lunedì 28 maggio 2012

Cilento ed occupazione

TRENTOVA: DUBAI DEL CILENTO



Premetto la mia totale avversione per la cementificazione selvaggia e non programmata. Ma questa volta ci troviamo di fronte ad un grandissimo evento e sfruttamento ordinato delle ricchezze naturali del Cilento. La Baia di Trentova già per il passato ha subito attentati di aggressione paesaggistica ed ecologica, ma, grazie all’interessamento dell’opinione pubblica, dei mass media e delle associazioni ecologiste, non è stato possibile attuare una insensata cementificazione che avrebbe portato uno squilibrio nel mercato immobiliare del territorio con conseguenti danni che avrebbero coinvolto un settore già per il passato squilibrato se non addirittura dissennato. Sono sempre stato contrario a vedere le betoniere nella parte più bella del Cilento, la baia di Trentova, ma ora, in questo clima di crisi, ma nello stesso tempo di cambiamento politico, generazionale e di interventi programmati sul paesaggio, anche lo scrivente ha cambiato idea. Basta far lavorare il cervello, lo spirito imprenditoriale e professionale, la lungimiranza nello sfruttamento delle risorse del territorio, per trasformare un evento a primo acchito negativo in positivo. La parola sfruttamento o cementificazione devono scomparire dal vocabolario dei nuovi imprenditori, per essere sostituita con la parola progettazione, programmazione, investimenti produttivi, interventi imprenditoriali mirati, innovazione nell’offerta ad un mercato sempre più esigente e selettivo. Ma al primo posto mettiamo una programmazione per l’occupazione stabile e quindi non solo temporanea. Innanzitutto crescita in altezza lasciando maggiore spazio al verde attrezzato o naturale. Volgarmente vengono chiamati grattacieli, ma preferirei chiamarli edifici che si elevano in altezza per lasciare maggiore spazio al verde. Certo che di spazio verde ce ne sta parecchio a ridosso delle bellissime spiagge di sabbia fine e pura baciata migliaia di volte al giorno, e pure di notte, naturalmente, dalle onde di un mare incontaminato che ci ha fatto assegnare per molti anni la bandiera blu. Ma veniamo al sodo. Strutture alberghiere scaglionate a cinquecento metri dalla spiaggia con dodici stanze per piano per un’altezza di trentadue piani. Circa trecentocinquanta camere doppie per ogni albergo, naturalmente provviste di bagno, letto matrimoniale o doppio, eventuale culla a richiesta, doccia o bagno con idromassaggio, vista sul mare o sull’entroterra per forza di cose. Al piano terra reception con interprete plurilingue, portabagagli in camera, sala da pranzo con colazione a buffet, pranzo e cena a richiesta ma con prevalenza di prodotti locali rientranti o meno nella dieta mediterranea. E questo, a mio avviso, è proprio il problema minore e quindi non starò a presentare il menù cilentano classico del passato del quale ho scritto persino un libro. La selezione la fa il prezzo ed i servizi. Hotel a cinque stelle per una vacanza da sogno senza andare all’estero. Anzi invitando l’estero in Italia per presentare le nostre prelibatezze paesaggistiche, turistiche, eno-gastronomiche, storiche, culturali, canore e chi più ne ha più ne metta. Una presenza di oltre circa cinquemila persone nella Baia di Trentova richiederebbe anche dei servizi collaterali sia per gli ospiti che per i gestori delle strutture. Premetto che questa massa di turisti, con mezzi propri o servizi navetta, la sera certamente potrebbe trascorrerla nella struttura abitativa o negli spazi attrezzati al piano terra. Ma molti, a mio avviso, potrebbe decidere di visitare Agropoli, Castellabate, Paestum o i paesi dell’entroterra che, con le loro caratteristiche sagre enogastronomiche, con musica e canti popolari potrebbero attrarre un gran numero di ospiti nottambuli o desiderosi di nuove emozioni. I centri storici del Cilento sono una miniera inesauribile di scoperte felici, di siti pregni di storia e di tradizioni locali, anche alla scoperta di una nuova cucina o di un nuovo vitigno. Ma ritorniamo agli edifici. Una dozzina in tutto, collegati con una stradina panoramica a due corsie, naturalmente asfaltata, con spazi per una breve sosta, ammirare il paesaggio e scattare qualche foto. Raccordi: autostrada Salerno Reggio Calabria, stazione ferroviaria di Agropoli, aeroporto di Capodichino o di Bellizzi con possibilità di trasbordo in elicottero da e per Bellizzi con una piccola base di atterraggio in uno dei tanti spazi di Trentova. Ma ora veniamo ai servizi che potrebbero essere affidati a cooperative di giovani del posto che assicurerebbero, senza dubbio, un apporto serio e professionale in un momento di crisi economica come l’attuale. Una utenza di circa cinquemila ospiti, italiani o stranieri, richiederebbe una mano d’opera qualificata, attiva, fattiva e produttiva, reperibile in particolare modo tra i giovani del posto o, per meglio dire, dei comuni fautori del progetto. Le cooperative, tutte inquadrate in uno schema comune sebbene con mansioni diverse, potrebbero essere le seguenti, organizzate con le leggi vigenti:

