giovedì 21 novembre 2013

LU' TURZO RE CORA

LU’ TURZO RE’ CORA

E’ quella parte del corpo umano che conclude al spina dorsale, nella parte più bassa, situata proprio al di sopra del normale ano. Un apparato di ossa che inizia dal collo e termine proprio sopra l’ano, volgarmente chiamato culo. Oggi viene usato nella terminologia contadina per indicare, in alcuni paesi del Cilento l’osso sacro. Sacro forse perchè relegato nell’ombra e quindi non esponibile alla visione collettiva a meno che uno non si trova su una spiaggia di nudisti o di giovani in costume da bagno succinto. Sia nella parte superiore che inferiore. Nell’antica civiltà contadina del Cilento il bifolco sollecitava il povero animale con due sacchi di grano sulla “sarma” bastonandolo proprio in questo modo per far aumentare l’andatura del somaro. Finita la macina del grano, una bevuta d’acqua per il somaro e di vino per il padrone, conducente e capo della famiglia. E menomale che al mulino andava un paio di volte al mese, mentre il grano e il granoturco giacevano in luogo asciutto, in casse di duro castagno, ben protetto da roditori che a quei tempi te li potevi trovare anche nel letto, naturalmente una volta sfuggiti alla caccia dell’onnipresente gatto che se voleva mangiare doveva prima prendere il roditore. A quei tempi la tavola calda ed i ristoranti non esistevano e se nei centri maggiori si poteva trovare una bettola era solo per i viandanti di passaggio. Quando un ragazzo combinava una marachella veniva così redarguito… “ Si lu’ ffaje n’ata vota te fotto ‘nu caucio ‘nzimma a lu’ turzo re cora…” Tenga conto il lettore giovane che poiché si trovava proprio al di sopra dell’ano dell’animale era costretto eternamente a stare a contatto col deretano asinino sperando che piovesse unica forma di bidet per il povero quadrupede.

Catello Nastro



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