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giovedì 22 novembre 2012

PASSATO PRESENTE E FUTURO

IL PASSATO AGLI STORICI

IL PRESENTE AI POLITICI

IL FUTURO AI FIGLI



Il passato, la cosiddetta storia, è giusto che venga affidata agli storici. Quelli preparati che conoscono popoli, eventi, minuziosi fatti avvenuti secoli or sono ed ora rievocati, quasi riesumati, dagli scritti di eruditi ricercatori, volgarmente definiti topi di biblioteca. Le ricerche che vengono effettuate nel campo della geografia, dell’archeologia, grazie anche a strumenti di recente invenzione che riescono a leggere dove non riesce la conoscenza umana, diventano patrimonio culturale dell’umanità. Un popolo senza storia non ha ragione di esistere o di essere esistito nel corso dei millenni. Il presente, purtroppo, nelle sue variegate affermazioni e nelle sue amletiche soluzioni, appartiene ai politici. Politici che sono stati eletti democraticamente in competizioni elettorali gestite in maniera onesta, più o meno, ma comunque democraticamente. “’E sorde azziccano ‘mmano!!!”, recita un vecchio detto napoletano, e fatti del genere se ne leggono a diecine ogni giorno su giornali e riviste “indipendenti”, ma non troppo, perché favoriscono questo o quel candidato disponibile, finanziariamente, verso una pubblicità elettorale sovente ingannevole o comunque non veritiera. A questo punto se un contesto storico del passato può essere messo in discussione, figuriamoci in che maniera può essere manipolato un programma, iniziato dai padri e che forse vedranno i figli: almeno in maniera ridotta. L’invenzione delle primarie assume, nel contesto socio-politico medio-basso un aspetto enigmatico di difficile comprensione. I fatti hanno dimostrato la fragilità dell’innovazione che sovente crea più confusione che ordine. Quando nella politica entra pure il cabaret, si gioisce per la raggiunta democrazia, ma nello stesso tempo si pensa ad una spettacolarizzazione della politica che se da un lato schiarisce il panorama politico, dall’altro lo oscura proprio perché il votante acculturato medio-basso, non riesce a capire se l’attore sta tenendo una commedia o una tragedia. In un “mixer” siffatto di solito si applaude, ma poi, tornati a casa, si pensa: era una farsa o una tragedia? Dopo aver trattato del passato, del presente, non ci resta che parlare del futuro dei nostri figli. La parola “recessione”, non fraintendete, mi raccomando…è sulla bocca di tutti, o, per meglio dire, di molti paesi ed in particolare modo di quelli dell’euro…Un bel nome: non c’è che dire.



Catello Nastro

agropolicultura.blogspot.com



domenica 17 giugno 2012

Arte a Battipaglia

Battipaglia

PERSONALE DI PITTURA
DI ADA VALISENA



Il 23 giugno 2012, alle ore 19, inaugurazione della mostra personale della pittrice ADA VALISENA, originaria di Pertosa, che espone in “Salotto in casa comunale” fino al 3 luglio 2012, con il seguente orario di apertura: dalle ore 16 alle ore 19,30 nei giorni da lunedì a venerdì e dalle ore 10 alle ore 12,20 e dalle ore 17,00 alle ore 20,30 nei giorni festivi e prefestivi. Della pittrice salernitana già abbiamo recensito molto della sua bravura nel trattare figure di donna e paesaggi verdeggianti del Cilento. La sensibilità cromatica portano il visitatore delle sue mostre a leggere le opere esposte tenendo conto dell’interpretazione personale che l’artista da ai soggetti delle sue tele i quali diventano protagonisti di una scenografia policromatica, nella quale le forme mantengono la loro espressione tradizionale senza sfociare in un astrattismo di dubbia interpretazione anche da parte del visitatore che renderebbe, in tale maniera, l’opera difficilmente leggibile. Per quanto riguarda una maggiore analisi delle tele della brava artista Ada Valisena, riportiamo il lettore alle precedenti recensioni sul sito agropolicultura.blogspot.com. Naturalmente l’ingresso alla mostra personale di ADA VALISENA a Battipaglia è gratuito.



Catello Nastro

lunedì 28 maggio 2012

Cilento ed occupazione

TRENTOVA: DUBAI DEL CILENTO



Premetto la mia totale avversione per la cementificazione selvaggia e non programmata. Ma questa volta ci troviamo di fronte ad un grandissimo evento e sfruttamento ordinato delle ricchezze naturali del Cilento. La Baia di Trentova già per il passato ha subito attentati di aggressione paesaggistica ed ecologica, ma, grazie all’interessamento dell’opinione pubblica, dei mass media e delle associazioni ecologiste, non è stato possibile attuare una insensata cementificazione che avrebbe portato uno squilibrio nel mercato immobiliare del territorio con conseguenti danni che avrebbero coinvolto un settore già per il passato squilibrato se non addirittura dissennato. Sono sempre stato contrario a vedere le betoniere nella parte più bella del Cilento, la baia di Trentova, ma ora, in questo clima di crisi, ma nello stesso tempo di cambiamento politico, generazionale e di interventi programmati sul paesaggio, anche lo scrivente ha cambiato idea. Basta far lavorare il cervello, lo spirito imprenditoriale e professionale, la lungimiranza nello sfruttamento delle risorse del territorio, per trasformare un evento a primo acchito negativo in positivo. La parola sfruttamento o cementificazione devono scomparire dal vocabolario dei nuovi imprenditori, per essere sostituita con la parola progettazione, programmazione, investimenti produttivi, interventi imprenditoriali mirati, innovazione nell’offerta ad un mercato sempre più esigente e selettivo. Ma al primo posto mettiamo una programmazione per l’occupazione stabile e quindi non solo temporanea. Innanzitutto crescita in altezza lasciando maggiore spazio al verde attrezzato o naturale. Volgarmente vengono chiamati grattacieli, ma preferirei chiamarli edifici che si elevano in altezza per lasciare maggiore spazio al verde. Certo che di spazio verde ce ne sta parecchio a ridosso delle bellissime spiagge di sabbia fine e pura baciata migliaia di volte al giorno, e pure di notte, naturalmente, dalle onde di un mare incontaminato che ci ha fatto assegnare per molti anni la bandiera blu. Ma veniamo al sodo. Strutture alberghiere scaglionate a cinquecento metri dalla spiaggia con dodici stanze per piano per un’altezza di trentadue piani. Circa trecentocinquanta camere doppie per ogni albergo, naturalmente provviste di bagno, letto matrimoniale o doppio, eventuale culla a richiesta, doccia o bagno con idromassaggio, vista sul mare o sull’entroterra per forza di cose. Al piano terra reception con interprete plurilingue, portabagagli in camera, sala da pranzo con colazione a buffet, pranzo e cena a richiesta ma con prevalenza di prodotti locali rientranti o meno nella dieta mediterranea. E questo, a mio avviso, è proprio il problema minore e quindi non starò a presentare il menù cilentano classico del passato del quale ho scritto persino un libro. La selezione la fa il prezzo ed i servizi. Hotel a cinque stelle per una vacanza da sogno senza andare all’estero. Anzi invitando l’estero in Italia per presentare le nostre prelibatezze paesaggistiche, turistiche, eno-gastronomiche, storiche, culturali, canore e chi più ne ha più ne metta. Una presenza di oltre circa cinquemila persone nella Baia di Trentova richiederebbe anche dei servizi collaterali sia per gli ospiti che per i gestori delle strutture. Premetto che questa massa di turisti, con mezzi propri o servizi navetta, la sera certamente potrebbe trascorrerla nella struttura abitativa o negli spazi attrezzati al piano terra. Ma molti, a mio avviso, potrebbe decidere di visitare Agropoli, Castellabate, Paestum o i paesi dell’entroterra che, con le loro caratteristiche sagre enogastronomiche, con musica e canti popolari potrebbero attrarre un gran numero di ospiti nottambuli o desiderosi di nuove emozioni. I centri storici del Cilento sono una miniera inesauribile di scoperte felici, di siti pregni di storia e di tradizioni locali, anche alla scoperta di una nuova cucina o di un nuovo vitigno. Ma ritorniamo agli edifici. Una dozzina in tutto, collegati con una stradina panoramica a due corsie, naturalmente asfaltata, con spazi per una breve sosta, ammirare il paesaggio e scattare qualche foto. Raccordi: autostrada Salerno Reggio Calabria, stazione ferroviaria di Agropoli, aeroporto di Capodichino o di Bellizzi con possibilità di trasbordo in elicottero da e per Bellizzi con una piccola base di atterraggio in uno dei tanti spazi di Trentova. Ma ora veniamo ai servizi che potrebbero essere affidati a cooperative di giovani del posto che assicurerebbero, senza dubbio, un apporto serio e professionale in un momento di crisi economica come l’attuale. Una utenza di circa cinquemila ospiti, italiani o stranieri, richiederebbe una mano d’opera qualificata, attiva, fattiva e produttiva, reperibile in particolare modo tra i giovani del posto o, per meglio dire, dei comuni fautori del progetto. Le cooperative, tutte inquadrate in uno schema comune sebbene con mansioni diverse, potrebbero essere le seguenti, organizzate con le leggi vigenti:

1) interpreti e addetti alla reception;

2) cuochi, camerieri, addetti alla sala da pranzo ed al servizio in camera;

3) addetti alla sicurezza interna ed esterna alla struttura ricettiva, ivi incluso bagnini professionisti;

4) addetti alla pulizia delle camere, delle spiagge, delle aree verdi;

5) servizi di trasporti con pulmino o con taxi convenzionati;

6) accompagnatori e guide turistiche plurilingue;

7) serate con guida, in loco o nei paesi viciniori, all’insegna dell’enogastronomia cilentana, dell’arte, della cultura, del folklore, delle tradizioni, ecc.;

8) Incontro con le autorità del posto anche per scambi di opinioni con personalità ospiti di dette strutture;

9) Organizzazione di serate dell’arrivederci con simbolici omaggi agli ospiti a fine stagione;

10) Programmazione di una tariffa unica in tutte le unità ricettive, con l’abolizione di mance o extra non controllabili.

11) Offerte speciali per la bassa stagione e possibilità di mantenere aperta una o più di queste strutture nel corso dell’anno per consentire una fruizione costante di questa offerta.

Tutto questo sotto il costante controllo degli enti preposti, dei comuni interessati al progetto e comunque rientranti nel territorio della struttura, di tutti gli imprenditori ai fini della salvaguardia di un bene comune, donato a noi da Dio e che noi sacrifichiamo, in minima parte, per favorire il lavoro dei nostri figli e di quelli che verranno in seguito, in questo periodo di recessione e di crisi economica che ci auguriamo finisca presto, pur dando luogo ad un clima di austerità, ma salvaguardando il posto di lavoro, umile, ma onesto. In conclusione, una cementificazione dissennata, volgarmente chiamata speculazione edilizia, a Trentova, non creerebbe altro che una desertificazione delle strutture esistenti, per bagnanti o villeggianti che dir si voglia, causando un decadimento economico, sociale e morale fortunatamente ancora allo stato larvale. Il nostro augurio è quello di essere Alfieri di questo progetto. Ho appena finito di scrivere quest’articolo che apprendo da Infoagropoli, che Agropoli e Castellabate hanno ottenuto per l’ennesima volta la bandiera blu. E vi pare poco!!!



Catello Nastro
da UNICO SETTIMANALE DI PAESTUM

sabato 25 giugno 2011

AGROPOLI MOVIDA 2011

AGROPOLI MOVIDA 2011



Domenica 19 giugno 2011 è iniziata da un’ora. Mentre sto scrivendo è l’una di notte. Soffro d’insonnia? Non per causa mia. Sotto il mio balcone, al primo piano di una casa antica costruita nel 1882, nella famosa via Filippo Patella, che porta agli scaloni, alla Porta Bizantina ed al bellissimo centro storico della cittadina capoluogo del Cilento, ci sta una famosa enoteca champagneria, una creperia, un circolo giovanile notturno di fine settimana, un ristorantino tipico, dove si spende poco e si mangia bene, una gelateria ed altri bellissimi locali che – fortunatamente – i gestori verso la mezzanotte, come nella favola di Cenerentola, chiudono e se ne vanno a dormire. La maggior parte, quindi sono giovani locali, del territorio, turisti italiani ed anche stranieri. Come i locali notturni sono per tutti i gusti così pure è la clientela. Forse per la par condicio. Tutti parlano tra di loro: alcuni a bassa voce, altri ad alta voce per farsi sentire nel casino fonico dai medesimi procurato. Fa caldo e quindi bisogna tenere i balconi aperti. Fortunatamente che ci sono le reti antizanzare. Ma nonostante questo qualche intrusa viene ad interrompere lo scrittore, sorridendo, quasi sghignazzando:” Ma che scrivi a fare. Tanto i tuoi articoli non li legge nessuno!” Allora ti viene la voglia di punirla. Appena – attratta dalla luce del monitor 22 pollici per vedere meglio – mi capita a tiro è una zanzara morta. Ma il rumore dello schiaffo è così forte che fa svegliare mia moglie che dorme nella stanza dall’altro lato della via, e per poco non faccio la fine della zanzara. La movida, dallo spagnolo, dovrebbe essere un movimento culturale. Ma qui si trasforma in uno stazionamento notturno di centinaia di giovani con un bicchierozzo mezzo pieno o mezzo vuoto, come vi pare, è quel che si trova dentro certamente non è l’acqua minerale di San Francesco né la vecchia, romantica gassosa legata e ricordi della prima gioventù. La fabbrica di bibite si trovava in via Piave ed io, appena sedicenne, con un gruppo di coetanei, formavo la commissione per fare una specie di indagine di mercato che doveva decidere quale era la gassosa migliore col più felice dosaggio di acqua di Trentova, zucchero, aroma, gasaggio. Siccome gli assaggi erano una dozzina, fatti dalla stessa bottiglia, perché allora non erano ancora stati inventati i bicchieri di plastica, ne conseguiva un vero e proprio concerto di salutari eruttazione in una gara per sonorità e prolungatezza. C’era persino un amico, l’unico a possedere un orologio da polso perché uno zio lavorava in Svizzera, che cronometrava i gorgheggi e le varie sonorità. Questa analcolico e gasato referendum, oltretutto, veniva seguito alla regola. Se noi avevamo stabilito che quella era la migliore gassosa, il titolare doveva attenersi alla risultanze dell’assetata collettività ivi accomunata da una gratuita bevuta. Con l’aranciata e col chinotto questo non avveniva perche si trattava di beni preziosi. Quando arrivò la “Spuma rosa”, da Battipaglia, la fabbrica dovette chiudere i battenti perché faceva…acqua da tutte le parti. Oggi le bevande sono a vari gusti ed a varia gradazione alcolica. Più o meno si va dai 12 gradi per un coktail ai 70 gradi per una grappa. Con questo caldo!!! La movida è movida!!! Le proteste degli abitanti della via Patella non hanno avuto alcun riscontro. E lo scrivente è costretto a…scrivere dalle ore 11 fino alle tre del mattino, quando se ne va a dormire. Certo che a 70 anni non si dorme come a 16. Gli acciacchi si fanno sentire e tra acciacchi e movida, i giovani aspettano la sera e gli anziani l’alba. In parole povere non dormono ( di notte) e non fanno dormire gli altri. Siccome i miei articoli non richiedono la massima attenzione o la consultazione cartacea, vengono fuori di getto, spontaneamente. Da che ho iniziato l’articolo in oggetto,hanno rotto cinque bottigliette, cadute a terra ed infrante con sinistro gorgheggio. A me hanno rotto le scatole che martedì mattina poserò davanti al portone, presto, perché ci sta la raccolta differenziata di carta e cartone. Buona notte a tutti, anche se non avete il privilegio di avere la movida sotto il vostro balcone!