1) interpreti e addetti alla reception;

2) cuochi, camerieri, addetti alla sala da pranzo ed al servizio in camera;

3) addetti alla sicurezza interna ed esterna alla struttura ricettiva, ivi incluso bagnini professionisti;

4) addetti alla pulizia delle camere, delle spiagge, delle aree verdi;

5) servizi di trasporti con pulmino o con taxi convenzionati;

6) accompagnatori e guide turistiche plurilingue;

7) serate con guida, in loco o nei paesi viciniori, all’insegna dell’enogastronomia cilentana, dell’arte, della cultura, del folklore, delle tradizioni, ecc.;

8) Incontro con le autorità del posto anche per scambi di opinioni con personalità ospiti di dette strutture;

9) Organizzazione di serate dell’arrivederci con simbolici omaggi agli ospiti a fine stagione;

10) Programmazione di una tariffa unica in tutte le unità ricettive, con l’abolizione di mance o extra non controllabili.

11) Offerte speciali per la bassa stagione e possibilità di mantenere aperta una o più di queste strutture nel corso dell’anno per consentire una fruizione costante di questa offerta.

Tutto questo sotto il costante controllo degli enti preposti, dei comuni interessati al progetto e comunque rientranti nel territorio della struttura, di tutti gli imprenditori ai fini della salvaguardia di un bene comune, donato a noi da Dio e che noi sacrifichiamo, in minima parte, per favorire il lavoro dei nostri figli e di quelli che verranno in seguito, in questo periodo di recessione e di crisi economica che ci auguriamo finisca presto, pur dando luogo ad un clima di austerità, ma salvaguardando il posto di lavoro, umile, ma onesto. In conclusione, una cementificazione dissennata, volgarmente chiamata speculazione edilizia, a Trentova, non creerebbe altro che una desertificazione delle strutture esistenti, per bagnanti o villeggianti che dir si voglia, causando un decadimento economico, sociale e morale fortunatamente ancora allo stato larvale. Il nostro augurio è quello di essere Alfieri di questo progetto. Ho appena finito di scrivere quest’articolo che apprendo da Infoagropoli, che Agropoli e Castellabate hanno ottenuto per l’ennesima volta la bandiera blu. E vi pare poco!!!



Catello Nastro
da UNICO SETTIMANALE DI PAESTUM

domenica 20 maggio 2012

Buona amministrazione ai delegati del popolo

BUONA AMMINISTRAZIONE!!!



