martedì 8 giugno 2010

AGROPOLI 1917

Agropoli anno 1917
UNA SFOLLATA NEL NOSTRO PAESE OSPITE DELLA FAMIGLIA ANGRISANI SCRIVE AL NOSTRO GIORNALE
Una lettera commovente inviata al nostro redattore capo Catello Nastro


La lettera mi è pervenuta il 30 novembre scorso. E’ stata inviata dalla signora Mary Cassetti Francescatto da Tolmezzo, in provincia di Udine. Riferisce un episodio, molto triste per la nostra storia, avvenuto circa 90 anni fa, per la precisione nel 1917, ma che, pur capitato in un momento storico terribile (la Prima Guerra Mondiale), fa onore non solo alla cittadina di Agropoli, ma, in particolare modo, ad una delle famiglie più generose e più nobili che la nostra cittadina abbia mai avuto: la famiglia Angrisani. Un anno cruento per il nostro pianeta !!! Ma ripercorriamo le varie tappe ed i vari avvenimenti di questo infausto anno che, fortunatamente, fu il penultimo della PRIMA GUERRA MONDIALE.
1 9 1 7 (penultimo anno di conflitto)
8 marzo – Scoppia la rivoluzione in Russia.
6 aprile – Gli Stati Uniti dichiarano guerra alla Germania
12 maggio – Decima offensiva dell’Isonzo
18 agosto – Undicesima battaglia dell’Isonzo. I soldati Italiani conquistano l’altopiano di Basovizza. Ma resteranno a terra 165.000 persone, tra morti e feriti.
22 agosto – Manifestazioni a Torino per la carenza di pane.
24 ottobre – Il fronte italiano crolla a Caporetto. Gli Austriaci avanzeranno per 150 kilometri.
27 ottobre – Le truppe austriache sfondano la linea del Tagliamento. Gli Italiani si attestano sul fiume Piave.
La popolazione civile viene sfollata. Donne, vecchi e bambini vengono a forza messi su un treno e spediti per una destinazione che nemmeno loro conoscono. Carri merci, puzzolenti locomotive a vapore, binari spesso sconnessi, carrozze traballanti, senza i minimi servizi e l’essenziale assistenza, portano verso zone più sicure questi civili per sottrarli alla barbarie di una guerra che costò, e non solo all’Italia, un numero spaventoso di morti e mutilati. Senza tanti complimenti questi sfollati vengono fatti scendere in varie stazioni ferroviarie del sud. Alla stazione di Agropoli, proveniente da oltre mille kilometri, per la precisione da Caneva di Tolmezzo, in provincia di Udine, scende anche una bambina di cinque anni, Mary Francescatto, nata per l’esattezza l’8 di aprile del 1902, assieme a quattro fratelli ed alla maestrina del paese che li accompagnava. Quasi un secolo fa questa quattro bambini e la loro maestrina furono accolti fraternamente nello stesso stabile dal quale sto scrivendo questo articolo, Via Patella n. 48, dalla signora Annina Angrisani, che li accudì con amorevole cura per tutto il tempo che restarono ospiti di Agropoli. Ma sentiamo come la signora Mary Francescatto, che oggi ha la veneranda età di circa novantadue anni, ricorda quei tempi. “In quel paese (di allora) che si chiama Agropoli ( perché mai non Acropoli, visto che Paestun è a pochi kilometri?) io ho dei cari amici che considero fratelli. Lo sono dal 1917 quando noi, poveri profughi ed ancora bambini, separati nel caotico viaggio dai nostri genitori, ci ritrovammo soli con una parente, una giovane maestrina. Così, dal nostro Friuli, dopo un travagliato viaggio, arrivammo in quel paese del Sud, e qui vidi per la prima volta il mare, ne aspirai il profumo assieme a quello dei fiori d’arancio, dei mandorli, delle violacciocche che in quell’inverno fiorivano,, mentre al Nord, dove erano rimasti i nostri genitori, cadeva la neve. Ad Agropoli era difficile trovare alloggio, ma ci fu una cara persona che ebbe di noi, quattro fratelli e della maestrina, compassione, e ci ospitò a casa sua, che non era molto vasta, perché sei figli aveva già lei: la cara signora Annina. Quando la maestrina ebbe posto di insegnante, fummo affidati quasi totalmente alle cure della buona signora ed il suo cuore era tanto grande da riuscire a farci da mamma. I miei viaggi, fattami adulta, sono stati frequenti ad Agropoli e con me sono venuti marito e figli. Da tempo la signora Annina non c’è più, ma i figli ci sono ancora e ad ogni incontro c’è tanto da ricordare. Per me Agropoli è il paese più bello del mondo, ma queste mie povere righe vogliono soprattutto rendere omaggio alla signora Annina.” Alla fine di questa pagina l’autrice così annota:”Cresciuta in paese (Caneva di Tolmezzo, in provincia di Udine, dove attualmente vive) fino a 23 anni, poi sposata ad un ragazzo di bottega che, divenuto proprietario, mi ha dato la possibilità – pur essendo casalinga e madre – di coltivare interessi in campo letterario ed archeologico. Grado di studio? Scuola complementare.”
Ricordo di Pierino Angrisani
