GENERAZIONI
Prima di diventare nonno ero padre e prima ancora di essere
padre ero figlio. Innanzitutto auguro a tutti i miei lettori di diventare padri
e nonni nella serenità e nella tranquillità normale. Il ruolo di padre e di
nonno, nell’antica civiltà contadina del Cilento, era qualcosa di sacro ed
inoppugnabile. Oggi il sistema è cambiato … ma certamente non è cambiato il
rispetto verso i genitori ed i progenitori. Nell’antica civiltà contadina del
Cilento, come pure in molte altre, il nonno, anche se mezzo rincoglionito dall’età
e dal lavoro nei campi, sedeva sempre a capotavola. E questo stava ad indicare
il suo dominio morale sulla famiglia, composta talvolta non solo da tre
generazioni, ma da una ventina di membri. Il nonno era il capo spirituale della
collettività familiare. Anche se mezzo rincoglionito il suo parere contava … e
come contava, in una sacralità arcaica di cui oggi si sono perdute le tracce.
La famiglia, intesa nel senso di comunità collettiva, più o meno allargata,
aveva una scala gerarchica che comprendeva nonni, padri, figli, nipoti ed in
taluni sporadici casi anche pronipoti. Questo, naturalmente quando il capostipite
diventava quasi centenario. Allora non esistevano centri sociali o case di
riposo ed il nonno veniva accudito nella cascina, da tutta la famiglia, fino
all’ultimo respiro. Oggi ci sono le case di riposo che dovrebbero sostituire la
famiglia. Ma se si parte da questo banale preconcetto, si cade in un vicolo cieco
dal quale è difficile uscirne. Il nonno è un essere umano, nato tempo addietro,
diventato padre ed infine nonno, come capogruppo di tre o quattro generazioni.
I suoi interessi sono il progresso della famiglia composta da figli, nipoti e
talvolta pronipoti. Oggi il nonno viene confuso come un distributore di
monetine frutto di un’antica pensione che, a causa della recessione economica,
non permette grosse elargizioni verso le ultime generazioni, non sempre protese
alla produzione quando alla consumazione di una pensione ridotta all’osso da
una incalzante recessione globalizzata. Il nipote ed anche il figlio non
possono essere sponsorizzati con assiduità dalla pensione o dai risparmi del
nonno. E’ naturale che questo danaro non guadagnato dagli eredi col sudore
della propria fronte verrebbe speso per motivi goderecci, sempre in agguato per
le generazioni del terzo millennio. Quando poi si entra nel contesto delle dipendenze,
il discorso assume maggiore drammaticità. Le vie d’uscita da percorrere sono
tante: lo sport, la solidarietà, l’investimento produttivo ma lecito, l’arte,
la cultura, la tecnologia di ultima generazione, le innovative gestioni
artigianali e commerciali, o anche artistiche, inserite in un mercato sempre
più rarefatto ed esigente, ma, comunque, aperto alle innovazioni. Il nonno al
computer ed il giovani alla produzione agricola o artigianale di qualità,
possono convivere in una vita simbiotica per il progresso sociale e per l’incentivazione
al lavoro manuale, a cui molti giovani coraggiosi del territorio tendono, quasi
sempre con successo per una migliore qualità della vita, una migliore qualità
degli investimenti pubblici o privati, con una produzione valida e competitiva
nel territorio ed oltre.
Catello Nastro
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