CASA DI TOLLERANZA
La casa dei tortellini, la casa vinicola, la casa del buongustaio, la casa dei salumi e dei formaggi, la casa del pane, la casa del pesce, eccetera, eccetera. Ci sta pure la casa in città, la casa in montagna, la casa al mare, la casa in campagna, la casa di riposo, la casa di villeggiatura, la casa mobile, la casa di cura, eccetera, eccetera. La casa del fascio, la casa del popolo, la casa delle libertà… In un’altra casistica troviamo anche la casa di piacere, la casa chiusa, la casa di tolleranza. Ma in questo scritto, dopo cinque mesi di “silenzio stampa”, non tratterò dei vari tipi di casa, né tantomeno della casa di tolleranza, ma… solo di tolleranza. Tolleranza verso gli anziani, verso chi crede ancora in certi valori ritenuti da altri preistorici, verso chi crede nella poesia che segue ancora schemi classici pur usando linguaggio e tematiche diverse, verso chi crede nel valore sociale della comunicazione, in questi ultimi tempi facilitata dai nuovi mezzi informatici, quasi gratuiti, mentre, al contrario, il vecchio supporto cartaceo è aumentato di costo a dismisura rendendo quasi impossibile ad un pensionato dello stato dare alle stampe una propria silloge. Sì, ci sono gli editori…ma quale editore pubblicherebbe, a proprie spese, una raccolta di versi di un poeta di periferia, anzi della periferia della provincia, come lo scrivente? Ed ecco, allora, che imbocchiamo, senza nemmeno pagare il fitto ad equo canone, la porta della casa dei poeti. Qui conosciamo gli altri condomini. Gente come noi, che ama scrivere ( in versi o in prosa), che ama ricevere commenti (positivi o negativi), che ama commentare ciò che scrivono gli altri, che ama addirittura dialogare pubblicamente tramite i commenti o privatamente tramite le e-mail, che ama esternare i propri sentimenti, gli stati d’animo, le emozioni, le visioni personali e le considerazioni su un episodio di vita vissuta o immaginaria, come la nascita di un figlio o la perdita della madre, un imprevisto incontro d’amore o la morte del gatto. Sono momenti, questi, che vanno rivisitati in un’ottica diversa: per chi scrive e per chi legge e diversa, ancora, per chi commenta. Per circa cinque mesi, volutamente, non ho commentato, pur avendo sovente letto, le pubblicazioni dei poeti e degli scrittori de un sito validissimo. L’ho fatto come pausa di riflessione, come sciopero( anche se nessuno se ne sarà accorto!), per rispetto verso coloro che mi hanno degnato di un loro commento positivo, per rispetto verso coloro che mi hanno degnato di un loro commento negativo, e, a tal proposito, per la paura di incorrere nel cosiddetto improperio di ritorno ( tu offendi me ed io offendo te…). E’ probabile, anzi è perfettamente naturale che, a questo punto, qualcuno pensi che mi sia adirato per commenti negativi ricevuti nelle ultime “esternazioni” . Assolutamente!!! Se riprendo a scrivere su questo sito dopo cinque mesi significa solamente che credo nell’alto valore della comunicazione, del confronto onesto e sincero, nel dialogo. Ma quando si afferma che io abbia approfittato per fare propaganda politica, o addirittura di essere un inquisitore di stampo medioevale o di essere in mala fede, non lo accetto. Come pure non accetto giudizi e sentenze sommarie da chi non è riuscito a leggere appieno il mio messaggio perché talvolta ermetico. Quando non me la sento di dare un oculato giudizio, contenutistico o formale, su uno scritto di altri ospiti di questo sito, scrivo “No comment!” proprio per indicare che ho letto con interesse una poesia o un racconto, ma non me la sento di fare un commento obiettivo. In altro loco ( o sito) mi è capitato che, avendo scritto dei versi contro i “cravattari”, un tizio mi ha riempito di improperi, ritenendosi offeso perché portava sempre la cravatta. Il tizio (ignorante) ignorava che il cravattaro non è l’uomo che porta la cravatta, ma lo strozzino, l’usuraio, quello che arricchisce sulle disgrazie degli altri, quello che presta i soldi ad usura con interessi del cento per cento non all’anno, ma al mese. Anche io, come voi, ho il diritto di esprimere attraverso questo o quel sito , altri o miei siti, le mie idee. Voi potete commentarle, anche negativamente come fanno molti, ma non avete nessun diritto di offendere non solo me, ma anche gli altri frequentatori del sito: primo perché ho il coraggio di sottopormi al vostro giudizio; secondo perchè ho il coraggio di presentarmi col mio nome e cognome reale; terzo perché sono anziano; quarto perché ultrasessantenne mi sono adeguato a internet; quinto perché non ho mai offeso nessuno. TOLLERANZA! Amici del sito…TOLLERANZA! Penso che se, nel mondo, si aumentasse la dose di tolleranza verso chi ha la pelle di un colore diverso dalla nostra, chi ha un Dio diverso dal nostro, chi ha una visione politica diversa dalla nostra, chi tifa per una squadra di calcio diversa dalla nostra, chi è diverso perché è diverso, potremmo convivere, su questa casa immensa che si chiama “terra”, pacificamente, senza discriminazioni razziali, senza guerre, senza inutili diatribe politiche, senza violenza negli stadi, senza soprusi, in una “globalizzazione geneticamente modificata”, in un mondo senza dubbio migliore. Sono scampato ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, ad un infarto ad appena trent’anni, ad una operazione alle coronarie a sessanta, a minacce di morte per i miei articoli contro la speculazione edilizia degli anni ’70, a tentativi di estorsione, truffa, pizzo, eccetera, eccetera. Sono cinquant’anni che scrivo poesie. “ MEGLIO UN POETA SENZA LETTORI CHE UN POPOLO SENZA POETI”. P.S. Scusate il disturbo! A voi i commenti, ma…tolleranza!!!
