Anche nel Cilento
GLOBALIZZAZIONE,
MISTIFICAZIONE
E
CONTRAFFAZIONE
Non parleremo di autovetture, abbigliamento e
capi firmati, barche di dodici metri e
vacanza ai Caraibi, ma solamente di prodotti alimentari. Sia ben chiaro che non
siamo dei mangioni, ma una volta seduti a tavola invece di mangiare venti fette
di prosciutto crudo fatto all’estero,
preferiamo gustare una sola fetta, anche se sottile di prosciutto di maiale
allevato nel Cilento, macellato nel Cilento, stagionato nel Cilento e
consumato, quindi, nel Cilento. Si capisce subito che il nostro prodotto alimentare in genere
può rappresentare una delle tante prelibatezze gastronomiche consumate a
kilometri zero. Accanto al prosciutto ci sono anche altri prodotti forniti dal
paesano suino, come il capicollo, la pancetta arrotolata e non, detta anche
“longa”, soppressate e salsicce fresche o stagionate, dolci o forti, perché
arricchite di pepe e peperoncino rosso delle nostre colline. Ci sono delle
prelibatezze gastronomiche quasi perdute e che i giovani di oggi non conoscono
nemmeno, come la ‘ncantarata composta dalle parti meno nobili del suino e
conservata sotto sale in uno “ziro” di terracotta smaltata all’interno. Se oggi
i maiali ed i prosciutti arrivano dall’Europa dell’est, i fichi e l’olio arrivano dalla Turchia. Da questa
nazione arrivano anche pesci di allevamento (orate, spigole, ecc.) A proposito dei prodotti ittici pensate che noi
esportiamo in Giappone il tonno rosso che serve per preparare una loro
specialità gastronomica, il “Susci”, così mi pare che si scrive, invece
importiamo dal Giappone il tonno di un altro colore ma meno pregiato. Si dice
addirittura che ogni tonno italiano costa quanto cento tonni giapponesi!!!. Ve
le ricordate le “ficarole”, belle ragazze cilentane che lavoravano i fichi del
posto, essiccati al sole delle colline cilentane, confezionati e spediti in
America del Nord in particolare modo.
Prodotti di qualità, come l’olio delle colline cilentane che costa e vale molto
di più di quello di importazione. Ma ci sono le spese!!! Potrà obiettare
qualche lettore pignolo. I fichi del Cilento seccati, al mercatino rionale,
prima di Natale costavano anche dieci e più euro al chilo, mentre quelli dei
supermercati molto di meno. I prodotti alimentari cilentani sono ottimi. Prima
perché artigianali, secondo perché genuini, terzo perché a kilometri zero. Ma
anche il prodotto italiano alimentare spesso sfugge al controllo dei NAS
(Nucleo anti sofisticazioni) e sulle nostre tavole arrivano prodotti scadenti,
non controllati ed addirittura dannosi per la salute pubblica. Passiamo ora ai prodotti del latte. La
mozzarella di bufala campana è il fiore all’occhiello della gastronomia del
territorio. Su gusta come antipasto assieme ai salumi cilentani e viene anche
impiegata come prodotto di qualità nelle pizzerie per la famosa “pizza
margherita”. In questa occasione sostituisce il fior di latte vaccino che ha lo
stesso procedimento di lavorazione della mozzarella. La mozzarella di bufala
campana viene addirittura spedita nei paesi dell’est in aereo per giungere
ancora fresca, fragrante e profumata. Dalla Germania, invece arriva una
mozzarella di mucca, che si conserva anche oltre una settimana e costa meno
della metà di quella originale prodotta nella Piana del Sele. Sia ben chiaro
che il rapporto qualità-prezzo è significativo. Risparmiare si può e si deve in
periodo di recessione come l’attuale. E’ logico che il tutto va a scapito della
qualità e della genuinità del prodotti. I supermercati fanno le offerte
speciali, ma quando le offerte sono troppo speciali non si può pretendere un
prodotto di alta qualità. Molti miei coetanei ed amici del Centro Sociale di
Agropoli, che vivono con la pensione… sociale, quando ci sono le offerte fanno
addirittura la fila. Ma le specialità del Cilento comprendono molti altri
prodotti di terra e di mare. I pomodori, olive da tavola, sia verdi che nere,
il grano per fare i famosi “vascuotti”, il granoturco usato in alcune pietanze
povere ma ricche di sapore, le verdure, come i broccoli, ad esempio, che bene
si accostano alla salsiccia del territorio ed ancora tante altre pietanze, come
i fusilli, che accontentano anche gli ospiti vegetariani. In ultimo ci sarebbe
da parlare degli ottimi vini del Cilento che non stiamo ad elencare perché oramai noti in tutto il
mondo. E poi concludiamo coi digestivi. Non stiamo parlando di superalcolici,
ma di lunghe passeggiate nei boschi, se preferite la vacanza nelle
attrezzatissime aziende agrituristiche
del Cilento collinare, sulla spiaggia se preferite le vacanze marine. Da
annotare che da pochi anni è stato creato anche il turismo di bassa stagione
(maggio, giugno e settembre, ottobre, quelle di Natale e quelle di Pasqua). La
“terra dei tristi” di borbonica memoria, è diventata la terra dei turisti,
sempre più numerosi, grazie all’impegno degli operatori e degli amministratori
locali. Benvenuti al Sud!!! Benvenuti nel Cilento, sia collinare che
costiero!!! E buon appetito con prodotti del territorio ancora genuini come si
facevano cento anni fa.
Catello Nastro