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domenica 1 gennaio 2012

Buon 2012

Auguro a tutti i lettori ed alle loro famiglie
 un Felice 2012 costellato di gioia e successo.
Catello Nastro


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giovedì 10 novembre 2011

Buongiorno 11 - 11 - 11

11- 11- 11

UNDICI NOVEMBRE DUEMILAUNDICI



Nella smorfia napoletana il numero 11 indica “’E suricille”, cioè i topolini, topini o sorcini nati da una madre topona detta in napoletano anche zoccola: Da cui “figlio ‘e zoccola”, in senso offensivo per indicare un uomo furbo che, pur di procurare un grosso benessere a se stesso,ed anche alla sua famiglia, non disdegna di procurare danneggiamenti morali e materiali alla società civile nella quale vive, naturalmente da incivile. Da notare che il numero 10 indica, sempre a Napoli, Maradona, il grande giocatore che fece parlare di se e della squadra di calcio della città partenopea per molti anni. Nel calcio, il numero undici, unitamente al sette, costituisce le ali che fanno volare la fantasia dei tifosi di calcio, specialmente nelle competizioni nazionali ed internazionali. Ma lo sapete quali sono gli undici in campo per la smorfia napoletana? Eccoli! 1 – l’Italia, o la patria; 2 – ‘A piccerella o la bambina; 3 – ‘A jatta o la gatta; 4 – ‘o puorco, il maiale; 5 – ‘A mano o la mano; 6 – Chella ca’ guarda ‘nterra o l’organo sessuale femminile; 7 – ‘O vasetto, il vaso di terracotta che serviva anche per orinare; 8 - ‘A Maronna o la Madonna; 9 – ‘A figliata, o la prole ( prima molto numerosa); 10 – ‘E fasule o Maradona ( questo grande giocatore, anni addietro fu il pastore più venduto sulle bancarelle di San Gregorio Armeno); 11 – ‘E suricille o sorcini da non confondere coi fans del cantante Renato Zero che, chiamandosi appunto Zero, pur essendo il mio idolo preferito, non può trovare posto nella Smorfia napoletana. Già lo scorso anno, il 10 – 10 -10 , cioè il dieci di ottobre del 2010, dissi che in tutta la mia carriera scolastica (dall’asilo alla pensione) era la prima volta che vedevo tre dieci. Anzi un anno ( oltre mezzo secolo fa), assieme ad un mio compagno di scuola infilammo nel cassetto della maestra un grossa “zoccola”, nella fattispecie genitrice di famiglia numerosa di sorcini. Non appena la maestra aprì il cassetto della scrivania la zoccola saltò fuori dal cassetto e la maestra per poco non saltò fuori dalla finestra, anche perché stavamo al piano terra. Mi arrivarono punizioni da tutte le parti. Meno male che la democrazia era stata instaurata da pochi anni, altrimenti una buona purga di olio di ricino nessuno me l’avrebbe tolta! Oggi la smorfia napoletana ha lasciato il posto al progresso. E’ stata sostituita dal gratta e vinci. Se vince deve ringraziare il n. 46 che indica i soldi, il danaro e quindi la vincita. Se non vince ma si gratta solo deve ringraziare il n.30 ( Trenta ‘e palle d’o tenente). Non è vero ma ci credo. La settimana scorsa una attempata nobildonna in auto, pur di non farsi sbarrare la strada da un gatto nero ha preferito sbattere con l’auto contro un muro. Poi, naturalmente ha imprecato contro il gatto nero che le aveva portato sfortuna. La Protezione animali non è intervenuta, forse perché non sapeva chi dei due difendere. Non con una smorfia, ma con un augurio, vi saluto!!!



Catello Nastro

sabato 1 gennaio 2011

AUGURI DI UN SERENO E FELICE ANNO NUOVO CON DIGNITA'

LA DIGNITA’ : CHI E’ COSTEI???