Quasi coetanea di Pierino Angrisani, che nacque nel 1911, mentre lei era nata nel 1912, la signora Francescatto così ricorda il grande poeta e scrittore nostro conterraneo. “…Ora il mio pensiero va a Pierino, uno dei suoi figliuoli, nell’anniversario della sua scomparsa. Nel mio ricordo è il più incisivo, poiché egli divenne il mio compagno di giochi quando a cinque anni approdai in quel paese quale profuga, nel 1917. Pierino mi era maggiore di qualche anno e, fra i tanti giochi, m’industriava anche a costruire statuine e palline di creta; in sua compagnia salivo la lieve pendenza dell’orto profumato dalla siepe di rosmarino a cogliere le albicocche, frutto sconosciuto a me, cresciuta fra le montagne, ma di cui conservo ancora il sapore, così come non ho mai dimenticato quello dei fichi imbottiti di mandorle, che con tanto amore ci preparava la signora Annina. Ora che sono ritornata, anche se Pierino ci ha lasciati, lo sento ugualmente vicino e idealmente ripercorro la storia di quel passato: scendo alla spiaggia di fine arena, mi rivedo bambina a giocare fra le capanne costruite su palafitte e buttarmi in acqua dalla pedana sospesa sul mare che girava attorno a quelle semplici costruzioni. Risalgo il sentiero che porta alla selva che non è più quella di un tempo: le villette hanno preso il posto ai carrubi ed agli ulivi che rivestivano la collina col loro argenteo fogliame. Vado a ritroso nel tempo, sogno ad occhi aperti: per me nulla è cambiato, questo è il mio bosco incantato. Siedo ai piedi del carrubo della mia infanzia, dall’enorme tronco contorto nelle cui cavità noi bambini amavamo guardare i ragni tessere la tela. La sera scende dolcemente, le lunghe ombre creano un’atmosfera irreale, nel mondo di pace nei suoi profondi silenzi. Sotto, l’ampio respiro del mare che infrange le sue onde sugli scogli ove la leggenda vuole approdasse San Francesco. La brezza della sera agita le fronde, lontano si accendono le prime luci che disegnano l’ampia curva del mare. S’intravedono il faro, la torre di San Marco, il turrito castello che domina il borgo antico arroccato sulla rupe con le case così strette l’una all’altra che pare si aiutino vicevolmente a reggersi e, più lontano, la piana di Paestum ed i templi. Qui mi piace ricordare l’ultima visita che feci a Pierino. Era l’ora del tramonto, il sole color di fiamma stava scomparendo nel mare, mentre gli ultimi raggi indoravano i templi rendendoli irreali tra luci ed ombre, fondendoli in modo perfetto con la natura, creando emozioni, incanti. Appoggiato ai piedi di una colonna del tempio di Poseidone, con gli argentei capelli al vento, Pierino parlava del suo Cilento ( che sento anche mio) ed i mobilissimi occhi riflettevano la sua nobile indole, ricca di una interiore bellezza. Pierino era un poeta, anche se ai più sconosciuto, che cantava la sua terra, ed è per merito suo che pittori, archeologi e uomini di lettere hanno coscosciuto Agropoli ed il Cilento. Non sono in grado di valutare quando fosse grande la sua poesia che rappresenta ed incarna la sua terra, ciò che mi rimane è la consolazione di essergli rimasta per lunghi anni più che amica, quasi sorella, poiché ci univa un grande affetto ed amore per la storia, per l’arte del passato che rivivono oggi nel silenzio del presente in questo mio ritorno alla sua terra.”
Al margine di questo scritto Rosy Francescatto così annota: “ Con lo sguardo rivolto al passato, e il fluire degli stati d’animo, è mio desiderio ricordare Pierino ai miei amici agropolesi.” Verso la fine di agosto una signora ,fine ed elegante, entra nel mio negozio-studio e si intrattiene cordialmente a parlare con me. Mi racconta una storia lontana nel tempo che sa quasi di fantastico. Ci mettiamo in contatto con la madre, oggi ultranovantenne che mi regala questo prezioso scritto che voglio, con amore per il passato, per rispetto alla nobile famiglia Angrisani, ammirazione per la signora Francescatto che è rimasta riconoscente alla famiglia agropolese che l’ha ospitata in un momento tanto triste della nostra storia, fraternamente ed umanamente, ma anche come omaggio alla nostra città. Ma, cari lettori, credetemi, è questo un episodio del passato così bello non solo da leggere e ricordare ma anche da esternare agli altri Agropolesi, che mi viene la pelle d’oca. Agropoli è il più bel paese del mondo. Lo è sempre stato. Forse oggi un po’ meno. Ma episodi di questo genere, benche riferiti quasi ad un secolo fa, ci fanno ben sperare per le generazioni future. Ancora oggi Agropoli – e gli Agropolesi – mostrano grande fratellanza, altruismo e spirito di abnegazione nei confronti di tutti gli ospiti della cittadina ove nacque e visse Pierino Angrisani, senza alcuna distinzione di classe, di razza, di religione, di lingua, di cultura. Continuiamo a vivere in amore ed in pace. Amare Agropoli significa, innanzitutto, amare e rispettare tutti quelli che vi abitano, a qualsiasi titolo, per qualsiasi motivo. Buon Anno a tutti!

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