“Agropoli in festa” dal 23 al 30 maggio 2010
UNA SETTIMANA DI VITA ATTIVA
L’Associazione culturale “Agropoli in”, con la collaborazione di tutto il territorio attivo e costruttivo, ha dato vita, nella cittadina capoluogo del Cilento, ad una settimana ricca di arte, cultura, sport, religione, musica, cabaret, folk. Questo, in sintesi, il programma.
Domenica 23 -
Selezione Campionato Nazionale Regata barche a vela classe optimist.
Spettacolo esibizione Scuole di ballo e danza.
Concerto di musica folk popolare “I Donnaluna.
Lunedì 24 –
Inaugurazione spazio laboratori con il primo Circolo Didattico “Gino Landolfi”.
Cerimonia di inaugurazione Agropoli in festa.
Orchestra musica leggera e classica Orchestra Sinfonica “Ragazzi insieme”.
Spettacolo esibizione Scuola i Ballo e Danza.
Circolo “Gino Landolfi” in “Intensamente musica”, uno spettacolo musicale a cura degli alunni della scuola primaria nel Palazzetto dello Sport “A. De Concilio”.
Martedì 25 –
Festa dello sport – studenti Scuole Superiori allo Stadio Guariglia
In pomeriggio “Palio delle Contrade” caccia al tesoro per le vie della città.
Di pomeriggio nell’Aula Consiliare della città convegno su “ Lo stato della magistratura a sessanta anni dalla Costituzione” Con interventi di: avv. Franco Alfieri, onorevole Luciano Violante, onorevole Alfredo Mantovano, dottor Vincenzo Pellegrino, avv. Massimo Krogh, Dott. Vitaliano Esposito.
In serata spettacolo esibizione di scuole di ballo e danza e la “Compagnia Daltrocanto” in concerto con storie, strade e suoni della gente del sud.
Mercoledì 26 –
Gara podistica stracittadina per le vie della città.
Premio di poesia Alfonso Gatto.
In pomeriggio, nell’aula consiliare convegno con la Comunità di S.Egidio.
In serata spettacolo in costumi medioevali a cura dell’Università della Terza età, mirabilmente diretta dalla preside Elvira Lo Bascio.
Esibizione di scuole di danza e ballo
Concerto della grande cantante Paola Salurso in “Dal canto mio”.
Giovedì 27 –
Passeggiata ecologica on gli alunni delle scuole.
Palio delle contrade.
Di pomeriggio , nell’aula consiliare, interessante convegno sull’alcolismo con l’intervento del dottor Aniello Baselice.
In serata pizza acrobatica e spettacolo di cabaret con il mago Alivernini da Zelig.
Teatro cabaret con Anaclerico, Iorio e Stabile.
Venerdì 28 –
Laboratorio di arte e cultura.
Scuola in festa coi più piccini.
In pomeriggio nell’aula consiliare, convegno su “La Dieta Mediterranea e stile di vita nel Cilento. Tutela e promozione del territorio, ruolo del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano”.
In serata “Notte delle stelle” con “Dino Zero Tour 2010” e gran concerto con “A toys Orchestra”.
Sabato 29 –
Bimbinbici 2010
In pomeriggio Palio delle contrade.
In serata spettacolo musicale con Luca Carboni e dopo la mezzanotte discoteca in piazza.
Domenica 30 -
Maggio- dedicata alla famiglia, con messe, benedizioni delle famiglie e delle persone, pranzo tutti insieme in piazza, spettacolo ed animazione per tutti con il coro “Laetitia vox”.
In serata raduno delle famiglie in piazza con fiaccolata da piazza Mercato al porto dove si è tenuto l’affidamento alla Madonna, di poi spettacolo in piazza con “I Santarosa con Tiziana Galdieri in concerto.
A mezzanotte i fuochi pirotecnici sulla marina hanno sancito la fine delle manifestazione e di una settimana insieme.
Comunicato stampa a
cura di Catello Nastro
lunedì 31 maggio 2010
domenica 30 maggio 2010
sabato 29 maggio 2010
Presentazione libro Chieffallo ad Agropoli
“La bonifica nelle terre del Sele, dell’Alento, del Bussento e nel Vallo di Diano”
L’ULTIMA OPERA LETTERARIA DI DOMENICO CHIEFFALLO SARA’ PRESENTATA IL 10 GIUGNO 2010 NELL’AULA CONSILIARE DELLA CITTA’ DI AGROPOLI
Col patrocinio dell’Assessorato alla Identità Culturale, dell’AUSER locale e del Centro di Promozione Culturale per il Cilento, lunedì 10 giugno 2010, con inizio alle ore 19, nell’Aula Consiliare del Comune di Agropoli, sarà presentato l’ultimo lavoro letterario del grande ricercatore e storico meridionalista Domenico Chieffallo,”La bonifica nelle terre del Sele, dell’Alento, del Bussento e nel Vallo di Diano”, già presente nel panorama letterario regionale ma anche in buona parte dell’Italia Meridionale. Presenzieranno il Sindaco di Agropoli, avv. Franco Alfieri, il dottor Francesco Crispino, Assessore alla Identità Culturale, il dottor Amilcare Troiano, Presidente del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, il dottor Vincenzo Fraiese, Presidente del Consorzio di Bonifica sx Sele. Relatori illustri saranno il professore Antonio La Gloria, il professore Paolo Paolino. Moderatrice la professoressa Elvira Lo Bascio Milano. Lo scrittore Domenico Chieffallo ha prodotto e presentato, negli ultimi dieci anni, interessanti opere letterarie, frutto di approfondito studio ed amore per il Cilento, terra che lo ha ospitato, alcuni anni fa, ed alla quale egli ha dedicato molte opere.
Catello Nastro
L’ULTIMA OPERA LETTERARIA DI DOMENICO CHIEFFALLO SARA’ PRESENTATA IL 10 GIUGNO 2010 NELL’AULA CONSILIARE DELLA CITTA’ DI AGROPOLI
Col patrocinio dell’Assessorato alla Identità Culturale, dell’AUSER locale e del Centro di Promozione Culturale per il Cilento, lunedì 10 giugno 2010, con inizio alle ore 19, nell’Aula Consiliare del Comune di Agropoli, sarà presentato l’ultimo lavoro letterario del grande ricercatore e storico meridionalista Domenico Chieffallo,”La bonifica nelle terre del Sele, dell’Alento, del Bussento e nel Vallo di Diano”, già presente nel panorama letterario regionale ma anche in buona parte dell’Italia Meridionale. Presenzieranno il Sindaco di Agropoli, avv. Franco Alfieri, il dottor Francesco Crispino, Assessore alla Identità Culturale, il dottor Amilcare Troiano, Presidente del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, il dottor Vincenzo Fraiese, Presidente del Consorzio di Bonifica sx Sele. Relatori illustri saranno il professore Antonio La Gloria, il professore Paolo Paolino. Moderatrice la professoressa Elvira Lo Bascio Milano. Lo scrittore Domenico Chieffallo ha prodotto e presentato, negli ultimi dieci anni, interessanti opere letterarie, frutto di approfondito studio ed amore per il Cilento, terra che lo ha ospitato, alcuni anni fa, ed alla quale egli ha dedicato molte opere.
Catello Nastro
giovedì 27 maggio 2010
VERSI AVVERSI - senza rima nè poesia
VERSI AVVERSI
SENZA RIMA NE’ POESIA
Io…
Chi sono io?
Penso storto,
ma penso.
Nessuno tocchi
la mia libertà di pensare
e di esternare i pensieri.
A tratti la poesia non conta:
conta solo il pensiero libero.
Non sono un servo della gleba,
politica o sociale che sia.
Sono vecchio e valgo poco:
ma non sono in vendita
nemmeno in offerta speciale.
Catello Nastro
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12 FEBBRAIO 1941
Salve, sono arrivato!
Cos’è questo rumore?
Sono le bombe alleate!
Perché è venuta tanta gente?
Stiamo nel ricovero!
Quando si mangia?
Forse domani!
Ma che fanno fuori?
Una terribile guerra!
E cos’è la guerra?
Lo ignoro: è cosa di potenti!
E perché si ammazzano lì fuori?
Perché non hanno capito un cacchio…
Catello Nastro
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ASCOLTANDO LA MUSICA CLASSICA
Sono tre ore che ascolto
in silenzio religioso,
interi brani di musica classica.
E le note salgono al cielo
lentamente e inesorabilmente
sfottendosene degli attenti uditori.
Sono tre ore che ascolto:
ma il concerto non finisce mai.
Molti già dormono sonni profondi.
Il maestro – insigne musicista internazionale –
dirige una orchestra di esimi luminari
selezionati da Conservatori di grido.
Alla mia amica la musica classica attizza:
a me non piace e preferisco Celentano.
Ma lei comanda ed io ascolto.
Che rottura di palle…
Catello Nastro
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AUGURI AD UN AVVOCATO DISONESTO
Auguro ai tuoi figli
di trovare sempre
il tipo di giustizia
che non hai applicato tu.
Quando hai fatto condannare
un povero diavolo innocente,
reo solamente di non avere i soldi
per pagare la parcella.
Quando hai fatto assolvere,
sconvolgendo la giustizia,
un bruto incallito colpevole
di molteplici crimini atroci.
Quando solo per bieco interesse,
hai complicato istanze semplici,
di rapida soluzione,
accumulando disonesti milioni.
Infine auguro ai tuoi figli,
un mondo senza false promesse,
senza ipocriti paglietta,
senza burocrati o indifesi.
Catello Nastro
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BUON NATALE
Buon Natale, passero solitario
alla ricerca affannosa ed insoluta
di un nido protetto
da maestosi rami di quercia.
Buon Natale a te, cane randagio
disperso sull’autostrada
da un superbo padrone che non sa più
propinare coccole ai derelitti.
Buon Natale a te, candido agnello,
immolato per deliziare il palato
alla ricca tavola imbandita a festa
del miliardario speculatore indifferente.
Buon Natale a te,esotico canarino,
musicale appendice ad una nobile sala,
ingabbiato come un popolo una volta libero,
vessato, sfruttato, affamato, denigrato.
Buon Natale a te, miserabile pidocchio,
immondo nella maestosità della sua ignoranza,
incattivito dalla sua cosmica pochezza culturale,
che succhi il sangue anche ad un bimbo che ha fame.
Buon Natale a te, nobile Sole, astro del cielo nascente,
che riscaldi ritmicamente anche i cuori dei viventi,
che hanno compreso, con la sofferenza ed il sacrificio,
l’incommensurabile, infinito, insostituibile dono di Dio.
La vita…
Catello Nastro
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CHE NE SARA’ DI NOI
Che ne sarà di noi,
nati sotto le bombe,
cresciuti con la farina alleata,
svezzati col latte condensato,
col pane nero di fave e piselli.
Che ne sarà di noi,
alimentati dalla corruzione
degli anni ’60,
sezionati da ideologie trasversali,
terrorizzati dagli anni del terrore,
convinti di convinzioni fallaci.
Che ne sarà di noi,
guerrieri sconfitti sul campo
dagli eventi del ’68,
eroi di cartone stropicciato
alimentati da false promesse.
Che ne sarà di noi,
oramai settantenni
vittime della politicizzazione
anche dei Centri Sociali.
Combatteremo la nostra guerra,
brandendo un bastone da passeggio,
chiedendo il permesso all’artrosi,
pensando al futuro dei giovani.
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CHI SARA’
Chi sarà che verrà,
a ficcarci la zolletta di zucchero in bocca,
a guardarci con ipocrito sorriso,
a blandirci con false promesse.
E i giorni verranno,
verranno i mesi verranno gli anni,
ed il circolo vichiano
ritornerà imperterrito
a mostrare la forza incontaminata
del libero arbitrio rafforzato.