Sono convinto che anche alcuni animali, come il cane, ad esempio, hanno una loro dignità. Forse gli è data dall’istinto, forse dalla fedeltà, forse dalla riconoscenza verso chi da loro da mangiare e da bere, lo porta a passeggio per fare la pipì, gli fa ogni tanto una carezza e cerca in tutti i modi di fargli capire qualcosa che gli esseri umani, pur riuscendo meglio di loro, non riescono a capire. Nella maggior parte, a mio avviso, si rifiutano di capire. Oramai siamo arrivati al secondo decennio del terzo millennio e persistono ancora, su questo pianeta, eventi e atteggiamenti certamente non dignitosi per l’uomo in genere. I campi in cui l’essere umano sembra quasi aver cestinato questa parola, apportatrice sicuramente di una migliore qualità della vita e di una tranquillità sociale di cui il mondo globalizzato ha tanto bisogno. L’interpretazione della politica, della religione, del lavoro, dell’ecologia, della fratellanza tra i popoli, del rispetto cosmico, della società allargata, della tolleranza anche per i diversi, della solidarietà intesa come riparazione ad un torto sociale sovente piovuto dall’alto dei vertici dirigenti i paesi cosiddetti industrializzati o quanto meno evoluti, la lotta ai fondamentalismi, all’odio razziale ed alla intolleranza religiosa, ci portano sovente a conflitti, più o meno allargati, che sanno di medioevo. Quando un essere umano ti porge la mano e tu la rifiuti sol perché ti ritieni superiore a lui, non hai capito niente della vita e del contesto sociale nel quale vivi ed operi. Come sarebbe bello, alla fine di ogni partita di calcio, che i tifosi della squadra vincitrice offrissero da bere agli sconfitti, Come sarebbe bello se i partiti politici, con uomini eletti da altri uomini, in una simbiosi di elettorato attivo ed elettorato passivo, brindassero tutti assieme al benessere del popolo e collaborassero mettendo da parte pregiudizi e le tessere del partito. Come sarebbe bello se i protagonisti dei programmi televisivi, prima di parlare, o sparlare, filtrassero i discorsi non alla ricerca di un errore grammaticale, ma alla ricerca di un errore di coscienza e conoscenza, di utilità sociale o di danno alla collettività, di convinzione etica di quello che stanno dicendo sovente per favorire, con veemenza prezzolata, il preferito di turno, pur conoscendo il grado di corruzione del lestofante sul palco. Dignità è guardare in faccia i propri figliuoli, non fare false promesse all’elettore, non procedere come gli untori di manzoniana reminiscenza licenziando in tronco i Bravi di Don Rodrigo, mandare in pensione Don Abbondio e non rompere le scatole a Renzo e Lucia. Certamente bisogna avere fiducia nella bontà dell’uomo che può sbagliare in buona fede, ma non in mala fede sapendo che un suo intervento sociale può danneggiare una collettività che credeva ciecamente della sua validità, nel suo operato, nelle sue azioni a livello nazionale tali di migliorare o peggiorare una società già di per se stessa precaria per una crisi quasi internazionale. Tutte le epoche della storia hanno avuto alti e bassi, problematiche diverse che hanno travagliato intere generazioni con calamità naturali, alle quali è difficile porre rimedio, ma le calamità causate alla società da uomini che si sono paragonati all’Onnipotente, o in suo nome hanno compiuto stragi di uomini, vecchi, donne e bambini, con la velleità di salvaguardare una razza, un territorio, una risorsa, una ricchezza. E non parliamo poi dei trafficanti di morte sotto le sporche spoglie di spacciatori di droga, di camorristi, di truffatori, di politici corrotti, i falsi idoli televisivi e di tanti e tanti altri esseri umani che umani non sono e che forse anche gli animali si riterrebbero offesi se li chiamassimo tali. Dignità innanzitutto…Io credo nella bontà dell’uomo ed ho subito la mia parte di mortificazioni. Certamente anch’io ho sbagliato nelle valutazioni. Ma senza alcun danno irreparabile. L’augurio che faccio per il nuovo anno e per il nuovo decennio è quello che ognuno si riappropri della propria dignità e la metta in pratica quotidianamente nel procacciare lavoro per se e per gli altri, per migliorare la qualità della vita, per incrementare il pacifico e non retribuito esercito della solidarietà, che non propini cattivi esempi approfittando del suo ruolo di “star” del mondo dello spettacolo, dello sport, della politica, del potere in genere. Mai più schiavi né padroni, ma libertà e dignità intesa come conseguimento di secoli di lotta per la civiltà e per il benessere morale e materiale, non solo di pochi, ma di tutti. Di qualsiasi colore della pelle, credo religioso, fede politica e perché no, anche calcistica. Buon 2011 a tutti nel segno della dignità umana.

