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mercoledì 6 giugno 2012

estate ad Agropoli

Agropoli

BELLA PIU’ CHE MAI!



Estate 2012. Agropoli è pronta ad accogliere turisti stranieri, italiani e campani. I negozi sono aumentati, i prezzi sono diminuiti, l’assortimento è maggiore. Bar, cornetterie, creperie, enoteche, pizzerie, tavole calde, ristoranti dove si può pranzare con cinquanta euro, ma anche molti ristoranti dove si mangia con meno di dieci. L’invenzione dell’estate agropolese 2012 è senza dubbio la cuopperia, con specialità a base di pesci fritti con sale e pepe. Il prezzo è accessibile anche ai pensionati. La spiagge sono state pulite e livellate e non sembrano più deserti con le dune, il centro città è diventato un vero e proprio salotto, con nuove panchine pubbliche e quindi gratuite, ma anche molti locali coi prezzi modici e…controllati. Anche l’amministrazione è cambiata ma il sindaco è stato riconfermato ottenendo il novanta per cento dei voti e quindi è risultato il più votato d’Italia. E meno male che i sindaci non sono come gli allenatori di calcio, altrimenti se ne sarebbe andato a dirigere grosse squadre…pardon: città, come Milano, Roma o Torino. Scherzi a parte, il suo impegno è costante. Agropoli è diventata una cittadina tra le più pulite del Mezzogiorno, nella quale si fa la raccolta differenziata e gli operatori ecologici vanno alla ricerca anche di un mozzicone di sigaretta. I vigili vigilano, la Bandiera Blu ci è stata assegnata, il centro storico è diventato più bello. Anche lo scrivente, nel centro storico assieme ad altri pezzi di antiquariato, è diventato più bello, ma solo d’animo!!! E vi pare poco. Benvenuti al Sud e…ad Agropoli!!!



Catello Nastro

agropolicultura.blogspot.com

lunedì 28 maggio 2012

Cilento ed occupazione

TRENTOVA: DUBAI DEL CILENTO



Premetto la mia totale avversione per la cementificazione selvaggia e non programmata. Ma questa volta ci troviamo di fronte ad un grandissimo evento e sfruttamento ordinato delle ricchezze naturali del Cilento. La Baia di Trentova già per il passato ha subito attentati di aggressione paesaggistica ed ecologica, ma, grazie all’interessamento dell’opinione pubblica, dei mass media e delle associazioni ecologiste, non è stato possibile attuare una insensata cementificazione che avrebbe portato uno squilibrio nel mercato immobiliare del territorio con conseguenti danni che avrebbero coinvolto un settore già per il passato squilibrato se non addirittura dissennato. Sono sempre stato contrario a vedere le betoniere nella parte più bella del Cilento, la baia di Trentova, ma ora, in questo clima di crisi, ma nello stesso tempo di cambiamento politico, generazionale e di interventi programmati sul paesaggio, anche lo scrivente ha cambiato idea. Basta far lavorare il cervello, lo spirito imprenditoriale e professionale, la lungimiranza nello sfruttamento delle risorse del territorio, per trasformare un evento a primo acchito negativo in positivo. La parola sfruttamento o cementificazione devono scomparire dal vocabolario dei nuovi imprenditori, per essere sostituita con la parola progettazione, programmazione, investimenti produttivi, interventi imprenditoriali mirati, innovazione nell’offerta ad un mercato sempre più esigente e selettivo. Ma al primo posto mettiamo una programmazione per l’occupazione stabile e quindi non solo temporanea. Innanzitutto crescita in altezza lasciando maggiore spazio al verde attrezzato o naturale. Volgarmente vengono chiamati grattacieli, ma preferirei chiamarli edifici che si elevano in altezza per lasciare maggiore spazio al verde. Certo che di spazio verde ce ne sta parecchio a ridosso delle bellissime spiagge di sabbia fine e pura baciata migliaia di volte al giorno, e pure di notte, naturalmente, dalle onde di un mare incontaminato che ci ha fatto assegnare per molti anni la bandiera blu. Ma veniamo al sodo. Strutture alberghiere scaglionate a cinquecento metri dalla spiaggia con dodici stanze per piano per un’altezza di trentadue piani. Circa trecentocinquanta camere doppie per ogni albergo, naturalmente provviste di bagno, letto matrimoniale o doppio, eventuale culla a richiesta, doccia o bagno con idromassaggio, vista sul mare o sull’entroterra per forza di cose. Al piano terra reception con interprete plurilingue, portabagagli in camera, sala da pranzo con colazione a buffet, pranzo e cena a richiesta ma con prevalenza di prodotti locali rientranti o meno nella dieta mediterranea. E questo, a mio avviso, è proprio il problema minore e quindi non starò a presentare il menù cilentano classico del passato del quale ho scritto persino un libro. La selezione la fa il prezzo ed i servizi. Hotel a cinque stelle per una vacanza da sogno senza andare all’estero. Anzi invitando l’estero in Italia per presentare le nostre prelibatezze paesaggistiche, turistiche, eno-gastronomiche, storiche, culturali, canore e chi più ne ha più ne metta. Una presenza di oltre circa cinquemila persone nella Baia di Trentova richiederebbe anche dei servizi collaterali sia per gli ospiti che per i gestori delle strutture. Premetto che questa massa di turisti, con mezzi propri o servizi navetta, la sera certamente potrebbe trascorrerla nella struttura abitativa o negli spazi attrezzati al piano terra. Ma molti, a mio avviso, potrebbe decidere di visitare Agropoli, Castellabate, Paestum o i paesi dell’entroterra che, con le loro caratteristiche sagre enogastronomiche, con musica e canti popolari potrebbero attrarre un gran numero di ospiti nottambuli o desiderosi di nuove emozioni. I centri storici del Cilento sono una miniera inesauribile di scoperte felici, di siti pregni di storia e di tradizioni locali, anche alla scoperta di una nuova cucina o di un nuovo vitigno. Ma ritorniamo agli edifici. Una dozzina in tutto, collegati con una stradina panoramica a due corsie, naturalmente asfaltata, con spazi per una breve sosta, ammirare il paesaggio e scattare qualche foto. Raccordi: autostrada Salerno Reggio Calabria, stazione ferroviaria di Agropoli, aeroporto di Capodichino o di Bellizzi con possibilità di trasbordo in elicottero da e per Bellizzi con una piccola base di atterraggio in uno dei tanti spazi di Trentova. Ma ora veniamo ai servizi che potrebbero essere affidati a cooperative di giovani del posto che assicurerebbero, senza dubbio, un apporto serio e professionale in un momento di crisi economica come l’attuale. Una utenza di circa cinquemila ospiti, italiani o stranieri, richiederebbe una mano d’opera qualificata, attiva, fattiva e produttiva, reperibile in particolare modo tra i giovani del posto o, per meglio dire, dei comuni fautori del progetto. Le cooperative, tutte inquadrate in uno schema comune sebbene con mansioni diverse, potrebbero essere le seguenti, organizzate con le leggi vigenti:

1) interpreti e addetti alla reception;

2) cuochi, camerieri, addetti alla sala da pranzo ed al servizio in camera;

3) addetti alla sicurezza interna ed esterna alla struttura ricettiva, ivi incluso bagnini professionisti;

4) addetti alla pulizia delle camere, delle spiagge, delle aree verdi;

5) servizi di trasporti con pulmino o con taxi convenzionati;

6) accompagnatori e guide turistiche plurilingue;

7) serate con guida, in loco o nei paesi viciniori, all’insegna dell’enogastronomia cilentana, dell’arte, della cultura, del folklore, delle tradizioni, ecc.;

8) Incontro con le autorità del posto anche per scambi di opinioni con personalità ospiti di dette strutture;

9) Organizzazione di serate dell’arrivederci con simbolici omaggi agli ospiti a fine stagione;

10) Programmazione di una tariffa unica in tutte le unità ricettive, con l’abolizione di mance o extra non controllabili.

11) Offerte speciali per la bassa stagione e possibilità di mantenere aperta una o più di queste strutture nel corso dell’anno per consentire una fruizione costante di questa offerta.

Tutto questo sotto il costante controllo degli enti preposti, dei comuni interessati al progetto e comunque rientranti nel territorio della struttura, di tutti gli imprenditori ai fini della salvaguardia di un bene comune, donato a noi da Dio e che noi sacrifichiamo, in minima parte, per favorire il lavoro dei nostri figli e di quelli che verranno in seguito, in questo periodo di recessione e di crisi economica che ci auguriamo finisca presto, pur dando luogo ad un clima di austerità, ma salvaguardando il posto di lavoro, umile, ma onesto. In conclusione, una cementificazione dissennata, volgarmente chiamata speculazione edilizia, a Trentova, non creerebbe altro che una desertificazione delle strutture esistenti, per bagnanti o villeggianti che dir si voglia, causando un decadimento economico, sociale e morale fortunatamente ancora allo stato larvale. Il nostro augurio è quello di essere Alfieri di questo progetto. Ho appena finito di scrivere quest’articolo che apprendo da Infoagropoli, che Agropoli e Castellabate hanno ottenuto per l’ennesima volta la bandiera blu. E vi pare poco!!!



Catello Nastro
da UNICO SETTIMANALE DI PAESTUM

domenica 20 maggio 2012

Buona amministrazione ai delegati del popolo

BUONA AMMINISTRAZIONE!!!



Buongiorno, buonasera, buon appetito, buona digestione. Dall’8 maggio 2012 aggiungeremo anche “Buona amministrazione”. A prescindere dal colore politico: a tutti, indistintamente. Agli eletti consiglieri, agli assessori ed ai sindaci. Ai non eletti il fatidico augurio:”Non ti preoccupare, sarà per la prossima volta!” . Alla fine dello spoglio delle schede elettorali, dopo aver sanato le immancabili contestazioni ci sarà la prima ondata di banchetti. La seconda, in pompa magna, avverrà dopo la nomina degli assessori e del primo cittadino. Ci saranno anche degli infiltrati che vanno a mangiare a spese del candidato che hanno detto di votare ma poi, nell’intimità del seggio hanno cambiato idea. Buon pranzo per gli eletti e buoni affari per i ristoratori. Poi ci saranno le nomine ufficiali e l’assegnazione degli assessorati. Le competenze verranno rispettate e così avremo un uomo di cultura alla pubblica istruzione ed un architetto ai lavori pubblici. Questo è il bello della democrazia. E qui mi piace ancora riportare il vecchio motto: “ La peggiore delle democrazie è preferibile alla migliore delle dittature.” Certo che i nuovi eletti si troveranno di fronte una crisi ad ampio raggio che loro devono gestire solo in minima parte. Ognuno pensi per se, Dio per tutti. Ed ogni paese incomincerà a studiare nuovi progetti e nuove strategie per alleviare questa crisi che un pensionato statale, come il sottoscritto è costretto a ricorrere alle offerte speciali, mentre suoi coetanei, che devono pagare pure il fitto di casa, ricorrono alla Caritas, meno male molto attiva in questi ultimi. Anche un kilogrammo di pasta può essere utile alla magra economia familiare. Oramai penso che il tempo di badare alle sciocchezze è finito. Se un cane prostatico farà la pipì davanti al nostro portone è inutile che chiamiamo i vigili o l’assessore preposto. Prendiamo mezzo secchio d’acqua e puliamo. Noi siamo la città e dobbiamo instaurare un rapporto di fiducia e collaborazione attiva e fattiva con gli amministratori. Solo in questa maniera possiamo chiamarci cittadini di Agropoli, capoluogo del Cilento. Buona amministrazione anche a voi e…anche per voi!!!



Catello Nastro



PUBBLICATO SUL NUMERO 
di maggio 2012
di MR. MrMAGAZINE

giovedì 22 marzo 2012

Un complimento di una poetessa Cilentana a Milano

UNA BELLA PERSONA



Ho conosciuto una bella persona

scrive libri e poesie d’amore

parla di sogni e libertà

parla d’amore e di verità.



Scrive ricordi di quando era bambino,

di moglie, figli e nipoti per mano

e del Cilento una terra cara

anche se a viverci è un poco amara.