Ed allora grideremo,
urleremo ai potenti
la nostra rabbia infinita,
mostreremo i denti,
difenderemo la nostra libertà.
Catello Nastro
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FILASTROCCA ALLA VITA
Continua tu la nostra filastrocca,
perché io sono stanco
ed a tratti fortemente annoiato.
Il fuoco sembra spegnersi,
dopo ogni rossa lingua
che si erge minacciosa
dalla base del camino.
Eppure tu gioisci
nel vagliare certe situazioni
che sanno di ridicolo,
che non hanno senso comune
nemmeno nel discorso tra sordomuti,
nemmeno tra esseri che condividono
languide o infuocate passioni.
Continua tu la nostra filastrocca.
Io sono stanco e torno a dormire,
abbracciato al cuscino consunto
di finti abbracci, di ritorte passioni
di liquide lagrime invano versate.
Catello Nastro
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DERIDI LA POESIA
Tu deridi la poesia,
l’origine del mondo,
ora potente ora succube,
di marosi sconvolgenti
un’anima sensibile
e pronta ad immergersi
alla prima ondata d’autunno.
Cosa risponderanno
gli abitatori del mare,
intervistati da Pippo Baudo,
in un programma fatuo,
ma con notevole “audience”
quando leggeranno
versi incontaminati e genuini.
Sorgeranno dalle onde,
alzeranno il capo dal liquido azzurro
minacciato dalla speculazione edilizia,
dai liquami della città consumista
e rideranno, rideranno, rideranno…
E solo allora l’uomo contabile
prenderà visione di un conto in passivo,
fatto di cifre, ma non di parole,
fatto di soldi meschini
avulsi dalla pura poesia.
E il novello San Francesco
ripeterà la sua predica ai pesci…
Catello Nastro
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DOMANI E’ AUTUNNO
Mi affaccerò al balcone
della casa di campagna,
ringrazierò Dio
per il nuovo sole,
saluterò gli alberi
spogli d’autunno inoltrato,
coi rami che osservano
le ultime foglie
intercalate nel verde del prato,
scruterò il cielo,
sia terso che cosparso
di eteree nuvole ovattate,
o grigie e turgide
di pioggia imminente,
ascolterò il valzer silenzioso
del volo delle tortore
e continuerò imperterrito
a comporre versi
trascritti sul pentagramma
dei miei pensieri.
Domani è autunno…
Catello Nastro
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ELUCUBRAZIONI
Revivals notturni,
con attori assenti
spettatori indegni,
scena cadente,
produttore perdente,
regista indignato,
protagonista stralunato.
Ma che te ne fotte:
qua tutto è finto.
Anche il bacio finale
della protagonista
fortemente arrapata.
Anche la scena artistica
è di duttile cartapesta.
Questo è un mondo
ritenuto a te indegno
perchè non rispetta
gli inflessibili canoni
di una commedia lieta
esclusivamente alla fine:
quasi come una tragedia greca.
Non resta da fare altro,
che staccare la spina
al roboante cervello,
che macina pensieri,
scruta orizzonti grigiastri,
all’affannosa ricerca
di un punto esclamativo.
Le elucubrazioni notturne
sono prive di luce,
proiettate nelle tenebre,
con insoluti enigmi amletici,
punti interrogativi
saettanti nella cervice,
assillanti, feroci, insoluti.
Solo allora, frammisto
alle onde magnetiche
del cosmo infuocato,
ravvisi, a milioni di anni luce,
una fioca lampadina
che ti invita a percorrere
l’insidioso cammino
dell’essere raziocinante.
Catello Nastro
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HOMO SAPIENS
Ritto sulle gambe
procede con la civiltà.
Un percorso obbligato,
con stragi programmate,
guerre computerizzate,
stermini giustificati,
popoli mortificati,
ricchi sempre più sfondati,
donne rifatte e siliconate.
Ipocriti viandanti
di un percorso zigzagante,
delimitato da strisce gialle
che nessuno rispetta
ed usa come legale pattumiera
di una società produttrice di merda,
che nemmeno la raccolta differenziata,
capillarmente selezionando,
raccoglie e trasporta in discariche.
E l’homo sapiens
procede ancora una volta
a quattro zampe
nel resto del viaggio.
Catello Nastro
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I SOGNI
I sogni hanno le ali
di una tortora candida
quando si libra nel cielo
che si spalanca al suo volo.
Una piccola virgola
nell’immensa pagina del Creato,
a significare il passaggio
dello stacco creativo.
I sogni sono la realtà
dei poeti viandanti
nelle strade affollate
della metropoli materialista.
Eterei pensieri non prezzati
che mai un registratore di cassa
porterà in scontrino
al supermercato della poesia.
I sogni fanno infinite crociere
sulle navi della fantasia
e ad ogni attracco svaniscono
avvinghiati dalla realtà.
I sogni sono l’hotel dei poeti,
la Ferrari in pole position
della rima baciata,
i versi sciolti della libertà.
Catello Nastro
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IL CUORE DI UN VECCHIO
Il cuore di un vecchio pulsa forte,
come quello di un bambino,
come quello di un gabbiano
che si libra nell’aria
sfruttando correnti favorevoli.
Ora volteggiando da un lato,
ora lievemente dall’altro.
E’ una danza antica,
che si ripete nei secoli,
abbarbicata ad ataviche convinzioni,
consapevole dei limiti imposti,
dalle impossibilità, dalle dighe
erette matematicamente
a proteggere dalla siccità dell’anima.
Il vecchio arranca nelle tenebre:
il tramonto è più scuro.
Solo un raggio di sole cocente,
filtrato da nubi scoscese nel tempo,
con ricordi lontani nel firmamento,
quando il fuoco ardeva nel camino
e riscaldava gli animi protesi
verso nuovi illimitati orizzonti
appare ora cosparso di cenere.
Ed il cuore del vecchio
continua forte a pulsare…
Catello Nastro
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IL SORRISO DELL’IGNORANZA
Gioiosi eventi rischiarano il volto,
dilatano la bocca, rattrappiscono le guance,
illuminano gli occhi, rallegrano il cuore,
trasmettono emozioni vergini e spesso fatue.
E il sorriso dei bimbi si colora d’azzurro,
quello delle fanciulle di rosa delicato,
quello degli amanti di rosso porporino,
quello delle spose di candido bianco.
Il sorriso dei vecchi al tramonto,
tristemente si tinge di grigio
e con passi lenti si avvia al traguardo.
Solo il sorriso dell’ignoranza resta immobile…
Catello Nastro
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IL TESTENE
Osservo per attimi interi,
dal ponte recentemente restaurato,
le acque del Testene
che fra poco confluiranno nel mare.
Ricordo gli anni ’50,
ancora bambini,
congiunte le mani a coppo
attingevamo il puro liquido
che integro scendeva a valle
percorrendo immense distese
verdeggianti di secolari querce
di fertile erbetta gradita ai caprini
naturali concimatori della valle.
Il Testene scorre ora come allora,
dalla verde collina al mare
affollato di palazzoni
stracolmi di abitatori strafottenti,
di inquinatori del pianeta,
di gente che sversa nel fiume
inquinanti liquami morali.
E accanto al giocattolo di plastica,
scende al mare una barchetta di carta
di un bambino futuro poeta.
Catello Nastro
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L’ALBERO DI LIMONE E’ SECCATO
Che te ne fotte
se nel mio giardino
l’albero di limone è seccato.
Sarà stato il gelo tremendo,
o la grandine copiosa,
o il vento caldo di scirocco,
o l’ignoranza di chi l’ha piantato,
o di chi non l’ha annaffiato,
o forse di chi l’ha potato.
Ma l’albero di limone
del mio giardino
è irrimediabilmente seccato.
Le foglie dismesse e staccate
giacciono al suolo
sbiadite, fra poco ingiallite.
Domani ne pianterò un altro
e rispetterò la sua poesia.
Catello Nastro
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LA CORNACCHIA
T’affacci al balcone
e sguaiatamente sorridi.
Non c’è musica nel tuo sguardo,
non c’è luce sul tuo volto,
non c’è poesia sulle tue guance,
non c’è pudore nei tuoi occhi.
La tua ostentazione
non merita nemmeno
fugaci interventi visivi
che offenderebbero le palpebre
che si rinchiudono per la vergogna.
Rintana.
Priva il sole
del grigiore delle visioni
peccaminose ed improprie
che propini agli innocenti viandanti.
Ed a guisa di cornacchia
ritorna sul tuo notturno ramo.
Catello Nastro
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IL BALLO LISCIO DEI RICORDI
Il tango appassionato
ripescato nel verde
mondo dei ricordi del liceo,
il lento ballo del mattone
consumato nelle notti d’estate
sulle mitiche spiagge
di Paestum e Palinuro,
lo sconvolgente rok
nell’immenso, mitico
“’U Saracino” di Agropoli.
Sabato sera un liscio di gruppo
al Centro Sociale
mentre la fisarmonica
ripercorre antichi motivi.
Catello Nastro
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LE FOGLIE
Calpesto le foglie ingiallite
delle centenarie querce
del lungo viale affianco
alla paterna casa di campagna.
Una musica preistorica,
leggera e monotona,
sale lungo i polpacci
ed arriva fino ai sentimenti
evocando antiche emozioni,
fanciulleschi ricordi
quando si giocava senza giocattoli
e s’illudeva la fame
mangiando more e mirtilli
asportati agli incontaminati cespugli,
incautamente incespicando
in spine nascoste dalle foglie.
Ritorneranno gli alberi,
in primavera,
a ricoprirsi di verde novello.
Forse calpesterò ancora
le foglie ingiallite d’autunno…
Catello Nastro
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LE FOGLIE DELLE QUERCE CENTENARIE
Sorrideranno al tuo passare
i rami delle querce centenarie
quando calpesti
le foglie ingiallite d’autunno
e crei musica celestiale
con lo scricchiolio del tuo incedere.
Sorrideranno i rami spogli
di umido umore inoltrato
mentre si intravedono
i cespugliosi nidi
ricolmi di vita cinguettante
per l’incipiente primavera.
E il tuo sguardo ora si posa
sul finocchietto selvatico
sulle autonome cicorie
in attesa di essere raccolte
dalla tua delicata mano
protesa verso il manto erboso
a godere dei prodotti spontanei
della terra dei padri.
Ti sorrideranno gli uccelli
svolazzanti alla ricerca di cibo,
le ipovedenti talpe
impellicciate in nostalgico frak,
i verdi ramarri usciti dalle fessure
per portare il loro contributo
alle quattro stagioni dell’anno.
E solo allora mi accorgerò
del tuo partecipare al mondo
alla vita della campagna
che tanto amavi vivendo in città
e che ora godi ampiamente
respirando il suo respiro.
Catello Nastro
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LE RADICI
E le radici continueranno a produrre propaggini
apportatrici di succulenti frutti, foglie, rami, fiori,
in un concerto di forme e colori, proporzioni
incommensurabili in un musicale concerto.
E tutti ascolteranno le note diffuse da impianti hi-fi,
ad alta risoluzione sonora, in perfetta stereofonia,
riproducenti antiche sinfonie di ataviche melodie,
come protagonisti altisonanti personaggi del Creato.
Gli assoli dei notturni usignoli, quasi scomparsi,
dall’atavico conservatorio dei protagonisti della natura,
rinnovelleranno un sindacale cachet, - chicchi di grano –
per tenere concerti sempre più radi e più rari.
E le associazione ecologiste predicheranno bene,
ma razzoleranno in maniera imperfetta,
ordinando cacciagione minuscola alla sagra del paese,
rinnegando principi all’origine dei tempi giustificate.
