domenica 16 ottobre 2011

L'articolo della settimana

MA CHE SCRIVO A FARE ???







Spesso e sempre con motivazioni diverse, mi pongo questa amletica domanda. Non c’è peggiore sordo di chi non vuole sentire…Un antico proverbio che fa – o quasi – al mio caso. Nella società contemporanea esistono persone di vario genere. Ci sta chi si dedica alla politica, qualche volta non per aiutare la nazione, ma i parenti, amici, elettori e similari che nell’antica Roma chiamavano “clientes”. Ci sta pure chi si dedica alla malavita, strafottendosene altamente della morale cristiana ed anche umana, calpestando sovente esseri innocenti che non conosce nemmeno. Ci sono anche i fabbricanti del terrore, quelli del crimine, quelli della violenza, quelli dello sfruttamento illecito della persona fisica e morale altrui, quelli che scrivono…Cosa scrivono si sa perché si può facilmente leggere sui giornali, nelle riviste, nei libri ed infine su internet. Le mie foto su internet non superano la mezza dozzina. Le mie poesie superano oramai le mille, i miei articoli, di vario genere, superano i diecimila. Ma che scrivo a fare? Diciamo subito che non posso più scrivere a mano perché in seguito ad una degenerazione dovuta all’età, denominata tecnicamente “tremore essenziale senile”, ma mi rimane il computer. Ne possiedo ben quattro. Due di ultima generazione e due piuttosto obsoleti. Soffro di incontinenza compositiva. Quando mi viene qualcosa in mente mi devo affrettare al computer e creare il “file”. Ma io scrivo e basta. Oramai sono anziano, settantenne, volgarmente chiamato nonno, sono pensionato con moglie, figli e nipoti, ma riesco ancora ad occupare il mio tempo libero scrivendo. Scrivere, a meno che non si facciano nomi ed accuse specifiche, non costituisce un reato. Miei amici e coetanei si danno ancora da fare per accumulare enormi quantità di euro in banche o investimenti mobiliari o immobiliari, da lasciare, una volta defunti, agli eredi, la cui fruizione è senza dubbio discutibile. Tanto non si tratta di soldi accumulati col sacrificio della loro fronte o almeno della fronte dell’avo trapassato ad altra vita ( si fa per dire!!!). Dimenticavo di aggiungere che scrivo anche poesie. Qualcuna ha fatto commuovere la giurìa che ha ritenuto (bontà sua!) assegnarmi un premio consistente, solo simbolicamente, si capisce. C’è stata anche qualche altra giurìa che si è addirittura scandalizzata nel leggere una mia composizione in vernacolo napoletano dal linguaggio piuttosto grasso. Non è che lo scrivente voglia imitare Totò, Salvatore Di Giacomo o Ferdinando Russo. Ma alcuni vocaboli napoletani in linguaggio grasso, ritenuti da giurie bigotte “volgari”, non possono essere sostituiti da sinonimi. Ne perderebbe la dignità partenopea. Giunti a questo punto è giusto che il lettore sappia che ho studiato l’italiano, il latino, il greco ed il francese, ma amo scrivere anche in vernacolo napoletano e dialetto cilentano anche se con qualche imperfezione. Il dialetto piemontese, regione nella quale sono vissuto per circa tre lustri, mi è risultato sempre ostico, ragion per cui di tale dialetto nordico ricordo solo qualche parola o per meglio dire qualche parolaccia che, al contrario, in dialetto napoletano acquista dignità letteraria. Un altro motivo per cui scrivo spesso è perché guardo poco la TV. Ci sono certi programmi interessanti, ma ce ne sono anche alcuni che fanno venire il voltastomaco e l’unico canale che ti viene in mente è il canale di scarico del cesso. Scrivere per me è comunicare. Tutti possono leggere i miei articoli su supporto cartaceo o informatico e, magari, commentarli pure, positivamente o negativamente. Quelli positivi, per fortuna, superano l’ottanta per cento del totale. Scrivere è catarsi, è come liberarsi di qualcosa che tieni dentro da tempo e che finalmente riesci ad esternare. Qualche maligno, a questo punto, potrà pensare che è un poco come andare in bagno. Ma la libertà di… espressione è in ambedue i casi! Qualcuno avrà in eredità libretti postali o bancari. I miei eredi si dovranno accontentare di libretti di poesie e racconti… Non ho mai rubato poesie o racconti di altri, perché la fantasia è ancora ricca. Se lo fosse il conto in banca, secondo alcuni, sarebbe meglio. Ma io non mi lamento. Con la pensione di impiegato statale riesco a sopravvivere. Mangio di meno, cammino di più, come peso sono sceso da sopra i 110, sotto gli 80. Solo come età sono aumentato e di questo ringrazio Iddio ed lo auguro a tutti i miei pazienti, affezionati e…rari lettori. Arrivederci al prossimo articolo…determinativo!



Catello Nastro

PUBBLICATO SUL N° 37 DEL 15 OTTOBRE
2011 DI “UNICO SETTIMANALE” DI PAESTUM

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