Silvia Del Galdo

giovedì 10 novembre 2011

Buongiorno 11 - 11 - 11

11- 11- 11

UNDICI NOVEMBRE DUEMILAUNDICI



Nella smorfia napoletana il numero 11 indica “’E suricille”, cioè i topolini, topini o sorcini nati da una madre topona detta in napoletano anche zoccola: Da cui “figlio ‘e zoccola”, in senso offensivo per indicare un uomo furbo che, pur di procurare un grosso benessere a se stesso,ed anche alla sua famiglia, non disdegna di procurare danneggiamenti morali e materiali alla società civile nella quale vive, naturalmente da incivile. Da notare che il numero 10 indica, sempre a Napoli, Maradona, il grande giocatore che fece parlare di se e della squadra di calcio della città partenopea per molti anni. Nel calcio, il numero undici, unitamente al sette, costituisce le ali che fanno volare la fantasia dei tifosi di calcio, specialmente nelle competizioni nazionali ed internazionali. Ma lo sapete quali sono gli undici in campo per la smorfia napoletana? Eccoli! 1 – l’Italia, o la patria; 2 – ‘A piccerella o la bambina; 3 – ‘A jatta o la gatta; 4 – ‘o puorco, il maiale; 5 – ‘A mano o la mano; 6 – Chella ca’ guarda ‘nterra o l’organo sessuale femminile; 7 – ‘O vasetto, il vaso di terracotta che serviva anche per orinare; 8 - ‘A Maronna o la Madonna; 9 – ‘A figliata, o la prole ( prima molto numerosa); 10 – ‘E fasule o Maradona ( questo grande giocatore, anni addietro fu il pastore più venduto sulle bancarelle di San Gregorio Armeno); 11 – ‘E suricille o sorcini da non confondere coi fans del cantante Renato Zero che, chiamandosi appunto Zero, pur essendo il mio idolo preferito, non può trovare posto nella Smorfia napoletana. Già lo scorso anno, il 10 – 10 -10 , cioè il dieci di ottobre del 2010, dissi che in tutta la mia carriera scolastica (dall’asilo alla pensione) era la prima volta che vedevo tre dieci. Anzi un anno ( oltre mezzo secolo fa), assieme ad un mio compagno di scuola infilammo nel cassetto della maestra un grossa “zoccola”, nella fattispecie genitrice di famiglia numerosa di sorcini. Non appena la maestra aprì il cassetto della scrivania la zoccola saltò fuori dal cassetto e la maestra per poco non saltò fuori dalla finestra, anche perché stavamo al piano terra. Mi arrivarono punizioni da tutte le parti. Meno male che la democrazia era stata instaurata da pochi anni, altrimenti una buona purga di olio di ricino nessuno me l’avrebbe tolta! Oggi la smorfia napoletana ha lasciato il posto al progresso. E’ stata sostituita dal gratta e vinci. Se vince deve ringraziare il n. 46 che indica i soldi, il danaro e quindi la vincita. Se non vince ma si gratta solo deve ringraziare il n.30 ( Trenta ‘e palle d’o tenente). Non è vero ma ci credo. La settimana scorsa una attempata nobildonna in auto, pur di non farsi sbarrare la strada da un gatto nero ha preferito sbattere con l’auto contro un muro. Poi, naturalmente ha imprecato contro il gatto nero che le aveva portato sfortuna. La Protezione animali non è intervenuta, forse perché non sapeva chi dei due difendere. Non con una smorfia, ma con un augurio, vi saluto!!!



Catello Nastro

domenica 23 ottobre 2011

L'articolo della settimana di Catello Nastro

DALLA PIRAMIDE AL GRATTACIELO



Circa cinquanta secoli fa, ovverosia cinquemila anni, nel deserto del nord Africa, avvennero i primi esempi di speculazione edilizia, oltraggio al paesaggio, impatto ecologico e chi più ne ha più ne metta. Uno dei primi speculatori dell’edilizia, per aver costruito una piramide, fu addirittura divinizzato. Non pensi il lettore che l’autore di questo articolo, pur avendo scritto la sua tesi di laurea, nel 1968, il famoso anno della contestazione giovanile, sulle “Origini artistiche del Duomo di San Matteo a Salerno: pittura, scultura ed architettura”, voglia tenere una lezione di architettura. Per l’amor di Dio! Sarebbe un compito troppo gravoso e troppo…serio! E’ passato quasi mezzo secolo e seguendo la mia indole semi-seria nella scrittura, un articolo impegnato non sarei proprio capace di scriverlo. Oramai mi occupo di…frivolezze letterarie. Pensate che il mio prossimo libercolo si intitola “ La poesia umoristica ed erotica cilentana”. Ragion per cui anche la piramide ed il grattacielo, a mio avviso potrebbero assurgere a simbologia architettonica dell’organo sessuale femminile e di quello maschile. Ma veniamo subito al primo quesito: la piramide costituisce il primo esempio di speculazione edilizia della storia? A dire la verità rispondere sarebbe cosa molto ardua anche perché lo scrivente, pur essendo vecchio a quei tempi non era ancora nato. Dopo la prima piramide ne furono costruite alcune altre. Fortunatamente il deserto era immenso ed era…deserto. Gli unici ad approvare la variante al piano regolatore del deserto furono i cani. I miei lettori, gente di cultura, chiaramente sanno che i cani fanno la pipì o vicino ad un albero o vicino ad un muro. Cercare un’oasi era difficile. Prima di arrivarci se la facevano sotto. Per loro fortuna nel deserto non c’era acqua e quindi non potendo bere non potevano nemmeno orinare. Ma da quando furono costruite le piramidi chiesero pure in parlamento (quello egizio, naturalmente!) la costruzione di pozzi artesiani nel deserto per dissetarsi. Quando lo seppe l’onorevole gridò:” I pozzi???Siete pazzi!” Solo dopo secoli furono accontentati. Tutti si interessarono ai pozzi. Ma non d’acqua ma di petrolio… I pozzi di petrolio dissetano i ricchi mentre i poveri fanno una vita da…cani. I cani decisero di fare un ricorso all’ONU, ma ebbero la sfortuna di trovare come presidente l’onorevole Cammello che rigettò la petizione affermando che loro avevano una gobba piena d’acqua ed anche i cani si potevano costruire una specie di ernia sotto la coda in maniera da portare una grossa riserva d’acqua in maniera tale da dissetarsi per un lungo viaggio nel deserto. Anche la faraona, moglie del faraone, protestò perché i cani per dissetarsi si bevevano le uova che loro nascondevano sotto la sabbia calda per farle schiudere col calore del sole. Il presidente dell’ACI, associazione cani internazionali, l’onorevole Gengiskan, cercò di difendere la categoria, ma non appena vide un gatto nero che gli attraversava il corridoio del grattacielo, si grattò le pa…pebre con la zampa sinistra, per motivi politici e poi presentò una mozione di sfiducia al gattOnu. Adesso hanno costruito i canili, che sono una specie di hotel a una stella per cani randagi, liberi, senza padrone, che non camminano a destra della strada, alla sinistra e nemmeno al centro. Ma anche costoro sono costretti ad essere vittime della speculazione edilizia. Vivono in piccolissimi spazi, mangiano poco e bevono solo quando lo dice il padrone. Vivono all’aperto per paura che il padrone faccia speculazione edilizia. Molti rimpiangono i tempi dei faraoni quando addirittura avevano maggior rispetto di certi esseri umani. Il deserto, il grattacielo, il canile bestiale diventeranno piramidi fra cinquemila anni??? Non lo so anche perché non sarò molto longevo da arrivare a quell’epoca. Rispettiamo il paesaggio, amiamo la natura, una casa per tutti (anche se piccola), sia per gli umani che per i cani, le piramidi ci sono e ce le teniamo, i grattacieli pure, ma cerchiamo di rispettare la natura. Prima che diventi un deserto…magari senza piramidi.