Anche i passeri, renitenti ai diserbanti assassini,
frotte insignificanti per la civiltà del progresso,
per la corsa affannosa a sempre maggiori capitali,
soccomberanno ai nuovi tiranni dell’economia.
E i cardellini con canteranno più,
le stesse civette, simbolo di un territorio ingrato,
non arrecheranno più tristi presagi,
ululando in notturni lugubri concerti.
Ed il cemento coprirà i boschi, le case, le aiuole,
i condomini sostituiranno i parchi del paese natìo,
i grattacieli le spiagge assolate per frotte di bambini festanti
per la calura dell’incipiente stagione balneare.
Ed i vecchi, soffocati dall’afa, sotto l’ombrellone
forgiato da mani artigianali con debole cartapesta,
arrancheranno sulla sabbia infuocata
alla ricerca di una momentanea frescura.
E fameliche donne, sconce indossatrici in provocanti costumi,
attireranno sguardi peccaminosi, fautori di insane passioni
all’ombra della sera dietro ai bagni dello stabilimento
o all’interno del minuscolo camerino con un solo attaccapanni.
Solo le meduse, danzatrici melodiche in un marino concerto,
annunceranno un mare non inquinato, ancora libero
da intromissioni di speculatori strafottenti
miseramente riversi in lidi già contaminati in prossima rovina.
Nettuno, col suo tridente, stretto nella viscida mano destra,
uscirà dai marosi, riluttante alle telecamere mercenarie
delle TV di partito o di parte, miseramente salariate,
e minaccerà i mortali in un tremendo monito di strage.
Aumenteranno i convegni di ecologia, di difesa della natura,
lo stato sborserà milioni di euro per stupidi studi e ricerche,
che non approderanno mai in un porto quiete e sicuro,
insano frutto di novelli e moderni pirati informatici.
Solo le radici, imperterriti, continueranno a produrre
rami, foglie, fiori e frutta di una stagione oramai al tramonto.
Catello Nastro
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METAFORE
Mi propini solo metafore sbiadite,
logorate dal tempo e dall’usura,
ipocrite immagini fatue, retoriche,
alternanti pensieri dubbi ed inquieti,
trappole linguistiche per imprigionare
sentimenti alternanti, nebbiose passioni,
stati d’animo volutamente sospinti nel baratro.
Non noti nei miei occhi il rosso del fuoco,
ardenti passioni mai sopite,
sofferenze oramai lastricate,
barcollanti pensieri emarginati,
speranze appiattite ed appassite,
sentimenti partoriti dalla poesia
ingannata e delusa dalle tue metafore.
Catello Nastro
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SORRIDO A STENTO
Sorrido a stento,
guardando il mondo che arranca,
alla ricerca di un euro in più,
ad una situazione più favorevole
atta solo a soddisfare
brame materiali,
sovente miserabile frutto
di un iniquo confronto.
Sorrido a stento,
nel vedere miei simili,
brancolare nel buio
di misteri irrisolti,
compiacenti complici
di misfatti perpetrati
allontanando la coscienza
dalla poetica interpretazione.
Ed allora che fare???
Si domanderà il saggio
in un attimo di lucidità mentale…
Forse sorridere,
oppure criticare,
o anche verosimilmente piangere
lagrime sincere cosparse di rimmel,
bagnando le innocenti guance
inorridite a tale misfatto,
insulso, inutile, cosmico.
E solo allora arriverà all’orizzonte,
vestita di bianco antico, Lei,
la regina della fantasia.
Colei che ci invita a sorridere,
anche al tramonto della nostra esistenza,
al ritmo brioso, ma quasi lento,
della poesia degli anni fuggenti.
Catello Nastro
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SPEGNI LA TV
Per piacere, spegni la TV.
Donne rifatte che sanno di antiquariato,
uomini incravattati che sanno di falso,
giovani acefali ma esteticamente in forma,
presentatori politicizzati che attizzano il fuoco.
Si sta mescolando la politica col cabaret,
di quello pesante che profuma di merda
ogni qualvolta gli astanti esprimono pareri
avulsi da una realtà sociale non inquadrata
nemmeno per sogno dalle telecamere.
Tanto il normale ragionare non fa “audience”,
la gente è abituata a sentire volgarissimi
battibecchi con parolacce conditi.
Con questo nuovo tipo di spettacolo
hanno distrutto anche la vecchia sceneggiata.
Catello Nastro
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SVEGLIA!
Sulle orme degli antichi padri,
che scacciarono i Borboni,
che costrinsero illusi guerrafondai
a sedere al tavolo della pace,
che si diedero la Costituzione,
che crearono posti di lavoro,
che li protessero con sindacati onesti,
che gestirono il benessere
affinché tutti avessero un tozzo di pane.
Sveglia, alza il culo dalla poltrona
davanti alla prezzolata TV,
partecipa al coro per una nuova classe
che segua le orme degli avi.
Qui la voce del poeta è labile:
quella del salariato sempre roboante!
Abbandona la fatua ricchezza
della falsa illusione del gratta e vinci!
Condiamo di sudore la pagnotta…
Catello Nastro
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VIA !!!
Via! Vai via di qui!
Lascia stare questo essere indifeso
colpevole solo di essere un poeta.
Che sorride al mondo
ed al mondo piange,
che guarda l’infinito
e cerca di risolvere l’enigma,
che soffre col soffrire del cosmo,
che ama come chi ha sofferto d’amore.
Via! Virus immondo!
Abbandona, sconfitto,
il mondo della poesia e
su una collina di merda
continua a sciare.
Ricevi pure gli applausi
di una platea prezzolata,
di gente incravattata e precaria,
pronta a salire sul carro del vincitore,
a condividere, strisciante, il premio
insignificante di una giurìa corrotta.
Catello Nastro
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L’ULTIMO FILO D’ERBA
L’orrida calura, rinsecchendo,
indora le verdeggianti creature
del prato all’inglese davanti casa.
Si arrendono gli steli dell’erbetta
e, chinando il capo, issano bandiera bianca.
Una resa incondizionata,
stilata dai vincitori del consumismo,
dai produttori dei diserbanti,
dai nuovi untori di antiche pestilenze,
dai folli scienziati di cosmiche catastrofi.
Sopravvissuto unico, nel prato all’inglese,
ritto, a guisa di guerriero superstite,
ignorato persino dalla strage,
l’ultimo filo d’erba sopravvive
e respira aria di fede convinta.
Catello Nastro
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Poeti
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VERSI AVVERSI
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SENZA RIMA NE’ POESIA
Io…
Chi sono io?
Penso storto,
ma penso.
Nessuno tocchi
la mia libertà di pensare
e di esternare i pensieri.
A tratti la poesia non conta:
conta solo il pensiero libero.
Non sono un servo della gleba,
politica o sociale che sia.
Sono vecchio e valgo poco:
ma non sono in vendita
nemmeno in offerta speciale.
Catello Nastro
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12 FEBBRAIO 1941
Salve, sono arrivato!
Cos’è questo rumore?
Sono le bombe alleate!
Perché è venuta tanta gente?
Stiamo nel ricovero!
Quando si mangia?
Forse domani!
Ma che fanno fuori?
Una terribile guerra!
E cos’è la guerra?
Lo ignoro: è cosa di potenti!
E perché si ammazzano lì fuori?
Perché non hanno capito un cacchio…
Catello Nastro
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ASCOLTANDO LA MUSICA CLASSICA
Sono tre ore che ascolto
in silenzio religioso,
interi brani di musica classica.
E le note salgono al cielo
lentamente e inesorabilmente
sfottendosene degli attenti uditori.
Sono tre ore che ascolto:
ma il concerto non finisce mai.
Molti già dormono sonni profondi.
Il maestro – insigne musicista internazionale –
dirige una orchestra di esimi luminari
selezionati da Conservatori di grido.
Alla mia amica la musica classica attizza:
a me non piace e preferisco Celentano.
Ma lei comanda ed io ascolto.
Che rottura di palle…
Catello Nastro
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AUGURI AD UN AVVOCATO DISONESTO
Auguro ai tuoi figli
di trovare sempre
il tipo di giustizia
che non hai applicato tu.
Quando hai fatto condannare
un povero diavolo innocente,
reo solamente di non avere i soldi
per pagare la parcella.
Quando hai fatto assolvere,
sconvolgendo la giustizia,
un bruto incallito colpevole
di molteplici crimini atroci.
Quando solo per bieco interesse,
hai complicato istanze semplici,
di rapida soluzione,
accumulando disonesti milioni.
Infine auguro ai tuoi figli,
un mondo senza false promesse,
senza ipocriti paglietta,
senza burocrati o indifesi.
Catello Nastro
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BUON NATALE
Buon Natale, passero solitario
alla ricerca affannosa ed insoluta
di un nido protetto
da maestosi rami di quercia.
Buon Natale a te, cane randagio
disperso sull’autostrada
da un superbo padrone che non sa più
propinare coccole ai derelitti.
Buon Natale a te, candido agnello,
immolato per deliziare il palato
alla ricca tavola imbandita a festa
del miliardario speculatore indifferente.
Buon Natale a te,esotico canarino,
musicale appendice ad una nobile sala,
ingabbiato come un popolo una volta libero,
vessato, sfruttato, affamato, denigrato.
Buon Natale a te, miserabile pidocchio,
immondo nella maestosità della sua ignoranza,
incattivito dalla sua cosmica pochezza culturale,
che succhi il sangue anche ad un bimbo che ha fame.
Buon Natale a te, nobile Sole, astro del cielo nascente,
che riscaldi ritmicamente anche i cuori dei viventi,
che hanno compreso, con la sofferenza ed il sacrificio,
l’incommensurabile, infinito, insostituibile dono di Dio.
La vita…
Catello Nastro
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CHE NE SARA’ DI NOI
Che ne sarà di noi,
nati sotto le bombe,
cresciuti con la farina alleata,
svezzati col latte condensato,
col pane nero di fave e piselli.
Che ne sarà di noi,
alimentati dalla corruzione
degli anni ’60,
sezionati da ideologie trasversali,
terrorizzati dagli anni del terrore,
convinti di convinzioni fallaci.
Che ne sarà di noi,
guerrieri sconfitti sul campo
dagli eventi del ’68,
eroi di cartone stropicciato
alimentati da false promesse.
Che ne sarà di noi,
oramai settantenni
vittime della politicizzazione
anche dei Centri Sociali.
Combatteremo la nostra guerra,
brandendo un bastone da passeggio,
chiedendo il permesso all’artrosi,
pensando al futuro dei giovani.
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CHI SARA’
Chi sarà che verrà,
a ficcarci la zolletta di zucchero in bocca,
a guardarci con ipocrito sorriso,
a blandirci con false promesse.
E i giorni verranno,
verranno i mesi verranno gli anni,
ed il circolo vichiano
ritornerà imperterrito
a mostrare la forza incontaminata
del libero arbitrio rafforzato.
Ed allora grideremo,
urleremo ai potenti
la nostra rabbia infinita,
mostreremo i denti,
difenderemo la nostra libertà.
Catello Nastro
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FILASTROCCA ALLA VITA
Continua tu la nostra filastrocca,
perché io sono stanco
ed a tratti fortemente annoiato.
Il fuoco sembra spegnersi,
dopo ogni rossa lingua
che si erge minacciosa
dalla base del camino.
Eppure tu gioisci
nel vagliare certe situazioni
che sanno di ridicolo,
che non hanno senso comune
nemmeno nel discorso tra sordomuti,
nemmeno tra esseri che condividono
languide o infuocate passioni.
Continua tu la nostra filastrocca.
Io sono stanco e torno a dormire,
abbracciato al cuscino consunto
di finti abbracci, di ritorte passioni
di liquide lagrime invano versate.
