prima necessità, il sano contatto economico e culturale con altri stati di religione, di lingua, di razza e di costumi diversi: Ma la diversità globale, penso, e credo fermamente, non è alla base del dialogo. A questo punto il lettore poco attento ed approssimato potrebbe intervenire chiedendo: “ Allora profumo di guerra, o puzza di guerra???” La guerra non profuma mai, può anche puzzare per necessità. Una puzza poco gradevole, credetemi. Chi scrive è nato nel 1941 ed ha conosciuto varie volte il “rifugio”. Non lo auguro più a nessuno. Nemmeno ai nemici. Oggi sulla terra c’è pane per tutti. La solidarietà umana è il percorso iniziato, anche dallo scrivente, alcuni anni fa. E qui voglio riportare la frase di Madre Teresa di Calcutta: “ Il mondo ha più bisogno di amore che di pane…” Noi il nostro amore lo abbiamo dimostrato. Ora sembra giunta l’ora anche di mostrare i denti. La comunità internazionale lo chiede e noi non ci possiamo tirare indietro. I 150 anni dell’Italia iniziano un nuovo capitolo: quello della pace e, se non è possibile, quello della guerra. Ma, credetemi, con le lacrime agli occhi. Il “porgi l’altra guancia” l’ho praticato mille volte. Ma sparare sulla folla che chiede un tozzo di pane, nò: questo non lo tollero. Il discorso vale per tutti i governi ingiusti, dove esiste chi crepa di fame e chi crepa per aver mangiato troppo. Dividendo il cibo in parti (quasi) uguali, si può vivere tutti. E meglio! “Pace a tutti i popoli di buona volontà!!!”

Catello Nastro

Da UNICO SETTIMANALE di Paestum-Capaccio n.11 del 26.03.2011

mercoledì 23 marzo 2011

A Spazio Donna a Salerno

A “Spazio Donna” a Salerno
OTTANTAVOGLIADIPARLARE

Sabaro 16 aprile 2011, con inizio alle ore 18, nel salone di “Spazio Donna” in Piazza Ferrovia a Salerno, a cura dell’Associazione artistico – culturale “Albatros”, col patrocinio della Libera Università di Arte, Lettere, Musica e Storia, onlus, della Presidenza del “Centro Sociale Polivalente” Città di Agropoli e dello Studio d’Arte e Cultura di Catello Nastro, nel centro storico della cittadina capoluogo del Cilento, verrà presentato il libro di Fulvio Izzo, di Pagani, dal titolo “Ottantavogliadiparlare”, un lavoro interessante che mostra il connubio scrittura – internet. Testimonianze riportate da Facebook, senza dubbio il portale maggiormente frequentato in tutto il mondo, che l’autore ha saputo cogliere nella loro originalità senza nulla cambiare di quanto a lui comunicato attraverso il contatto informatico. Alla manifestazione interverranno Valentina Marrandino, poetessa e scrittrice, Fulvio Izzo, scrittore e autore del libro, Luigi Crescibene, scrittore e critico d’arte. Lorenzo Barone, giornalista e Presidente del CSP di Agropoli, Antonio Infante, scrittore e storico del Cilento, Catello Nastro, scrittore e critico d’arte. La manifestazione rientra nel programma di collaborazione tra gli operatori culturali del Cilento e della Provincia di Salerno, col chiaro intento di presentare una nuova classe culturale emergente che sta sempre più riscuotendo successo, grazie anche all’ausilio informatico che permette di scoprire nuovi talenti “a costo zero”. L’ingresso è libero. (R. Volpi)

Agropolicultura.blogspot.com

venerdì 18 marzo 2011

Al CSP di Agropoli

I 150 ANNI DELL’ITALIA E LA FESTA DEL PAPA’ AL CENTRO SOCIALE DI AGROPOLI


Venerdì 18 marzo 2011, nei saloni del Centro Sociale Polivalente di Agropoli, paese natìo del grande patriota Filippo Patella, che seguì la “Spedizione dei Mille” di Garibaldi col grado di colonnello, offrendo anche una fattiva ed utile collaborazione al successo della missione militare, si è tenuto un convegno per i 150 anni dell’Italia.
Alla manifestazione è stata abbinata anche la Festa del papà. Erano presenti il sindaco della cittadina capoluogo del Cilento, avvocato Franco Alfieri, il Presidente del Consiglio Comunale, ingegner Agostino Abate, l’Assessore alla Solidarietà Sociale, dottor Angelo Coccaro, Il Presidente del CSP giornalista Lorenzo Barone, il vice presidente professor Catello Nastro, quasi tutti i membri del direttivo, la professoressa Lucrezia Araneo, presidente FIDAPA Cilento, lo storico ed archeologo dottor Nino Capano, relatore, il professor Antonio Infante, Presidente della Libera Università Internazionale di Arte, Lettere, Musica e Storia onlus, di Agropoli, storico del Cilento e relatore ed un folto pubblico di anziani. Scarsa la presenza dei giovani. Dopo i discorsi si è passati subito al buffet con pane, formaggi e salumi cilentani e vino barbera delle colline di Agropoli. Infine i dolci preparati dalle donne coordinate dalla signora Dora Capaldo. Finite le relazioni storiche, il nonno civico ha dedicato al sindaco della città la canzone “’O sole mio”, tra gli applausi degli astanti. A tarda serata, dopo varie libagioni, tutti a casa, contenti per la bellissima serata organizzata dal CSP di Agropoli che è uno dei più frequentati e più attivi della provincia di Salerno. Circa cento persone intervenute, stipate a più non posso, hanno evidenziato la necessità di dotare la cittadina capoluogo del Cilento, di una sede più ampia e funzionale.