Catello Nastro



PUBBLICATO SUL N° 38 DEL 22 OTTOBRE 2011

di “UNICO SETTIMANALE"                DI PAESTUM

domenica 4 settembre 2011

Omaggio a Peppino Volpe

PEPPINO VOLPE



Chi era Giuseppe Volpe, o per meglio dire, Peppino, come lo chiamavano gli amici? Non era un politico, o un grosso imprenditore o addirittura un eroe. Era un semplice artigiano che amava la famiglia, il lavoro, il Cilento e la poesia. Ha scritto alcuni libri dedicati tutti al Cilento in dialetto cilentano, che egli riteneva quasi la lingua madre. Uomo onesto, laborioso, attaccato ai vecchi e nobili canoni degli avi, studioso di storia e letteratura, partecipante alla guerra mondiale, ritornato nella sua città natale, ha dedicato il suo tempo, negli ultimi anni di vita alla famiglia. Essi hanno ricevuto una grossa eredità morale che a loro volta hanno tramandato ai figli. E per questo ho avuto il piacere di portare avanti, assieme ad altri amici ed estimatori del compianto Peppino Volpe, la proposta di intitolare una piazzetta a quest’uomo semplice ma nello stesso tempo grande, perché i grandi uomini portano avanti grandi esempi.

Non voglio raccontare la sua biografia, ma voglio solamente annotare la sensibilità dell’amministrazione comunale di Agropoli, nella persona del sindaco avvocato Franco Alfieri e dell’assessore alla identità culturale dottor Franco Crispino e far presente che Peppino Volpe è ancora vivo tra noi proprio perchè fa parte della nostra identità culturale.



Antonio Infante

martedì 24 maggio 2011

L'uomo di Uta

L’uomo di Uta ad Agropoli

LO SCULTORE GELSOMINO CASULA

NEL CILENTO



L’artista Gelsomino Casula, nato a Uta, in provincia di Cagliari, nel 1953, vive ed opera ad Altavilla Silentina ed è conosciuto in molti paesi della Campania, nel Cilento in particolare modo. La personalizzazione della pietra è il suo fiore all’occhiello. Individuata una pietra, naturale supporto per la sua base ideale, egli la modella con perizia, amore certosino e capacità artistica quasi a volergli dare un’anima. Ed a studiare a fondo le sue opere tridimensionali, si capisce subito quale lavoro minuzioso egli abbia portato avanti per ricavarne un’immagine scolpita che diventa vera e propria opera d’arte. Sulla sua arte è stato scritto:” …Rievoca dal profondo dell’anima l’essenza delle cose,” quel sacrale che non potrà mai morire”, creando sculture, monumentalità di inestimabile valore per questo nuovo millennio. …Città attente alla sua opera arredano e valorizzano gli spazi urbani con pietre appartenenti alla natura di quei luoghi in una maniera unica al mondo.” In una recente visita ad Agropoli ha ricevuto le congratulazioni e segni di stima ed ammirazione dal critico d’arte prof. Catello Nastro, che ha riscontrato nelle sue figure su pietra un felice connubio tra il materiale, dato dal supporto, cioè la pietra naturale, e la chiara impronta artistica data dai suoi scalpellini per cavarne una vera e propria opera d’arte, palpitante di vita, antica e nello stesso tempo moderna. Le sue opere si possono ammirare in molti paesi del territorio. Il negozio caratteristico cilentano “Le dolcezze Indea”de i piccoli Campi, s.r.l. in via Petrarca n.6 e la sala presidenza del Centro Sociale di Agropoli, in piazza mons. Merola n. 7, ad Agropoli, ospitano due opere di inestimabile valore artistico del M° Gelsomino Casula. L’uomo artista di Uta.



Lorenzo Barone

venerdì 4 marzo 2011

la monta re la cioccia

LA MONTA RE LA CIOCCIA

Nu’ biforco re lu Celiento,
pure la cioccia sova purtao a la monta
ca’ ra n’anni nun facia niente.
Se stringettero la mani li biforchi,
se cumpletao la discusione
e s’accumenzava l’operazione.
Lu ciuccio arrapato
assette ra la stalla
ca’ pareva tenìa cincu cosse.
A lu mumento re l’operazione,
lu ciuccio se menao cu’ tutte li ‘ntinzione.

Raglianno la cioccia s’alluntanao,
tiranno cauci za nanzi e ra reta.
“Cumme pot’esse sta situazione
ca lu ciuccio mio è ‘nu buono stallone.”

“None. A lu ciuccio tuovo
le pirucchilsse lu musso,
picchè, gnurante cumm’à lu padrone
n’ha ‘ngarrato lu pertusso!