Catello Nastro
giovedì 28 ottobre 2010
lunedì 25 ottobre 2010
Al ristorante Marabù di Agropoli
Al Ristorante “Marabù” di Agropoli
SERATA GASTRONOMICA DELLA DIETA MEDITERRANEA COL CASEIFICIO “RIVABIANCA”
Domenica 24 ottobre 2010 serata gastronomica memorabile al ristorante Marabù, in contrada Marrota, ad Agropoli, di fronte al distributore di benzina, al fianco della famosa “Zeppola d’oro”, dopo la rotonda venendo dalla cittadina capoluogo del Cilento verso S.Maria di Castellabate. Sistemati gli ospiti sotto il padiglione col fuoco nel camino che ardeva e la chitarra del Maestro Costantino Caruccio che deliziava i presenti che vere e proprie acrobazie sulle corde, parte una serata dedicata alla Dieta Mediterranea con protagonisti i prodotti del caseificio “Rivabianca” di Paestum. Una bellissima presentatrice illustra le caratteristiche dell’azienda casearia “Rivabianca” che si trova sulla superstrada Agropoli – Capaccio passando di poi il microfono allo scrittore professor Catello Nastro che ha provveduto a distribuire ai presenti una copia del suo libro “Cilento:i nonni a tavola”, premiato al Palazzo Vargas a Vatolla tre anni fa e “Bestiario cilentano”, primo premio al Concorso Letterario Internazionale città di Bellizzi per l’amore che i cilentani mostrano verso gli animali. Annoto che il libro è tornato di attualità in seguito all’intervento di “Striscia la notizia” sul maltrattamento da parte di certi allevatori verso gli amici a quattro zampe, a dimostrare che con gli animali si più anche dialogare. Il prof. Catello Nastro ha ribadito ancora una volta il concetto sui prodotti di qualità nel Cilento, citando, oltre che i derivati della saggia lavorazione e trasformazione dell’integro latte bufalino, che rappresentano il fiore all’occhiello della nostra economia, anche i vini, famosi in tutto il mondo, i fichi bianchi, i carciofi di Paestum, i fusilli di Felitto, i salumi di Gioi, le alici di menaica di Pisciotta, i formaggi pecorini e caprini dei monti dell’interno del territorio, l’olio extravergine di oliva delle colline, frutta ecologica e altri prodotti ortofrutticoli in genere. Ha ribadito anche il concetto del consumo di questi prodotti sui luoghi di produzione alimentando un turismo enogastronomico, anche del territorio e sul territorio per ben dodici mesi l’anno. Ma ritorniamo al menù: focaccia alla cilentana – antipasto del casaro ( bocconcini, miniprovola affumicata, ricottina di bufala con la presenza di fette di soppressata – primo piatto ravioli al sugo con ricotta di bufala – secondo piatto provola affumicata di giornata alla pizzaiola – giro di pizza margherita sempre con mozzarella di bufala fresca – mozzarella alla caprese con mentuccia – frutta – dolce. Inutile dire che gli astanti hanno fatto onore alle pietanze ed al genuino vino del Cilento. Alla fine della serata tutti si sono congratulati coi proprietari del caseificio “Rivabianca” e con l’amico Tanino proprietario del ristorante. Una serata di qualità proprio come i prodotti caseari ampiamente gustati.