Buongiorno, buonasera, buon appetito, buona digestione. Dall’8 maggio 2012 aggiungeremo anche “Buona amministrazione”. A prescindere dal colore politico: a tutti, indistintamente. Agli eletti consiglieri, agli assessori ed ai sindaci. Ai non eletti il fatidico augurio:”Non ti preoccupare, sarà per la prossima volta!” . Alla fine dello spoglio delle schede elettorali, dopo aver sanato le immancabili contestazioni ci sarà la prima ondata di banchetti. La seconda, in pompa magna, avverrà dopo la nomina degli assessori e del primo cittadino. Ci saranno anche degli infiltrati che vanno a mangiare a spese del candidato che hanno detto di votare ma poi, nell’intimità del seggio hanno cambiato idea. Buon pranzo per gli eletti e buoni affari per i ristoratori. Poi ci saranno le nomine ufficiali e l’assegnazione degli assessorati. Le competenze verranno rispettate e così avremo un uomo di cultura alla pubblica istruzione ed un architetto ai lavori pubblici. Questo è il bello della democrazia. E qui mi piace ancora riportare il vecchio motto: “ La peggiore delle democrazie è preferibile alla migliore delle dittature.” Certo che i nuovi eletti si troveranno di fronte una crisi ad ampio raggio che loro devono gestire solo in minima parte. Ognuno pensi per se, Dio per tutti. Ed ogni paese incomincerà a studiare nuovi progetti e nuove strategie per alleviare questa crisi che un pensionato statale, come il sottoscritto è costretto a ricorrere alle offerte speciali, mentre suoi coetanei, che devono pagare pure il fitto di casa, ricorrono alla Caritas, meno male molto attiva in questi ultimi. Anche un kilogrammo di pasta può essere utile alla magra economia familiare. Oramai penso che il tempo di badare alle sciocchezze è finito. Se un cane prostatico farà la pipì davanti al nostro portone è inutile che chiamiamo i vigili o l’assessore preposto. Prendiamo mezzo secchio d’acqua e puliamo. Noi siamo la città e dobbiamo instaurare un rapporto di fiducia e collaborazione attiva e fattiva con gli amministratori. Solo in questa maniera possiamo chiamarci cittadini di Agropoli, capoluogo del Cilento. Buona amministrazione anche a voi e…anche per voi!!!



Catello Nastro



PUBBLICATO SUL NUMERO 
di maggio 2012
di MR. MrMAGAZINE

Cose dell'altro mondo

COMUNICATO DALL’INFERNO



Si comunica agli eventuali utenti ed ai viventi, che, a causa del sovraffollamento del girone o reparto del politici ladri e disonesti, il reparto degli imprenditori suicidi, vittime di una gestione iniqua della cosa pubblica, è stato trasferito in Paradiso.

Il Direttore del reparto

Dott. De Diavolis

sabato 19 maggio 2012

Politica o...quasi

SCARPA DESTRA E SINISTRA



La scarpe sono come i partiti politici. Ci sta la destra e la sinistra. Ma non si bisticciano mai, a meno che non mettono un piede il fallo. Non fallo di rigore, come nel calcio, che si tira pure con le scarpe appropriate, ma un fallo occasionale. Naturalmente sappia il lettore attento ed oculato ( ce ne sta uno solo, ma se lo incontro…) che il calcio di rigore si tira col piede e quindi con la scarpa destra, a meno che il giocatore di calcio non sia mancino e tira con la sinistra. Bisogna subito fare una netta distinzione politica tra destra e sinistra politica e scarpa destra e scarpa sinistra. “Fare le scarpe” a qualcuno, nella terminologia usuale significa truffare, defraudare, derubare qualcuno di un qualcosa, che può essere sia di ordine materiale che morale. A questo punto dovremmo fare una lunga casistica di truffe perpetrate nella maggior parte ai danni di cittadini che non se l’aspettano proprio. Togliere la pensione di quattrocento euro al mese ad un falso invalido è senza dubbio giusto. Ma togliere la pensione minima ad un invalido per un cavillo giuridico e per una perizia arrangiata è a mio avviso uno dei maggiori crimini. Ma ritorniamo alle scarpe. Sia la destra che la sinistra sono utili. Se uno va al lavoro solo con la scarpa destra ed un altro va al lavoro solo con la scarpa sinistra, non esiste una sostanziale differenza. In ambedue i casi il suddetto cammina claudicante e corre il rischio di mettere il piede in una cacca di cane. Se è quello provvisto di scarpa il danno è minore, ma se il piede è quello sprovvisto di scarpa, nella fattispecie nudo, il danno è senza dubbio maggiore. Pensate che nel capoluogo partenopeo per indicare la caduta in disgrazia di un tizio si esclama: “E’ gghiuto a fernì cu’ e piere dint’a mmerda!” Deve ricorrere ad una bacinella di acqua calda, o anche fredda se il fattaccio si verifica durante l’estate e ad una buona dose di sapone per estirpare la puzza che, caso mai, è già incorporata nel piede medesimo. A questo punto sempre il lettore attento ed oculato delle mie esternazioni senili si chiederà: ci sta differenza tra la sinistra e la destra? Certamente no. Quando un piede va a finire nella merda, non importa se sia a destra o a sinistra. La merda è sempre merda e puzza sia a destra che a sinistra. Portare le scarpe significa proteggere il piede ma non la scarpa. Fare le scarpe in politica, insomma, significa propiziare la messa del piede ( o di tutti e due) nella merda. Se il titolare di un’azienda qualsiasi, non importa se del nord o del sud, non importa se produce prodotti di bellezza o preservativi, non ha i soldi per pagare gli operai a fine mese perché qualcuno gli ha fatto le scarpe, e, vistosi sconfitto ed impotente di fronte ad un sistema senza dubbio iniquo, decide di porre fine alla sua esistenza terrena, dichiarando eterno forfait, cioè il fallimento dell’azienda perché è andato a finire coi piedi nella merda (politica, concorrenza sleale, usurai, banche esose e disoneste, sindacati, eccetera), significa che il sistema non funziona. Che al titolare di quella azienda hanno fatto le scarpe e non importa se la sinistra o la destra o magari tutte e due. Quando poi in queste vicende si intromette anche lo strozzinaggio, la mafia, la camorra o la ‘ndrangheta, l’opera è completa. A questo punto bisogna tirare in ballo anche l’apparato burocratico che non è provvisto di anima sensibile (dura lex sed lex) . “O paghi o ti chiudiamo!!!” In siffatto apparato burocratico il fallito fa la figura dello stronzo, la burocrazia ha applicato la legge. Ma quale legge??? Quella di un comma isolato e senza senso? Oppure quello di una profonda analisi di una situazione senza dubbio scabrosa? Qua ci sta gente che cammina scalza e gente che cammina con scarpe fatte di pelle umana. La pelle degli altri non ha valore. Offrire un’alternativa alle aziende in crisi potrebbe essere un significativo passa in avanti. Ma fare le scarpe ad un’azienda in crisi significa solo condannare un imprenditore probabilmente innocente, ma disgraziato. Permettere che alcuni camminano con scarpe di pelle umana ed altri vanno a piedi, magari guazzando nella merda, non è giusto, non è umano, non è cristiano. Perciò diamoci una regolata. Altrimenti ritorneremo alla barbarie.