Catello Nstro

TRADUZIONE

Un contadino del Cilento dopo un anno di astinenza, poiché era il periodo, portò la sua asina alla monta per far nascere un figlio…asino naturalmente! Dopo aver pattuito il prezzo della prestazione fa uscire l’asino eccitato dalla sua stalla e questi subito si butta addosso all’asina in calore. Ma avvenne un piccolo incidente. L’asino, ignorante come il padrone, aveva sbagliato…organo, cosicché la femmina non solo soddisfatta, ma anche dolorante, scalciando a destra e a manca, scappò via. Il bifolco dovette rincorrerla e riprenderla, quasi traumatizzata di quella esperienza. Naturalmente il contratto verbale, siglato con una stretta di mano, fu rescisso, perché l’asino era ignorante come…un asino”

lunedì 28 febbraio 2011

Lu rizzo 'ngrato

LU RIZZO ‘NGRATO

‘Ngera na neva auta
‘nzimm’à la muntagna,
e nu rizzo sulitario
avìa perza la via re la casa.
All’intrasatta assette
ra jnt’à ‘nu purtuso
re na vuercia antica
‘nu sierpe solitario,
ca’ ra la capuzzedda se verìa
ca nunn’era cirtamente
re ‘na razza vilinusa.

“Cumpare sierpe,
rint’à la tana tova
me fai trase nu mumento
ca’ me ‘mboco li spinuozzi
e ‘ndoppa me ne vao
re corza a la casa mia?”

“Ma trasi pure, cumpare rizzo,
ca’ la tana mia è aperta a tutti,
e ‘nu pucuriddo re cauro
nun l’hao maje niato a nisciuno!
Trasi chianu chiano
e miettiti fraccommiro!”

Lu rizzo ra’ primma trasette
cu’ gran rugazione,
ma po’ s’allariava rint’à la tana
senza lassà ‘na stizza re spazzio
pe’ chiro puverieddo
ca’ se pungìa cu’ li spine re l’irzuto.

“Cumpà rizzo, t’hao fatto trasi,
ca’ fora ‘mburiava la timpesta,
ma lassame nu’ pucuriddo re tana
ca’ me pozzo armeno arravugliari.
Lu rizzo malamente e ‘ngrato le ricette:
“Cumbà: chi se pongia esse fora!!!”

Catello Nastro

E’ la solita storiella dell’ingratitudine umana. Non ci si può fidare proprio di nessuno e nemmeno, in taluni casi, aver pietà. La serpe, animale maltrattato nel mondo delle fiabe dell’antica civiltà contadina del Cilento, per ospitare e far riparare dal freddo il riccio ingrato, viene spinta fuori da costui che con le sue spine lo punge appropriandosi della sua tana. La scusa che trova è quella dei prepotenti che approfittano degli indifesi solo perché hanno le armi per offendere gli altri. Questa favola ha origini antichissime anche in altre civiltà. La cattiveria e l’irriconoscenza per il bene ricevuto sono un fenomeno ancora universale ed attuale.
(Traduzione a senso dal dialetto cilentano.)

venerdì 7 gennaio 2011

La Befana al Centro Sociale Polivalente di Agropoli

La Befana 2011
al Centro Sociale Polivalente di Agropoli


Martedì 4 gennaio 2011, alle ore 18, grande affollamento di anziani al CSP di Agropoli per la distribuzione dei regali della Befana ai membri del sodalizio agropolese che conta oramai circa cinquecento soci ed è uno dei più organizzati non solo della provincia di Salerno, ma anche dell’Italia meridionale. Pane appena sfornato imbottito con formaggio, capicollo, soppressata, pancetta e prosciutto il tutto tipicamente cilentano. Non si è trattato di “Dieta Mediterranea”, ma una volta tanto si può anche trasgredire. Molte le signore presenti che hanno portato un regalino da sorteggiare, ma che, comunque, hanno ampiamente gustato i panini con salumi e formaggi più volte brindando col vino “Don Catello”, un Sangiovese eccezionale, offerto dal vicepresidente Catello Nastro ed un vino cilentano di varie uve offerto dal segretario Francesco Spinelli. L’allegria, dopo i vari brindisi, è aumentata a dismisura. Dopo il discorso del Presidente Lorenzo Barone, ha condotto la serata l’impareggiabile presentatrice Dora Capaldo, già Presidente del sodalizio ( l’unico presidente donna in tutta la storia del CSP di Agropoli), che, coadiuvata da vari collaboratori, ha provveduto al sorteggio dei vari premi in palio. L’assessore Angelo Coccaro ha partecipato alla serata un poco frastornato da tanto vigore degli anziani presenti, ma congratulandosi, alla fine, per la riuscita dell’ottima serata che concludeva il ricco programma della manifestazioni natalizie al Centro Sociale Polivalente della cittadina capoluogo del Cilento. Sul tardi, naturalmente non da orario di discoteca, gli anziani del CSP di Agropoli, hanno salutato calorosamente e ringraziato per la bellissima serata, semplice, ma genuina. Ad ognuno è toccato un pacchetto. A qualcuno è toccato anche il pacchetto che aveva portato lui medesimo. Sorpresa della Befana? Più sorpresa di questa!!! Auguri a tutti gli anziani del mondo ed alle loro famiglie. Il CSP di Agropoli è aperto a tutti gli anziani, di qualsiasi razza, religione, provenienza o credo politico. Basta avere l’età!!!

Comunicato a cura del CSP di Agropoli

mercoledì 29 dicembre 2010

GLICEMIA PARTY AL CSP DI AGROPOLI

GLICEMIA PARTY AD AGROPOLI
Successo della terza edizione al CSP

Questo ill titolo originale di questa manifestazione organizzata dalle signore frequentatrici del Centro Sociale polivalente,che si è tenuta nel Salone d’ingresso della struttura martedì 28 gennaio 2010 nel tardo pomeriggio. Questo è l’ultimo appuntamento dell’anno, mentre il primo del 2011 si terrà il 4 gennaio del nuovo anno e sarà dedicato a “I REGALI DELLA BEFANA”uno scambio di doni simbolici per rievocare un poco i ricordi della fanciullezza quando erano veramente pochi e poveri. Quest’anno i dolci presentati sono stati quindici, uno in più dello scorso anno. Inutile dire che la degustazione ha avuto un enorme successo con vari bis a danno del diabete con un notevole aumento della glicemia. Ma una volta l’anno…Tra le specialità: gli “scauratielli”, che richiedono molto tempo la la preparazione, gli struffoli, per la prima volta gli struffoli scuri, ricoperti di cioccolata, zeppole senza zucchero di forma allungata come un sigaro toscano, zeppole tradizionali e ciambelle varie, torte, ed ancora struffoli di vari tipi fatti con varie ricette antiche, la tradizionale torta di mele, castagnelle di vario genere, torte di vari tipi ed infine, fuori tema, i dolci della sposa, dei quali oramai si è perso l’uso. I panettoni ed i pandori, che con la nostra tradizione non c’entrano proprio, non sono stati nemmeno aperti. Il vino cilentano è stato degustato dagli uomini in abbondanza ed i brindisi al nuovo anno sono stati…parecchi. All’inizio della manifestazione l’assessore alla Solidarietà Sociale Angelo Coccaro ha portato il saluto dell’amministrazione comunale, poi hanno preso la parola l’ex presidente Dora Capaldo, l’attuale presidente Lorenzo Barone, Il vice presidente ed ex Presideente Catello Nastro. I veri pilastri dell’organizzazione è stato il segretario Francesco Spinelli, coadiuvato dal membro del direttivo Angelo Astone. Alla fine un grosso applauso di ringraziamento per le “autrici” che hanno avuto il merito di riportare alla luce antiche e laboriose ricette cilentane ed un saluto per il prossimo appuntamento al quattro di gennaio del nuovo anno.