Renato Volpi
SERATA GASTRONOMICA DELLA DIETA MEDITERRANEA COL CASEIFICIO “RIVABIANCA”
Domenica 24 ottobre 2010 serata gastronomica memorabile al ristorante Marabù, in contrada Marrota, ad Agropoli, di fronte al distributore di benzina, al fianco della famosa “Zeppola d’oro”, dopo la rotonda venendo dalla cittadina capoluogo del Cilento verso S.Maria di Castellabate. Sistemati gli ospiti sotto il padiglione col fuoco nel camino che ardeva e la chitarra del Maestro Costantino Caruccio che deliziava i presenti che vere e proprie acrobazie sulle corde, parte una serata dedicata alla Dieta Mediterranea con protagonisti i prodotti del caseificio “Rivabianca” di Paestum. Una bellissima presentatrice illustra le caratteristiche dell’azienda casearia “Rivabianca” che si trova sulla superstrada Agropoli – Capaccio passando di poi il microfono allo scrittore professor Catello Nastro che ha provveduto a distribuire ai presenti una copia del suo libro “Cilento:i nonni a tavola”, premiato al Palazzo Vargas a Vatolla tre anni fa e “Bestiario cilentano”, primo premio al Concorso Letterario Internazionale città di Bellizzi per l’amore che i cilentani mostrano verso gli animali. Annoto che il libro è tornato di attualità in seguito all’intervento di “Striscia la notizia” sul maltrattamento da parte di certi allevatori verso gli amici a quattro zampe, a dimostrare che con gli animali si più anche dialogare. Il prof. Catello Nastro ha ribadito ancora una volta il concetto sui prodotti di qualità nel Cilento, citando, oltre che i derivati della saggia lavorazione e trasformazione dell’integro latte bufalino, che rappresentano il fiore all’occhiello della nostra economia, anche i vini, famosi in tutto il mondo, i fichi bianchi, i carciofi di Paestum, i fusilli di Felitto, i salumi di Gioi, le alici di menaica di Pisciotta, i formaggi pecorini e caprini dei monti dell’interno del territorio, l’olio extravergine di oliva delle colline, frutta ecologica e altri prodotti ortofrutticoli in genere. Ha ribadito anche il concetto del consumo di questi prodotti sui luoghi di produzione alimentando un turismo enogastronomico, anche del territorio e sul territorio per ben dodici mesi l’anno. Ma ritorniamo al menù: focaccia alla cilentana – antipasto del casaro ( bocconcini, miniprovola affumicata, ricottina di bufala con la presenza di fette di soppressata – primo piatto ravioli al sugo con ricotta di bufala – secondo piatto provola affumicata di giornata alla pizzaiola – giro di pizza margherita sempre con mozzarella di bufala fresca – mozzarella alla caprese con mentuccia – frutta – dolce. Inutile dire che gli astanti hanno fatto onore alle pietanze ed al genuino vino del Cilento. Alla fine della serata tutti si sono congratulati coi proprietari del caseificio “Rivabianca” e con l’amico Tanino proprietario del ristorante. Una serata di qualità proprio come i prodotti caseari ampiamente gustati.
Renato Volpi
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domenica 17 ottobre 2010
UNA SEMPLICE TESTIMONIANZA DI FEDE
10 maggio 2008
FINOCCHITO DI OGLIASTRO CILENTO (sa)
Io, Maria Luisa Limongelli, con questo mio scritto desidero lasciare una testimonianza su un fatto che mi accadde nel 2006 con l’intervento di San Pio (Padre Pio). Sono nata a Senigallia (An) il 17.10.1948 e nel 1969 mi sono trasferita in Piemonte per motivi familiari che non sto qui ad elencare. Ad aprile 2004 sono andata per la prima volta in Campania, nel Cilento, e mi sono innamorata della zona e l’1.11.2005 dopo che eravamo andati in pensione io e mio marito Eugenio Apolito nativo di quella zona, ci siamo trasferiti a Finocchito, una frazione di Ogliastro Cilento in provincia di Salerno, un piccolo paese, ma ora arrivo ai fatti di cui voglio rendervi partecipi tutti quanti. Il giorno 10.09.2006 , io e mio marito siamo andati in gita con un pullman per la prima volta a S.Giovanni Rotondo e dato che nel piccolo paese di mio marito non c’era nessuna effigie di San Pio, di comune accordo abbiamo acquistato una statua raffigurante il Santo, per donarla alla Chiesetta del paese. Tornati a casa abbiamo informato il parroco del paese, Don Roberto, delle nostre intenzioni, ma dato che non poteva accogliere la statua prima del 24.09.2006, l’abbiamo tenuta a casa nostra. Il giorno 23.09.2006 mi sono recata ad Agropoli, un comune vicino al mio, sono entrata in un negozio ma, non facendo attenzione ad un gradino sono caduta e mi sono fatto male alle mani, perché per attutire il colpo, le avevo protese in avanti. Avevo un dolore pazzesco. In tardo pomeriggio, sempre dello stesso giorno io e mio marito, abbiamo partecipato ad un matrimonio di nostri comuni amici, ma mio marito ha dovuto aiutarmi a vestire ,che durante la cena io non ero in grado dal male che avevo. Il giorno dopo, 24.09.2006, mi sono ritrovata con la mano destra gonfia e dolorante e quindi mi sono accorta di avere una frattura probabilmente scomposta, ma non potevo andare subito al Pronto Soccorso, dato che alle ore 11 avevo un appuntamento con Don Roberto per consegnare la statua di Padre Pio. Con tanti onori ed una processione da casa mia fino alla Chiesetta, l’ha portata in braccio mio marito. Io a malapena riuscivo a portare un cero votivo. All’entrata della chiesetta, dopo una adeguata benedizione alla statua, l’abbiamo depositata in chiesa e mentre si accendeva il cero votivo da me portato ho sentito un forte “crach” alla mano destra, come se qualcuno invisibile mi mettesse a posto le ossa della mano e durante la Santa Messa la mano mi si è sgonfiata e non è rimasto nessun segno della frattura, mentre la mano sinistra ne risente ancora. Comunque io non ho avuto più bisogno dell’intervento del Pronto Soccorso. Uscita dalla chiesa ho fatto vedere la mia mano a Don Roberto, dicendoli questa frase:”San Pio mi ha voluto ringraziare per averlo portato in questo paese”. Questa è la mia testimonianza che voglio rendere nota a tutti quanti.