Catello Nastro
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DERIDI LA POESIA
Tu deridi la poesia,
l’origine del mondo,
ora potente ora succube,
di marosi sconvolgenti
un’anima sensibile
e pronta ad immergersi
alla prima ondata d’autunno.
Cosa risponderanno
gli abitatori del mare,
intervistati da Pippo Baudo,
in un programma fatuo,
ma con notevole “audience”
quando leggeranno
versi incontaminati e genuini.
Sorgeranno dalle onde,
alzeranno il capo dal liquido azzurro
minacciato dalla speculazione edilizia,
dai liquami della città consumista
e rideranno, rideranno, rideranno…
E solo allora l’uomo contabile
prenderà visione di un conto in passivo,
fatto di cifre, ma non di parole,
fatto di soldi meschini
avulsi dalla pura poesia.
E il novello San Francesco
ripeterà la sua predica ai pesci…
Catello Nastro
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DOMANI E’ AUTUNNO
Mi affaccerò al balcone
della casa di campagna,
ringrazierò Dio
per il nuovo sole,
saluterò gli alberi
spogli d’autunno inoltrato,
coi rami che osservano
le ultime foglie
intercalate nel verde del prato,
scruterò il cielo,
sia terso che cosparso
di eteree nuvole ovattate,
o grigie e turgide
di pioggia imminente,
ascolterò il valzer silenzioso
del volo delle tortore
e continuerò imperterrito
a comporre versi
trascritti sul pentagramma
dei miei pensieri.
Domani è autunno…
Catello Nastro
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ELUCUBRAZIONI
Revivals notturni,
con attori assenti
spettatori indegni,
scena cadente,
produttore perdente,
regista indignato,
protagonista stralunato.
Ma che te ne fotte:
qua tutto è finto.
Anche il bacio finale
della protagonista
fortemente arrapata.
Anche la scena artistica
è di duttile cartapesta.
Questo è un mondo
ritenuto a te indegno
perchè non rispetta
gli inflessibili canoni
di una commedia lieta
esclusivamente alla fine:
quasi come una tragedia greca.
Non resta da fare altro,
che staccare la spina
al roboante cervello,
che macina pensieri,
scruta orizzonti grigiastri,
all’affannosa ricerca
di un punto esclamativo.
Le elucubrazioni notturne
sono prive di luce,
proiettate nelle tenebre,
con insoluti enigmi amletici,
punti interrogativi
saettanti nella cervice,
assillanti, feroci, insoluti.
Solo allora, frammisto
alle onde magnetiche
del cosmo infuocato,
ravvisi, a milioni di anni luce,
una fioca lampadina
che ti invita a percorrere
l’insidioso cammino
dell’essere raziocinante.
Catello Nastro
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HOMO SAPIENS
Ritto sulle gambe
procede con la civiltà.
Un percorso obbligato,
con stragi programmate,
guerre computerizzate,
stermini giustificati,
popoli mortificati,
ricchi sempre più sfondati,
donne rifatte e siliconate.
Ipocriti viandanti
di un percorso zigzagante,
delimitato da strisce gialle
che nessuno rispetta
ed usa come legale pattumiera
di una società produttrice di merda,
che nemmeno la raccolta differenziata,
capillarmente selezionando,
raccoglie e trasporta in discariche.
E l’homo sapiens
procede ancora una volta
a quattro zampe
nel resto del viaggio.
Catello Nastro
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I SOGNI
I sogni hanno le ali
di una tortora candida
quando si libra nel cielo
che si spalanca al suo volo.
Una piccola virgola
nell’immensa pagina del Creato,
a significare il passaggio
dello stacco creativo.
I sogni sono la realtà
dei poeti viandanti
nelle strade affollate
della metropoli materialista.
Eterei pensieri non prezzati
che mai un registratore di cassa
porterà in scontrino
al supermercato della poesia.
I sogni fanno infinite crociere
sulle navi della fantasia
e ad ogni attracco svaniscono
avvinghiati dalla realtà.
I sogni sono l’hotel dei poeti,
la Ferrari in pole position
della rima baciata,
i versi sciolti della libertà.
Catello Nastro
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IL CUORE DI UN VECCHIO
Il cuore di un vecchio pulsa forte,
come quello di un bambino,
come quello di un gabbiano
che si libra nell’aria
sfruttando correnti favorevoli.
Ora volteggiando da un lato,
ora lievemente dall’altro.
E’ una danza antica,
che si ripete nei secoli,
abbarbicata ad ataviche convinzioni,
consapevole dei limiti imposti,
dalle impossibilità, dalle dighe
erette matematicamente
a proteggere dalla siccità dell’anima.
Il vecchio arranca nelle tenebre:
il tramonto è più scuro.
Solo un raggio di sole cocente,
filtrato da nubi scoscese nel tempo,
con ricordi lontani nel firmamento,
quando il fuoco ardeva nel camino
e riscaldava gli animi protesi
verso nuovi illimitati orizzonti
appare ora cosparso di cenere.
Ed il cuore del vecchio
continua forte a pulsare…
Catello Nastro
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IL SORRISO DELL’IGNORANZA
Gioiosi eventi rischiarano il volto,
dilatano la bocca, rattrappiscono le guance,
illuminano gli occhi, rallegrano il cuore,
trasmettono emozioni vergini e spesso fatue.
E il sorriso dei bimbi si colora d’azzurro,
quello delle fanciulle di rosa delicato,
quello degli amanti di rosso porporino,
quello delle spose di candido bianco.
Il sorriso dei vecchi al tramonto,
tristemente si tinge di grigio
e con passi lenti si avvia al traguardo.
Solo il sorriso dell’ignoranza resta immobile…
Catello Nastro
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IL TESTENE
Osservo per attimi interi,
dal ponte recentemente restaurato,
le acque del Testene
che fra poco confluiranno nel mare.
Ricordo gli anni ’50,
ancora bambini,
congiunte le mani a coppo
attingevamo il puro liquido
che integro scendeva a valle
percorrendo immense distese
verdeggianti di secolari querce
di fertile erbetta gradita ai caprini
naturali concimatori della valle.
Il Testene scorre ora come allora,
dalla verde collina al mare
affollato di palazzoni
stracolmi di abitatori strafottenti,
di inquinatori del pianeta,
di gente che sversa nel fiume
inquinanti liquami morali.
E accanto al giocattolo di plastica,
scende al mare una barchetta di carta
di un bambino futuro poeta.
Catello Nastro
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L’ALBERO DI LIMONE E’ SECCATO
Che te ne fotte
se nel mio giardino
l’albero di limone è seccato.
Sarà stato il gelo tremendo,
o la grandine copiosa,
o il vento caldo di scirocco,
o l’ignoranza di chi l’ha piantato,
o di chi non l’ha annaffiato,
o forse di chi l’ha potato.
Ma l’albero di limone
del mio giardino
è irrimediabilmente seccato.
Le foglie dismesse e staccate
giacciono al suolo
sbiadite, fra poco ingiallite.
Domani ne pianterò un altro
e rispetterò la sua poesia.
Catello Nastro
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LA CORNACCHIA
T’affacci al balcone
e sguaiatamente sorridi.
Non c’è musica nel tuo sguardo,
non c’è luce sul tuo volto,
non c’è poesia sulle tue guance,
non c’è pudore nei tuoi occhi.
La tua ostentazione
non merita nemmeno
fugaci interventi visivi
che offenderebbero le palpebre
che si rinchiudono per la vergogna.
Rintana.
Priva il sole
del grigiore delle visioni
peccaminose ed improprie
che propini agli innocenti viandanti.
Ed a guisa di cornacchia
ritorna sul tuo notturno ramo.
Catello Nastro
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IL BALLO LISCIO DEI RICORDI
Il tango appassionato
ripescato nel verde
mondo dei ricordi del liceo,
il lento ballo del mattone
consumato nelle notti d’estate
sulle mitiche spiagge
di Paestum e Palinuro,
lo sconvolgente rok
nell’immenso, mitico
“’U Saracino” di Agropoli.
Sabato sera un liscio di gruppo
al Centro Sociale
mentre la fisarmonica
ripercorre antichi motivi.
Catello Nastro
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LE FOGLIE
Calpesto le foglie ingiallite
delle centenarie querce
del lungo viale affianco
alla paterna casa di campagna.
Una musica preistorica,
leggera e monotona,
sale lungo i polpacci
ed arriva fino ai sentimenti
evocando antiche emozioni,
fanciulleschi ricordi
quando si giocava senza giocattoli
e s’illudeva la fame
mangiando more e mirtilli
asportati agli incontaminati cespugli,
incautamente incespicando
in spine nascoste dalle foglie.
Ritorneranno gli alberi,
in primavera,
a ricoprirsi di verde novello.
Forse calpesterò ancora
le foglie ingiallite d’autunno…
Catello Nastro
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LE FOGLIE DELLE QUERCE CENTENARIE
Sorrideranno al tuo passare
i rami delle querce centenarie
quando calpesti
le foglie ingiallite d’autunno
e crei musica celestiale
con lo scricchiolio del tuo incedere.
Sorrideranno i rami spogli
di umido umore inoltrato
mentre si intravedono
i cespugliosi nidi
ricolmi di vita cinguettante
per l’incipiente primavera.
E il tuo sguardo ora si posa
sul finocchietto selvatico
sulle autonome cicorie
in attesa di essere raccolte
dalla tua delicata mano
protesa verso il manto erboso
a godere dei prodotti spontanei
della terra dei padri.
Ti sorrideranno gli uccelli
svolazzanti alla ricerca di cibo,
le ipovedenti talpe
impellicciate in nostalgico frak,
i verdi ramarri usciti dalle fessure
per portare il loro contributo
alle quattro stagioni dell’anno.
E solo allora mi accorgerò
del tuo partecipare al mondo
alla vita della campagna
che tanto amavi vivendo in città
e che ora godi ampiamente
respirando il suo respiro.
Catello Nastro
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LE RADICI
E le radici continueranno a produrre propaggini
apportatrici di succulenti frutti, foglie, rami, fiori,
in un concerto di forme e colori, proporzioni
incommensurabili in un musicale concerto.
E tutti ascolteranno le note diffuse da impianti hi-fi,
ad alta risoluzione sonora, in perfetta stereofonia,
riproducenti antiche sinfonie di ataviche melodie,
come protagonisti altisonanti personaggi del Creato.
Gli assoli dei notturni usignoli, quasi scomparsi,
dall’atavico conservatorio dei protagonisti della natura,
rinnovelleranno un sindacale cachet, - chicchi di grano –
per tenere concerti sempre più radi e più rari.
E le associazione ecologiste predicheranno bene,
ma razzoleranno in maniera imperfetta,
ordinando cacciagione minuscola alla sagra del paese,
rinnegando principi all’origine dei tempi giustificate.
Anche i passeri, renitenti ai diserbanti assassini,
frotte insignificanti per la civiltà del progresso,
per la corsa affannosa a sempre maggiori capitali,
soccomberanno ai nuovi tiranni dell’economia.
E i cardellini con canteranno più,
le stesse civette, simbolo di un territorio ingrato,
non arrecheranno più tristi presagi,
ululando in notturni lugubri concerti.
Ed il cemento coprirà i boschi, le case, le aiuole,
i condomini sostituiranno i parchi del paese natìo,
i grattacieli le spiagge assolate per frotte di bambini festanti
per la calura dell’incipiente stagione balneare.
Ed i vecchi, soffocati dall’afa, sotto l’ombrellone
forgiato da mani artigianali con debole cartapesta,
arrancheranno sulla sabbia infuocata
alla ricerca di una momentanea frescura.
E fameliche donne, sconce indossatrici in provocanti costumi,
attireranno sguardi peccaminosi, fautori di insane passioni
all’ombra della sera dietro ai bagni dello stabilimento
o all’interno del minuscolo camerino con un solo attaccapanni.