Centrosocialeagropoli.blogspot.com

sabato 12 marzo 2011

LA DEMOCRAZIA NON SI ACQUISTA AL SUPERMERCATO

LA DEMOCRAZIA NON SI ACQUISTA AL SUPERMERCATO

“La peggiore delle democrazie è preferibile alla migliore delle dittature.” Questa frase non l’ho scritta io, ma l’ho letta da qualche parte che non ricordo. L’Italia, benché abbia festeggiato e sta ancora festeggiando l’Unità, nei 150 anni dalla fondazione, 1861 – 2011, assiste a processi di emancipazione nei paesi nordafricani, come l’ Egitto, la Tunisia, la Libia e…non finisce qui. La gente che scende in piazza, anche a scopo della vita, chiede solamente pane e libertà. E noi, anzi i nostri avi, ne sapevano qualcosa. Conquistare la libertà significa acquistare la democrazia, la dignità di un popolo e di ogni singola persona umana. Premettiamo che la libertà è un concetto universale, apartitico ed areligioso. Non esiste cioè una libertà musulmana, buddista o cristiana, ma una libertà e basta. I fondamentalismi rappresentano ancora oggi una serie minaccia non solo per la democrazia, ma anche per la pace nel mondo. L’episodio delle torri gemelle dovrebbe far riflettere molto su questo argomento. Meglio sta il mondo, meglio staremo pure noi. Certamente che alla base di ogni governo democratico ci devono essere elementi comuni, come la libertà di pensiero, di espressione, di stampa, di religione, di credo politico democratico sotto qualsiasi forma. Ricordiamo Pietro Nenni quando disse:” la politica è un’arte sperimentale”. L’evoluzione ( o involuzione politica) è figlia di un dibattito democratico che ha alla sua base la libertà di un popolo. Una libertà che significa dignità civica, collaborazione internazionale con i popoli del pianeta ancora sotto regimi dittatoriali. Personalmente ho conosciuto molti extracomunitari, sia per lavoro che all’Ufficio Immigrati il cui sportello si trovava nella sala di presidenza del Centro Sociale Polivalente della città di Agropoli, del quale sono vice presidente. Inoltre, nel 1968, conseguii anche un diploma di specializzazione didattica per l’insegnamento in Africa presso il Maschio Angioino di Napoli. Ho trovato in queste gente una profonda umanità, un rispetto per la dignità umana e per la persona. E quando ci fu un ultimo esempio di caporalato nei confronti di un bracciante agricolo extracomunitario che non volle pagare la tangente (quaranta euro al giorno: trenta a lui, dieci al caporale) feci sentire la mia voce e la mia opinione su un prestigioso quindicinale di Salerno ed alcuni siti internet coi quali collaboro da anni. Questi episodi sono sporadici, quasi annientati. Ricordiamo la figura del bracciante agricolo nell’800 italiano quando era quasi schiavizzato e sfruttato da personaggi scomparsi, fortunatamente, dalla scena sociale italiana. Come i caporali, i baroni, i latifondisti, i fattori, i massari, “li vuardiani”. Oggi i bravi di Don Rodrigo sono scomparsi…anche se hanno lasciato il posto a malavitosi organizzati. Questi personaggi, che potremmo definire a pieno merito parassiti, riempiono la cronaca dei giornali e gli schermi delle televisioni. Non parliamo di corruzione politica per non essere tacciati di parte. Ma passiamo alla conclusione di questo scritto. I fenomeni politici di ogni singolo paese diventano fenomeni di tutto il mondo. Anche noi dobbiamo collaborare, come collaborarono gli Stati Uniti verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, a farci risorgere, conquistare la libertà, instaurare la democrazia, incentivare l’industria, portare l’Italia alla veneranda età di centocinquant’anni in condizioni, se non proprio ottimali, almeno di vivibilità medio-alta. Ora cerchiamo di dare agli altri quello che abbiamo avuto, come aiuto materiale, ma anche morale e strategico. L’Italia non è un’isola sperduta. Accetto il dialogo democratico non anonimo a: emal. catellonastro@gmail.com. (files word arial 12 in allegato con autorizzazione al confronto e alla diffusione)

Catello Nastro

DA “UNICO SETTIMANALE” DI PAESTUM N.09 DEL 12 MARZO 2011

lunedì 7 marzo 2011

POESIA IN DIALETTO CILENTANO

LU PAGLIARO

Pe’ tené la paglia assutta,
o lu ffieno pe’ li ccrapi,
ogne casa re campagna,
‘nzimma a ‘nu mezzanino,
‘ngè tenìa lu pagliaro.