Maria Luisa Limongelli
FINOCCHITO DI OGLIASTRO CILENTO (sa)
Io, Maria Luisa Limongelli, con questo mio scritto desidero lasciare una testimonianza su un fatto che mi accadde nel 2006 con l’intervento di San Pio (Padre Pio). Sono nata a Senigallia (An) il 17.10.1948 e nel 1969 mi sono trasferita in Piemonte per motivi familiari che non sto qui ad elencare. Ad aprile 2004 sono andata per la prima volta in Campania, nel Cilento, e mi sono innamorata della zona e l’1.11.2005 dopo che eravamo andati in pensione io e mio marito Eugenio Apolito nativo di quella zona, ci siamo trasferiti a Finocchito, una frazione di Ogliastro Cilento in provincia di Salerno, un piccolo paese, ma ora arrivo ai fatti di cui voglio rendervi partecipi tutti quanti. Il giorno 10.09.2006 , io e mio marito siamo andati in gita con un pullman per la prima volta a S.Giovanni Rotondo e dato che nel piccolo paese di mio marito non c’era nessuna effigie di San Pio, di comune accordo abbiamo acquistato una statua raffigurante il Santo, per donarla alla Chiesetta del paese. Tornati a casa abbiamo informato il parroco del paese, Don Roberto, delle nostre intenzioni, ma dato che non poteva accogliere la statua prima del 24.09.2006, l’abbiamo tenuta a casa nostra. Il giorno 23.09.2006 mi sono recata ad Agropoli, un comune vicino al mio, sono entrata in un negozio ma, non facendo attenzione ad un gradino sono caduta e mi sono fatto male alle mani, perché per attutire il colpo, le avevo protese in avanti. Avevo un dolore pazzesco. In tardo pomeriggio, sempre dello stesso giorno io e mio marito, abbiamo partecipato ad un matrimonio di nostri comuni amici, ma mio marito ha dovuto aiutarmi a vestire ,che durante la cena io non ero in grado dal male che avevo. Il giorno dopo, 24.09.2006, mi sono ritrovata con la mano destra gonfia e dolorante e quindi mi sono accorta di avere una frattura probabilmente scomposta, ma non potevo andare subito al Pronto Soccorso, dato che alle ore 11 avevo un appuntamento con Don Roberto per consegnare la statua di Padre Pio. Con tanti onori ed una processione da casa mia fino alla Chiesetta, l’ha portata in braccio mio marito. Io a malapena riuscivo a portare un cero votivo. All’entrata della chiesetta, dopo una adeguata benedizione alla statua, l’abbiamo depositata in chiesa e mentre si accendeva il cero votivo da me portato ho sentito un forte “crach” alla mano destra, come se qualcuno invisibile mi mettesse a posto le ossa della mano e durante la Santa Messa la mano mi si è sgonfiata e non è rimasto nessun segno della frattura, mentre la mano sinistra ne risente ancora. Comunque io non ho avuto più bisogno dell’intervento del Pronto Soccorso. Uscita dalla chiesa ho fatto vedere la mia mano a Don Roberto, dicendoli questa frase:”San Pio mi ha voluto ringraziare per averlo portato in questo paese”. Questa è la mia testimonianza che voglio rendere nota a tutti quanti.
