UNA VECCHIETTA CHE
SI CHIAMAVA ITALIA
Quando nacqui, settanta anni fa,
al piano terra, nel vicolo Mantello,
della città delle terme stabiane
e dei maestosi, prolifici Cantieri,
mi si fece incontro, lentamente,
all’inizio della vita in questa terra,
una vecchietta di ottant’anni,
lacera, rugosa, col volto martoriato,
coi segni inconfondibili
della truce, iniqua e disumana guerra.
“ Sei capitato in un momento inopportuno,
tra gente armata fino ai denti,
che, come una squallida partita a carte,
devono decidere i vincitori ed i perdenti.
Ci saranno vedove, orfani, mutilati,
morti dissepolti dalla scoppio di granate,
donne vestite a lutto col volto triste e spento
rese sole da un odio antico in un momento.
Ti volevo portare almeno un tozzo di pane,
ma le mie ricerche sono risultate vane.
Un grande dono ti ho portato in quantità:
una sacchetto pieno di amore e d’Italiana Dignità.”
Catello Nastro
lunedì 21 febbraio 2011
UNA VECCHIETTA CHE SI CIAMAVA ITALIA
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