NUN PERDIMMO ‘A
PACIENZA
Perdere la pazienza, in parole povere, significa anche
lasciarsi prendere dall’ira ed agire in maniera sproporzionata alla gravità dell’evento, da noi considerato
scuro come la mezzanotte, ma che invece riesce, con normale modo di pensare di
essere umano normalmente dotato di intelletto, di facile soluzione, una volta
comparsa all’orizzonte. I luoghi in cui si può perdere facilmente la pazienza,
possono essere il tram, l’ufficio postale,
lo sportello bancario, la sala della riunione di condominio, la stazione
ferroviaria, l’ufficio delle tasse, l’ombrellone al mare d’agosto. La pazienza
molto spesso si può perdere anche tra le mura domestiche. In periodo di
recessione, come l’attuale, ad esempio, tale fenomeno viene direttamente
collegato all’insufficienza di liquido contante, atto a soddisfare gli extra
della comunità “intra moenia”. “Quando l’acqua scarseggia la papera non
galleggia”. I limiti non si impongono ma vengono automaticamente imposti dallo “status
rerum”. Ma analizziamo ancora casi nei
quali è possibile perdere la pazienza… Tua moglie ti prepara un bel piatto al
pesto pur sapendo che a te non piace ma è gradito a tuo suocero ospite a pranzo.
Sta un’ora nel bagno a truccarsi mentre tu hai urgenza di effettuare taluni
svuotamenti impellenti, alza il volume della televisione perché è apparso il
suo idolo preferito, ti chiede di andare a comperare il pane dieci minuti prima
del pranzo. Parliamo ora di pazienza all’ingrosso. Perché avvengono le rivolte,
rivoluzioni, guerre??? Perché qualcuno ha perduto la pazienza. Il dialogo
spesso è apportatore di migliori soluzioni. Ma ciò avviene solo quando la via è
aperta da ambedue o più contendenti. “Mettimmece ‘na preta ‘ngoppa e nun se ne
parla cchiù!!!”.Morale della favola: se non si perde la pazienza si può anche
trovare qualcosa di meglio!!!
Catello Nastro
da:
agropolicultura.blogspot.com
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