Catello Nastro



Pubblicato su UNICO settimanale di Paestum del 25 giugno 2011

lunedì 28 marzo 2011

LU VOIO CURNUTO

LU’ VOIO CURNUTO

Rint’à ‘na stadda re campagna
re ‘nu pajese zico
re lu Celiento antico
nge’ stìa ‘nu voio
ca’ tenìa ‘nu ciuccio cumm’amico.

Mentre magnavano,
cittu cittu, ra la magnatora,
ogneruno re li dduje
se futtìa lu ffieno ra l’auto.

Lu voio ca’ se sentia
ra’ lu ciuccio arrubbato
le ricette mugghinanno:
“ Tu si’ ‘nu ciuccio curnuto!!!

Lu ciuccio nun le rette importanza,
a aroppa ca’ s’era incuto la panza,
r’arracquao cu’ ‘na bedda piscia
e lle ricette, cumm’à uno ch’alliscia:

“ E mo’ ca lu ffieno è fernuto,
lu voio chiama l’asino cornuto!!!”

Catello Nastro

In una stalla di campagna, naturalmente, convivono un asino ed un bue che servivano per i lavori nei campi. Il bue per tirare l’aratro e l’asino come mezzo di trasporto di persone e cose. Ad un certo punto l’asino va a mangiare la paglia nella mangiatoia attigua del bue il quale chiama l’asino cornuto. Il ciuco gli risponde che forse sarà pure ladro, ma il cornuto è lui!!!

mercoledì 2 marzo 2011

LU CIUCCIO PITTATO RE JANCO

LU CIUCCIO PITTATO RE JANGO


‘Nu biforco, re lu Ciliento antico,
tenia ‘nu ciuccio can un vulia mai fatiari.
Iddo, lu ciuccio, tutte li mmatine re notta,
s’accuntentava r’esse pirucculato,
chiuttosto ca’ purtà lu grano a lu mulino,
l’acqua ra la catosa rint’à dduje varrili,
l’aulivi a lu’ trappito ‘ntiempo re la raccolta,
la pruasa re li vacche pe’ cungimà la terra,
lu ffieno, ca è leggiero, ra jntà lu’ pagliaro.

Lu biforco ‘na matina, lu juorno re la fera,
purtao lu ciuccio a la chiazza re lu mercato.
Ma la matina re notti, visto ca chiro
nun vulìa esse ra la stalla,
‘nge futtette nu’ muzzeco ‘nzimma a la capa
e le sciangao na meza aurecchia.
E pe’ lu fa corre ccchiù alleramente,
le feccao tre cerasieddi re chiri chiu’ forti
rint’à lu pertuso re lu culo, sotto a la cora.

Pe’ lu’ vruciore ca tenìa rintà lu mazzi,
lu ciuccio curria cumm’à nu pazzi,
e rint’à nu’ mumenti fu vinnuto
pe’ quatto rucati ca sunanti
lu biforco s’annascunnette,
p’esse siuro, rint’à la mutandi.

Passato ‘nu mese re vennegna,
lu biforco jette a la fera p’accatari
n’autu ciuccio ca’ tenia voglia re fatiari.
Rint’à lu riparto ciucciaria,
finalmente truvao nu’ ciuccio allero e janco,
re la stazza re lu suovo ca era niuro.
Se sputacchiao ‘nzimma a na mani
e facette p’accarizzà lu ciuccio.

La mana sova s’azzeccao re pittura janca,
lu biforco lu vuardava ‘nzimma a la capi,
e subbito nutao ca le mancava
‘nu piezzo re gurecchia ra iddo muzzecata.
Canisciuto l’animalo suovo e sfatiato,
s’avvicinao a la gurecchia sana e le ricette:
“Caro ciuccio mio io t’accattassi,
ma sulamenti si nun te canuscessi!!!”

Catello Nastro

E’ la storia di un asino sfaticato che il padrone, disperato, mordendolo, gli stacca una mezza orecchia e poi lo porta all fiera per venderlo. Lo compra per quattro tornesi un contadino vicino che dopo due mesi porta lo sfaticato asino ad un mercato vicino e per non farlo riconoscere lo dipinge di bianco. Il vecchio padrone lo vorrebbe comperare, ma quando si accorge che è stato pitturato e che gli manca mezzo orecchio, gli dice:” Io ti comprerei pure, ma solo se non ti avessi riconosciuto!!!”. Tutto questo secondo il vecchio proverbio che recita:” Contadino, scarpe grosse, cervello fino!!!”

sabato 5 febbraio 2011

Al Castrllo di AGROPOLI

Sala dei Francesi al Castello Aragonese di Agropoli
ALLA RICERCA DELLA LIBERTA’ – Liberarsi di un pregiudizio


In occasione della LVIII Giornata Mondiale dei malati di lebbra, che gode dell’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, l’AMA ( Animazione Missionaria Agropolese), aderente all’AIFO, ha presentato un percorso fotografico sul tema. Inaugurata da Kofi Annan, nel 1997, presso il Palazzo delle Nazioni Unite a New York ed esposta in seguito a Roma, la mostra affronta il tema della discriminazione e della minorità, attraverso immagini e parole pronunciate da chi è stato colpito dalla anseniasi. La fotografie sono di Pamela Parlapiano e Nobuyki Yalgashi, i disegni di Hixon e gli oggetti sono stati concessi dal Museo Giapponese del morbo di Hansen. La mostra ha chiuso i battenti il 30 gennaio 2011. Il progetto è stato realizzato con il sostegno del Comune di Agropoli nell’ambito della manifestazione “Luci di Natale 2010”.