Comunicato stampa del CSP di Agropoli

martedì 21 dicembre 2010

UN FELICE NATALE CILENTANO

UN FELICE NATALE CILENTANO!!!

Naturalmente non un Felice Natale locale, ma addirittura cosmico. A tutto il mondo, a tutte le genti di buona volontà, a tutti quelli che lavorano per il benessere proprio ed altrui, agli industriali ed agli operai, a quelli di sesso maschile, femminile o diverso, a quelli di tutte le religioni, di tutti i partiti politici, a quelli belli e quelli brutti, a quelli alti e quelli bassi, a quelli che leggono i miei articoli ed a quelli che non li leggono. Insomma Buon Natale a tutti. Un Buon Natale cilentano, come quello che si festeggiava fino a quaranta o cinquanta anni fa nelle nostre case, quando si rispettavano ancora le tradizioni degli antichi padri. “Lu fucone”, il camino acceso con grossi ceppi che ardevano, con la famiglia patriarcale riunita attorno non solo per sentire il calore della legna che ardeva, ma anche quello della famiglia. “Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi!” recita un vecchio adagio. Il Natale dovrebbe essere la festa nazionale, anzi internazionale, della famiglia, anche se al posto del ”fucone” si trova il televisore. In clima di globalizzazione si possono godere le scene natalizie degli altri paesi anche in diretta, anche lontani dal nostro territorio e dalla nostra cultura. Ed i regali? Basta con la plastica inquinante, con fucili e pistole, con giocattoli surreali certamente non educativi, con mostri orribili usciti dalla fantasia, forse malata, dei loro inventori stranieri e quindi lontani dalla nostra cultura e dalle nostre tradizioni. Anche il pranzo di Natale, a mio avviso, dovrebbe mantenere le usanze degli avi. Non pietanze esotiche, ma “Vroro re jaddina vecchia, cu’ li maccaruni re casa jinta, sausicchie e carne re puorco arrestuta ‘nzimma a li ggrauni, vruocculi scuppettiati, cu’ lu cerasieddo rinta ( sulo per li gruossi ca’ a lli zichi pote venire la cacaredda), caso re crapa, sciosciule e vino tuosto, lu cchiù tuosto re la cantina, e struffule e castagnedde e pe’ fenisce, lu meglio peretto re lammiccato.” Forse pochi faranno questo menù, perché oggi ci sono i surgelati, i precotti, le pasticcerie e le rosticcerie. E per chi non vuole sporcare la cucina, ci sono pure i ristoranti. Io, personalmente, non assaggio pandoro, panforte e panettone, che fanno ingrassare, ma solo “struffole e castagnedde” e se ci sono pure “li scauratieddi” faccio piazza pulita. Anche questi ultimi rappresentano una grave minaccia per la dieta di un settantenne, ma…Una volta l’anno…Buon Natale, cari lettori, a voi ed alle vostre famiglie. Le radici cilentane sono forti e resistenti. Cerchiamo di mantenerle vive. E se vi invitano a mangiare il cus cus, che è buono, anzi ottimo, tra l’altro, rimandate a dopo Natale.

Un Natale felice e bello,
cu’ vino tuosto,
struffole e castagnelle
è l’augurio più sincero
che vi fa Nastro Catello.