Maria Luisa Limongelli
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sabato 16 ottobre 2010
Costituito il comitato "Amici di Francesco Scarpa" ad Agropoli
Agropoli
COSTITUITO IL COMITATO “AMICI DI FRANCESCO SCARPA”
Agropoli – Si è costituito il comitato culturale “Gli amici di Francesco Scarpa” lo studente prematuramente scomparso il 26 gennaio del 1996, dopo una lunga ed intraprendente lotta per la costruzione del nuovo edificio del Liceo Scientifico di Agropoli. Il comitato, guidato dal collega Lorenzo Barone nella veste di presidente e in quella di coordinatori il professore Catello Nastro ed il professore Rosario Scarpa, questo ultimo papà del compianto giovane, la cui anima “benedetta” ebbe a volare in Paradiso, quando non aveva ancora raggiunto l’età maggiorenne, ossia quella del diciottesimo anno. Il sopra citato comitato “Gli amici di Francesco Scarpa”ha lo scopo di chiedere all’Amministrazione Comunale della Città, alla cui guida ben si distingue l’avvocato Franco Alfieri, l’intitolazione del plesso scolastico in via di ultimazione, alla memoria di Francesco Scarpa. I promotori della richiesta, hanno conosciuto a suo tempo il giovane rappresentante d’istituto ed apprezzate le sue doti morali ed umanitarie, nonché la nobiltà dei suoi ideali sul cammino della legalità e del diritto degli studenti. In alternativa della richiesta di cui sopra i firmatari della presente petizione desidererebbero l’assegnazione della biblioteca oppure, in alternativa, l’Aula Magna. Tra i sottoscrittori della petizione abbiamo personaggi illustri del mondo della scuola, dell’arte, della letteratura, dell’imprenditoria, dell’informazione e di altre importantissime sfere culturali. Questi alcuni dei nomi che hanno apposto la firma al margine del documento: Domenico Chieffallo, scrittore e storico meridionalista – Francesco Bruno, dirigente scolastico – Antonio Infante, scrittore e storico del Cilento – Germano Bonora, già professore nei Licei – Luciano Castellano, docente e scrittore – Antonio Iorio, professore – Gennaro De Marco, vice dirigente – Mario Pesca, avvocato – Antonio Domini, già Sindaco di Agropoli – Paolo Serra, già Sindaco di Agropoli e dirigente scolastico dell’Istituto Nobel – Cristoforo Cappetta, professore – Salvatore Cantalupo, medico, cultore – Pasquale Volpe, già vicesindaco di Agropoli – Nicola Di Luccio, ufficiale in pensione – Nicola Iannuzzi, ingegnere – Giancarlo Giannella, avvocato - Giulio Cantalupo, ex direttore bancario. A questi nomi, naturalmente, se ne aggiungeranno altri per rendere dovuto e meritato omaggio alla memoria di un giovane altruista a cui non è stato concesso di diventare adulto.
Lorenzo Barone
COSTITUITO IL COMITATO “AMICI DI FRANCESCO SCARPA”
Agropoli – Si è costituito il comitato culturale “Gli amici di Francesco Scarpa” lo studente prematuramente scomparso il 26 gennaio del 1996, dopo una lunga ed intraprendente lotta per la costruzione del nuovo edificio del Liceo Scientifico di Agropoli. Il comitato, guidato dal collega Lorenzo Barone nella veste di presidente e in quella di coordinatori il professore Catello Nastro ed il professore Rosario Scarpa, questo ultimo papà del compianto giovane, la cui anima “benedetta” ebbe a volare in Paradiso, quando non aveva ancora raggiunto l’età maggiorenne, ossia quella del diciottesimo anno. Il sopra citato comitato “Gli amici di Francesco Scarpa”ha lo scopo di chiedere all’Amministrazione Comunale della Città, alla cui guida ben si distingue l’avvocato Franco Alfieri, l’intitolazione del plesso scolastico in via di ultimazione, alla memoria di Francesco Scarpa. I promotori della richiesta, hanno conosciuto a suo tempo il giovane rappresentante d’istituto ed apprezzate le sue doti morali ed umanitarie, nonché la nobiltà dei suoi ideali sul cammino della legalità e del diritto degli studenti. In alternativa della richiesta di cui sopra i firmatari della presente petizione desidererebbero l’assegnazione della biblioteca oppure, in alternativa, l’Aula Magna. Tra i sottoscrittori della petizione abbiamo personaggi illustri del mondo della scuola, dell’arte, della letteratura, dell’imprenditoria, dell’informazione e di altre importantissime sfere culturali. Questi alcuni dei nomi che hanno apposto la firma al margine del documento: Domenico Chieffallo, scrittore e storico meridionalista – Francesco Bruno, dirigente scolastico – Antonio Infante, scrittore e storico del Cilento – Germano Bonora, già professore nei Licei – Luciano Castellano, docente e scrittore – Antonio Iorio, professore – Gennaro De Marco, vice dirigente – Mario Pesca, avvocato – Antonio Domini, già Sindaco di Agropoli – Paolo Serra, già Sindaco di Agropoli e dirigente scolastico dell’Istituto Nobel – Cristoforo Cappetta, professore – Salvatore Cantalupo, medico, cultore – Pasquale Volpe, già vicesindaco di Agropoli – Nicola Di Luccio, ufficiale in pensione – Nicola Iannuzzi, ingegnere – Giancarlo Giannella, avvocato - Giulio Cantalupo, ex direttore bancario. A questi nomi, naturalmente, se ne aggiungeranno altri per rendere dovuto e meritato omaggio alla memoria di un giovane altruista a cui non è stato concesso di diventare adulto.