Agropolicultura.blogspot.com

sabato 1 gennaio 2011

AUGURI DI UN SERENO E FELICE ANNO NUOVO CON DIGNITA'

LA DIGNITA’ : CHI E’ COSTEI???

Sono convinto che anche alcuni animali, come il cane, ad esempio, hanno una loro dignità. Forse gli è data dall’istinto, forse dalla fedeltà, forse dalla riconoscenza verso chi da loro da mangiare e da bere, lo porta a passeggio per fare la pipì, gli fa ogni tanto una carezza e cerca in tutti i modi di fargli capire qualcosa che gli esseri umani, pur riuscendo meglio di loro, non riescono a capire. Nella maggior parte, a mio avviso, si rifiutano di capire. Oramai siamo arrivati al secondo decennio del terzo millennio e persistono ancora, su questo pianeta, eventi e atteggiamenti certamente non dignitosi per l’uomo in genere. I campi in cui l’essere umano sembra quasi aver cestinato questa parola, apportatrice sicuramente di una migliore qualità della vita e di una tranquillità sociale di cui il mondo globalizzato ha tanto bisogno. L’interpretazione della politica, della religione, del lavoro, dell’ecologia, della fratellanza tra i popoli, del rispetto cosmico, della società allargata, della tolleranza anche per i diversi, della solidarietà intesa come riparazione ad un torto sociale sovente piovuto dall’alto dei vertici dirigenti i paesi cosiddetti industrializzati o quanto meno evoluti, la lotta ai fondamentalismi, all’odio razziale ed alla intolleranza religiosa, ci portano sovente a conflitti, più o meno allargati, che sanno di medioevo. Quando un essere umano ti porge la mano e tu la rifiuti sol perché ti ritieni superiore a lui, non hai capito niente della vita e del contesto sociale nel quale vivi ed operi. Come sarebbe bello, alla fine di ogni partita di calcio, che i tifosi della squadra vincitrice offrissero da bere agli sconfitti, Come sarebbe bello se i partiti politici, con uomini eletti da altri uomini, in una simbiosi di elettorato attivo ed elettorato passivo, brindassero tutti assieme al benessere del popolo e collaborassero mettendo da parte pregiudizi e le tessere del partito. Come sarebbe bello se i protagonisti dei programmi televisivi, prima di parlare, o sparlare, filtrassero i discorsi non alla ricerca di un errore grammaticale, ma alla ricerca di un errore di coscienza e conoscenza, di utilità sociale o di danno alla collettività, di convinzione etica di quello che stanno dicendo sovente per favorire, con veemenza prezzolata, il preferito di turno, pur conoscendo il grado di corruzione del lestofante sul palco. Dignità è guardare in faccia i propri figliuoli, non fare false promesse all’elettore, non procedere come gli untori di manzoniana reminiscenza licenziando in tronco i Bravi di Don Rodrigo, mandare in pensione Don Abbondio e non rompere le scatole a Renzo e Lucia. Certamente bisogna avere fiducia nella bontà dell’uomo che può sbagliare in buona fede, ma non in mala fede sapendo che un suo intervento sociale può danneggiare una collettività che credeva ciecamente della sua validità, nel suo operato, nelle sue azioni a livello nazionale tali di migliorare o peggiorare una società già di per se stessa precaria per una crisi quasi internazionale. Tutte le epoche della storia hanno avuto alti e bassi, problematiche diverse che hanno travagliato intere generazioni con calamità naturali, alle quali è difficile porre rimedio, ma le calamità causate alla società da uomini che si sono paragonati all’Onnipotente, o in suo nome hanno compiuto stragi di uomini, vecchi, donne e bambini, con la velleità di salvaguardare una razza, un territorio, una risorsa, una ricchezza. E non parliamo poi dei trafficanti di morte sotto le sporche spoglie di spacciatori di droga, di camorristi, di truffatori, di politici corrotti, i falsi idoli televisivi e di tanti e tanti altri esseri umani che umani non sono e che forse anche gli animali si riterrebbero offesi se li chiamassimo tali. Dignità innanzitutto…Io credo nella bontà dell’uomo ed ho subito la mia parte di mortificazioni. Certamente anch’io ho sbagliato nelle valutazioni. Ma senza alcun danno irreparabile. L’augurio che faccio per il nuovo anno e per il nuovo decennio è quello che ognuno si riappropri della propria dignità e la metta in pratica quotidianamente nel procacciare lavoro per se e per gli altri, per migliorare la qualità della vita, per incrementare il pacifico e non retribuito esercito della solidarietà, che non propini cattivi esempi approfittando del suo ruolo di “star” del mondo dello spettacolo, dello sport, della politica, del potere in genere. Mai più schiavi né padroni, ma libertà e dignità intesa come conseguimento di secoli di lotta per la civiltà e per il benessere morale e materiale, non solo di pochi, ma di tutti. Di qualsiasi colore della pelle, credo religioso, fede politica e perché no, anche calcistica. Buon 2011 a tutti nel segno della dignità umana.

Catello Nastro

mercoledì 29 dicembre 2010

COGITO ERGO SUM...

Cogito ergo sum
L’UOMO CHE PENSA… SEMPRE PENSA,
L’UOMO CHE NON PENSA DIO CI PENSA!