Ogne tanto scumparìa
‘Ntunettella ra la casa,
solamente ca’ sentia,
siscà n’aucieddo canossuto,
ra reta a ‘lu pagliaro.

‘Mberliccata cumm’à pa’ festa,
saglìa la scala re lignammo,
‘Ndunettella lesta lesta,
core ardente e rossa ‘mfacci,
p’affruntà lu ‘nnammurati.

Fu ‘na sera ‘nzuspettuta
ca’ la mamma la verette,
tutta quanta ‘mberlaccata,
ca’ fujia lesta lesta,
ra la casa a lu’ pagliaro.

Chianu chianu, senza rummore,
jette appriesso Carmilina,
pe’ verè la figghia sova
a cher’ora re la sera,
che facìa a lu pagliaro..

‘Ntunettella, aizata la suttanina
s’apparava affà ammuina,
cu’ lu figlio re Don Peppo,
re la cascina re rimpetto,
furgianno ra la sera a la matina.

Cumm’à li verette Carmelina,
ca’ faciano ammuina alluccao,
a lu guaglione ‘mbertinente,
afferrao ra ‘nu palo lu faucetto:
“Mo’ te lu taglio netto netto!!!”

“ Lassata stari, ca’ nunn’è cosa,
io a ‘Ndunettella io me la sposa,
tenite pacienza sule nu mese,
ca’ fatianno pure re notti,
m’apparo armeno a lli spese!!!

Catello Nastro


TRADUZIONE

Allora non esistevano i pub o le discoteche ed il luogo migliore per fare all’amore era il pagliaro o il fienile. Si trattava di una baracca non molto distante dalla cascina di campagna, dove i contadini conservavano il foraggio per le mucche, le capre, i buoi che aravano i campi in tempo di “seminagione”, gli asini e qualcuno il cavallo da tiro o da sella che allora era considerato come un Mercedes di oggi. Due giovani innamorati, s’incontrano nel pagliaro per passare una notte assieme. Una sera la madre, insospettita entra nel pagliaio silenziosamente e li coglie sul fatto. A quei tempi, in casi del genere, si poteva rimediare solo con un bel matrimonio in chiesa. Anche perché la mamma della giovane, con una falce in mano, lo aveva minacciato di…evirazione!!!

venerdì 4 marzo 2011

la monta re la cioccia

LA MONTA RE LA CIOCCIA

Nu’ biforco re lu Celiento,
pure la cioccia sova purtao a la monta
ca’ ra n’anni nun facia niente.
Se stringettero la mani li biforchi,
se cumpletao la discusione
e s’accumenzava l’operazione.
Lu ciuccio arrapato
assette ra la stalla
ca’ pareva tenìa cincu cosse.
A lu mumento re l’operazione,
lu ciuccio se menao cu’ tutte li ‘ntinzione.

Raglianno la cioccia s’alluntanao,
tiranno cauci za nanzi e ra reta.
“Cumme pot’esse sta situazione
ca lu ciuccio mio è ‘nu buono stallone.”

“None. A lu ciuccio tuovo
le pirucchilsse lu musso,
picchè, gnurante cumm’à lu padrone
n’ha ‘ngarrato lu pertusso!

Catello Nstro

TRADUZIONE

Un contadino del Cilento dopo un anno di astinenza, poiché era il periodo, portò la sua asina alla monta per far nascere un figlio…asino naturalmente! Dopo aver pattuito il prezzo della prestazione fa uscire l’asino eccitato dalla sua stalla e questi subito si butta addosso all’asina in calore. Ma avvenne un piccolo incidente. L’asino, ignorante come il padrone, aveva sbagliato…organo, cosicché la femmina non solo soddisfatta, ma anche dolorante, scalciando a destra e a manca, scappò via. Il bifolco dovette rincorrerla e riprenderla, quasi traumatizzata di quella esperienza. Naturalmente il contratto verbale, siglato con una stretta di mano, fu rescisso, perché l’asino era ignorante come…un asino”

giovedì 3 marzo 2011

L'ADDORA RE LI FUSIDDI

L’ADDORA RE LI FUSIDDI

‘Nu biforco, carrettiere,
jette a magnà rint’à ‘nà lucanda
canisciuta da tutte quante.