Lorenzo Barone
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sabato 9 ottobre 2010
HANNO UCCISO IL PESCATORE
HANNO UCCISO IL PESCATORE
Hanno ucciso il pescatore
che solcava le onde del mare
solcate da Ernest Emingway,
mentre tornava alla sua famiglia,
a notte fonda pregno di impegno civico.
I novelli saraceni,
contemporanei pirati
della Costa del Cilento,
autori di misfatti paesaggistici,
avidi divoratori del verde della terra
e dell’azzurro del mare,
nel grigiore di sete di denaro
spremuto dal sangue degli onesti,
hanno ammutolito con la morte
il novello Carlo Pisacane.
Anche San Francesco dal suo scoglio
da dove predicò ai pesci
bagna il mare con le sue lagrime.
Domani tornerà il silenzio
e se ne andrà con la barca dell’oblio.
Solo la voce del poeta,
- anche se senza lettori -
declamerà l’ultimo requiem.
Catello Nastro
Hanno ucciso il pescatore
che solcava le onde del mare
solcate da Ernest Emingway,
mentre tornava alla sua famiglia,
a notte fonda pregno di impegno civico.
I novelli saraceni,
contemporanei pirati
della Costa del Cilento,
autori di misfatti paesaggistici,
avidi divoratori del verde della terra
e dell’azzurro del mare,
nel grigiore di sete di denaro
spremuto dal sangue degli onesti,
hanno ammutolito con la morte
il novello Carlo Pisacane.
Anche San Francesco dal suo scoglio
da dove predicò ai pesci
bagna il mare con le sue lagrime.
Domani tornerà il silenzio
e se ne andrà con la barca dell’oblio.
Solo la voce del poeta,
- anche se senza lettori -
declamerà l’ultimo requiem.
Catello Nastro
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venerdì 1 ottobre 2010
Un altro amico che se ne va...
Un altro amico che se ne va…
ADDIO UMBERTO!
Ci conoscevamo da oltre mezzo secolo, da quando frequentavamo le Scuole Medie proprio sopra il porto di Agropoli che allora non era stato ancora costruito e si trovava solo una piccola banchina per l’attracco delle giangiole dei pescatori. Umberto è stato sempre timido ed anche un poco introverso. Ma era sempre disponibile verso tutti. Era anche di una bontà straordinaria. Col tempo lui si trasferì in Lombardia ed io in Piemonte. Ci vedevamo solo qualche volta durante l’estate per ricordare le marachelle che combinavamo a scuola. Poi un lungo silenzio ed infine – pochi anni fa – il suo ritorno ad Agropoli da solo, una grave malattia ed una casa di riposo. L’altro giorno Umberto ha finito di soffrire. La vita non è stata benigna con lui. Spero che nell’aldilà trovi tutto l’affetto, l’amore e la comprensione che non ha trovato in questa vita terrena pur essendo umile, buono d’animo e vivendo secondo le norme evangeliche.
Addio Umberto, spero che nel Mondo dei Giusti troverai una dovuta ricompensa alle tue sofferenze.
Il tuo amico di oltre cinquanta anni fa
Catello Nastro
ADDIO UMBERTO!
Ci conoscevamo da oltre mezzo secolo, da quando frequentavamo le Scuole Medie proprio sopra il porto di Agropoli che allora non era stato ancora costruito e si trovava solo una piccola banchina per l’attracco delle giangiole dei pescatori. Umberto è stato sempre timido ed anche un poco introverso. Ma era sempre disponibile verso tutti. Era anche di una bontà straordinaria. Col tempo lui si trasferì in Lombardia ed io in Piemonte. Ci vedevamo solo qualche volta durante l’estate per ricordare le marachelle che combinavamo a scuola. Poi un lungo silenzio ed infine – pochi anni fa – il suo ritorno ad Agropoli da solo, una grave malattia ed una casa di riposo. L’altro giorno Umberto ha finito di soffrire. La vita non è stata benigna con lui. Spero che nell’aldilà trovi tutto l’affetto, l’amore e la comprensione che non ha trovato in questa vita terrena pur essendo umile, buono d’animo e vivendo secondo le norme evangeliche.
Addio Umberto, spero che nel Mondo dei Giusti troverai una dovuta ricompensa alle tue sofferenze.
Il tuo amico di oltre cinquanta anni fa
Catello Nastro
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Che ne sarà di noi...
CHE NE SARA’ DI NOI...
Che ne sarà di noi,
nati sotto le bombe,
cresciuti con la farina alleata,
svezzati col latte condensato,
col pane nero di fave e piselli.