Il pensiero, per me, è talmente protagonista, che il mio amico fraterno, Antonio Infante, ne ha scritto addirittura un volumetto ( Antonio Infante – “CATELLO NASTRO – IL PENSIERO –Edizioni “Il Cilento nuovo”, Agropoli, 2003, coi tipi della Stampa Grafica FRAFRANO, Via Madonna del Carmine, Agropoli, nel quale, dopo la presentazione, affronto i seguenti temi: 2 - Il pensiero:cogito ergo sum; 3 – Fantasia numero due; 4 – Gli eroi del Duemila; 5 - L’ amore; 6 – La libertà; 7 - La giustizia; 8 – Globalizzazione e Cilento; 9 – La morale; 10 – Educare all’arte ed allo sport; 11 – Il sesso; 12 – Microcosmo e macrocosmo; 13 – Arrendetevi: siete circondati; 14 – Riflessioni:scusate il disturbo; 15 – Il diritto di chi non ha diritto; 16 – Un figlio mai nato. Varie tematiche, alcune delle quali scottanti, che affrontavo più per provocare o innovare la discussione, che per fare opera letteraria vera e propria. Come il lettore attento ed oculato potrà notare sfogliando i titoli dei vari capitoli, si trattava di temi attualissimi trattati in maniera del tutto personale senza andare a consultare gli archivi di stato o il Manuale delle Giovani Marmotte. Sulla copertina del libretto la riproduzione di un dipinto del pittore capaccese Mario Napoli, dal titolo “Catello Nastro: Il pensiero”, un olio su tela di cm. 50 x 70, che mi riprende in un atteggiamento di meditazione adatto al titolo del libretto e che fa bella figura, assieme ad altri miei ventisei ritratti di autori diversi, italiani e stranieri, nel negozio di antiquariato sito in Via Flavio Gioia di Agropoli. Questo libretto, a suo tempo, pubblicato a capitoli su alcuni siti internet, destò un interesse enorme. Non un successo enorme – sia ben chiaro – perché le critiche negative furono pari o forse superiori a quelle positive. Quando un libro viene letto attentamente significa che interessa, anche se il lettore è di parere contrario e non condivide, in maniera relativa, quanto in esso asserito. Delle recensioni furono addirittura aspre con considerazioni abbastanza pesanti. Già tempo addietro scrissi che un libro, fino a quando non è pubblicato, appartiene all’autore, ma dopo la pubblicazione diventa proprietà del lettore, che lo può condividere o meno, lo può giudicare in maniera positiva o negativa, lo può anche buttare nel cestino della raccolta differenziata della carta. Fatto questo preambolo ( tralasciamo la libertà di stampa e di pensiero) ci riportiamo al vecchio detto di cui al titolo, mentre, nella considerazione del sottotitolo – forse anche a scopo provocatorio – ci rivolgiamo agli “astenuti”, quelli, cioè, che vivono nel mondo fatuo del “vivere e lascia vivere”. Un mondo che io, pur essendo cattolico, non condivido. Ognuno di noi non solo ha il diritto, ma ha anche il dovere di agire secondo la propria coscienza, pensare secondo le proprie convinzioni morali, civili, religiose e…politiche. Senza dubbio è meglio un avversario onesto che un alleato disonesto. Ed oggi nel mondo della politica, o per meglio dire della politicizzazione della politica, è difficile districarsi, capire a fondo, esprimere un giudizio, saper distinguere l’informazione dal gossip, la propaganda tendenziosa da quella civile, la sincerità o l’ipocrisia dell’oratore, discernere la verità o le bugie del suo enunciato. Ci sta un vecchio detto cilentano “ Chiro se ne scrutullea la sciammereca!” proprio per indicare chi si disinteressa dei problemi primari e essenziali della collettività sociale, civile e culturale del paese nel quale vive ed anche degli altri. Tutto questo in un discorso cosmico di ampio respiro. Per il benessere non solo materiale, di quelli che ci sono e di quelli che verranno.

Catello Nastro

LA DIGNITA'....CHI E' COSTEI'???

LA DIGNITA’ : CHI E’ COSTEI???

Sono convinto che anche alcuni animali, come il cane, ad esempio, hanno una loro dignità. Forse gli è data dall’istinto, forse dalla fedeltà, forse dalla riconoscenza verso chi da loro da mangiare e da bere, lo porta a passeggio per fare la pipì, gli fa ogni tanto una carezza e cerca in tutti i modi di fargli capire qualcosa che gli esseri umani, pur riuscendo meglio di loro, non riescono a capire. Nella maggior parte, a mio avviso, si rifiutano di capire. Oramai siamo arrivati al secondo decennio del terzo millennio e persistono ancora, su questo pianeta, eventi e atteggiamenti certamente non dignitosi per l’uomo in genere. I campi in cui l’essere umano sembra quasi aver cestinato questa parola, apportatrice sicuramente di una migliore qualità della vita e di una tranquillità sociale di cui il mondo globalizzato ha tanto bisogno. L’interpretazione della politica, della religione, del lavoro, dell’ecologia, della fratellanza tra i popoli, del rispetto cosmico, della società allargata, della tolleranza anche per i diversi, della solidarietà intesa come riparazione ad un torto sociale sovente piovuto dall’alto dei vertici dirigenti i paesi cosiddetti industrializzati o quanto meno evoluti, la lotta ai fondamentalismi, all’odio razziale ed alla intolleranza religiosa, ci portano sovente a conflitti, più o meno allargati, che sanno di medioevo. Quando un essere umano ti porge la mano e tu la rifiuti sol perché ti ritieni superiore a lui, non hai capito niente della vita e del contesto sociale nel quale vivi ed operi. Come sarebbe bello, alla fine di ogni partita di calcio, che i tifosi della squadra vincitrice offrissero da bere agli sconfitti, Come sarebbe bello se i partiti politici, con uomini eletti da altri uomini, in una simbiosi di elettorato attivo ed elettorato passivo, brindassero tutti assieme al benessere del popolo e collaborassero mettendo da parte pregiudizi e le tessere del partito. Come sarebbe bello se i protagonisti dei programmi televisivi, prima di parlare, o sparlare, filtrassero i discorsi non alla ricerca di un errore grammaticale, ma alla ricerca di un errore di coscienza e conoscenza, di utilità sociale o di danno alla collettività, di convinzione etica di quello che stanno dicendo sovente per favorire, con veemenza prezzolata, il preferito di turno, pur conoscendo il grado di corruzione del lestofante sul palco. Dignità è guardare in faccia i propri figliuoli, non fare false promesse all’elettore, non procedere come gli untori di manzoniana reminiscenza licenziando in tronco i Bravi di Don Rodrigo, mandare in pensione Don Abbondio e non rompere le scatole a Renzo e Lucia. Certamente bisogna avere fiducia nella bontà dell’uomo che può sbagliare in buona fede, ma non in mala fede sapendo che un suo intervento sociale può danneggiare una collettività che credeva ciecamente della sua validità, nel suo operato, nelle sue azioni a livello nazionale tali di migliorare o peggiorare una società già di per se stessa precaria per una crisi quasi internazionale. Tutte le epoche della storia hanno avuto alti e bassi, problematiche diverse che hanno travagliato intere generazioni con calamità naturali, alle quali è difficile porre rimedio, ma le calamità causate alla società da uomini che si sono paragonati all’Onnipotente, o in suo nome hanno compiuto stragi di uomini, vecchi, donne e bambini, con la velleità di salvaguardare una razza, un territorio, una risorsa, una ricchezza. E non parliamo poi dei trafficanti di morte sotto le sporche spoglie di spacciatori di droga, di camorristi, di truffatori, di politici corrotti, i falsi idoli televisivi e di tanti e tanti altri esseri umani che umani non sono e che forse anche gli animali si riterrebbero offesi se li chiamassimo tali. Dignità innanzitutto…Io credo nella bontà dell’uomo ed ho subito la mia parte di mortificazioni. Certamente anch’io ho sbagliato nelle valutazioni. Ma senza alcun danno irreparabile. L’augurio che faccio per il nuovo anno e per il nuovo decennio è quello che ognuno si riappropri della propria dignità e la metta in pratica quotidianamente nel procacciare lavoro per se e per gli altri, per migliorare la qualità della vita, per incrementare il pacifico e non retribuito esercito della solidarietà, che non propini cattivi esempi approfittando del suo ruolo di “star” del mondo dello spettacolo, dello sport, della politica, del potere in genere. Mai più schiavi né padroni, ma libertà e dignità intesa come conseguimento di secoli di lotta per la civiltà e per il benessere morale e materiale, non solo di pochi, ma di tutti. Di qualsiasi colore della pelle, credo religioso, fede politica e perché no, anche calcistica. Buon 2011 a tutti nel segno della dignità umana.

Catello Nastro

martedì 21 dicembre 2010

UN FELICE NATALE CILENTANO

UN FELICE NATALE CILENTANO!!!