Catello Nastro.



PUBBLICATO SUL N.19 DEL 19 MAGGIO 2012

DI “UNICO SETTIMANALE” DI PAESTUM

giovedì 17 maggio 2012

Ada Valisena

Al Circolo della Stampa di Avellino

PERSONALE DELL’ARTISTA
ADA VALISENA



Ada Valisena, una pittrice originaria di Pertosa, che abbiamo conosciuto in una personale ad Agropoli, approda al Salone della Stampa della Prefettura di Avellino per una mostra di soli tre giorni e precisamente il 18, 19 e 20 maggio 2012. Artista valida e ben preparata, che conosce l’impasto e gli accostamenti cromatici, ha raggiunto una maturità artistica straordinaria, trattando il paesaggio e la figura con singolare e pari maestrìa. Non avendo urgenti esigenze di vendere, anche se le sue opere sono richieste da molti collezionisti ed amatori d’arte, si accosta alla tela per il solo piacere di cavarne fuori una sua creatura artistica modellata secondo gli schemi della pittura classica, pur mostrando un linguaggio moderno ma mai informale. Non disdegna di trattare la figura perché oramai padrona del tratto e delle proporzioni. Tra le sue opere primeggiano figure di donne dal volto espressivo e ben modellato, dal corpo proporzionato e scultoreo, opere sacre secondo gli schemi dell’arte religiosa, cavalli maestosi che lasciano trapelare anche da una sommaria lettura eleganza, potenza, forza, dignità. Anche il paesaggio trova posto nelle sue tele. La sua terra d’origine, Pertosa, il Cilento con i suoi interminabili e variopinti colli, paesaggi marini, figure di bambini colti nell’attimo più espressivo della loro gestualità e tanti altri soggetti, ognuno un capolavoro che va visto e considerato in maniera autonoma dalle altre opere. Nelle opere pittoriche di Ada Valisena, in generale, si nota una gioia di vita ed un compiacersi naturale delle sue creature. All’artista vadano gli auguri più sinceri degli amici di Agropoli e del Cilento e di tutti gli estimatori delle sue tele.



Catello Nastro

Da: agropolicultura.blogspot.com

catellonastro@gmail.com

mercoledì 16 maggio 2012

La password della pace

LA PASSWORD DELLA PACE



Non cercare la pace

negli stupidi programmi

della stupida TV,

nei fasulli sceneggiati

con falsi attori camuffati

e provocanti attrici siliconate.