Catello Nastro

martedì 21 dicembre 2010

UN FELICE NATALE CILENTANO

UN FELICE NATALE CILENTANO!!!

Naturalmente non un Felice Natale locale, ma addirittura cosmico. A tutto il mondo, a tutte le genti di buona volontà, a tutti quelli che lavorano per il benessere proprio ed altrui, agli industriali ed agli operai, a quelli di sesso maschile, femminile o diverso, a quelli di tutte le religioni, di tutti i partiti politici, a quelli belli e quelli brutti, a quelli alti e quelli bassi, a quelli che leggono i miei articoli ed a quelli che non li leggono. Insomma Buon Natale a tutti. Un Buon Natale cilentano, come quello che si festeggiava fino a quaranta o cinquanta anni fa nelle nostre case, quando si rispettavano ancora le tradizioni degli antichi padri. “Lu fucone”, il camino acceso con grossi ceppi che ardevano, con la famiglia patriarcale riunita attorno non solo per sentire il calore della legna che ardeva, ma anche quello della famiglia. “Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi!” recita un vecchio adagio. Il Natale dovrebbe essere la festa nazionale, anzi internazionale, della famiglia, anche se al posto del ”fucone” si trova il televisore. In clima di globalizzazione si possono godere le scene natalizie degli altri paesi anche in diretta, anche lontani dal nostro territorio e dalla nostra cultura. Ed i regali? Basta con la plastica inquinante, con fucili e pistole, con giocattoli surreali certamente non educativi, con mostri orribili usciti dalla fantasia, forse malata, dei loro inventori stranieri e quindi lontani dalla nostra cultura e dalle nostre tradizioni. Anche il pranzo di Natale, a mio avviso, dovrebbe mantenere le usanze degli avi. Non pietanze esotiche, ma “Vroro re jaddina vecchia, cu’ li maccaruni re casa jinta, sausicchie e carne re puorco arrestuta ‘nzimma a li ggrauni, vruocculi scuppettiati, cu’ lu cerasieddo rinta ( sulo per li gruossi ca’ a lli zichi pote venire la cacaredda), caso re crapa, sciosciule e vino tuosto, lu cchiù tuosto re la cantina, e struffule e castagnedde e pe’ fenisce, lu meglio peretto re lammiccato.” Forse pochi faranno questo menù, perché oggi ci sono i surgelati, i precotti, le pasticcerie e le rosticcerie. E per chi non vuole sporcare la cucina, ci sono pure i ristoranti. Io, personalmente, non assaggio pandoro, panforte e panettone, che fanno ingrassare, ma solo “struffole e castagnedde” e se ci sono pure “li scauratieddi” faccio piazza pulita. Anche questi ultimi rappresentano una grave minaccia per la dieta di un settantenne, ma…Una volta l’anno…Buon Natale, cari lettori, a voi ed alle vostre famiglie. Le radici cilentane sono forti e resistenti. Cerchiamo di mantenerle vive. E se vi invitano a mangiare il cus cus, che è buono, anzi ottimo, tra l’altro, rimandate a dopo Natale.

Un Natale felice e bello,
cu’ vino tuosto,
struffole e castagnelle
è l’augurio più sincero
che vi fa Nastro Catello.