Che ne sarà di noi,
alimentati dalla corruzione
degli anni ’60,
sezionati da ideologie trasversali,
terrorizzati dagli anni del terrore,
convinti di convinzioni fallaci.
Che ne sarà di noi,
guerrieri sconfitti sul campo
dagli eventi del ’68,
eroi di cartone stropicciato
alimentati da false promesse.
Che ne sarà di noi,
oramai settantenni
vittime della politicizzazione
anche dei Centri Sociali.
Combatteremo la nostra guerra,
brandendo un bastone da passeggio,
chiedendo il permesso all’artrosi,
pensando al futuro dei giovani.
Catello Nastro
>
Che ne sarà di noi,
nati sotto le bombe,
cresciuti con la farina alleata,
svezzati col latte condensato,
col pane nero di fave e piselli.
Che ne sarà di noi,
alimentati dalla corruzione
degli anni ’60,
sezionati da ideologie trasversali,
terrorizzati dagli anni del terrore,
convinti di convinzioni fallaci.
Che ne sarà di noi,
guerrieri sconfitti sul campo
dagli eventi del ’68,
eroi di cartone stropicciato
alimentati da false promesse.
Che ne sarà di noi,
oramai settantenni
vittime della politicizzazione
anche dei Centri Sociali.
Combatteremo la nostra guerra,
brandendo un bastone da passeggio,
chiedendo il permesso all’artrosi,
pensando al futuro dei giovani.
Catello Nastro
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SCRITTORI MURALI AD AGROPOLI
I NUOVI SCRITTORI MURALI
ANARCHICI NOTTURNI AD AGROPOLI
Dieci, cento, mille soldati uccisi in territorio straniero. Perché ci sono andati? Per quale scopo: offensivo, di conquista, oppure difensivo contro oltranzisti, fondamentalisti e terroristi?. Forse questa domanda non se la son posta proprio. Forse sarebbe stato troppo difficile per loro rispondere. Possibile mai che un gruppo di anarchici operanti in una paese vasto come Agropoli, cosmopolita come Agropoli, multietnico e multirazziale come Agropoli, non trovi altro modo per comunicare con la società civile, anche se borghese o inquadrata e politicizzata, come dicono loro, trovi solo spazio comune per comunicare che non imbrattando i muri della cittadina con scritte insulse, demenziali, provocatorie e banali proprio perché ripetute migliaia di volte prima di persone che almeno si erano informati sui motori di ricerca cose fosse l’anarchia, quali i suoi ideali, i suoi fini, i suoi lati positivi. Certamente viviamo in un paese corrotto e pieno di contraddizioni politiche. Siamo pienamente d’accordo che la democrazia non è buona quando e poco e nello stesso tempo non è buona quando è troppo abbondante. Ma volgarizzare un giovane che compie il proprio dovere di militare per difendere la democrazia dei paesi evoluti( anche se troppo evoluti!) ed inneggiare ad un eccidio insulso a favore di una collettività, mentalità e cultura religiosa e politica diversa dalla nostra, di origini cristiane, che rispetta migliaia di “ospiti” lavoratori o meno nel nostro paese, la maggior parte dei quali si è evoluta passando dal burka alla minigonna, bambini e ragazzi che frequentano le nostre scuole, anche con notevole profitto, gente che si è ben inserita nel contesto sociale. Ed allora noi, che non siamo anarchici e crediamo ancora nella politica, da destra a sinistra, con le sue sofferenze e le correnti corruzioni ci chiediamo: abbattiamo tutte le torri gemelle del mondo con migliaia di vittime innocenti? Anarchici o acefali? Intellettuali bacati o balordi? Nell’ambiente intellettuale nel quale operiamo con diecine di amici “moderati”, ma di destra e sinistra, non abbiamo mai sentito parlare di gruppi di anarchici agropolesi per cui, tirando le somme, si tratta, a nostro avviso, di figli di papà balordi, che si alzano a mezzogiorno e la notte vanno girando per il paese non alla ricerca di amore, forse perché non ne sono capaci, ma alla ricerca di odio immotivato, di frasi sconnesse e senza senso, brancolando nel buio intellettuale, storico, patriottico, umano e, lasciatemelo dire, senza sesso e senza amore.