Non cercare la pace

nel tempio affollato

di falsi fedeli increduli,

che predicano bene

e razzolano male

nel loro misero tragitto umano.



Non cercare la pace

nel prezzolato amplesso

con una miserabile puttana,

esponente mistificati orgasmi

in una fasulla sceneggiata

con finti attori di periferia.



La password della pace

si annida solo nel tuo cuore,

quando sei disponibile

al disinteressato contatto umano,

all’amore cosmico, puro,

al contatto con il tuo Dio.



La password della pace

ha un nome semplice: Solidarietà.



Catello Nastro



sabato 12 maggio 2012

Considerazioni quotidiane

GUARDIE E LADRI



Quando chi ruba è un ladro, l’evento, pur non essendo legale ma condannabile, assume, nelle pagine di cronaca nera, un aspetto quasi normale. Anche perché se uno ruba un panino al supermercato, la cassiera non chiama i Carabinieri, ma la collega del banco salumi e formaggi, pregandola di farcirlo con qualche fetta di mortadella e se il ladruncolo nella fattispecie è musulmano, due belle fette di formaggio anche…in offerta speciale. La seconda categoria di ladri è definita “Balorda” perché non professionisti del crimine e se hanno una pistola in mano possono anche ammazzare se stessi. La terza categoria è quella dei ladri per bubbazza che può avere vari aspetti: naturalmente tutti negativi, Il ladro che definiremo organizzato grossista, non va a rubare nei piccoli negozi, ma solo quelli che hanno un notevole incasso specialmente al sabato sera. Esistono infine i ladri”incazzati” che sono dei criminali veri e propri. Ammazzano solo per rivalsa psicologica, per compiere un’azione rocambolesca, che potremo definire “opera d’arte”. La peggiore delle categorie dei ladri è senza alcun dubbio quella di certi politici, o per meglio dire politicanti, che approfittando della buona fede…politica di chi li ha votati, rubano grosse somme di danaro pubblico falsificando documenti di partenza e di arrivo. Volgarmente vengono chiamati “Fondi Pubblici” o fondi di partito. Siccome lo scrivente è pensionato,è abituato a contare fino a mille euro o poco più e quando esce dalla banca prega Iddio di non fare cattivi incontri che avrebbero l’unico effetto positivo di costringerlo ad una dieta coatta. Scherzi a parte gli anziani sono presi di mira e le vittime si contano ormai a centinaia. Anche per gli imprenditori non è facile. Furti, recessione, aumento dei costi di produzione, concorrenza spesso sleale di alcuni paesi dell’estero, tasse sulla produzione a prescindere dal reale profitto, studi di settore assurdi e di categoria, un sindacato non sempre giusto ed una classe politica spesso impreparata a far fronte alle esigenze di tutti i lavoratori e datori di lavoro. I provvedimenti bisognava prenderli già qualche anno fa, rendendo più efficienti le guardie e meno i ladri. Ma, come dice il vecchio proverbio, “Non è mai troppo tardi!”.