domenica 19 dicembre 2010

CILENTO A CONFRONTO

Cilento a confronto
BENESSERE E TRANQUILLITA’ SOCIALE

Quando si parla di benessere bisogna fare un grossa distinzione tra il benessere morale e quello materiale. Penso che ssia inutile spiegare la differenza proprio perché nota già alla totalità dei miei lettori. Quello che voglio dimostrare in questo scritto è che non sempre il benerrere materiale corrisponde a quello morale e viceversa. Certamente qualcuno potrà affermare che è una considerazione personale, un poco azzardata ed infine non motivata.Nel mio articolo “Antichi valori cilentani” mettevo in risalto gli antichi valori della civiltà contadina del Cilento. Quando le condizioni di vita del territorio erano precarie e lacunose. Ma la famiglia, allora, non era ancora sfaldata ed i falsi valori erano ancora mantenuti. Nella stessa casa di campagna, affermavo, sovente vivevano tre o anche quattro generazioni ed il vecchio veniva considerato come il saggio ed il consigliere. Naturalmente i moti cilentani non portarono tenesse, unitamente alle nuove idee, ma servirono per migliorare la qualità della vita degli abitanti. I ricchi signorotti ed i baroni faceva il bello ed il cattivo tempo ed approfittavano dei lavoratori dei campi. “La nuova Rivolta del Cilento”, scritta alcuni anni fa in simbiosi con l’amico Antonio Infante, nel mentre egli rappresentava la parte storico vera e propria, lo scrivente si limitava solamente alla parte sociale. La nuova rivolta del Cilento continua per mantenere i diritti acquisiti e nello stesso tempo per gestire meglio i nuovi diritti. La solidarietà, le pari opportunità, l’equa ripartizione del reddito pubblico, i diritti ed i doveri sanciti dalla Costituzione Repubblicana, le pari opportunità, l’allargamento degli orizzonti culturali e sociali, come il contatto diretto con popolazioni di altri continenti e di altre religioni, e quindi la tolleranza verso i diversi: per lingua, per colore della pelle ,per credo religioso, per scelte sessuali che non ostacolino la libertà altrui, per scelte politiche democratiche, per convinzioni sportive, per libertà di pensiero.
Tutto questo visto in un progetto più ampio della tranquillità sociale. Col benessere si sono affacciate alla finestra della storia contemporanea ed attuale nuove problematiche le quali, pur avendo dei meriti, hanno apportato anche molti demeriti. La nuova delinquenza, sovente tecnologicamente meglio organizzata delle forze preposte all’ordine, la troppa libertà di offendere, il gossip, il cattivo uso dei mass media, la camorra, il bullismo, la droga, i morti del sabato sera, lo stupro, la violenza carnale, l’intolleranza razziale e religiosa, atti di autolesionismo e lesionismo (suicidio ed omicidio), programmi televisivi atti solo a fare “audience” con scene e personaggi certamente non educativi e chi più ne ha più ne metta. Non vorrei cadere nella lungaggine per cui passerò a citare alcuni esempi a livello mondiale. La conquista dell’America latina, il feroce Cortez e la convinzione (cattolica) che gli Indios non avevano un’anima e quindi dovevano essere considerati come le bestie. Lo sterminio di masse di indios abitatori tranquilli della foresta dell’Amazzonia distrutti da un lancio aereo di zucchero avvelenato, per toglierli di mezzo e procedere alla speculazione edilizia e ad investimenti immobiliari non sempre leciti, con un disastro ecologico per la distruzione indiscriminata del verde. Nell’America del nord la distruzione dei bisonti, unica fonte di sostentamente per gli indiani, che in tale maniera venivano privati non solo della carne, ma anche delle pelli che servivano per costruire le loro caratteristiche coniche capanne. Passando alla storia recente, un esempio lampante lo possiamo rinvenire tra gli Esquimesi. Abituati a vivere a temperature bassissime nei loro igloo, a vivere di caccia e di pesca in condizioni estreme lottando contro una natura certamente non favorevole, ad un certo punto si sono ritrovati catapultati in grosse strutture a mangiare hamburger e patatine ed a tracannare birra e superalcolici. Il passo verso la droga è stato brevissimo. Una giornata intera passata davanti alle slot machine in locali caldi, notturni e diurni, di fronte ad un sesso prezzolato e corrotto, ha modificato radicalmente il modo di vivere di queste popolazioni destinate a scomparire dalla faccia della terra. I più fortunati, ed anche i più forti di carattere, hanno la possibilità di inserirsi nel mondo cosiddetto civile, trovando magari un impiego certamente a loro consono. Il benessere, insomma, non ha certamente giovato a queste popolazioni danneggiando gravemente la loro tranquillità sociale fatta si, di lotta per la sopravvivenza, ma una lotta impregnata di morale, di fiducia, di spirito di fratellanza, di solidarietà, anche se primordiale. Ma passiamo ora alla geografia del vicino: il nostro beneamato Cilento. Negli ultimi tempi gli scossoni non sono stati notevoli né pertanto negativi ( nella maggior parte dei casi, naturalmente). Qualche piccola scaramuccia interrazziale è stata risolta nel migliore dei modi proprio perché gli immigrati nel nostro territorio, avendo trovato terreno fertile, dovuto anche ad una tranquillità sociale non certamente latitante, si sono integrati nel migliore dei modi. Mi risulta inoltre, per conoscenza diretta, che alcuni spacciatori, di origine nordafricana, sono stati allontanati dal territorio cilentano, addirittura con minaccia, proprio per una forma di riconoscenza verso chi aveva dato loro umana ospitalità, per salvaguardare il proprio posto di lavoro, onesto, per non essere tacciati di cattiva condotta di vita solo per l’esempio di pochi lestofanti che certamente non avevano voglia di lavorare. Facendo volontariato al CSP di Agropoli, ho conosciuto molte signore dell’Europa dell’Est, venute nel Cilento per cercare un posto come badante, assistenza agli anziani ed ai diversamente abili. Molte di queste donne erano laureate, ma al loro paese lo stipendio era talmente misero da costringerle ad abbandonare le proprie radici per emigrare e cercare un lavoro, anche umile, per poter accumulare a fine mese una sommetta da spedire ai cari. Magari ai figli che studiavano ancora, ai genitori che stentavano a vivere. Certamente tra gli immigrati nella nostra nazione non mancano quelli che delinquono. Ma ad Acropoli e nel Cilento tutto la percentuale è molto bassa. Significa che essi hanno trovato un ambiente favorevole, una tranquillità sociale che permette loro di operare bene per il benessere loro ed anche nostro. Un benessere conquistato col sudore della fronte. Pulito. Condito col sale della fratellanza e del rispetto. E se qualche volta ci scappa anche un matrimonio, penso sia un buon segno. Di integrazione, di amore, di rispetto, di attuazione ddi principi cristiani. E giacchè stiamo parlando di gente umile e semplice, voglio arrivare alla conclusione dello scritto. Il benessere di un popolo non si deve identificare a forza con la ricchezza materiale, con il grosso gruzzolo in banca, coi vestiti alla moda, magari firmati, con l’auto di grossa cilindrata, con la villa a più piani, con la casa al mare e quella in montagna, con la crociera per miliardari magari intercontinentale. Il benessere di un popolo si deve quantificare dalla solidarietà verso gli altri, dalla capacità di ascoltare ed essere ascoltati, dalla forza di amare senza distinzione di razza, lingua, provenienza, reddito, credo politico o religioso. Le pari opportunità sono alla base della tranquillità sociale. La tolleranza è alla base della vita cristiana. Non più schiavi né padroni, non più sfruttati o parassiti, ma ricchezza onesta che rispetti i canoni del vivere civile. Ricordo ancora la fine degli anni ’60, quando giunsi a Torino e cercavo casa, trovavo i cartelli “non si fitta ai meridionali”. Un nodo alla gola mi prendeva e mi teneva triste per giorni, fino a quando non trovai un’anima buona...come tante. Come quelle che vivono nel Cilento, che hanno vissuto il dramma dell’emigrazione e che ora porgono la mano a quelli che vengono da fuori. Mai più baroni, mai più sfruttatori, mai più caporali. Il lavoro e un dovere ma è anche un diritto. Pari opportunità e tranquillità sociale viaggiano su due binari paralleli come quelli della linea ferroviaria.