Solo le meduse, danzatrici melodiche in un marino concerto,
annunceranno un mare non inquinato, ancora libero
da intromissioni di speculatori strafottenti
miseramente riversi in lidi già contaminati in prossima rovina.
Nettuno, col suo tridente, stretto nella viscida mano destra,
uscirà dai marosi, riluttante alle telecamere mercenarie
delle TV di partito o di parte, miseramente salariate,
e minaccerà i mortali in un tremendo monito di strage.
Aumenteranno i convegni di ecologia, di difesa della natura,
lo stato sborserà milioni di euro per stupidi studi e ricerche,
che non approderanno mai in un porto quiete e sicuro,
insano frutto di novelli e moderni pirati informatici.
Solo le radici, imperterriti, continueranno a produrre
rami, foglie, fiori e frutta di una stagione oramai al tramonto.
Catello Nastro
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METAFORE
Mi propini solo metafore sbiadite,
logorate dal tempo e dall’usura,
ipocrite immagini fatue, retoriche,
alternanti pensieri dubbi ed inquieti,
trappole linguistiche per imprigionare
sentimenti alternanti, nebbiose passioni,
stati d’animo volutamente sospinti nel baratro.
Non noti nei miei occhi il rosso del fuoco,
ardenti passioni mai sopite,
sofferenze oramai lastricate,
barcollanti pensieri emarginati,
speranze appiattite ed appassite,
sentimenti partoriti dalla poesia
ingannata e delusa dalle tue metafore.
Catello Nastro
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SORRIDO A STENTO
Sorrido a stento,
guardando il mondo che arranca,
alla ricerca di un euro in più,
ad una situazione più favorevole
atta solo a soddisfare
brame materiali,
sovente miserabile frutto
di un iniquo confronto.
Sorrido a stento,
nel vedere miei simili,
brancolare nel buio
di misteri irrisolti,
compiacenti complici
di misfatti perpetrati
allontanando la coscienza
dalla poetica interpretazione.
Ed allora che fare???
Si domanderà il saggio
in un attimo di lucidità mentale…
Forse sorridere,
oppure criticare,
o anche verosimilmente piangere
lagrime sincere cosparse di rimmel,
bagnando le innocenti guance
inorridite a tale misfatto,
insulso, inutile, cosmico.
E solo allora arriverà all’orizzonte,
vestita di bianco antico, Lei,
la regina della fantasia.
Colei che ci invita a sorridere,
anche al tramonto della nostra esistenza,
al ritmo brioso, ma quasi lento,
della poesia degli anni fuggenti.
Catello Nastro
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SPEGNI LA TV
Per piacere, spegni la TV.
Donne rifatte che sanno di antiquariato,
uomini incravattati che sanno di falso,
giovani acefali ma esteticamente in forma,
presentatori politicizzati che attizzano il fuoco.
Si sta mescolando la politica col cabaret,
di quello pesante che profuma di merda
ogni qualvolta gli astanti esprimono pareri
avulsi da una realtà sociale non inquadrata
nemmeno per sogno dalle telecamere.
Tanto il normale ragionare non fa “audience”,
la gente è abituata a sentire volgarissimi
battibecchi con parolacce conditi.
Con questo nuovo tipo di spettacolo
hanno distrutto anche la vecchia sceneggiata.
Catello Nastro
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SVEGLIA!
Sulle orme degli antichi padri,
che scacciarono i Borboni,
che costrinsero illusi guerrafondai
a sedere al tavolo della pace,
che si diedero la Costituzione,
che crearono posti di lavoro,
che li protessero con sindacati onesti,
che gestirono il benessere
affinché tutti avessero un tozzo di pane.
Sveglia, alza il culo dalla poltrona
davanti alla prezzolata TV,
partecipa al coro per una nuova classe
che segua le orme degli avi.
Qui la voce del poeta è labile:
quella del salariato sempre roboante!
Abbandona la fatua ricchezza
della falsa illusione del gratta e vinci!
Condiamo di sudore la pagnotta…
Catello Nastro
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VIA !!!
Via! Vai via di qui!
Lascia stare questo essere indifeso
colpevole solo di essere un poeta.
Che sorride al mondo
ed al mondo piange,
che guarda l’infinito
e cerca di risolvere l’enigma,
che soffre col soffrire del cosmo,
che ama come chi ha sofferto d’amore.
Via! Virus immondo!
Abbandona, sconfitto,
il mondo della poesia e
su una collina di merda
continua a sciare.
Ricevi pure gli applausi
di una platea prezzolata,
di gente incravattata e precaria,
pronta a salire sul carro del vincitore,
a condividere, strisciante, il premio
insignificante di una giurìa corrotta.
Catello Nastro
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L’ULTIMO FILO D’ERBA
L’orrida calura, rinsecchendo,
indora le verdeggianti creature
del prato all’inglese davanti casa.
Si arrendono gli steli dell’erbetta
e, chinando il capo, issano bandiera bianca.
Una resa incondizionata,
stilata dai vincitori del consumismo,
dai produttori dei diserbanti,
dai nuovi untori di antiche pestilenze,
dai folli scienziati di cosmiche catastrofi.
Sopravvissuto unico, nel prato all’inglese,
ritto, a guisa di guerriero superstite,
ignorato persino dalla strage,
l’ultimo filo d’erba sopravvive
e respira aria di fede convinta.
Catello Nastro
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lunedì 24 maggio 2010
VITA AL CENTRO SOCIALE DI AGROPOLI
Vita al Centro Sociale di Agropoli
ANZIANI IN GIRO PER IL CILENTO
Organizzata dal Centro Sociale Polivalente “Città di Agropoli” con la collaborazione dell’Assessore alla Solidarietà Sociale dottor Angelo Coccaro e del sindaco della cittadina capoluogo del Cilento, avvocato Franco Alfieri, mercoledì 29 luglio è stata organizzata per i soci frequentatori del Centro una gita al Santuario dei Getsemani, ove, dopo aver partecipato alla Santa Messa appositamente officiata per gli anziani del centro, i partecipanti sono stati invitati alla visita del Santuario, luogo di preghiera, di studi cattolici e di raccoglimento. In anteprima hanno anche potuto ammirare parte della mostra, di prossima realizzazione, sulle società operaie e sul movimento cattolico dell’epoca pre fascista. Partenza per “Le Trabe” una bellissima struttura ricettiva di alta classe, in uno splendido laghetto alla fonti del Sele in un paesaggio lussureggiante e pieno di suggestioni. Di poi partenza per la visita guidata alla Diga dell’Alento. Una breve sosta per il picnic sotto fronzuti alberi, sul prato, con salsicce che arrostivano sul barbecue messo a disposizione dalla struttura in prossimità del lago dei cigni. Dopo aver abbondantemente mangiato è…bevuto, il gruppo si è diretto verso il lago vero e proprio per una simpaticissima gita in motobarca. Presenti alla gita il Presidente del CSP, prof.Catello Nastro ed i consiglieri Dora Capaldo, Francesco Spinelli, Angelo Astone e Carmine Tarantino, l’operato dei quali, nel centro e nel campo sociale cittadino è a scopo completamente gratuito e viene inteso come volontariato a favore della terza età. In serata rientro ad Agropoli, stanchi, ma contenti per la bellissima esperienza. Il commento di tutti è stato quasi unanime: il Cilento è la terra più bella del mondo!!!
Comunicato stampa CSP Agropoli
ANZIANI IN GIRO PER IL CILENTO
Organizzata dal Centro Sociale Polivalente “Città di Agropoli” con la collaborazione dell’Assessore alla Solidarietà Sociale dottor Angelo Coccaro e del sindaco della cittadina capoluogo del Cilento, avvocato Franco Alfieri, mercoledì 29 luglio è stata organizzata per i soci frequentatori del Centro una gita al Santuario dei Getsemani, ove, dopo aver partecipato alla Santa Messa appositamente officiata per gli anziani del centro, i partecipanti sono stati invitati alla visita del Santuario, luogo di preghiera, di studi cattolici e di raccoglimento. In anteprima hanno anche potuto ammirare parte della mostra, di prossima realizzazione, sulle società operaie e sul movimento cattolico dell’epoca pre fascista. Partenza per “Le Trabe” una bellissima struttura ricettiva di alta classe, in uno splendido laghetto alla fonti del Sele in un paesaggio lussureggiante e pieno di suggestioni. Di poi partenza per la visita guidata alla Diga dell’Alento. Una breve sosta per il picnic sotto fronzuti alberi, sul prato, con salsicce che arrostivano sul barbecue messo a disposizione dalla struttura in prossimità del lago dei cigni. Dopo aver abbondantemente mangiato è…bevuto, il gruppo si è diretto verso il lago vero e proprio per una simpaticissima gita in motobarca. Presenti alla gita il Presidente del CSP, prof.Catello Nastro ed i consiglieri Dora Capaldo, Francesco Spinelli, Angelo Astone e Carmine Tarantino, l’operato dei quali, nel centro e nel campo sociale cittadino è a scopo completamente gratuito e viene inteso come volontariato a favore della terza età. In serata rientro ad Agropoli, stanchi, ma contenti per la bellissima esperienza. Il commento di tutti è stato quasi unanime: il Cilento è la terra più bella del mondo!!!