Naturalmente non un Felice Natale locale, ma addirittura cosmico. A tutto il mondo, a tutte le genti di buona volontà, a tutti quelli che lavorano per il benessere proprio ed altrui, agli industriali ed agli operai, a quelli di sesso maschile, femminile o diverso, a quelli di tutte le religioni, di tutti i partiti politici, a quelli belli e quelli brutti, a quelli alti e quelli bassi, a quelli che leggono i miei articoli ed a quelli che non li leggono. Insomma Buon Natale a tutti. Un Buon Natale cilentano, come quello che si festeggiava fino a quaranta o cinquanta anni fa nelle nostre case, quando si rispettavano ancora le tradizioni degli antichi padri. “Lu fucone”, il camino acceso con grossi ceppi che ardevano, con la famiglia patriarcale riunita attorno non solo per sentire il calore della legna che ardeva, ma anche quello della famiglia. “Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi!” recita un vecchio adagio. Il Natale dovrebbe essere la festa nazionale, anzi internazionale, della famiglia, anche se al posto del ”fucone” si trova il televisore. In clima di globalizzazione si possono godere le scene natalizie degli altri paesi anche in diretta, anche lontani dal nostro territorio e dalla nostra cultura. Ed i regali? Basta con la plastica inquinante, con fucili e pistole, con giocattoli surreali certamente non educativi, con mostri orribili usciti dalla fantasia, forse malata, dei loro inventori stranieri e quindi lontani dalla nostra cultura e dalle nostre tradizioni. Anche il pranzo di Natale, a mio avviso, dovrebbe mantenere le usanze degli avi. Non pietanze esotiche, ma “Vroro re jaddina vecchia, cu’ li maccaruni re casa jinta, sausicchie e carne re puorco arrestuta ‘nzimma a li ggrauni, vruocculi scuppettiati, cu’ lu cerasieddo rinta ( sulo per li gruossi ca’ a lli zichi pote venire la cacaredda), caso re crapa, sciosciule e vino tuosto, lu cchiù tuosto re la cantina, e struffule e castagnedde e pe’ fenisce, lu meglio peretto re lammiccato.” Forse pochi faranno questo menù, perché oggi ci sono i surgelati, i precotti, le pasticcerie e le rosticcerie. E per chi non vuole sporcare la cucina, ci sono pure i ristoranti. Io, personalmente, non assaggio pandoro, panforte e panettone, che fanno ingrassare, ma solo “struffole e castagnedde” e se ci sono pure “li scauratieddi” faccio piazza pulita. Anche questi ultimi rappresentano una grave minaccia per la dieta di un settantenne, ma…Una volta l’anno…Buon Natale, cari lettori, a voi ed alle vostre famiglie. Le radici cilentane sono forti e resistenti. Cerchiamo di mantenerle vive. E se vi invitano a mangiare il cus cus, che è buono, anzi ottimo, tra l’altro, rimandate a dopo Natale.

Un Natale felice e bello,
cu’ vino tuosto,
struffole e castagnelle
è l’augurio più sincero
che vi fa Nastro Catello.

domenica 28 novembre 2010

CONVEGNO AD AGROPOLI

Convegno ad Agropoli
“ZERO RIFIUTI PIU’ SALUTE”

Venerdì 26 novembre 2010, con inizio alle ore 17, nell’Aula Consiliare della Città di Agropoli, si è tenuto un interessante convegno sull’ecologia. In programma, dopo i saluti del Sindaco di Agropoli, avvocato Franco Alfieri, quelli del Direttore del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano dott. Angelo De Vita. Maria Grazia Caso di “Medfest onlus” ha incontrato il regista Andrea D’Ambrosio cui è seguita la proiezione del film documentario “Biutiful Cauntri”, Italia, 2007. Ancora, in programma, il dott. Antonio Pepe, assessore alla vivibilità del comune di Agropoli, Rosa Palombo del comitato Zero Rifiuti, il prof. Giuseppe Comella dell’ISDE di Napoli (Trattamento dei rifiuti in Campania – impatto sulla salute umana), Enzo Chiera, consulente ambientale, ed infine per l’Associazione Comuni Virtuosi: testimonianze a confronto, Eros Lamaida, sindaco di Castelnuovo Cilento e Gerardo Marotta, sindaco di Giffoni sei Casali. Il convegno sebbene di grande e generale interesse, ha visto una scarsa partecipazione di pubblico a causa del cattivo tempo e della sua eccessiva durata di circa quattro ore.

Catello Nastro

giovedì 25 novembre 2010

UN VIAGGIO NEL PASSATO

UN VIAGGIO NEL PASSATO

Arrivati oramai alla soglia di settanta anni, peraltro vissuti intensamente, con interessi molteplici, si ha molto da raccontare. E Catello Nastro, giunto al suo 41° libro, anche se breve e coinciso, come d’altro canto almeno l’80% della sua produzione letteraria, ci narra delle vicende e delle esperienze vissute negli anni ’50 e ’60, in quel di San Marco di Agropoli, ancora non invasa dalla speculazione edilizia. Gli “Antichi mestieri del Cilento scomparsi” fanno oramai parte della nostra storia e della nostra cultura. Non esiste niente di più bello, per uno scrittore, che narrare delle vicende vissute o di avvenimenti dei quali è stato testimone. D’altro canto anche le più antiche vestigia del passato ci vengono tramandate dagli scrittori o dagli artisti in genere. La cultura in genere, ha contribuito a fare da collante tra un epoca e l’altra, le guerre, al contrario, hanno sempre costituito gli intervalli, più o meno disastrosi, per fare svoltare pagina alla storia. Più in senso negativo che positivo. Ancora una volta Catello Nastro, con questa sua opera, anche se di piccole dimensioni, ci presenta uno spaccato della vita e del mondo contadino della prima metà del secolo scorso toccando anche i primi due decenni. Giustamente egli si definisce uno “scrittore popolare”, prima perché viene dal popolo, secondo perché non si è mai definito uno storico, terzo perché ama la vita semplice e senza troppe complicazioni. Vederlo in giacca, camicia e cravatta, anche durante grossi eventi culturali, è alquanto difficile. Quello che colpisce, in questo suo quarantunesimo lavoro, è anche la sintesi dei concetti e la semplicità del linguaggio. Ma l’elemento più importante, è, a mio avviso, il messaggio educativo, che egli, vecchio professore in pensione, vuole lasciare ai giovani: conoscere il passato per vivere meglio il presente e progettare con coraggio il futuro. Sarà il suo un sassolino buttato nel mare, ma tanti sassolini possono anche creare un promontorio, una isola, una insenatura, un luogo di attracco e di ormeggio per giovani che spesso perdono la bussola in vista dei troppi orientamenti e della carenza di basi di lancio… In conclusione, ancora un libro per i giovani, affinché imparino come vivevano i loro nonni ed i loro bisnonni, come si sacrificavano per il lavoro e per la famiglia e per la casetta che li ospitava. Un vecchio professore può anche diventare un educatore permanente.