Lorenzo Barone
ANARCHICI NOTTURNI AD AGROPOLI
Dieci, cento, mille soldati uccisi in territorio straniero. Perché ci sono andati? Per quale scopo: offensivo, di conquista, oppure difensivo contro oltranzisti, fondamentalisti e terroristi?. Forse questa domanda non se la son posta proprio. Forse sarebbe stato troppo difficile per loro rispondere. Possibile mai che un gruppo di anarchici operanti in una paese vasto come Agropoli, cosmopolita come Agropoli, multietnico e multirazziale come Agropoli, non trovi altro modo per comunicare con la società civile, anche se borghese o inquadrata e politicizzata, come dicono loro, trovi solo spazio comune per comunicare che non imbrattando i muri della cittadina con scritte insulse, demenziali, provocatorie e banali proprio perché ripetute migliaia di volte prima di persone che almeno si erano informati sui motori di ricerca cose fosse l’anarchia, quali i suoi ideali, i suoi fini, i suoi lati positivi. Certamente viviamo in un paese corrotto e pieno di contraddizioni politiche. Siamo pienamente d’accordo che la democrazia non è buona quando e poco e nello stesso tempo non è buona quando è troppo abbondante. Ma volgarizzare un giovane che compie il proprio dovere di militare per difendere la democrazia dei paesi evoluti( anche se troppo evoluti!) ed inneggiare ad un eccidio insulso a favore di una collettività, mentalità e cultura religiosa e politica diversa dalla nostra, di origini cristiane, che rispetta migliaia di “ospiti” lavoratori o meno nel nostro paese, la maggior parte dei quali si è evoluta passando dal burka alla minigonna, bambini e ragazzi che frequentano le nostre scuole, anche con notevole profitto, gente che si è ben inserita nel contesto sociale. Ed allora noi, che non siamo anarchici e crediamo ancora nella politica, da destra a sinistra, con le sue sofferenze e le correnti corruzioni ci chiediamo: abbattiamo tutte le torri gemelle del mondo con migliaia di vittime innocenti? Anarchici o acefali? Intellettuali bacati o balordi? Nell’ambiente intellettuale nel quale operiamo con diecine di amici “moderati”, ma di destra e sinistra, non abbiamo mai sentito parlare di gruppi di anarchici agropolesi per cui, tirando le somme, si tratta, a nostro avviso, di figli di papà balordi, che si alzano a mezzogiorno e la notte vanno girando per il paese non alla ricerca di amore, forse perché non ne sono capaci, ma alla ricerca di odio immotivato, di frasi sconnesse e senza senso, brancolando nel buio intellettuale, storico, patriottico, umano e, lasciatemelo dire, senza sesso e senza amore.
Lorenzo Barone
LUTTO NEL MONDO DELLA SCUOLA AD AGROPOLI
Lutto nel mondo della scuola ad Agropoli
E’ SCOMPARSA LA PROFESSORESSA
MARIA ANNA CAPO IN NESE
Dolore e commozione nel mondo della scuola di Agropoli per la prematura scomparsa,nei giorni scorsi, della professoressa Maria Anna Capo in Nese, in modo particolare nei Licei Classici e Scientifici dove la bravissima professoressa insegnava da anni e nella Scuola Media Statale di Agropoli “Gino Rossi Vairo”, ove il consorte della cara Maria, professor Angelo Pietro Nese è preside dirigente. A piangere sono, oltre allo sposo, i figli Elena, Nunzia ed Antonella, la mamma Vincenza ed il papà Antonio. I funerali della cinquantasettenne professoressa, si sono svolti nella Chiesa della Madonna delle Grazie della cittadina capoluogo del Cilento, dove la Santa Messa Solenne è stata celebrata da don Carlo Pisano, parroco di Paestum che ha sostituito il titolare della Parrocchia don Bruno Lancuba. Alla cerimonia funebre, in una chiesa piena di persone commosse, erano presenti alunni di scuole di ogni ordine e grado, docenti e personale non insegnante, ex alunni e rappresentanze di associazioni culturali del territorio. Ai familiari giungano sentite condoglianze da parte di tutta la redazione.
Lorenzo Barone
E’ SCOMPARSA LA PROFESSORESSA
MARIA ANNA CAPO IN NESE
Dolore e commozione nel mondo della scuola di Agropoli per la prematura scomparsa,nei giorni scorsi, della professoressa Maria Anna Capo in Nese, in modo particolare nei Licei Classici e Scientifici dove la bravissima professoressa insegnava da anni e nella Scuola Media Statale di Agropoli “Gino Rossi Vairo”, ove il consorte della cara Maria, professor Angelo Pietro Nese è preside dirigente. A piangere sono, oltre allo sposo, i figli Elena, Nunzia ed Antonella, la mamma Vincenza ed il papà Antonio. I funerali della cinquantasettenne professoressa, si sono svolti nella Chiesa della Madonna delle Grazie della cittadina capoluogo del Cilento, dove la Santa Messa Solenne è stata celebrata da don Carlo Pisano, parroco di Paestum che ha sostituito il titolare della Parrocchia don Bruno Lancuba. Alla cerimonia funebre, in una chiesa piena di persone commosse, erano presenti alunni di scuole di ogni ordine e grado, docenti e personale non insegnante, ex alunni e rappresentanze di associazioni culturali del territorio. Ai familiari giungano sentite condoglianze da parte di tutta la redazione.
Lorenzo Barone
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