Comunicato stampa CSP Agropoli
domenica 23 maggio 2010
ANZIANI AD AGROPOLI
ANZIANI AD AGROPOLI
COME E’ CAMBIATA LA TERZA ETA’ NEL 900
Quel fenomeno che si è verificato nelle grandi città italiane e dei paesi cosiddetti “industrializzati” e quindi più civili (sic!) del mondo, trova applicazione anche nei paesi più piccoli, naturalmente evoluti, di tutta quanta l’Italia. Ve la ricordate la canzone di Modugno che diceva:”…Il vecchietto, il vecchietto, dove lo metto, dove lo metto, non si sa…” che faceva tanto sorridere, ma poi, a rifletterci meglio faceva piangere? Il problema della sistemazione delle persone della terza età, ha subito, nel secolo scorso, enormi cambiamenti. Alcuni positivi ed altri negativi. Agli inizi del 900, specialmente nelle nostre contrade, ci troviamo di fronte ad una civiltà contadina che sapeva apprezzare i valori della terza età e trovava anche collocazione ed occupazione, in casa, degli anziani nonnetti. Il tempo libero, nella casa di campagna nella prima metà del secolo scorso era molto, specialmente durante l’inverno e specialmente quando pioveva. Nei campi non si poteva andare a lavorare e tutta la famiglia era costretta a restare in casa per intere giornate. Ma la casa di campagna di allora, era una vera e propria officina che trasformava il tempo libero in occasioni di lavoro. Davanti al “focone” sedeva la nonna che cucinava, occupando molto tempo della mattinata, perché allora non esistevano ancora i surgelati ed i quattro salti in padella, il nonno che faceva qualche lavoretto leggero, come la manutenzione degli attrezzi, la costruzione di qualche mobiletto in legno lavorato e scolpito finemente, la nonna che lavorava ai ferri o all’uncinetto per preparare il corredo della nipotina anche se aveva ancora pochi anni ( per preparare un corredo ci volevano una diecina d’anni!) ella, orgogliosa, già immaginava il fatidico giorno quando la nipotina avrebbe sposato un bel giovane della cascina affianco che sovente veniva individuato con molto anticipo (anche quindici o venti anni prima). I bambini, naturalmente giocavano o sedevano davanti al focone ad ascoltare i racconti dei nonni (sempre gli stessi!), antiche favole tramandate da generazione in generazione, fatti di vita vissuta, storie ascoltate nella chiesetta di campagna dal prete che veniva dal paese vicino,avvenimenti della guerra 15-18, per chi l’aveva fatta. Ed il babbo, cosa faceva? Lui ne aveva di lavoro da fare. Bisognava dare da mangiare alle galline, all’asino o al cavallo, alle pecore ed alle capre, alle mucche ed al maiale che doveva essere ammazzato prima della ricorrenza del Natale durante una grande festa ed una grandissima abbuffata con molto vino. Naturalmente in questi lavori collaborava anche la moglie ed i figli giovinetti che erano spesso anche delegati a mungere le capre, le pecore e le mucche. Insomma nella casa di campagna il tempo libero era molto, ma lo si occupava nel migliore dei modi. Tenete conto che allora non esisteva la radio, la televisione ed internet e…nemmeno il telefonino. I nonni, inoltre, venivano rispettati, amati ed erano un poco considerati i capi della casa, i saggi consiglieri in particolare modo dei giovani. Nella seconda metà del 900 ci fu la seconda guerra mondiale che sconvolse le nostre contrade, ma subito dopo ci fu la ripresa economica e quindi molti aspetti dell’antica Civiltà Contadina del Cilento, scomparvero definitivamente. Questo anche grazie allo sviluppo turistico subito dalle zone costiere del Cilento. Con l’evoluzione dei tempi anche la vita nella casa di campagna è cambiata. Il nonno non è più il capo della casa, il saggio, e molto spesso la coppia moderna si disfa del povero nonnetto che non trova più utilizzo in casa. Anche da noi sorgono gli “ospizi” o più discretamente chiamati “Case di riposo” ed infine ancora più delicatamente “Alberghi per anziani”. Insomma l’anziano, come è successo nelle grandi città del nord Italia attorno agli anni ’60-70, anche da noi viene emarginato. Nel Cilento sorgono molti di questi alberghi per anziani, naturalmente con condizioni diverse da quelli del secolo scorso quando si chiamava ancora “ospizio dei poveri”, proprio perché allora solo i poveri vecchi venivano relegati in queste strutture a dir poco fatiscenti. Come alternativa a queste strutture esiste la cosiddetta “badante”. Una donna immigrata, quasi sempre dai paesi dell’est, che, con una cifra inferiore ai cinquecento euro al mese, accudisce gli anziani bisognosi. Ma per combattere l’emarginazione di queste persone, che pur hanno lavorato e dato molto alla famiglia ed alla società, sono sorti negli ultimi decenni, centri ed associazioni di volontariato, spontanee o istituzionali, nel quale confluiscono nel tempo libero gli anziani che hanno la possibilità di passare il tempo assieme agli altri anziani tra una scopa ed un tressette, un programma televisivo visto in compagnia con gli altri ospiti della struttura, quasi sempre coetanei, una gita sovvenzionata dal comune, un pranzo sociale, una mostra o un convegno. Insomma la vita dell’anziano oggi è cambiata di molto: in meglio o in peggio non lo si può certamente dire proprio perché dipende dai punti di vista. Oggi esistono gli ospedali, gli ambulatori, le visite a domicilio ed il medico della mutua, le farmacie che ti danno tutte le medicine gratis ed in taluni casi anche l’assistenza domiciliare. Nei paesini del Cilento, cento anni fa, tutte queste cose non esistevano. I nonni fungevano anche da medici e veterinari, mentre la vicina di cascina poteva anche fungere da ostetrica, detta “mammana”. Un’altra figura caratteristica e più dannosa che utile, era la “mahara”, cioè la fattucchiera, che toglieva le fatture del malocchio. Ma quando queste fatture erano delle vere e proprie malattie (tetano, tifo, epatite, ecc.) il povero malato era quasi certo che se ne volava all’altro mondo. Forse era senza dubbio più efficace la medicina delle erbe la cui validità viene riconosciuta ancora ai nostri giorni. Amiamo gli anziani, cerchiamo di tenerli in casa vicini all’affetto dei propri cari. Un nonno che perde l’affetto dei nipoti e la loro presenza è un vecchio che non ha più nessuno scopo di vivere. Quindi si abbandona a se stesso, privo di interesse, e si spegne lentamente come una candela consumata prima del tempo dalla corrente d’aria che arriva dalla finestra aperta. “La civiltà di un popolo si misura dal rispetto verso gli anziani!” . E’ questa una frase che ho letto da qualche parte e che mi ha colpito molto. Quando ero un ragazzaccio, qualche volta anche io, assieme al “branco” di coetanei, negli anni ’50, cioè a pochi anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, ho preso in giro qualche anziano. Di questo, credetemi, me ne vergogno molto. Non perché sono un anziano anche io, ma perché ai miei tempi certe cose non te le insegnava nessuno. Quelli della mia generazione, nati sotto i bombardamenti, non hanno potuto avere un grande interesse da parte del padre e della madre perché erano occupati chi in guerra, chi a racimolare un tozzo di pane per sfamare noialtri allora bambini. Rispettateli gli anziani!!! Non perché un giorno lo diventerete pure voi, ma anche perché essi hanno vissuto, hanno sofferto, hanno fatto la storia.
Catello Nastro
(dalla rivista “Anni d’argento” 2007
COME E’ CAMBIATA LA TERZA ETA’ NEL 900
Quel fenomeno che si è verificato nelle grandi città italiane e dei paesi cosiddetti “industrializzati” e quindi più civili (sic!) del mondo, trova applicazione anche nei paesi più piccoli, naturalmente evoluti, di tutta quanta l’Italia. Ve la ricordate la canzone di Modugno che diceva:”…Il vecchietto, il vecchietto, dove lo metto, dove lo metto, non si sa…” che faceva tanto sorridere, ma poi, a rifletterci meglio faceva piangere? Il problema della sistemazione delle persone della terza età, ha subito, nel secolo scorso, enormi cambiamenti. Alcuni positivi ed altri negativi. Agli inizi del 900, specialmente nelle nostre contrade, ci troviamo di fronte ad una civiltà contadina che sapeva apprezzare i valori della terza età e trovava anche collocazione ed occupazione, in casa, degli anziani nonnetti. Il tempo libero, nella casa di campagna nella prima metà del secolo scorso era molto, specialmente durante l’inverno e specialmente quando pioveva. Nei campi non si poteva andare a lavorare e tutta la famiglia era costretta a restare in casa per intere giornate. Ma la casa di campagna di allora, era una vera e propria officina che trasformava il tempo libero in occasioni di lavoro. Davanti al “focone” sedeva la nonna che cucinava, occupando molto tempo della mattinata, perché allora non esistevano ancora i surgelati ed i quattro salti in padella, il nonno che faceva qualche lavoretto leggero, come la manutenzione degli attrezzi, la costruzione di qualche mobiletto in legno lavorato e scolpito finemente, la nonna che lavorava ai ferri o all’uncinetto per preparare il corredo della nipotina anche se aveva ancora pochi anni ( per preparare un corredo ci volevano una diecina d’anni!) ella, orgogliosa, già immaginava il fatidico giorno quando la nipotina avrebbe sposato un bel giovane della cascina affianco che sovente veniva individuato con molto anticipo (anche quindici o venti anni prima). I bambini, naturalmente giocavano o sedevano davanti al focone ad ascoltare i racconti dei nonni (sempre gli stessi!), antiche favole tramandate da generazione in generazione, fatti di vita vissuta, storie ascoltate nella chiesetta di campagna dal prete che veniva dal paese vicino,avvenimenti della guerra 15-18, per chi l’aveva fatta. Ed il babbo, cosa faceva? Lui ne aveva di lavoro da fare. Bisognava dare da mangiare alle galline, all’asino o al cavallo, alle pecore ed alle capre, alle mucche ed al maiale che doveva essere ammazzato prima della ricorrenza del Natale durante una grande festa ed una grandissima abbuffata con molto vino. Naturalmente in questi lavori collaborava anche la moglie ed i figli giovinetti che erano spesso anche delegati a mungere le capre, le pecore e le mucche. Insomma nella casa di campagna il tempo libero era molto, ma lo si occupava nel migliore dei modi. Tenete conto che allora non esisteva la radio, la televisione ed internet e…nemmeno il telefonino. I nonni, inoltre, venivano rispettati, amati ed erano un poco considerati i capi della casa, i saggi consiglieri in particolare modo dei giovani. Nella seconda metà del 900 ci fu la seconda guerra mondiale che sconvolse le nostre contrade, ma subito dopo ci fu la ripresa economica e quindi molti aspetti dell’antica Civiltà Contadina del Cilento, scomparvero definitivamente. Questo anche grazie allo sviluppo turistico subito dalle zone costiere del Cilento. Con l’evoluzione dei tempi anche la vita nella casa di campagna è cambiata. Il nonno non è più il capo della casa, il saggio, e molto spesso la coppia moderna si disfa del povero nonnetto che non trova più utilizzo in casa. Anche da noi sorgono gli “ospizi” o più discretamente chiamati “Case di riposo” ed infine ancora più delicatamente “Alberghi per anziani”. Insomma l’anziano, come è successo nelle grandi città del nord Italia attorno agli anni ’60-70, anche da noi viene emarginato. Nel Cilento sorgono molti di questi alberghi per anziani, naturalmente con condizioni diverse da quelli del secolo scorso quando si chiamava ancora “ospizio dei poveri”, proprio perché allora solo i poveri vecchi venivano relegati in queste strutture a dir poco fatiscenti. Come alternativa a queste strutture esiste la cosiddetta “badante”. Una donna immigrata, quasi sempre dai paesi dell’est, che, con una cifra inferiore ai cinquecento euro al mese, accudisce gli anziani bisognosi. Ma per combattere l’emarginazione di queste persone, che pur hanno lavorato e dato molto alla famiglia ed alla società, sono sorti negli ultimi decenni, centri ed associazioni di volontariato, spontanee o istituzionali, nel quale confluiscono nel tempo libero gli anziani che hanno la possibilità di passare il tempo assieme agli altri anziani tra una scopa ed un tressette, un programma televisivo visto in compagnia con gli altri ospiti della struttura, quasi sempre coetanei, una gita sovvenzionata dal comune, un pranzo sociale, una mostra o un convegno. Insomma la vita dell’anziano oggi è cambiata di molto: in meglio o in peggio non lo si può certamente dire proprio perché dipende dai punti di vista. Oggi esistono gli ospedali, gli ambulatori, le visite a domicilio ed il medico della mutua, le farmacie che ti danno tutte le medicine gratis ed in taluni casi anche l’assistenza domiciliare. Nei paesini del Cilento, cento anni fa, tutte queste cose non esistevano. I nonni fungevano anche da medici e veterinari, mentre la vicina di cascina poteva anche fungere da ostetrica, detta “mammana”. Un’altra figura caratteristica e più dannosa che utile, era la “mahara”, cioè la fattucchiera, che toglieva le fatture del malocchio. Ma quando queste fatture erano delle vere e proprie malattie (tetano, tifo, epatite, ecc.) il povero malato era quasi certo che se ne volava all’altro mondo. Forse era senza dubbio più efficace la medicina delle erbe la cui validità viene riconosciuta ancora ai nostri giorni. Amiamo gli anziani, cerchiamo di tenerli in casa vicini all’affetto dei propri cari. Un nonno che perde l’affetto dei nipoti e la loro presenza è un vecchio che non ha più nessuno scopo di vivere. Quindi si abbandona a se stesso, privo di interesse, e si spegne lentamente come una candela consumata prima del tempo dalla corrente d’aria che arriva dalla finestra aperta. “La civiltà di un popolo si misura dal rispetto verso gli anziani!” . E’ questa una frase che ho letto da qualche parte e che mi ha colpito molto. Quando ero un ragazzaccio, qualche volta anche io, assieme al “branco” di coetanei, negli anni ’50, cioè a pochi anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, ho preso in giro qualche anziano. Di questo, credetemi, me ne vergogno molto. Non perché sono un anziano anche io, ma perché ai miei tempi certe cose non te le insegnava nessuno. Quelli della mia generazione, nati sotto i bombardamenti, non hanno potuto avere un grande interesse da parte del padre e della madre perché erano occupati chi in guerra, chi a racimolare un tozzo di pane per sfamare noialtri allora bambini. Rispettateli gli anziani!!! Non perché un giorno lo diventerete pure voi, ma anche perché essi hanno vissuto, hanno sofferto, hanno fatto la storia.