Renato Volpi

sabato 6 novembre 2010

Radici cilentane



RADICI CILENTANE

Una vanga antica abbandonata,
appoggiata ad un muro esterno
di un vecchio casolare
isolato nel mare verde
delle colline cilentane,
dallo stelo scheletrito
rosicchiato da famelici tarli,
dalla staffa consumata
dai poderosi scarponi
di contadini non sindacalizzati,
riporta alla mente del poeta
le forti e motivate
radici cilentane.
Narrerebbe – forse –
storie semplici
di pane condito di sudore,
di sforzi inumani
per dissodare l’avara terra
sovente pronta a negare
quanto dall’uomo programmato,
nel corso dei giorni,
nello scorrere dei mesi,
nel passare degli anni.

Le radici cilentane
sono dure a morire.

Catello Nastro
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mercoledì 3 novembre 2010

La poesia semplice di Silvia Del Galdo

LA POESIA SEMPLICE DI SILVIA DEL GALDO

La poesia di Silvia Del Galdo, che vive in provincia di Milano già da alcuni anni, è semplice e genuina, quasi una lirica naive proprio per i temi attuali descritti in maniera chiara ma incisiva.
Il dolore, l’amore, ma anche la compartecipazione all’evolversi del mondo morale e spirituale sono temi frequenti nelle sue liriche. Tra queste spicca la poesia “14 AGOSTO 1999” che riportiamo integralmente non far torto all’autrice ed anche al fruitore della composizione.

14 AGOSTO 1999

Il viso sofferente
E gli occhi ormai velati
Non brillan più d’amore
Ma si legge il dolore,
e mentre io ti guardo,
il cuore mi si stringe
e il viso mio tirato
di lagrime si tinge.

Ormai più non respiri
Al Padre sei tornata
E nello stesso istante
Il cuore è lacerato.

Silvia De Galdo

Da notare in questi versi la drammaticità del tema trattato, la rassegnazione cristiana e la compartecipazione dignitosa al dolore per la dipartita di una persona cara. Inoltre, noti bene il lettore, che Silvia Del Galdo scrive in maniera incisiva. Ogni suo verso è quasi un capitolo di un lungo diario. Un’altra composizione semplice e senza ricercatezza di astrusi vocaboli è “IL PAESAGGIO”.





IL PESAGGIO

Com’è bello il paesaggio
Dalla macchina l’osservo,
sembra quello del Presepe
con le capre e l’asinello
con le luci piccoline
come fossero stelline
e di notte è illuminato
come mai l’ho immaginato
con i boschi e con le siepi
con i campi coltivati
con le pinte di limoni
e il profumo di lamponi:

Silvia Del Galdo

La chiara ispirazione cristiana, la semplicità dell’esposizione, sebbene con un vocabolario non molto forbito e pregno di ricercatezza, spingono il critico a prendere in considerazione i versi di Silvia Del Galdo e proporli al lettore spesso sbandato in un clima di apatia o l contrario, di un novello barocchismo linguistico atto a meravigliare più per la forma che per il contenuto.

Catello Nastro

agropolicultura.blogspot.com

lunedì 25 ottobre 2010

Al ristorante Marabù di Agropoli

Al Ristorante “Marabù” di Agropoli
SERATA GASTRONOMICA DELLA DIETA MEDITERRANEA COL CASEIFICIO “RIVABIANCA”

Domenica 24 ottobre 2010 serata gastronomica memorabile al ristorante Marabù, in contrada Marrota, ad Agropoli, di fronte al distributore di benzina, al fianco della famosa “Zeppola d’oro”, dopo la rotonda venendo dalla cittadina capoluogo del Cilento verso S.Maria di Castellabate. Sistemati gli ospiti sotto il padiglione col fuoco nel camino che ardeva e la chitarra del Maestro Costantino Caruccio che deliziava i presenti che vere e proprie acrobazie sulle corde, parte una serata dedicata alla Dieta Mediterranea con protagonisti i prodotti del caseificio “Rivabianca” di Paestum. Una bellissima presentatrice illustra le caratteristiche dell’azienda casearia “Rivabianca” che si trova sulla superstrada Agropoli – Capaccio passando di poi il microfono allo scrittore professor Catello Nastro che ha provveduto a distribuire ai presenti una copia del suo libro “Cilento:i nonni a tavola”, premiato al Palazzo Vargas a Vatolla tre anni fa e “Bestiario cilentano”, primo premio al Concorso Letterario Internazionale città di Bellizzi per l’amore che i cilentani mostrano verso gli animali. Annoto che il libro è tornato di attualità in seguito all’intervento di “Striscia la notizia” sul maltrattamento da parte di certi allevatori verso gli amici a quattro zampe, a dimostrare che con gli animali si più anche dialogare. Il prof. Catello Nastro ha ribadito ancora una volta il concetto sui prodotti di qualità nel Cilento, citando, oltre che i derivati della saggia lavorazione e trasformazione dell’integro latte bufalino, che rappresentano il fiore all’occhiello della nostra economia, anche i vini, famosi in tutto il mondo, i fichi bianchi, i carciofi di Paestum, i fusilli di Felitto, i salumi di Gioi, le alici di menaica di Pisciotta, i formaggi pecorini e caprini dei monti dell’interno del territorio, l’olio extravergine di oliva delle colline, frutta ecologica e altri prodotti ortofrutticoli in genere. Ha ribadito anche il concetto del consumo di questi prodotti sui luoghi di produzione alimentando un turismo enogastronomico, anche del territorio e sul territorio per ben dodici mesi l’anno. Ma ritorniamo al menù: focaccia alla cilentana – antipasto del casaro ( bocconcini, miniprovola affumicata, ricottina di bufala con la presenza di fette di soppressata – primo piatto ravioli al sugo con ricotta di bufala – secondo piatto provola affumicata di giornata alla pizzaiola – giro di pizza margherita sempre con mozzarella di bufala fresca – mozzarella alla caprese con mentuccia – frutta – dolce. Inutile dire che gli astanti hanno fatto onore alle pietanze ed al genuino vino del Cilento. Alla fine della serata tutti si sono congratulati coi proprietari del caseificio “Rivabianca” e con l’amico Tanino proprietario del ristorante. Una serata di qualità proprio come i prodotti caseari ampiamente gustati.

Renato Volpi

venerdì 10 settembre 2010

I NUOVI NARRATORI NAPOLETANI

I nuovi narratori napoletani
“VENERDI’ 10 SETTEMBRE CULTURALE
AL CASTELLO ARAGONESE DI AGROPOLI


Alle ore 19 di venerdì 10 settembre 2010, al Castello Aragonese di Agropoli, altro importante appuntamento culturale con “I NUOVI NARRATORI NAPOLETANI”. Dal catalogo del Settembre Culturale al Castello 2010, promosso dalla città di Agropoli e dall’Assessore alla Identità Culturale della cittadina capoluogo del Cilento, dottor Franco Crispino, si annota:” Massimiliano Palmese, scrittore ed ideatore della rassegna di letteratura a teatro “L’Arte del racconto” patrocinata dal comune di Napoli, presenta un estratto del reading “I NUOVI NARRATORI NAPOLETANI”. Dalla voce di due prestigiosi attori come Roberto Azzurro e Imma Villa sentiremo storie tragicomiche raccontate da quella che è stata definita “la nuova ondata di scrittori napoletani”; l’ultimo concerto di un cantante neomelodico ai Camaldoli ( Sensazioni d’amore di Marco Marsullo), uno zio che accompagna un suo nipote nel Vasto al suo primo appuntamento col sesso (Prima tu, poi io Massimiliano Virgilio, una vittima di violenze domestiche alla Sanità (L’anima mia è morta per colpa tua, di Alessio Arena), un cane del Vomero, snob e razzista (Nino del Vomero di Massimiliano Palmese). E’ previsto l’intervento di Nicola Oddati, assessore alla cultura del comune di Napoli e Presidente del Forum Universale della cultura. Le letture sono dell’attore Roberto Azzurro e dell’attrice Imma Villa. L’evento è organizzato in collaborazione col comune di Napoli e col Forum Universale delle culture.