Catello Nastro

sabato 6 novembre 2010

I grappoli d'uva

I GRAPPOLI D’UVA

Pendenti dal pergolato,
dorati dai raggi del sole,
o vestiti a lutto da madre natura
per il disastro ecologico,
sopravvivono, bianchi e neri,
come gli antichi Guelfi
imbottigliati nella sotterranea
cantina di un vecchio cascinale
impolverati in pagine in disuso.
Molti soccomberanno,
altri continueranno imperterriti
a fornire nuovi argomenti
al disorientato scibile umano
inquinato dai diserbanti morali,
rarefatti nelle pagine dei poeti.

Staccati dalla vite e dalla vita,
altri, cadendo a terra, marciranno,
vittime di una politica sbagliata.

Catello Nastro

venerdì 1 ottobre 2010

Un altro amico che se ne va...

Un altro amico che se ne va…

ADDIO UMBERTO!


Ci conoscevamo da oltre mezzo secolo, da quando frequentavamo le Scuole Medie proprio sopra il porto di Agropoli che allora non era stato ancora costruito e si trovava solo una piccola banchina per l’attracco delle giangiole dei pescatori. Umberto è stato sempre timido ed anche un poco introverso. Ma era sempre disponibile verso tutti. Era anche di una bontà straordinaria. Col tempo lui si trasferì in Lombardia ed io in Piemonte. Ci vedevamo solo qualche volta durante l’estate per ricordare le marachelle che combinavamo a scuola. Poi un lungo silenzio ed infine – pochi anni fa – il suo ritorno ad Agropoli da solo, una grave malattia ed una casa di riposo. L’altro giorno Umberto ha finito di soffrire. La vita non è stata benigna con lui. Spero che nell’aldilà trovi tutto l’affetto, l’amore e la comprensione che non ha trovato in questa vita terrena pur essendo umile, buono d’animo e vivendo secondo le norme evangeliche.
Addio Umberto, spero che nel Mondo dei Giusti troverai una dovuta ricompensa alle tue sofferenze.
Il tuo amico di oltre cinquanta anni fa
Catello Nastro

Che ne sarà di noi...

CHE NE SARA’ DI NOI...

Che ne sarà di noi,
nati sotto le bombe,
cresciuti con la farina alleata,
svezzati col latte condensato,
col pane nero di fave e piselli.

Che ne sarà di noi,
alimentati dalla corruzione
degli anni ’60,
sezionati da ideologie trasversali,
terrorizzati dagli anni del terrore,
convinti di convinzioni fallaci.

Che ne sarà di noi,
guerrieri sconfitti sul campo
dagli eventi del ’68,
eroi di cartone stropicciato
alimentati da false promesse.

Che ne sarà di noi,
oramai settantenni
vittime della politicizzazione
anche dei Centri Sociali.

Combatteremo la nostra guerra,
brandendo un bastone da passeggio,
chiedendo il permesso all’artrosi,
pensando al futuro dei giovani.

Catello Nastro

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mercoledì 4 agosto 2010

Dal concerto di Peppe Cirillo ad Agropoli

Dal concerto di Peppe Cirillo ad Agropoli
L’EVOLUZIONE DEL CILENTO E DEI CILENTANI


Non avevo mai assistito ad un concerto dal vivo di Peppe Cirillo e della sua band. Un complesso di una dozzina di artisti alla chitarra battente, alla chitarra classica, alla fisarmonica, al banjo, alle tammorre di vario genere, al violino, alle percussioni, ai cantanti ed alle ballerine. Un bravo meritato per tutti, anche se non tutti cilentani doc. Ma la musica è e rende universali. Quello che più mi ha colpito, di questo concerto, è stata la rielaborazione in chiave moderna di vecchi canti cilentani artisticamente modificati senza nulla togliere alla propria originalità. Ed a questo punto mi sia concesso di aprire una breve parentesi, di di carattere artistico, ma addirittura sociale. Le tradizioni fanno parte della nostra storia passata. La musica tradizionale, quindi, anche se rielaborata, anche con strumenti tecnologicamente aggiornati, è pur sempre rappresentazione della nostra tradizione musicale. A tale proposito mi sia consentito citare il mio ultimo libro (Catello Nastro – Poesie cilentane – edito dalla Libera Università Internazionale di Arte, Lettere, Musica e Storia, onlus, del Cilento e del Vallo di Diano, 2009) che tra l’altro, ha conseguito il primo premio “Il Saggio” di Eboli, 2010, primo classificato su 151 opere presentate con 180 voti su 180, presenta delle antiche poesie cilentane in gran parte rielaborante nella forma ed in parte anche nel contenuto. Così come è avvenuto per la poesia e la letteratura in genere, anche il canto cilentano ha subito questo processo, senza però perdere la sua primitiva origine di “canto d’amore e di sdegno”. Beppe Cirillo quindi, ha avuto il grande merito, frutto anche di un grande coraggio, di presentarsi ad un pubblico di varia estrazione ed imporsi, come ha dimostrato il concerto ad Agropoli, come un Artista con la A maiuscola. Bravissimi tutti i componenti della band che sono riusciti a raccogliere unanimi consensi dal folto pubblico presente nella principale piazza della cittadina capoluogo del Cilento, nella quale figuravano anche molti stranieri. Diciamo che non sempre il testo è stato recepito, ma la maggior parte degli astanti ha seguito l’insieme del concerto che ha assunto un aspetto corale ben degno di figurare sui grandi palcoscenici delle metropoli. L’evoluzione di un popolo, cilentano, come di qualsiasi altra parte del mondo, abbraccia tutti gli aspetti del vivere civile. Dalla tecnologia al turismo, dal lavoro alla solidarietà, dall’enogastronomia alla ricezione turistico-alberghiera. Canti d’amore e di sdegno, dicevo, ma anche canti sociali e religiosi riportati con un ritmo incessante proprio a dimostrare la continuità e la forza creativa del popolo cilentano, anche se fortemente integrato, in questi ultimi anni, con razze di mezzo mondo. Il ritmo è stato il grande protagonista del concerto. Il fatto che i componenti del gruppo non sono tutti cilentani, sta a dimostrare quanto sopra asserito. L’universalità della musica è poliedrica. La chitarra a battente e le tammorre hanno lavorato alla grande e le ballerine hanno completato le vecchie ballate del territorio con volteggi piacevoli ed aggraziati. Un complimento va anche all’amministrazione comunale che ha riservato questo spazio, anche se senza posti a sedere, per un complesso musicale che onora il Cilento in Italia e nel mondo.

Catello Nastro