Catello Nastro
(dalla rivista “Anni d’argento” 2007
IL GIOVANE PRESUNTUOSO E...L'IFIGENEIA IN TAURIDE DI EURIPIDE
Il giovane presuntuoso e…
L’IFIGENIA IN TAURIDE DI EURIPIDE
Negli anni ’60, studente di notte e lavoratore di giorno, anche frequentante assiduamente il Liceo Classico proprio sopra il porto di Agropoli, appassionato, in maniera solo sufficiente agli studi classici, con poca dimestichezza con la lingua greca, avvenne un giorno d’estate un fatto molto strano che mi fece capire quanto fossi presuntuoso e piccolo allo stesso tempo. Davanti al caseificio di mio padre, buonanima, dove oggi esiste una famosa pizzeria, si erano fermati tre giovani tedeschi coetanei che parlavano abbastanza bene l’italiano. Entrai nella discussione. Le origini greche di Paestum, i templi, la cultura in generale, la scuola, gli studi classici. Frequentavo allora, non ricordo se il secondo o il terzo liceo. Anche i giovani studenti della Germania frequentavano una scuola classica. Siccome da poco avevamo studiato la tragedia greca di Euripide, “Ifigenia in Tauride”, per mostrar loro quanto ero bravo recitai i primi tre versi della tragedia, in greco naturalmente. Perché solo i primi tre versi? Perché conoscevo solo quelli a memoria. Ma, per la verità, molti altri colleghi avevano imparato a memoria anche di più. Appena terminato la mia recita mi aspettavo le congratulazioni dei presenti con relativa (loro) mortificazione. Ma ebbi appena il tempo di concludere il terzo verso che uno i essi riprese e continuò, per molti altri minuti, mostrando di conoscere a memoria, con una metrica straordinaria, tutta la tragedia greca di Euripide. Io, che all’inizio mi ero gonfiato come un pavone, mi sgonfiai immediatamente e mi sentii piccolo come un verme di fronte ad un leone. Da allora in poi quell’episodio modificò ed abbassò di molto la mia presunzione. Allora i turisti stranieri non erano molti ed entrare in contatto con essi, specialmente per coloro che non frequentavano assiduamente la vicina cittadina pestana, non era cosa semplice. Per di più, trovarli disponibili al dialogo culturale e preparati, era veramente arduo. Da quell’incontro ne uscii ridimensionato irrimediabilmente. Quando entro in contatto con uno sconosciuto cerco prima di indagare, ovviamente mettendo da parte tutta la mia boria giovanile e la mia presunzione. Questo è un episodio delle mia vita che codifico e rendo noto per iscritto ad oltre mezzo secolo di distanza. Questo sta ad indicare che non ho dimenticato, nel tempo, la lezione, che la lezione mi è servita e che mi ha fatto capire che la cultura è infinita: non ha limiti. Anche la cultura del contadino, del vecchio, del tipo strano. Anche la mia cultura, oramai settantenne, è una cultura popolare che si interessa agli strati bassi e travagliati della storia e della società. Qualcuno, della nobiltà (sic!!!) culturale del Cilento mi ha accusato di dedicarmi troppo alla cultura popolare. Ma io non ho mai dimenticato la mia origine e l’ambiente nel quale sono vissuto. D’altro canto se assieme a Dante e Petrarca, nella letteratura del 300 trova posto anche il Boccaccio, sta a significare che, nella cultura contemporanea cilentana, ci sta un posticino anche per me.
Catello Nastro
L’IFIGENIA IN TAURIDE DI EURIPIDE
Negli anni ’60, studente di notte e lavoratore di giorno, anche frequentante assiduamente il Liceo Classico proprio sopra il porto di Agropoli, appassionato, in maniera solo sufficiente agli studi classici, con poca dimestichezza con la lingua greca, avvenne un giorno d’estate un fatto molto strano che mi fece capire quanto fossi presuntuoso e piccolo allo stesso tempo. Davanti al caseificio di mio padre, buonanima, dove oggi esiste una famosa pizzeria, si erano fermati tre giovani tedeschi coetanei che parlavano abbastanza bene l’italiano. Entrai nella discussione. Le origini greche di Paestum, i templi, la cultura in generale, la scuola, gli studi classici. Frequentavo allora, non ricordo se il secondo o il terzo liceo. Anche i giovani studenti della Germania frequentavano una scuola classica. Siccome da poco avevamo studiato la tragedia greca di Euripide, “Ifigenia in Tauride”, per mostrar loro quanto ero bravo recitai i primi tre versi della tragedia, in greco naturalmente. Perché solo i primi tre versi? Perché conoscevo solo quelli a memoria. Ma, per la verità, molti altri colleghi avevano imparato a memoria anche di più. Appena terminato la mia recita mi aspettavo le congratulazioni dei presenti con relativa (loro) mortificazione. Ma ebbi appena il tempo di concludere il terzo verso che uno i essi riprese e continuò, per molti altri minuti, mostrando di conoscere a memoria, con una metrica straordinaria, tutta la tragedia greca di Euripide. Io, che all’inizio mi ero gonfiato come un pavone, mi sgonfiai immediatamente e mi sentii piccolo come un verme di fronte ad un leone. Da allora in poi quell’episodio modificò ed abbassò di molto la mia presunzione. Allora i turisti stranieri non erano molti ed entrare in contatto con essi, specialmente per coloro che non frequentavano assiduamente la vicina cittadina pestana, non era cosa semplice. Per di più, trovarli disponibili al dialogo culturale e preparati, era veramente arduo. Da quell’incontro ne uscii ridimensionato irrimediabilmente. Quando entro in contatto con uno sconosciuto cerco prima di indagare, ovviamente mettendo da parte tutta la mia boria giovanile e la mia presunzione. Questo è un episodio delle mia vita che codifico e rendo noto per iscritto ad oltre mezzo secolo di distanza. Questo sta ad indicare che non ho dimenticato, nel tempo, la lezione, che la lezione mi è servita e che mi ha fatto capire che la cultura è infinita: non ha limiti. Anche la cultura del contadino, del vecchio, del tipo strano. Anche la mia cultura, oramai settantenne, è una cultura popolare che si interessa agli strati bassi e travagliati della storia e della società. Qualcuno, della nobiltà (sic!!!) culturale del Cilento mi ha accusato di dedicarmi troppo alla cultura popolare. Ma io non ho mai dimenticato la mia origine e l’ambiente nel quale sono vissuto. D’altro canto se assieme a Dante e Petrarca, nella letteratura del 300 trova posto anche il Boccaccio, sta a significare che, nella cultura contemporanea cilentana, ci sta un posticino anche per me.
Catello Nastro
MEZZO SECOLO E' PASSATO...
MEZZO SECOLO E’ PASSATO …
DAL PRIMO SGUARDO D’AMORE
16 maggio 1970 – 16 maggio 2010 – 40 anni di matrimonio Nastro-Cianfrone
Mezzo secolo è passato da quando ti vidi per la prima volta al Bar Nazionale di Ciccilluzzo sovrastante il porto di Agropoli. Com’era diverso allora. Tutto era diverso. Anche il profumo profumato della tazzina di caffè. Anche il penetrante acre salmastro odore che si alzava dalle onde sottostanti la famosa piazzetta. E tu, pudica, con le spessi lenti ed una lunga treccia che ti arrivava fin dove finiva la maglietta ed iniziava la lunga gonna scozzese che ti arrivava quasi ai talloni. Accompagnavi tua sorella Silvia, di qualche anno più grande di te e poi andavi a scuola anche tu. Potevi avere allora quattordici o quindici anni e non ti accorgevi del mio sguardo che si affacciava per la prima volta al balcone fiorito di primavera del sentimento primario della vita e delle sue creature: l’amore. Allora non mi potevo fidare nemmeno degli amici perché l’ignoranza nel campo era abissale: quasi totale. Eppure a me bastava vederti solamente. Senza nulla chiedere o senza nulla pretendere. Proprio come quando si vede una rosa che sta nascendo ed ogni mattina si ammira l’evoluzione del bocciolo che lascia intravedere una maturità forse lontana. I fatidici anni ’60 videro i primi incontri. Anche qualche serata al dancing ad Agropoli e Paestum, vigilante tua zia, ora ultranovantenne sempre renitente al matrimonio. Peppino di Capri, Fred Buongusto, Massimo Ranieri agli esordi, Don Marino Barreto, Nicola Arigliano cantavano per gli innamorati. Gli anni ’60 finirono presto e nel 1970, il 16 maggio, nella vecchia chiesa dei Santi Pietro e Paolo, vicino al Castello Aragonese di Agropoli, finalmente pronunciasti il fatidico “si”. All’hotel “La Darsena” sul bellissimo lungomare S.Marco della cittadina capoluogo del Cilento, oltre cinquecento invitati tra cui anche qualche onorevole e personalità del mondo della politica. Eravamo sotto le elezioni, ma a noi non ce ne fregava…Gli anni ’70 ed i primi anni ’80 li passammo a Torino. Alla grande…sempre nella poesia. Vivemmo per circa dieci anni nello stesso appartamento di Via Cibrario, dove visse il grande poeta Guido Gozzano. Insegnavo con piacere a S.Francesco al Campo, un paesino ordinato e grazioso posto proprio sotto la pista di decollo dell’aeroporto di Caselle, anche perché le mie classi vedevano molti alunni immigrati provenienti da ogni parte d’Italia. Durante la permanenza in Piemonte allietarono la nostra casa anche due bambini, ora tifosi del Torino e quasi…quarantenni! Vivere in città era bello, interessante, ma il richiamo della casa di campagna, nella verde vallata di Frascinelle, circondata da querce secolari era incessante. I primi tempi furono un po’ duri ma poi ci siamo abituati. Nel frattempo il primo figlio, Carmine, come mio padre, si sposa e ci fa diventare nonni di Catello e Rosanna (la puntella), mentre il secondo, Alfonso, come mio suocero, di matrimonio ancora non ne parla. Viviamo in campagna per circa un quarto di secolo ed il mese scorso decidiamo di trasferirci nel bellissimo e suggestivo centro storico di Agropoli , a quattro passi dai famosi scaloni, a centro metri dalla Porta Bizantina, dalla Chiesa dei pescatori, sulla collinetta prospiciente il mare con vista sul porto e sul convento di S.Francesco, sul mare di Trentova dove si trova lo scoglio da dove, narra la leggenda, il Santo predicò ai pesci, perché gli abitanti del posto le schernirono e non vollero ascoltare le sue prediche. Anche nel mese di maggio 2010, come pure negli altri anni, passano sotto il nostro balcone allegre e rumorose scolaresche. Mi affaccio e guardo: tra la nostalgia e l’invidia di un vecchio professore in pensione. Mentre scrivo per festeggiare con tutti quelli che si amano, in tutto il mondo ed in qualsiasi modo, il quarantesimo anniversario di matrimonio ( 16 maggio 1970 – 16 maggio 2010) Rosanna, mia moglie, da quaranta anni, dopo aver ricevuto la visita dei nipoti e della nuora, sta preparando la cena. L’amore cambia, ma non diminuisce. L’amore è la forza nascosta che mi spinge ad andare avanti. Sono settantenne. Anziano, acciaccato, ma non vecchio. Pensate che sono Presidente del Centro Sociale Polivalente per anziani ( quasi 500 soci!!!) di Agropoli. Lo scorso anno ho “sponsorizzato” il fidanzamento tra due soci. Pensate che l’età di “lui e lei”, sommata, supera il secolo e mezzo. L’amore non ha età. E poi è l’unica cosa in Italia che è esente da tasse. La maggior parte dei miei libri parlano d’amore. Il 25 aprile scorso, al mio ultimo libro “Poesie cilentane” hanno assegnato a Bellizzi, un premio speciale della critica. Ho parlato molto di me e poco di mia moglie. Ma mia moglie è la forza motrice di tutto quello che faccio. Amo mia moglie e la Repubblica Italiana, sia perché ambedue sono nate nel 1946, sia perché non cambierei nessuna delle due. Auguri a tutti quelli che si amano. Per il quarantesimo anniversario di matrimonio dedicherò alla mia Rosa un’altra poesia.