Catello Nastro


All’ultimo momento apprendiamo che la serata è stata sospesa in segno di lutto per l’atroce omicidio di ANGELO VASSALLO sindaco di Pollica, assassinato in una imboscata di chiara impronta camorristica.

mercoledì 1 settembre 2010

2 SETTEMBRE CULTURALE AL CASTELLO DI AGROPOLI

2 Settembre culturale al Castello di Agropoli
MARCO TRAVAGLIO PRESENTA IL LIBRO “AD PERSONAM”


Organizzato dalla Libreria EDICOLE’ di piazza Vittorio Veneto, 16, di Agropoli, con interventi di Rita Biancullo, responsabile eventi di Edicolé, giovedì 2 settembre 2010, alle ore 18, al castello Aragonese della cittadina cilentana, presentazione del libro “AD PERSONAM” di Marco Travaglio, edito da Mondatori 2010, “Vicende dal 1994 al 2010. Così destra e sinistra hanno privatizzato la democrazia”. Dal catalogo, stampato a cura dell’Assessorato alla Identità Culturale e dal Comune di Agropoli si riporta: “ Corrompere giudici e testimoni, falsificare bilanci, frodare il fisco. E non essere processati. Sedici anni di leggi pret-à-porter” (1994 – 2010) ad personam, ma anche ad personas, “ad aziendam”, “ad mafiam” e “ ad castam” per pochi potenti illustri. Dai decreti Conso e Biondi, dopo Tangentopoli, alla Bicamerale. Per continuare con le leggi sul falso in bilancio, le rogatorie, le intercettazioni, con le firme pro Sofri e dell’Utri, pro Sismi e Telecom, e con i condoni fiscali ed edilizi, con l’indulto del centro sinistra, con i lodi Schifani e Alfano, con illegittimi impedimenti ed il processo breve che fulmina gli scandali Mills, Cirio, Parmalat, Fiorani, Unipol, Calciopoli e le truffe della clinica Santa Rita. Tutti salvi. Sedici anni per tornare a Tangentopoli e a Mafiopoli, cancellando Mani pulite e la Primavera di Palermo”. Come si nota un pomeriggio infuocato con un miscuglio di leggi, processi e politica. Considerata la fama dell’autore, Marco Travaglio, e l’argomento trattato, si prevede una grossa affluenza di pubblico.

Catello Nastro

martedì 31 agosto 2010

1 SETTEMBRE CULTURALE AL CASTELLO DI AGROPOLI

1 settembre culturale al Castello di Agropoli
ASPETTANDO IL 150° ANNIVERSARIO DELL’UNITA’ D’ITALIA

1 settembre 2010, serata inaugurale del “Settembre Culturale al Castello” dedicata a Filippo Patella al quale fu già dedicato, autori Antonio Infante e Catello Nastro, un breve libro dal titolo “FILIPPO PATELLA GARIBALDINO AGROPOLESE” nel 1984 che incominciò a far conoscere l’eroe nostrano anche al pubblico dei lettori meno avvezzi con biblioteche e librerie. Nella manifestazione odierna il grande giornalista e regista Clodomiro Tarsia presenta in anteprima il libro “Filippo Patella ed i preti rivoluzionari del Cilento”. Proprio perché la maggior parte dei ricchi Borboni si schierò con i regolari, unitamente al clero più alto, mentre il basso clero, in buona parte, si schierò coi rivoltosi, lasciando molti martiri e coprendosi di gloria patria. Dopo la presentazione del libro seguirà la proiezione del film documentario “1848. Barricate a Napoli” che rappresenta una ricostruzione fedele delle rivolte cilentane capeggiate da Costabile Carducci nel 1848 e del 15 maggio a Napoli, girato nel Casino Borbonico di San Leucio, l’interno del Castel dell’Ovo a Napoli, il centro storico di Salerno ed il Cilento, con la regia del bravissimo Attilio Rossi, ricerche e sceneggiatura di Clodomiro Tarsia, fotografia e riprese di Michele De Conciliis. Durante la serata sarà distribuito agli spettatori una riproduzione del Giornale Costituzionale delle Due Sicilie con la cronaca degli avvenimenti di quel fatidico giorno e con la ricostruzione delle due rivolte. Un inizio alla grande, voluto fortemente dal sindaco di Agropoli avvocato Franco Alfieri e dall’assessore alla Identità Culturale dottor Franco Crispino. Un settembre ricco di incontri con i personaggi più in vista della vita artistica e culturale della cittadina capoluogo del Cilento. L’ingresso è libero e tutti sono invitati.

Renato Volpi

lunedì 16 agosto 2010

Arte ad Agropoli

Arte ad Agropoli
MOSTRA PLURIMA A “IL CENACOLO DEGLI DEI”

Domenica 15 agosto 2010, alle ore 21, nel suggestivo scenario del centro storico di Agropoli, con tanto di vista panoramica sul mare sottostante, è stata inaugurata la mostra plurima degli artisti Kitty ( Agata De Marco), Gianfranco Beligni, Pietro Sellitti. Giovanni Righetti e Leonora Velasquez Di Domenico. Kitty De Marco è una pittrice classica, figurativa, che ama molto la policromia che ricava sovente da composizioni floreali e nature morte. Una sua opera è stata pubblicata su un libro della collana “Il Cilento nuovo”. Anche Gianfranco Beligni, titolare del Centro d’arte “Il cenacolo degli dei”, assieme alla consorte, Kitty, è un artista legato alla tradizione che ama riportare sulla tela i colori della natura del Cilento che offre notevoli spunti per la composizione dell’arte figurativa. Parimenti Giovanni Righetti e Pietro Sellitti sono nomi non molto noti nel panorama artistico cilentano per le loro sporadiche presenze in mostre personali e collettive. Ma si tratta pur sempre di artisti validi che non tarderanno ad affermarsi nel panorama nazionale per la loro bravura. Leonora Velasquez Di Domenico, di origine italo-colombiana, ha già esposto con successo di pubblico di di critica presso lo Studio d’arte e cultura di Catello Nastro, in Via Patella 46, ad Agropoli, proprio agli inizi del centro storico della cittadina capoluogo del Cilento, riscuotendo unanimi consensi di pubblico e di critica. La mostra merita di essere visitata ( rimane aperta al pubblico dalle 19 alle 23) proprio per la varietà dei contenuti e delle forme espresse dai singoli partecipanti. Ma anche perché “Il cenacolo degli dei” si trova in uno dei punti più suggestivi della cittadina cilentana.

Agropolicultura.blogspot.com

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