Catello Nastro



PUBBLICATO SUL N. 18 DEL 12 MAGGIO 2012

DI “UNICO SETTIMANALE” DI PAESTUM

sabato 5 maggio 2012

Asini e cavalli

Una leggenda metropolitana da sfatare

L’ASINO E’ PIU’ INTELLIGENTE DEL CAVALLO



“Certe notti” è uno del locali più caratteristici di Via Patella. La strada intitolata al colonnello garibaldino Filippo Patella, peraltro prete, che seguì Garibaldi nella famosa “Spedizione del Mille” in Sicilia e che fu, meritatamente, uno dei più grandi eroi del nostro Risorgimento Cilentano. Concetto contrastato dai fans di Carlo Pisacane che indicano il suddetto come eroe puro ed incontaminato che lottò ( purtoppo invano) per la libertà del popolo cilentano. Il proprietario del locale seminotturno sopra citato, è di Capaccio. Non facciamo nomi per non fare pubblicità, anche se non politica sotto le elezioni, ma solamente commerciale. Il suddetto cittadino capaccese, persona simpatica, sincera e propenso alla comunicazione sociale, tra i tanti suoi beni, immobiliari, mobiliari, affettivi e zootecnici, possiede anche due asini che stima molto di più di certi candidati alle prossime elezioni amministrative. Il suddetto, con breve spiegazione, mi faceva notare che l’asino è più intelligente del cavallo perché prevede il pericolo. In parole povere se tu sproni un cavallo in montagna, alla cima di un burrone il suddetto quadrupede nella fattispecie equina, ubbidendo ai comandi del fantino, si butterà giù dalla scarpata senza pensarci due volte. Egli, il cavallo, equinamente pensa che se il padrone gli ha dato quell’ordine, lui lo deve eseguire. Nel baratro o strapiombo che dir si voglia, il cavallo può trovare la morte assieme al suo fantino, o anche senza se questo, meno stupido del cavallo, lascia il povero quadrupede ubbidiente suicidarsi, mentre egli si salva, magari saltando giù dalla sella un attimo prima del volo fatale. Sia ben chiaro che non stiamo parlando di cavalli alati, di leggendaria reminiscenza, che potrebbero sopravvivere. Il cavallo ubbidisce al padrone, l’asino no! L’asino, arrivato alla cima del burrone si ferma, guarda il fantino e sembra quasi dirgli: “Si te vuò menare abbascio tune, menate pure, ma io tengo la cioccia a la stalla che m’aspetta!!!”, Dopo questo animalesco enunciato quadrupede della specie equina, la domanda, anche al solito lettore attento ed oculato delle mie esternazioni senili, sorge spontanea: “ Ma, ‘nzomma, chi è cchiù ‘ntilligente, lu ciuccio o lu cavaddo???” Senza dubbio l’asino che si rifiuta di fare karakiri solo perché gli è stato ordinato dal padrone. Il cavallo ubbidisce, come certi servi fedeli al servizio dei magnati della politica, dalla mafia, della camorra, della ‘mdrangheta e di organizzazioni che predicano ben e razzolano mare. Insomma, concludendo, sei un asino andrebbe detto a coloro che ubbidiscono fino ad un certo punto. Sei un cavallo a coloro che ubbidiscono ciecamente al loro padrone, danneggiando il partito (già in dipartita) lo stato, il popolo, l’economia di una nazione. Mandare gli asini a dirigere? Forse farebbero meglio di certi politici, ma sicuramente meglio dei cavalli. Buone elezioni a tutti. Ricordatevi che il cavallo ( anche quello di razza di fanfaniana memoria) può risultare dannoso per lo stato. L’asino che si impunta per non precipitare in un burrone, e non far precipitare una intera nazione, è senza dubbio preferibile. Specialmente in questo periodo di oscurantismo economico.



Catello Nastro



PUBBLICATO SUL N.17 DEL 5 MAGGIO 2012

DI "UNICO SETTIMANALE"     DI PAESTUM



giovedì 3 maggio 2012

Una poesia napoletana di Catello Nastro

‘O SCURO R’A SERA



Quanno scenne ‘a sera,

se ‘ntruvuleiano rint’a capa

mille male penziere

ca’ nun lasciano arripusà.



‘Nu male ‘e panza,

‘nu male ‘e mola

rint’a notte ponno ‘o suonno

all’intrasatta arravuglià.



‘E penziere addeventene scure,

cchiù scure d’à nuttata

e ‘o cerviello se ‘ntorza

e ininterrottamente te da’ ‘a penza’.



Ma che succere chesta notta scura,

cchiù scura d’o’ penziero d’o’ trapasso,

quanno accummienza a penzà,

ca’ è arrivata l’ora ‘e chistu passo?



E mentre p’ore e ore pienze

a chesti cose strane,

p’à senga r’à fenestra

chiano chiano aesce ‘o juorno.



‘O ciele è azzurro e ‘o sole

già accummenza a cumparì,

illuminanno ‘e piere d’è lenzole,

scarfannete cu’ luce e cu’ calore.



E’ n’ata jurnata ‘e luce,

ringrazianno a Dio Onnipotente!!!





Catello Nastro





TRADUZIONE

La notte apporta mille pensieri cattivi che non lasciano riposare. Anche un mal di pancia o un mal di denti possono contribuire all’insonnia. Arrivi a tal punto che ti sembra quasi arrivata l’ora del trapasso. E mentre trascorri ore ed ore a pensare che è giunto il tuo momento, appare l’alba che illumina i piedi del letto portando luce e calore. E’ GIORNO!!!