Catello Nastro
DAL PRIMO SGUARDO D’AMORE
16 maggio 1970 – 16 maggio 2010 – 40 anni di matrimonio Nastro-Cianfrone
Mezzo secolo è passato da quando ti vidi per la prima volta al Bar Nazionale di Ciccilluzzo sovrastante il porto di Agropoli. Com’era diverso allora. Tutto era diverso. Anche il profumo profumato della tazzina di caffè. Anche il penetrante acre salmastro odore che si alzava dalle onde sottostanti la famosa piazzetta. E tu, pudica, con le spessi lenti ed una lunga treccia che ti arrivava fin dove finiva la maglietta ed iniziava la lunga gonna scozzese che ti arrivava quasi ai talloni. Accompagnavi tua sorella Silvia, di qualche anno più grande di te e poi andavi a scuola anche tu. Potevi avere allora quattordici o quindici anni e non ti accorgevi del mio sguardo che si affacciava per la prima volta al balcone fiorito di primavera del sentimento primario della vita e delle sue creature: l’amore. Allora non mi potevo fidare nemmeno degli amici perché l’ignoranza nel campo era abissale: quasi totale. Eppure a me bastava vederti solamente. Senza nulla chiedere o senza nulla pretendere. Proprio come quando si vede una rosa che sta nascendo ed ogni mattina si ammira l’evoluzione del bocciolo che lascia intravedere una maturità forse lontana. I fatidici anni ’60 videro i primi incontri. Anche qualche serata al dancing ad Agropoli e Paestum, vigilante tua zia, ora ultranovantenne sempre renitente al matrimonio. Peppino di Capri, Fred Buongusto, Massimo Ranieri agli esordi, Don Marino Barreto, Nicola Arigliano cantavano per gli innamorati. Gli anni ’60 finirono presto e nel 1970, il 16 maggio, nella vecchia chiesa dei Santi Pietro e Paolo, vicino al Castello Aragonese di Agropoli, finalmente pronunciasti il fatidico “si”. All’hotel “La Darsena” sul bellissimo lungomare S.Marco della cittadina capoluogo del Cilento, oltre cinquecento invitati tra cui anche qualche onorevole e personalità del mondo della politica. Eravamo sotto le elezioni, ma a noi non ce ne fregava…Gli anni ’70 ed i primi anni ’80 li passammo a Torino. Alla grande…sempre nella poesia. Vivemmo per circa dieci anni nello stesso appartamento di Via Cibrario, dove visse il grande poeta Guido Gozzano. Insegnavo con piacere a S.Francesco al Campo, un paesino ordinato e grazioso posto proprio sotto la pista di decollo dell’aeroporto di Caselle, anche perché le mie classi vedevano molti alunni immigrati provenienti da ogni parte d’Italia. Durante la permanenza in Piemonte allietarono la nostra casa anche due bambini, ora tifosi del Torino e quasi…quarantenni! Vivere in città era bello, interessante, ma il richiamo della casa di campagna, nella verde vallata di Frascinelle, circondata da querce secolari era incessante. I primi tempi furono un po’ duri ma poi ci siamo abituati. Nel frattempo il primo figlio, Carmine, come mio padre, si sposa e ci fa diventare nonni di Catello e Rosanna (la puntella), mentre il secondo, Alfonso, come mio suocero, di matrimonio ancora non ne parla. Viviamo in campagna per circa un quarto di secolo ed il mese scorso decidiamo di trasferirci nel bellissimo e suggestivo centro storico di Agropoli , a quattro passi dai famosi scaloni, a centro metri dalla Porta Bizantina, dalla Chiesa dei pescatori, sulla collinetta prospiciente il mare con vista sul porto e sul convento di S.Francesco, sul mare di Trentova dove si trova lo scoglio da dove, narra la leggenda, il Santo predicò ai pesci, perché gli abitanti del posto le schernirono e non vollero ascoltare le sue prediche. Anche nel mese di maggio 2010, come pure negli altri anni, passano sotto il nostro balcone allegre e rumorose scolaresche. Mi affaccio e guardo: tra la nostalgia e l’invidia di un vecchio professore in pensione. Mentre scrivo per festeggiare con tutti quelli che si amano, in tutto il mondo ed in qualsiasi modo, il quarantesimo anniversario di matrimonio ( 16 maggio 1970 – 16 maggio 2010) Rosanna, mia moglie, da quaranta anni, dopo aver ricevuto la visita dei nipoti e della nuora, sta preparando la cena. L’amore cambia, ma non diminuisce. L’amore è la forza nascosta che mi spinge ad andare avanti. Sono settantenne. Anziano, acciaccato, ma non vecchio. Pensate che sono Presidente del Centro Sociale Polivalente per anziani ( quasi 500 soci!!!) di Agropoli. Lo scorso anno ho “sponsorizzato” il fidanzamento tra due soci. Pensate che l’età di “lui e lei”, sommata, supera il secolo e mezzo. L’amore non ha età. E poi è l’unica cosa in Italia che è esente da tasse. La maggior parte dei miei libri parlano d’amore. Il 25 aprile scorso, al mio ultimo libro “Poesie cilentane” hanno assegnato a Bellizzi, un premio speciale della critica. Ho parlato molto di me e poco di mia moglie. Ma mia moglie è la forza motrice di tutto quello che faccio. Amo mia moglie e la Repubblica Italiana, sia perché ambedue sono nate nel 1946, sia perché non cambierei nessuna delle due. Auguri a tutti quelli che si amano. Per il quarantesimo anniversario di matrimonio dedicherò alla mia Rosa un’altra poesia.
Catello Nastro
PRESENTAZIONE LIBRO EDUARDO GIULIANO
Aula Consiliare del Comune di Agropoli
PRESENTAZIONE DEL LIBRO “ L’UNIVERSO
EMOZIONALE” - DI EDOARDO GIULIANO
Giovedì 20 maggio 2010, alle ore 18, nell’Aula Consiliare del Comune di Agropoli, col patrocinio della Città, dell’assessorato alla Identità Culturale e dell’AUSER cittadina, è stato presentato il libro di Edoardo Giuliano “L’universo emozionale”. Il volume, in bella veste editoriale, illustrato in copertina da una composizione floreale di Cristina Parisi, si divide in due parti. Nella prima parte l’autore analizza l’emozione in genere, nella seconda parte le emozioni scritte da alcuni soci dell’AUSER di Agropoli. Questi i loro momi: 1) Pia Corradino vedova Cardone; 2) Teresa Rocco; 3) Brigida Giuliano; 4) Anna Petta Miccoli; 5) Emma Vecchione; 6) Ugo Perciavalle; 7) Maria Luisa Limongelli; 8) Bianca Caruccio; 9) Silvana Voso; 10) Rosa Perna; 11) Iolanda Villani; 12) Rosa Di Luccio; 13) Velia Giubileo; 14) Margherita Dragotti; 15) Cristina Parisi; 16) Marcella Proietti; 17 Ines Barbaro; 18) Tina Petrillo; 19) Rosa De Marte; 20) Marisa Fiorentino; 21) Leonardo Fiordilino; 22) Eduardo Giuliano; 23) Italia Albino Aprea; 24) Palmina Zenna. Dopo il saluto del Sindaco avvocato Franco Alfieri, ha preso la parola la Preside Elvira Lo Bascio, Presidente e grande anima dell’Auser cittadina. Di poi hanno parlato l’assessore alla Identità Culturale dott. Franco Crispino, il dottor Luigi Crispino, grande animatore della vita culturale cilentana, lo storico meridionalista dottor Domenico Chieffallo, che ha tenuto una lunga dissertazione sulle emozioni con raffronto con la società contemporanea, ed infine ha parlato l’autore che ha illustrato il suo ultimo lavoro letterario. La sala consiliare costipata in ogni ordine di posti, ha visto ancora una volta una scarsa partecipazione di giovani ad un argomento che forse poteva loro interessare in particolare modo. Molte personalità del mondo dell’arte, della cultura e della solidarietà presenti in sala e notevole rappresentanza di altre associazioni del territorio. Un ottimo lavoro, quello di Edoardo Giuliano, che si inserisce a pieno titolo nella società attuale, come ha ribadito più volte Domenico Chieffallo, facendo spesso riferimento alla perdita di antichi e validi valori emozionali.
Catello Nastro
PRESENTAZIONE DEL LIBRO “ L’UNIVERSO
EMOZIONALE” - DI EDOARDO GIULIANO
Giovedì 20 maggio 2010, alle ore 18, nell’Aula Consiliare del Comune di Agropoli, col patrocinio della Città, dell’assessorato alla Identità Culturale e dell’AUSER cittadina, è stato presentato il libro di Edoardo Giuliano “L’universo emozionale”. Il volume, in bella veste editoriale, illustrato in copertina da una composizione floreale di Cristina Parisi, si divide in due parti. Nella prima parte l’autore analizza l’emozione in genere, nella seconda parte le emozioni scritte da alcuni soci dell’AUSER di Agropoli. Questi i loro momi: 1) Pia Corradino vedova Cardone; 2) Teresa Rocco; 3) Brigida Giuliano; 4) Anna Petta Miccoli; 5) Emma Vecchione; 6) Ugo Perciavalle; 7) Maria Luisa Limongelli; 8) Bianca Caruccio; 9) Silvana Voso; 10) Rosa Perna; 11) Iolanda Villani; 12) Rosa Di Luccio; 13) Velia Giubileo; 14) Margherita Dragotti; 15) Cristina Parisi; 16) Marcella Proietti; 17 Ines Barbaro; 18) Tina Petrillo; 19) Rosa De Marte; 20) Marisa Fiorentino; 21) Leonardo Fiordilino; 22) Eduardo Giuliano; 23) Italia Albino Aprea; 24) Palmina Zenna. Dopo il saluto del Sindaco avvocato Franco Alfieri, ha preso la parola la Preside Elvira Lo Bascio, Presidente e grande anima dell’Auser cittadina. Di poi hanno parlato l’assessore alla Identità Culturale dott. Franco Crispino, il dottor Luigi Crispino, grande animatore della vita culturale cilentana, lo storico meridionalista dottor Domenico Chieffallo, che ha tenuto una lunga dissertazione sulle emozioni con raffronto con la società contemporanea, ed infine ha parlato l’autore che ha illustrato il suo ultimo lavoro letterario. La sala consiliare costipata in ogni ordine di posti, ha visto ancora una volta una scarsa partecipazione di giovani ad un argomento che forse poteva loro interessare in particolare modo. Molte personalità del mondo dell’arte, della cultura e della solidarietà presenti in sala e notevole rappresentanza di altre associazioni del territorio. Un ottimo lavoro, quello di Edoardo Giuliano, che si inserisce a pieno titolo nella società attuale, come ha ribadito più volte Domenico Chieffallo, facendo spesso riferimento alla perdita di antichi e validi valori emozionali.
Catello Nastro
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