Nu’ piatto re fusiddi
cu’ ‘ngoppa ‘na rattata re caso,
ca si ra ‘ngoppa ‘nge passa nu’ uatto,
‘ngiavì lassà tutte li pperate,
per siccondo urdinau lu zuffritto,
e alla fine nu’ peretto
re lu vino cchiù tuosto.

Lu’ patrone re la lucanda
ca sfuttìa sempe a tutti quanti,
le purtao li fisiddi,
le facette sente l’addora,
e se lu riportao ancora cchiù ‘nnanzi…

Ropa nu’ poco, c’ iro se vulìa enche la panza,
le purtao ‘na scafarea re zuffritto,
le facette sente l’addora,
e lu purtao ancora cchiù annanzi.

A la fine re chesta magnata
lle purtai nu peretto re vino r’annata,
lle facette senti l’addora
e po’ lu purtao a n’ata briata.

A la fina purtao lu cunto:
sette rucati pe chera magnata.
Lu biforco, ca’ scemo nunn’era,
caccia fora ra la bisaccia
‘nu vurzillo re rucati,
lu scampeniava sotto a la guardata
e mentre l’oste stia cu la mana tesa:
“ Chisto è lu suono re li rucati,
pe’ te pajari l’addori re la magnata!!!”

Catello Nastro

E’ una favoletta classica non solo nella cultura cilentana. L’oste furbo gli fa sentire il profumo del pranzo e il cliente, quanto questi gli porta il conto, gli fa sentire il rumore dei soldi contanti. In altre parole il tuo diritto è il mio diritto: quello dei furbi: tu fai fesso me ed io faccio fesso te. La legge del taglione che ancora una volta sancisce il vecchio motto: “Contadino, scarpe grosse, cervello fino!!!”

mercoledì 2 marzo 2011

LU CIUCCIO PITTATO RE JANCO

LU CIUCCIO PITTATO RE JANGO


‘Nu biforco, re lu Ciliento antico,
tenia ‘nu ciuccio can un vulia mai fatiari.
Iddo, lu ciuccio, tutte li mmatine re notta,
s’accuntentava r’esse pirucculato,
chiuttosto ca’ purtà lu grano a lu mulino,
l’acqua ra la catosa rint’à dduje varrili,
l’aulivi a lu’ trappito ‘ntiempo re la raccolta,
la pruasa re li vacche pe’ cungimà la terra,
lu ffieno, ca è leggiero, ra jntà lu’ pagliaro.

Lu biforco ‘na matina, lu juorno re la fera,
purtao lu ciuccio a la chiazza re lu mercato.
Ma la matina re notti, visto ca chiro
nun vulìa esse ra la stalla,
‘nge futtette nu’ muzzeco ‘nzimma a la capa
e le sciangao na meza aurecchia.
E pe’ lu fa corre ccchiù alleramente,
le feccao tre cerasieddi re chiri chiu’ forti
rint’à lu pertuso re lu culo, sotto a la cora.

Pe’ lu’ vruciore ca tenìa rintà lu mazzi,
lu ciuccio curria cumm’à nu pazzi,
e rint’à nu’ mumenti fu vinnuto
pe’ quatto rucati ca sunanti
lu biforco s’annascunnette,
p’esse siuro, rint’à la mutandi.

Passato ‘nu mese re vennegna,
lu biforco jette a la fera p’accatari
n’autu ciuccio ca’ tenia voglia re fatiari.
Rint’à lu riparto ciucciaria,
finalmente truvao nu’ ciuccio allero e janco,
re la stazza re lu suovo ca era niuro.
Se sputacchiao ‘nzimma a na mani
e facette p’accarizzà lu ciuccio.

La mana sova s’azzeccao re pittura janca,
lu biforco lu vuardava ‘nzimma a la capi,
e subbito nutao ca le mancava
‘nu piezzo re gurecchia ra iddo muzzecata.
Canisciuto l’animalo suovo e sfatiato,
s’avvicinao a la gurecchia sana e le ricette:
“Caro ciuccio mio io t’accattassi,
ma sulamenti si nun te canuscessi!!!”

Catello Nastro

E’ la storia di un asino sfaticato che il padrone, disperato, mordendolo, gli stacca una mezza orecchia e poi lo porta all fiera per venderlo. Lo compra per quattro tornesi un contadino vicino che dopo due mesi porta lo sfaticato asino ad un mercato vicino e per non farlo riconoscere lo dipinge di bianco. Il vecchio padrone lo vorrebbe comperare, ma quando si accorge che è stato pitturato e che gli manca mezzo orecchio, gli dice:” Io ti comprerei pure, ma solo se non ti avessi riconosciuto!!!”. Tutto questo secondo il vecchio proverbio che recita:” Contadino, scarpe grosse, cervello fino!!!”